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Autore: Ehyca    14/10/2016    7 recensioni
Minseok non è davvero bravo in cinese, Luhan è lo studente nuovo con dei segreti, Jongdae dà pessimi consigli, ma Kyungsoo no. Sehun apprezzerebbe davvero tanto se Kim Jongin smettesse di interessarsi a lui, Baekhyun e Chanyeol sono davvero sul confine del più-che-solo-amici, e niente, la loro vita si incasina giusto un po'.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lu Han, Lu Han, Un po' tutti, Xiumin, Xiumin
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Jongdae vinse le elezioni. Ovviamente vinse le elezioni. Sapeva che le avrebbe vinte, perché era un ragazzo che piaceva a tutti, che parlava bene in pubblico e che aveva ricevuto suggerimenti dal migliore. Aveva una campagna solida, e sapeva che avrebbe ottenuto molti voti. Eppure, quando il suo nome venne fatto durante l'assemblea, lo shock gli pervase il corpo, e per poco non si dimenticò di alzarsi e dirigersi sul palco. Fece un inchino profondo, ringraziò il preside e gli insegnanti e il corpo studentesco che aveva votato per lui, e accettò il certificato da Junmyeon – il vecchio presidente del consiglio, che passava il testimone a quello nuovo. Junmyeon sorrise calorosamente, in modo genuino, e gli diede una pacca sulla spalla, e Jongdae sorrise immediatamente in risposta, sopraffatto dagli applausi e tutto.
E poi, all'improvviso, tutto fu finito e si ritrovò a vagare intorno senza uno scopo, uno studente come gli altri. Il suo lavoro non sarebbe iniziato fino all'anno successivo, anche se aveva il titolo ora, e la giornata era finita, e passò dal ricevere applausi e congratulazioni ad essere il solito vecchio Jongdae, in piedi in corridoio, da solo.
Dovette restare fino a tardi per avere qualche delucidazione sulle sue future mansioni e tutto, quindi i corridoi erano vuoti mentre si dirigeva all'armadietto per raccogliere le proprie cose. Minseok lo aveva intercettato dopo l'assemblea per dirgli di andare da lui quando avrebbe finito, quindi era lì che si sarebbe diretto una volta uscito da lì.
Stava per arrivare all'ingresso quando una voce familiare lo chiamò, “Jongdae-yah!” La sua eccitazione lasciò il suo corpo in un secondo, e si voltò lentamente, cercando di mantenere il sorriso sul viso.
“Oh, Junmyeon-hyung!” disse, cercando di
sembrare almeno sincero. “Hai bisogno di qualcosa?”
“No, no,” rispose il ragazzo, sorridendo mentre si avvicinava e gli dava una pacca sulla spalla. “Volevo solo congratularmi ancora, sai, in privato. Per aver vinto le elezioni. Sapevo che ce l'avresti fatta, davvero.”
Jongdae abbassò la testa, sperando che passasse come timidezza e non che stesse cercando di evitare il suo sguardo. Era stupido, forse, che si sentisse ancora rancoroso e ferito dopo tutto quel tempo. Ma era così. “Grazie, hyung,” disse. Odiava il fatto che Junmyeon fosse ancora gentile, quando Jongdae a malapena sopportava di parlare con lui. Voleva essere arrabbiato con Junmyeon, ma il maggiore glielo rendeva così difficile.
“Ero così orgogliosi di te,” disse Junmyeon, illuminandosi, ed eccolo di nuovo. Così perfetto. Così piacevole. “Sono stato terribilmente di parte in queste elezioni.”
Jongdae si morse la lingua e desiderò che per una volta Junmyeon potesse fare lo stronzo, per ricordargli perché lo odiasse così tanto. Jongdae
voleva odiarlo. Quindi disse, “Come sta la tua ragazza, hyung?”
Alzò lo sguardo e vide Junmyeon guardarlo sorpreso, per poi grattarsi la testa timidamente. “Ah,” disse a disagio. “Abbiamo rotto.”
Jongdae lo fissò. “Voi—ah sì?”
“Già,” rispose lui con una piccola risata. “Non... non stava funzionando e basta. Mi sono reso conto che non mi piaceva davvero... così tanto. Non era giusto nei suoi confronti, o nei miei, sai?”
