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Autore: Annabethrock    15/10/2016    0 recensioni
Percy e Annabeth sono due migliori amici che si sono lasciati per 5 anni dopo che il padre di lei ha ottenuto un trasferimento. Ora suo padre viene ritrasferito a Manhattan, dove vive Percy. E se i due capissero di provare più di una semplice amicizia l'uno per l'altro ?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Percy Jackson, Percy/Annabeth
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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 CAPITOLO 16

 

 

 

POV SALLY

 

Io e Frederick eravamo appena scesi dall'auto davanti a casa Chase dopo aver finito la spesa. Ultimamente, data la grande amicizia tra me e il padre di Annabeth e la situazione della figlia, lo aiutavo spesso a fare commissioni varie quando lui era impegnato per vari motivi di lavoro. Quel giorno ad esempio approfittando del fatto che dovevo fare un salto in centro mi ero proposta per fargli un minimo di spesa. Presi una borsa abbastanza pesante e aspettai Frederick davanti all'entrata, così che aprisse la porta.

La scena che trovai davanti a me quasi mi fece rovesciare il contenuto della borsa.

Notai subito la TV accesa con le voci dei personaggi che riecheggiavano nella sala, dopodiché il mio sguardo si spostò sulle due figure sul divano.

Percy, il mio bambino,era sdraiato sul divano in tutta la sua lunghezza, aveva gli occhi chiusi e la bocca leggermente schiusa, segno che si fosse addormentato. I capelli erano più disordinati del solito, con un ciuffetto che gli copriva parte dell'occhio.

La cosa che mi stupì maggiormente e che mi fece sorridere impercettibilmente era la massa di ricci dorati che si scorgevano sul petto.

Annabeth era rannicchiata su Percy, il suo capo appoggiato nell'incavo del collo di lui e le gambe distese in mezzo alle sue, quella ingessata poggiata accuratamente su dei cuscini.

Il mio sorriso iniziò ad allargarsi così come quello di Frederick quando mi girai per scambiargli uno sguardo complice.

Le braccia muscolose di mio figlio stringevano l'esile corpo di Annabeth con determinazione, si, ma anche con una delicatezza che poche volte gli avevo visto usare. Come si fa con un oggetto prezioso.

Come ogni madre vederlo prendersi cura così di una ragazza fantastica come Annabeth , mi riempì il cuore di gioia.

Finalmente il mio Percy aveva trovato la felicità.

Io Frederick decidemmo di lasciarli in pace così riprese le chiavi dell'auto e mi fece segno di seguirlo.

Prima di uscire scrissi veloce una frase su un pezzo di carta e lo lasciai sul bancone della cucina ben visibile.

Ora finalmente capirai cosa significa amare. Mamma”

 

 

POV PERCY

 

 

Aprii gli occhi lentamente.

Le voci del film, ormai finito, ancora dominavano la sala mentre il mio respiro si confondeva con esse. Annabeth era ancora addormentata, con i ricci biondi che le coprivano il volto rilassato. Sorrisi impercettibilmente mentre le accarezzavo la schiena e cercavo di spostarle quel groviglio color oro dal volto.

Lei si mosse leggermente ma non aprì gli occhi, sistemandosi ancora di più nell'incavo del mio collo.

“Annabeth” la scossi leggermente “Annabeth svegliati” lei non diede segni di vita anche se probabilmente era già sveglia, data che era rigida, segno che stava cercando di stare ferma ad ogni costo.

Le lasciai un leggero bacio sulla fronte stringendola, proseguendo verso l'angolo della bocca, la mascella e...

“PERSEUS JACKSON, DIMMI CHE NON MI HAI VERAMENTE LECCATO LA GUANCIA”

“Colpevole” mi tirai su per sedermi mentre cercavo di sostenere lo sguardo omicida di Annabeth “Non ti svegliavi” cercai di difendermi “Stupido” mi lasciò un cuscino sorridendomi e si alzò diretta verso la cucina.

