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Autore: Katy123    16/10/2016    1 recensioni
"Tu vai a Chicago? Me se è già un miracolo che arrivi sana e salva al lavoro, come farai a vivere da sola e per giunta sotto copertura? E no, non sei James Bond, quindi non farti strani film mentali dove sei un'agente supersexy con tre pistole, due fucili e un cannone nella borsa."
"Nei miei film mentali ho anche una granata come fermaglio per i capelli" risposi.
"Ah ecco, così anche se dovesse esplodere per sbaglio non perderesti il cervello, visto che non ce lo hai più da molto tempo. Ammesso che tu ce lo abbia mai avuto..."
Sono Claire Morgan, ho 22 anni e un fratello con poca stima verso la sottoscritta... Diciamo pure inesistente.
Genere: Comico, Generale, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eric, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Dopo avermi raccontato per filo e per segno il suo piano per evadere dalla sua stanza di pazzi, come la chiamava lui, facendo esplodere una porta blindata (non sia mai che il capofazione non faccia le cose in grande stile), gli feci firmare le carte delle dimissioni dall'ospedale e lui tornò alla fazione degli intrepidi per prepararsi alla grande serata. 
Mi sarebbe piaciuto dedicarmi un po' di tempo per farmi bella (o almeno per cercare di non sembrare una disperata), ma sprecai due ore solo per portare le rose in appartamento (riempii ogni angolo della stanza, ma alla fine ci starono tutte) e alla fine... Ero in ritardo come sempre. E la cosa peggiore era che non sapevo nemmeno come vestirmi, perchè il mio caro ragazzo ovviamente non ha voluto nemmeno darmi un indizio su dove mi avrebbe portato. 
"Bene, adesso devo solo trovare dei vestiti che vadano bene sia per una scalata in montagna che per una cena a lume di candela."
Alla fine risolsi il problema con dei jeans e una maglietta. E un vestito elegante compresso nella borsa nel caso volesse davvero portarmi fuori a cena.
Stavo andando in bagno per sciogliere i capelli e pettinarli per renderli presentabili quando qualcuno bussò alla porta finestra. Mi avvicinai ma fuori era tutto buio e non si vedeva niente. Starò diventando pazza?  Probabile. Aprii la finestra e vidi Eric che mi sorrideva dal giardino.
"Ho pensato che questa volta non avresti gradito se fossi entrato nel tuo appartamento senza chiederti il permesso." disse ridendo. 
"Sei pronta?" 
"Non ancora, mi devo sciogliere i capelli..." 
"No no, sono perfetti così!" Beh, dipende da quello che devi fare... 
Presi le chiavi di casa (sperando di non perderle durante la serata) e scesi la scala d'emergenza in fianco al terrazzo. 
"Sei più agile di quello che pensavo." 
"Pensavi che non sapessi scavalcare una ringhiera e scendere delle scale?" scherzai e lui evitò il mio sguardo non riuscendo a trattenere un sorriso. 
"No, è che mi ero già preparato a prenderti nel caso cadessi accidentalmente."
"Oh, volevi prendermi al volo come il principe azzurro?"
"Esatto. Hai rovinato il mio finale perfetto."
"Scusami se ho preferito evitare di buttarmi dal terrazzo."
"Ok ti perdono, tanto ci saranno altre occasioni sta sera."
"Che vuoi dire?"
"Niente niente. Vogliamo andare?"