“Oh, che... peccato,” disse Jongdae, ma non provava alcuna pietà. Anzi, all'improvviso si sentiva davvero, ridicolmente felice. Dovette concentrarsi per evitare che un sorriso gli si aprisse sul viso, ed era davvero terribile. Junmyeon non aveva una ragazza. Non gli era nemmeno
piaciuta la sua ragazza quando erano stati insieme. Non aveva alcun senso, ma Jongdae era così stupidamente felice. La sua voce uscì leggermente affannata quando chiese, “Allora chi ti piace?” E tutto ad un tratto si rese conto, con sorprendente chiarezza, che ogni battito del suo cuore era un'altra ripetizione di dì me, dì me, dì me. Lo travolse completamente. Ma allo stesso tempo... non l'aveva provato per tutto questo tempo?
Ma Junmyeon si limitò a sorridere tristemente e disse, “Nessuno, immagino.”
Jongdae deglutì a fatica, e le parole gli stavano risalendo la gola, danzavano sulla sua lingua, ma nemmeno lui sapeva quali fossero mentre apriva la bocca per pronunciarle.
Prima che potesse emettere alcun suono, però, Junmyeon disse, “Comunque, devo andare a finire un paio di cose. Ci vediamo in giro!” E si allontanò con un cenno di saluto e un sorriso.
“Hyung!” lo chiamò Jongdae, con il cuore che batteva all'impazzata.
Junmyeon si voltò, gli occhi sgranati. “Cosa?”
Il nodo che aveva in gola era difficile da mandar giù. “Posso... è ancora valida l'offerta? Posso chiederti consigli sulla carica di presidente del consiglio studentesco?”
Le labbra di Junmyeon si tesero in un sorriso caloroso. “Certamente, Jongdae-yah.”
Il cuore di Jongdae palpitò stupidamente al nomignolo familiare mentre sorrideva in risposta, salutando Junmyeon quando si voltò ancora.
Okay, quindi forse Minseok aveva sempre avuto ragione. Forse tutti
sono un po' gay. Magari Jongdae, forse, era un po' tanto gay. Forse tutto quello che ci voleva era la persona giusta.
Jongdae sperava solamente che la cosa valesse anche per Junmyeon.


Minseok aveva programmato di dare una festa per Jongdae sia che avesse vinto le elezione sia che avesse perso, onestamente. Pianificava tutto da mesi, riorganizzando la propria agenda e invitando i loro amici. Se Jongdae avesse perso, sarebbe stata una festa da 'hey è tutto okay, quella carica fa schifo comunque', e se avesse vinto, sarebbe stata una festa di congratulazioni. Fortunatamente andò a finire bene, quindi Minseok gli aveva chiesto di andare da lui con tono allegro, e aveva chiamato tutti per ricordar loro che avevano promesso di essere lì.
E intendeva davvero
tutti i loro amici. Persino Sehun e Jongin sarebbero venuti, sotto richiesta di Luhan. Anche Baekhyun e Chanyeol erano tornati a casa con Minseok, e Kyungsoo si incontrò con loro davanti alla porta, vestito e pronto ad andare. Organizzarono la festa sul tetto del palazzo, dove il sole splendeva, una fresca brezza soffiava e, cosa più importante di tutte, c'era abbastanza spazio per accogliere otto chiassosi ragazzi (con il vantaggio di essere un posto isolato e abbastanza vicino a casa in modo che Kyungsoo non si sentisse troppo intimidito). Sistemarono le sedie e i palloncini e un tavolo ripiegabile da picnic, bloccando la tovaglia con lattine di soda, e Minseok andò a prendere Jongdae fuori dall'ascensore.
“Hyung,” disse Jongdae quando Minseok entrò nel cubicolo una volta che le porte si furono aperte, senza nemmeno notare che sarebbe dovuto essere lui ad uscire. “Ho delle notizie davvero importanti, ma devi promettere di non ridere di me.”
Minseok lo studiò con attenzione. Doveva essere importante, se Jongdae non aveva nemmeno notato che avevano superato il loro piano. “Okay…?”
“Penso di essere innamorato di Junmyeon-hyung.”
Minseok grugnì forte, un solo sbuffo prima di coprirsi la bocca con la mano. Jongdae lo guardò male, e Minseok si costrinse a ricomporsi, ma stava ancora ridacchiando quando disse, “Oh davvero? Pensi questo?”
“Hai detto che non avresti riso! Sono serio, hyung! Si è lasciato con la ragazza.”
