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Autore: EmilyLiv_Grey    16/10/2016    1 recensioni
Un Killer inafferrabile. Una questione personale. Due squadre unite in un'unica battaglia. Nuovi amori e vecchie paure. Un passato che ritorna per alcuni, e un futuro da affrontare per altri.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
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CAPITOLO 4 – Sussurri e grida

 

"Indossiamo tutti delle maschere, e arriva un momento in cui non possiamo toglierle senza toglierci la pelle." Andre Berthiaume

 

Il sangue si gelò nelle vene della detective, mentre gli occhi di Stabler brillavano di rabbia.

 

“Figlio di puttana!” Sbottò il detective.

 

“Elliot, dobbiamo mantenere la calma. Olivia sarà sotto protezione 24 ore su 24. Nessuno potrà arrivare a lei.”

 

Quelle parole sembravano aver un po' calmato Stabler. La Benson intanto non aveva ancora mosso un musculo né parlato.

 

Emily le si avvicinò con cautela: “Detective, tutto bene? Forse è meglio che vada a casa...”

 

“Si io... credo di si.”

 

“L'accompagnamo io e l'agente Morgan, venga con noi.”

 

“La scorta è qua sotto e un agente starà sempre di guardia alla porta, non le accadrà niente Olivia.” Disse Derek con il suo tono rassicurante.

 

“Ora vado a controllare i turni, Emily resta un attimo qui con lei.”

 

Lasciata sola con l'agente, Olivia si sentì finalmente libera di mostrarsi impaurita e fragile. Si fidava dell'agente Prentiss.

 

“È strano. Faccio questo lavoro da molto tempo, ho partecipato a scontri armati, ho svolto indagini sotto copertura e in una prigione sono stata aggredita da una guardia corrotta. Ma mi sembra di non aver mai provato una paura del genere. Non conosciamo affatto questo tizio, mentre lui a quanto pare conosce noi, conosce me.”

 

“Lo prenderemo! - disse Emily con voce ferma e decisa – Tutti al distretto stanno lavorando notte e giorno, e lui commetterà un errore prima o poi.”

 

“Prima o poi...” Gli occhi della detective si illuminarono di rabbia, o forse di paura. La profiling capì che quella che aveva davanti non era più una detective fredda e professionale, ma una donna normale, impaurita, insicura e sola. Le si avvicinò e le toccò una spalla in segno di comprensione.

 

“Capitano, noi siamo pronti per un profilo preliminare”

 

“Perfetto, faccio riunire tutti di là allora, grazie agente Hotchner.”

 

La stanza era gremita di poliziotti, alcuni in divisa, altri in borghese. I primi sembravano entusiasti e onorati di poter lavorare al caso con dei federali, mentre gli altri, i detective, erano scettici sull'utilità di un profilo psicologico, ma si erano arresi all'evidenza: i loro metodi non avevano funzionato.

 

“Chiameremo il killer SI, Soggetto Ignoto” La premessa di David era tanto banale quanto necessaria. I soprannomi e gli appellativi dati all'assissino non avrebbero fatto altro che alimentare in lui un senso di orgoglio e nello stesso tempo creare pregiudizi nei poliziotti e nei civili.

 

“L'SI ha un'età compresa tra i 25 e i 35 anni. Probabilmente ha precedenti penali giovanili, come violenze su animali o coetanei, episodi di piromania o aggressioni.”

 

“Tuttavia si presenta come un uomo normale, poiché è riuscito ad avvicinare lungo la strada vittime a basso rischio, donne in carriera, sveglie e intelligenti che non avrebbero mai seguito un individuo poco affidabile.”

 

“Il modus operandi e la vittimologia ci dicono che l'SI agisce in modo razionale, ha un tipo di vittima e lo rispetta.”

 

“È di certo un sadico sessuale e gode nell'umiliare le proprie vitttime. Pensiamo inoltre sia impotente, e usi un'arma da taglio come surrogato sessuale. I parchi devono avere un qualche significato per lui, forse è lì che la madre lo portava da bambino e lui ne ha una visione negativa.”

 

Mentre gli agenti Reid, Rossi, Hotch e Jeraux continuavano a parlare, Elliot si era estraniato dal discorso. Pensava alla sua collega, alla sua migliore amica in pericolo. E più ci pensava, più sentiva salire la rabbia. Quella rabbia alimentata dal sentimento di impotenza che provava e dai “pinguini in giacca e cravatta” che continuavano a elencare informazioni in modo freddo e preciso, senza pensare, o almeno così credeva lui, alle donne che quel mostro aveva ucciso, e alle donne che erano ancora in pericolo. Come Olivia.

 

Non avevano ancora terminato di esporre il profilo geografico che il telefono di JJ squillò.

 

“Garcia dimmi...”

 

“Un'altra vittima. L'ambulanza è già sul posto,vi conviene raggiungerla direttamente in ospedale.”

 

“Come in ospedale? È viva?”

 

“Si, è in condizioni critiche, ma è viva. Ah dimenticavo, prima di perdere i sensi ha detto a un agente di voler parlare con il detective Benson.”

 

“L'ha lasciata vivere? Ma perché? Lui è bravo, non sbaglia.” Disse Olivia in preda alla confusione che l'aveva colta appena saputa la notizia.

 

“Non penso abbia sbagliato. La vittima ha detto di avere un messaggio per lei. Lui potrebbe averla tenuta in vita solo per questo.” Spiegò Derek.

 

“In ogni caso dobbiamo andare a parlare con lei. La macchina è qui fuori, muoviamoci.” Lo interruppe Emily, che aveva notato la reazione di Olivia alle parole del collega. Si sentiva in colpa e impotente per quello che quella ragazza aveva subito.