“Vuoi qualcosa?”

“No piccola” riposi gridando verso la cucina prima di girarmi e vedere un'Annabeth in piedi con i capelli raccolti in una crocchia da cui uscivano parecchi ricci e il pigiama spiegazzato minacciarmi con la stampella “Non chiamarmi piccola” cominciai a ridere coinvolgendo anche lei prima di alzarmi e andare verso di lei.

 

POV ANNABETH

 

Ritornai in cucina con un sorriso sulle labbra.

Credimi, il momento che avevo passato tra le braccia di Percy era stato, non so neanche come dire, il migliore.

Per la prima volta in vita mia mi sentivo protetta, amata, capita. Percy era la mia ancora di salvezza, la luce che si intravvedeva in mezzo al buio.

Mentre prendevo un paio di biscotti dalla mensolina sopra il piano cottura, notai un bigliettino scritto a mano sull'isola della cucina, lo presi in mano e lessi ciò che c'era scritto.

Ora finalmente capirai cosa significa amare. Mamma”

sorrisi come un'idiota mentre rimettevo il bigliettino dove l'avevo trovato.

Mamma.

Ripensai a quando in coma avevo avuto la possibilità di sentirla ancora un'ultima volta, la mia di mamma.

Anche se non fisicamente lei era lì. La sentivo, sentivo il suo sguardo vigile su di me ogni giorno, nei momenti difficili sentivo la sua voce “Va tutto bene Annie”, sì così diceva.

Era anche grazie a lei se ero qua, era anche e soprattutto merito suo la mia felicità.

Te ne sei andata troppo presto mamma, come le prime foglie che cadono da un albero non ancora secco. Te ne sei andata via lasciandomi responsabilità e rimpianti. Lasciandomi senza i tuoi abbracci e le tue parole.

Te ne sei andata così presto mamma, sapessi quante cose ho da raccontarti, sapessi quante volte avrei voluto piangere sulla tua spalla e quante volte ridere con te.

Mi dispiace mamma.

Non mi accorsi di star piangendo fino a quando non sentii la mano di Percy sulla mia spalla “Ehi Annabeth, che hai?” mi asciugai in fretta le guance “Niente niente, stavo pensando a lei” mi fece girare verso di lui “Ehi, va tutto bene ok? Non devi più affrontare niente da sola. Mai più” lo abbracciai forte lasciandogli un bacio veloce sulle labbra “Grazie Percy” mi sorrise e andò verso la dispensa per prendere le cose che mio padre aveva preparato per la cena mettendole sul piatto. Quando ebbe finito venne verso di me circondandomi la vita appoggiando il mento sulla mia spalla “Andrà tutto bene”

“Lo so”

Mi girai in modo da poterlo guardare negli occhi mettendo le braccia attorno al suo collo “Ti amo lo sai?” era la prima volta che lo dicevo ad alta voce ed era così, io l'amavo e quella era la prima volta che realizzai veramente quanto avevo bisogno di lui.

“Come non potresti?” mi sorrise e il mondo improvvisamente si fermò. C'eravamo solo io e lui e questo era ciò che contava.

“Zitto e baciami idiota” e così fece. Le nostre labbra combaciavano alla perfezione come se fossero state fatte per quello. Sentii le sue braccia stringere più forte la mia vita mentre le mie mani viaggiavano tra i suoi capelli.

Le sue labbra si spostarono sulla mia mascella lasciando baci leggeri e carichi di tutto ciò che non ci eravamo detti, tutto ciò che avevamo provato dal mio arrivo a New York.

“Ti amo anche io Annabeth, non sai quanto”

Ripensai alle parole di mia madre mentre ero in coma “So cosa provi per Percy, Annie. Si vede da come lo guardi, i tuoi gesti quando c'è lui. E so anche cosa prova lui per te bambina. So che farai la scelta giusta.”

Fatto, mamma.

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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