“Per te?” chiese Minseok, inarcando un sopracciglio. Sinceramente, non era rimasto sorpreso dalla confessione di Jongdae (anche se si era aspettato che ci volesse un po' di più prima che se ne rendesse conto), ma questa rottura era una novità.
Jongdae si mosse a disagio. “Beh... no. Ha solo detto che non le piaceva poi tanto.”
“Perché... gli piaci tu?” Minseok non riusciva a capire perché l'amico sembrasse così felice in quel momento.
“Beh lui non l'ha
detto... pensi che potrebbe?” chiese Jongdae, sembrando stupidamente speranzoso.
“Non lo so, Jongdae! Mi ci sono voluti nove mesi e diverse dichiarazioni molto chiare per rendermi conto di piacere a Luhan!” esclamò Minseok, scuotendo la testa. “Quindi ora andrai dietro a Junmyeon? Dovrei invitarlo a casa?”
All'improvviso, gli occhi di Jongdae si spalancarono per la paura. “Oh, no. No no no. Io non... non so come avere una cotta per un ragazzo. Come fai a capire se gli piacciono i ragazzi? Come flirti con loro? E poi ha appena rotto con la ragazza, non è appropriato provarci subito con lui, o no? E poi, ho paura. Ecco, l'ho detto. A quanto pare sono improvvisamente gay e innamorato di Kim Junmyeon, il quale parla con me più che altro perché mio padre è un avvocato e perché ora sono il presidente del consiglio studentesco e ho paura.”
Minseok sorrise sarcasticamente, dando qualche pacca sulla spalla dell'amico. “Beh ho qualcosa per distrarti un po',” disse, facendo un cenno verso la porta alla quale si stavano ora avvicinando. Dubitava che Jongdae si fosse anche solo reso conto che avevano lasciato l'ascensore.
“Ah sì? Che succede?”
Come da copione, la porta che conduceva al tetto si aprì di scatto, e un coro di voci gridò, “Sorpresa!”
Jongdae rimase a bocca aperta. “Ma che – è il mio compleanno?”
Minseok rise, dandogli un colpo. “Idiota, da quando il tuo compleanno è a metà giugno? Stiamo festeggiando la tua vittoria nella campagna, ovviamente.”
“Oh. Oh, giusto, quella! Viva me!” Jongdae fece un gran sorriso, e Minseok immaginò fossero salvi dall'ansia sulla sua sessualità per il momento.
Ad essere sinceri, la festa non era un grande evento. Non c'erano tante cose che si potevano fare sul tetto del palazzo di Minseok. Ma era piacevole essere riuniti tutti insieme, e c'erano cibo, giochi di società e spazio per sedersi e parlare di altre cose che non fossero gli imminenti esami. A Jongdae piaceva essere al centro dell'attenzione, non importava quale fosse l'occasione, quindi si stava davvero divertendo, ed era bello da vedere.
Finirono per giocare a Non Ho Mai, in memoria dei vecchi tempi. Spiegarono in breve le regole a Jongin e Sehun, che la volta precedente non erano stati presenti, e poi iniziarono, con delle affermazioni che diventavano sempre più assurde mano a mano che il gioco procedeva. Alla fine, cominciarono ad elencare cose che
avevano fatto, per vedere chi invece non le aveva fatte.
“Mi sono ubriacato,” disse Jongdae.
Nessuno abbassò un dito. “L'hai fatto davvero?” chiese scettico Minseok.
“No,” confessò il ragazzo, prendendo un sorso dalla sua lattina di succo di mela. “Ma volevo vedere se qualcuno avrebbe confessato. Sono stato piuttosto brillo alla scorsa festa di Natale, però. Non sapevo ci fosse dell'alcol nel punch.”
“Che tipo di Natale passa la tua famiglia?” chiese Baekhyun, ridendo. Minseok fingeva di non vedere la sua mano sotto la maglia di Chanyeol, anche se era semplicemente posata sul suo fianco.
“Selvaggio,” rispose Jongdae, muovendo le sopracciglia. “Davvero però, è stato mio zio. Apprezza un po' troppo il rum.”
“È un pirata?” chiese Chanyeol, e per qualche ragione tutti risero.
“Ho ucciso qualcosa,” disse Jongin, e tutti gli lanciarono sguardi che variavano dall'incredulo all'allarmato. “Era un pesce!” spiegò velocemente. “Stavo pescando con mio padre!” Poi, a bassa voce, “Ho pianto solo un po'.” Sehun sorrise accanto a lui.