 

“Liv che diavolo ci fai qui? E voi due, perché le avete permesso di uscire?”

 

“Elliot, la vittima ha detto che vuole parlare con me. In casa non posso fare nulla, qui posso rendermi utile. Quindi ora lasciami passare.” Gli scontri tra i loro due caratteri forti non erano una novità e molto spesso Elliot si chiedeva se non fossero causati dalla troppa intimità che li legava.

 

“Come sta?” chiese la detective a un medico che era appena uscito dalla stanza della donna.

 

“È sotto shock, ma è viva. Ha abrasioni su ginocchia, polsi e caviglie. Ferite da difesa su braccia e mani. Ha combattuto. Il kit stupro ha evidenziato violenze ripetute, ma nessun DNA. Inoltre sono presenti ferite da arma da taglio sul tronco e sui seni. Ora è vigile, ma mi raccomando detective, ci vada piano. Quella donna è sopravvissuta all'inferno.”

 

“Certo, grazie mille dottoressa.”

 

Una parte di Olivia sarebbe voluta scappare. Non era pronta a sentire i racconti di un'altra vittima. L'istinto da detective però predominava sull'angoscia e la paura. Fece un bel respiro ed entrò nella stanza.

 

JJ era già seduta accanto al letto sopra il quale Olivia vide sdraiata una donna di 36 anni, capelli castani e ricci. Olivia sapeva che Georgia McJoyss era a capo di un'agenzia di assicurazioni molto importante nel Paese, ma vista così, inerme in una vestaglia di carta, non assomigliava alla donna in carriera, bensì a una ragazzina spaventata.

 

“Salve Georgia, il mio nome è Olivia Benson...”

 

“Detective, finalmente...” disse la donna singhiozzando. “Lui... lui vuole che le racconti quello che mi ha fatto, mi ha lasciata vivere solo per questo, e ha detto anche che può tornare a finire il lavoro quando vuole.” Le parole erano fuoriuscite dalle labbra della vittima come un fiume in piena, tutte d'un fiato.

 

“D'accordo, ora si calmi, è al sicuro” Le parole di JJ sembrarono funzionare.

 

“Ci dica con calma quel che è successo, cominciando dal principio.”

Olivia si sedette su una sedia accanto al letto, pronta ad ascoltare una storia raccapricciante, ma della quale era convinta di conoscere a memoria ogni dettaglio. Man mano che la donna raccontava, la detective si vedeva passare davanti tutti i fascicoli letti nell'ultimo mese e mezzo, ogni conversazione con il medico legale, ogni fotografia dei cadaveri che avevano infestato i suoi incubi per settimane. Quello che però mancava, in tutti quei documenti, erano i sentimenti, il dolore umano provato da quelle donne, che ormai non erano più in grado di descriverlo. Ma Georgia si, e i suoi occhi non avrebbero potuto essere più chiari a riguardo.

 

“Avrei voluto solo che mi uccidesse, che la facesse finita. E invece continuava, mi faceva malissimo. Sentivo spezzarsi ossa che nemmeno sapevo di avere, mi vergognavo. Ho tenuto gli occhi chiusi quasi per tutto il tempo. Quando mi ha portata nel parco pensavo che mi avrebbe finalmente uccisa, ma mi ha detto solamente di raccontare al detective Benson tutto ciò che mi aveva fatto dettagliatamente, e di dirle che finché lei non si concederà a lui, lui continuerà a divertirsi con altre donne.”

 

A queste parole l'agente Jeraux si girò verso la detective, visibilmente scossa da quelle parole. Olivia, però, sapeva fare il proprio lavoro, e con la delicatezza che la contraddistingueva disse: “Grazie mille Georgia, è stata bravissima. Sappiamo che non lo ha visto bene, ma sarebbe in grado di descrivere quell'uomo?”

 

“Io... io credo di si, ma avrei dovuto graffiarlo meglio, avrei dovuto fare di piu.” A quel punto la donna si lasciò andare e fece uscire tutto ciò che teneva dentro da troppo tempo. Dopo qualche secondo JJ prese la parola, tendendo la sua mano verso quella della vittima.

 

“Mi ascolti, lei ha fatto quello che doveva per sopravvivere, e ora è qui, salva. È stata davvero brava. La colpa non è sua, ma di quel mostro. Faremo il possibile per sbatterlo dentro. Nel frattempo la sua stanza sara sotto controllo 24 ore su 24. È al sicuro adesso.”

 

“Emily, stai bene?” Chiese Morgan alla collega, intenta a leggere la cartella clinica della vittima.

 

“Si, è solo che non pensavo una persona potesse sopravvivere a questo.”

 

“È una donna forte, e con il sostegno adeguato ne verrà fuori. Lo sai. Cos'altro c'è?”

 

“Nulla. Davvero Derek, sto bene.” Il fatto che il collega si preoccupasse per lei le faceva piacere, ma a volte era difficile essere a contatto con profiler tutto il giorno. Lui sapeva benissimo cosa c'era che non andava. Quelle donne erano come lei, e lei non si era mai sentita così vulnerabile. Una mano sulla spalla le provocò un brivido lungo la schiena. Le labbra del collega le si avvicinarono all'orecchio “Io ci sono, se ne vuoi parlare.”

 

In quell'istante suonò il telefono di Emily.

 

“Garcia, dimmi.”

 

“Non ci crederete mai, ma forse questa volta il nostro uomo ha fatto un errore.”

 

 

 

   
 
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