Durante la strada cercai di tirargli fuori qualche indizio sulla sorpresa che voleva farmi, ma ogni volta che gli facevo una domanda lui rispondeva con "quante stelle che ci sono sta sera!" o "cosa hai fatto oggi?" nonstante fossimo stati insieme fino a due ore prima.
Alla fine ci rinunciai e dopo dieci miuti passati a camminare con Eric che mi teneva la mano (forse aveva paura che scappassi) arrivammo ad una specie di Luna Park chiuso e abbandonato.
Mi fermai di colpo mentre lui continuava a camminare. Restai ferma solo per qualche secondo, perchè Eric non accennava ad aspettarmi e lì era tutto buio. E io avevo paura del buio. Chissà chi poteva spuntare fuori dagli autoscontri.  
"Mi hai portato al Lunapark?" chiesi facendo trasparire la mia sorpresa. 
Devo ammetterlo: negli ultimi giorni mi ero fatta un po' di film mentali su quella serata. Una volta eravamo distesi sull'erba sotto un mare di stelle, l'altra eravamo sulla cima dell'Hancock... Possibilmente lontano dalla zipline. Ma non avrei mai immaginato un Lunapark... A parte il fatto che non ne conoscevo neanche l'esistenza. 
"Sei sorpresa, piccola chimica?" mi chiese con un ghigno divertito. Era riuscito a sorprendermi, dovevo ammetterlo. 
"Diciamo che non sapevo ci fosse un posto del genere qui..." cominciai a dire e Eric mi guardò strabuzzando gli occhi. 
"Come? Non sei mai stata al Lunapark?" 
"Beh, è chiuso, no? Che senso avrebbe andarci?" 
"Non lo so... Puoi fare un sacco di cose. Arrampicarti, giocare a strappabandiera..." Lo sapevo che aveva pensato di arrampicarsi da qualche parte!
"Noi sta sera ci arrampicheremo o giocheremo a strappabandiera?" chiesi ironica. 
Eric mi si avvicinò guardandomi divertito e si fermò a pochi centimetri da me. 
"Puoi arrampicarti sulla ruota panoramica, se vuoi. Oppure puoi sederti e farci un giro con me." 
"Come? Hai detto che non funzionava." 
"Tu hai detto che non funzionava. Io non ho detto niente." 
In effetti aveva ragione... E io detestavo avere torto. 
Mi avviai verso la ruota e mi sedetti sul sedile rosso sgualcito con un taglio laterale che ne faceva fuoriuscire la gommapiuma mentre Eric premeva qualche bottone del qudro elettrico. Spero che sappia quello che sta facendo. La ruota cominciò a girare lentamente e lui mi raggiunse correndo e saltandomi addosso. Letteralmente.
"Scusa. Ho perso l'equilibrio" disse aggiustandosi meglio sul sedile. 
Sì, come no. Non ha problemi a lanciarsi con la zipline o a sostenere un allenamento da intrepido, però fa fatica a fare un salto di mezzo metro e a restare in equilibrio. 
Non riuscii a trattenere uno sbuffo divertito e lui alzò un angolo della bocca in un mezzo sorriso. Avevamo quasi raggiunto l'altezza massima quando la ruota si bloccò e io mi sporsi leggermente dal sedile per vedere meglio il panorama. Chicago di sera era stupenda, anche se la parte più esterna della città era al buio. Mi voltai sorridendo verso Eric che era rimasto rigido e immobile fino a quel momento. 
"Vieni qui! Si vede meglio il panorama."
"Sì, è stupendo..." 
"Qualcosa non va? Hai paura dell'altezza?" gli chiesi notando la sua aria preoccupata.
"Neanche per sogno, non sono un fallito come Quattro..." 
Cosa c'entrasse essere un fallito con la paura dell'altezza non lo sapevo, ma non mi sembrava il caso di contraddirlo.
"E allora qual'è il problema?" dissi mentre mi avvicinavo a lui. Si schiarì la voce e indicò con un cenno la ruota. 
"Non doveva fermarsi" rispose a voce bassa. 
"Cosa?" Stavo cominciando ad agitarmi. Non tanto per l'altezza a cui ci trovavamo, ma più che altro perchè era notte. E stava diventando sempre più freddo.
"Di solito non si fermava... Non so quale sia il problema."
"NOI CI TROVAIMO A 100 METRI D'ALTEZZA E TU NON SAI QUALE SIA IL PROBLEMA?!"
urlai mentre il mio umore oscillava tra il furioso e lo spaventato. 
"Sono ottanta metri, non cento..." disse mentre studiava il mio viso che diventava rosso dalla rabbia. Stava scherzando? Ma come faceva una persona ad essere così stupida? Stavo ancora cercando di capirlo quando scoppiò a ridere e io cominciai a pensare al nome di qualche psicologo erudito. Magari una visita gli avrebbe fatto bene... 
"Ehi, stai tranquilla. Capita che il generatore perda colpi. In effetti è un po' vecchio..." aggiunse pensieroso. "Comunque ripartirà tra qualche minuto. Non c'è niente di cui preoccuparsi."
Rimasi in silenzio mentre cercavo di calmarmi guardando la città illuminata. Eric era così incosciente... Mi accorsi che stavo sorridendo e mi affrettai a nasconderlo prima di girarmi verso il ragazzo al mio fianco.
"Hai freddo?" mi chiese guardandomi con uno sguardo leggermente colpevole che mi fece addolcire. 
"Non molto" risposi mentre mi avvicinavo a lui e cercavo di scaldarmi stringendomi nella mia giacca. Eric mi passò una braccio intorno alle spalle, mi fece appoggiare la testa sul suo petto e restammo così in silenzio per qualche minuto. 
"Ci vieni spesso qui?" domandai. 
"Abbastanza. Qui è tutto così tranquillo." 
"Ma gli intrepidi non amano la confusione, le risse in mensa, piatti e coltelli che volano...?"
"Ehi, frena. Credo che tu ti sia fatta un'idea leggermente sbagliata di noi."
"Io ti dico quello che vedo" dichiarai con una finta aria di superiorità che lo fece ridere.
"Quando siamo insieme siamo così, ma questo non vuol dire che non abbiamo bisogno di qualche momento di tranquillità. Gli eruditi invece... Siete troppo curiosi. E tu fai decisamente troppe domande" dichiarò mentre la mia bocca si spalancava sempre di più. 
"Non è vero! Non faccio neanche la metà delle domande che mi passano per la testa!" 
"Ah beh, allora questo cambia tutto." rispose ironico, poi si abbassò e avvicinò le sue labbra alle mie. 

   
 
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