Luhan abbassò un dito. “Ho accidentalmente ucciso il mio pesce rosso quando ero un bambino,” confessò. “È stato tragico, e non scenderò nei dettagli.”
“In questo caso,” si aggiunse Chanyeol, abbassando un dito timidamente.
“Immagino che gli insetti non contino,” disse Sehun.
“Ho ucciso diverse piante,” disse solennemente Kyungsoo, e Minseok ridacchiò.
“Ho baciato un ragazzo,” disse Minseok, solo per ridere per il fatto che Jongdae fu l'unico a non abbassare il dito. Il più piccolo gli fece una linguaccia in modo infantile. “Jongdae ci sta lavorando.”
“Hyung!” protestò l'amico, arrossendo, e oh, questa era una cosa nuova. Minseok si stava proprio divertendo.
“Ho baciato un ragazzo nelle
ultime 24 ore,” chiarì Minseok, guardando Kyungsoo risollevare un dito, sembrando imbarazzato. “Puoi baciare Jongdae, Soo, così non sarai più lasciato fuori.”
Jongdae squittì, e Kyungsoo disse pacatamente, “È disgustoso, hyung.”
“Scusa tanto!” esclamò Jongdae. “Ti
piacerebbe potermi baciare.”
“Ew,” ribatté Kyungsoo, facendo una smorfia. “Non sei il mio tipo.”
“Ma Minseok lo è?” chiese Luhan, sollevando un sopracciglio sospettoso. “Lo hai baciato.”
“Quello è successo tipo cinque anni fa! E non era perché mi piacesse!” si difese Kyungsoo. “Aiutami, hyung,” disse, guardando Minseok.
Minseok rise. “Hey,
tu hai baciato me, non ho parte in tutto questo. E poi, non mi importa se sono il tuo tipo.” Sorrise.
“Sarebbe come un
incesto, hyung,” disse Kyungsoo, rabbrividendo, e Minseok ridacchiò.
“Sappiamo tutti qual è il tipo di Kyungsoo, comunque,” si intromise Jongdae. “Sapete, capelli neri, occhi assonnati, parla cinese—”
Kyungsoo urlò e schiaffò una mano sulla bocca del ragazzo, mortificato, e Minseok a malapena notò la reazione del vicino per il troppo orgoglio che provò quando Kyungsoo toccò il
viso di Jongdae, senza correre poi al lavandino più vicino per lavarsi le mani. Un momento dopo tirò fuori una boccetta di antibatterico per le mani, ma lo fece con calma, senza urgenza. Minseok sprizzava felicità.
“Parlando di Yixing,” riprese Luhan, ignorando le guance rosse di Kyungsoo. “Continua a ricordarmi di ricordarti che puoi chiamarlo quando vuoi, o lasciargli un messaggio, o mandargli qualche foto, o quello che vuoi. Lo hai fatto, vero?”
“Sì, hyung,” mormorò Kyungsoo, abbassando la testa imbarazzato. “Parlo con lui ogni giorno, cosa vuole di più?”
“Vuole che parli con lui
tutto il giorno,” rise Luhan. “E poi vuole migliorare il proprio coreano. Sai, nel caso dovesse mai venire qui.”
Kyungsoo sbatté le palpebre. “È davvero una possibilità fattibile?”
“Non so cosa significhi 'fattibile', ma ne ha sicuramente parlato,” disse Luhan, sorridendo. “Gli piacerebbe venire a trovarti. Voglio dire trovarmi. Ha.”
Kyungsoo nascose immediatamente il viso.
“Smettila,” disse Minseok ridendo e dando una leggera gomitata a Luhan. “Lo farai esplodere.”
“Mi sento personalmente attaccato,” mormorò Kyungsoo.
“Forse dovremmo cambiare gioco,” suggerì Baekhyun. “Chanyeol mi ha fatto perdere il conto di quante dita avessi ancora su.”
“Giochiamo a Trova Le Differenze,” disse Jongdae, e sollevò una mano per contare sulle dita. “Uno: a Minseok-hyung sono cresciute le palle e alla fine ha davvero chiesto di uscire ad un ragazzo.”
Minseok gli fece una linguaccia. “Due: Kyungsoo è uscito di casa.”
Kyungsoo si illuminò. “Tre: Luhan-hyung è un cittadino legale.”
“Quattro,” continuò Luhan, “Sehun si è fatto qualche amico,
e un fidanzato.”
“Cinque,” disse Sehun, “Non sono l'unico.”
Baekhyun rise. “Sei: mi sono finalmente dichiarato al ragazzo mi è piaciuto per anni.”
“Sette,” si aggiunse Chanyeol, “Ho colto un'occasione.”
“Otto,” disse Jongin, “Ho lasciato che qualcun altro oltre Taemin venisse a vedermi ballare.”
“Nove,” concluse Jongdae con un sorriso triste, “Ho finalmente ammesso a me stesso qualcosa che non avrei mai pensato di ammettere.”
Minseok gli arruffò i capelli. “Sono stati dieci mesi difficili,” disse, improvvisamente un po' nostalgico. “Un pazzo anno scolastico, penso siamo tutti d'accordo.”
“Ma decisamente buono,” cinguettò Luhan.
“Certo, questo è sicuro,” mormorò Minseok, strofinando il ginocchio di Luhan. Decisamente duro, per tutti loro. Certamente pazzo, in una dozzina di modi diversi. Ma buono.
“Ad un anno ancora migliore,” disse Jongdae, sollevando la sua lattina di succo per brindare.
“Cin Cin!” esclamò Minseok, sorridendo e alzando il proprio bicchiere d'acqua. Il resto del gruppo li seguì, e dopo risero tutti, ma il cuore di Minseok era gonfio di felicità, e speranza per il futuro.


Il progetto finale di coreano di Luhan aveva scadenza due settimane prima degli esami, e si rifiutò di lasciare che Minseok lo vedesse fino a quel giorno, abbracciando stretto il proprio album mentre camminavano nei corridoi per andare a consegnarlo. “Lo vedrai quando farò la mia presentazione,” insistette.
“Comincio a pensare che hai un bel po' di cose imbarazzanti su di me là dentro,” rise Minseok, ma gli lasciò fare, visto che aveva ragione in teoria. Lo avrebbe visto tra qualche ora.
Quando il momento arrivò, Luhan si posizionò davanti a tutta la classe con sicurezza, inserendo la pennina USB nel proiettore per mostrare le foto. Aveva l'album con il collage di fronte a sé, con tutte le descrizioni
scritte con una calligrafia ordinata sotto ogni foto. Minseok era seduto al proprio posto e osservava affettuosamente mentre il ragazzo si schiariva lo gola e raddrizzava la schiena, preparandosi a pronunciare il proprio discorso.
La prima immagine apparve sullo schermo, e Minseok sospirò piano. Era la prima foto che aveva fatto a Luhan, all'aeroporto, con la folla che si muoveva attorno a lui.
“Il vento era forte il giorno che sono volato qui,” Lesse Luhan dalla pagina. Mi sentivo come se mi stesse soffiando verso la Corea. Qui è dove il mio viaggio ha inizio. Nell'aria. Sollevò lo sguardo sui compagni, sorridendo. “Mi aspettavo un viaggio, all'epoca. È questo quello che ti aspetti, quando ti trasferisci all'improvviso in un nuovo paese. Ma non mi aspettavo certamente quello che ho ottenuto.”
Apparve una seconda immagine: erano tutti riuniti dietro Jongdae ed esultavano mentre lui spegneva le candeline sulla sua torta di compleanno. C'era Minseok, sullo sfondo, e Luhan proprio accanto a lui, il quale sembrava felicissimo di far parte di qualcosa.
“Più che il luogo,” disse, “sono le persone in Corea che cominciano a farmi sentire a Seoul come a casa. Sollevò nuovamente lo sguardo. “All'inizio, la mia famiglia ebbe diversi problemi ad ambientarsi in Corea. Non conoscevamo la lingua, e tutto era molto più difficile di quanto non ci fossimo aspettati. Ma una delle cose più difficili per me era non avere amici. I miei genitori di solito erano sempre impegnati a lavorare, quindi spesso rimanevo da solo. La Corea non mi è sembrata casa fino a che questo non è cambiato.” Guardò Minseok e sorrise, e Minseok ricambiò illuminandosi.
Sembrava quasi un po' intimo, guardare la storia di Luhan –
la loro storia – apparire sullo schermo di fronte a sé, un'immagine alla volta. Minseok riconobbe quasi ogni foto, e lui stesso era presente in molte di esse, o citato nelle descrizioni, anche se non direttamente. Vide i mesi farsi più freddi, mentre le loro foto di Halloween passavano, vide loro due giocare a calcio per la prima volta, e poi Insadong, con Luhan nel giubbotto rosso di Minseok. Vide Sehun apparire sempre più spesso nelle foto di Luhan, e poi Jongin. C'erano loro due nel ristorante cinese dopo Natale, solo poche settimane dopo che Minseok aveva detto a Luhan di essere diabetico. L'anno nuovo, la casa del tè, il compleanno di Jongin e quello di Kyungsoo. Loro due imbacuccati sul divano di Minseok quando erano stati male (“Anche nella malattia, i miei amici mi hanno supportato. Per come stavano le cose, non c'era nessun altro posto in cui avrei preferito essere”). Il loro appuntamento al cinema per San Valentino (“Molte cose sarebbero potute cambiare per me quel giorno, ma non ho mai saputo le giuste parole da dire”). Sehun e Jongin, che si tenevano per mano nei corridoi per la prima volta. Luhan alla torre di Namsan, che osservava la città che si estendeva sotto di lui (“Ho detto che non sapevo che la torre di Namsan era una nota meta romantica. Potrei aver mentito. Nessuno ha mai detto che non sono soggetto ad una futile gelosia”).
E poi, ancora, loro che giocavano a calcio, questa volta coperti di fango dalla testa ai piedi.
“Il vento soffiava ancora, il giorno che sono stato rispedito in Cina. In passato sarei voluto tornare un bel po' di volte, quando le cose erano difficili e non sentivo di appartenere alla Corea. Ma penso di poter dire che non potesse esserci momento in cui sarei stato più triste di andarmene.” Successivamente, la foto dell'aeroporto cinese vuoto, quella notte. “Questa è stata certamente una parte inaspettata del mio viaggio. Avevamo paura, e non eravamo certi cosa ne sarebbe stato del nostro futuro. A quel tempo, ti volevo davvero con me, per dirmi che tutto si sarebbe risolto.”
Poi apparve lo screenshot di una video chiamata Skype, con Minseok che sorrideva pigramente, e un Luhan assonnato che posava nello schermo più piccolo all'angolo.
“All'improvviso divenne più difficile stare lontano dalla Corea che viverci. Mi stavo perdendo delle cose mentre ero via, non potevo essere lì quando i miei amici avevano bisogno di me. Mi hai insegnato una parola una volta, quando ero ancora nuovo qui. Nostalgia. Non avrei mai pensato che quella parola potesse essere più adeguata riferita alla Corea piuttosto che alla Cina.”
C'erano alcune foto della Cina, delle nuotate al lago e delle cene al night market e della festa di compleanno di Luhan. Ma Minseok era comunque sempre presente, citato in alcune descrizioni, nascosto nella varietà di foto fatte con la webcam, ed era lui oppure sembrava sempre più cotto ad ogni foto che passava? Cominciava a sentirsi imbarazzato. Luhan non lo disse mai apertamente, che avevano una storia, ma a lui sembrava piuttosto ovvio.
Ed ecco il giorno della dichiarazione di Luhan, entrambi sorridevano stancamente, amaramente; una nuova speranza e la rassegnazione in un unico sorriso. Non c'era una descrizione per quella foto, ma Luhan gli lanciò un sorriso, e Minseok rise, abbassando il viso per nascondere le guance rosse.
E poi, alla fine, un'ultima foto dell'aeroporto, affollato e frenetico, e proprio lì al centro, Luhan con le braccia strette intorno al corpo di Minseok, come se non avesse più voluto lasciarlo andare. “Il vento soffiava davvero forte il giorno in cui sono tornato in Corea. E mi sono reso conto che non aveva importanza dove mi portasse, perché in qualunque posto tu vada, è sempre una nuova avventura. A volte è spaventoso, e a volte penserete che il vento sia contro di voi, altre volte ancora dovrete persino lottare contro una burrasca per ottenere quello che volete. Ma c'è un proverbio cinese che conosco, che è diventato molto importante per me in quest'ultimo anno. Dice, ‘Lascio che il vento soffi, purché alla fine mi riporti a casa.’ Questo è esattamente quello che è successo a me.”
Minseok non si rese conto che aveva iniziato a piangere fino a che non sbatté le palpebre e sentì gli occhi bruciare. Applaudì insieme al resto della classe, e Luhan si illuminò, inchinandosi leggermente prima di restituire il collage alla professoressa e sedersi al proprio posto. Minseok unì le loro mani sotto il banco e strinse, e fu Luhan a rifiutarsi di lasciarlo andare.
“Non hai voluto mostrarmi quella cosa perché sapevi che mi sarei imbarazzato?” chiese piano, guardando dritto davanti a sé e sorridendo.
Luhan rise. “No, volevo che fosse una sorpresa. Ma mi fa piacere che ti sia imbarazzato.”
E più tardi, quando la lezione finì, Minseok si voltò verso Luhan e chiese, “Esiste davvero un proverbio cinese come quello? Sul vento?”
Luhan rise ancora, a gran voce. “No,” rispose, senza vergogna. “Ma
esiste una canzone con quelle parole.”
“Davvero? Quale canzone?”
Luhan sorrise e cominciò a canticchiare un motivetto, subito familiare per Minseok, il quale si era addormentato ascoltandolo più di una volta, senza mai sapere cosa avessero significato quelle parole. Luhan cantò due versi, sembrando fiero di sé. “Lascio che il vento soffi, purché mi riporti a casa. Lascio che il vento soffi, purché mi riporti da te.”
Minseok lo spinse, arrossendo leggermente. “Sei ridicolo,” sbuffò. “La persona più sdolcinata che conosca.”
“Mi ami,” cinguettò Luhan, e Minseok si limitò a grugnire, perché sì, lo amava davvero.


Minseok si ricordò che anche lui aveva un progetto da finire, la sua parte individuale, solo la notte prima della scadenza. Lo scrisse in un'ora, sputando sul foglio una marea di cazzate con parole colorite su delle figure letterarie, sulla scoperta e su degli obiettivi, ma alla fine, aggiunse qualcosa che gli era rimasto impresso da un bel po'.
“All'inizio dell'anno scolastico,” disse, quando lo rilesse il giorno seguente per assicurarsi che avesse davvero senso, “Avevo una visione piuttosto chiara di come sarebbero andate le cose. C'era un sentiero dritto dal punto A al punto B, e lo avrei seguito. Ma la vita non funziona così, e di certo non funzionò così per me. Sin dall'inizio, il mio sentiero dritto è stato deviato, intercettato e ricostruito, con diversi scarabocchi e svolte sul percorso, segreti che non ho saputo mantenere, promesse che ho spezzato, persone che ho incontrato, ostacoli che sono stato costretto ad affrontare. La vita non ha linee dritte, l'ho scoperto troppo tardi. Ha problemi di salute e OCD, leggi di immigrazione e diversi livelli di negazione. Ha cambiamenti di umore e scarse connessioni internet, litigi futili e incomprensioni. Ma ha anche amici meravigliosi, timide confessioni, visite a sorpresa all'aeroporto, decisioni coraggiose, canzoni d'amore nel bel mezzo della notte. E questo, io penso, è quello che si definisce scoperta.”

******************************

Mi dispiace annunciarvi che con quest'ultimo capitolo si conclude questa meravigliosa storia che ho avuto il piacere di tradurre per voi. Ma non temete! So che molti di voi speravano in un qualche risvolto positivo per la SuChen e ovviamente l'autrice non ci avrebbe mai lasciato con l'amaro in bocca ahahah Infatti ha scritto diversi spin-off /drabble con i diversi pairing presenti in questa storia, tra cui ovviamente suchen e laysoo. Purtroppo per me è riniziata l'università, quindi tra lezioni, studio e tutto non so quanto tempo avrò per tradurre, ma vi prometto che non appena avrò un attimo libero mi metterò al lavoro. Vi avviso già che tra queste drabble ce ne sono alcune rated R che però io non tradurrò (non ho problemi a leggere certe cose, ANZI, ma scriverle è tutta un'altra cosa AHAHAH), nel caso vogliate leggere non esitate a farmelo sapere e vi farò avere il link :3
Bene, per ora vi lascio qui, spero che questa fanfiction vi sia piaciuta tanto quanto è piaciuta a me. A presto
~

P.s.
Per tirarvi un po' su di morale vi dico che lo spin-off della suchen è lungo ben 20 pagine di Word (mentre ogni capitolo di questa ff era mediamente 9-10 pagine) e che sono già a metà dell'opera. Yay!

  
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