Titolo: I don’t believe
in fairytales.
Autore:
me medesima stessa.
Beta-reader: sku.
Set: 13 Superstizioni.
Fandom: CSI:NY.
Personaggio
o coppia: Don
Flack, Danny Messer.
Prompt: 04. Zampa di coniglio @ promptaddicted.
Rating: G.
Conteggio
Parole: 1402 W, one-shot.
Avvertimenti:
slash!} yaay! Okay, in effetti è solo accennato, niente zozzerie, quelle le lasciamo al privato ;D
Disclaimer:
i personaggi
non mi appartengono ma sono di Anthony E. Zuiker, Ann Donahue e Carol Mendelsohn echipiùnehapiùnemetta,
cosa ci guadagno io? Una beneamata mazza.
Lista: 13
superstizioni.
Progresso:
2/13.
Nota:
§ il titolo
è preso da ‘The Beast and the Harlot’,
by Avenged Sevenfold.
§ grazie a hermione616 per il commento *_*
§ i commenti
sono l’Amore <3
I
don’t believe in fairytales.
“
C’era una volta in mondo incantato, un messer che viveva ai confini di un bosco
fatato... ”
« Sicuro che è una storia dell’orrore? »
L’irlandese sbuffò infastidito. « Ovvio che
lo è, se mi lasci finire. »
« Se lo dici tu, comunque la metrica è
sbagliata. »
« Parla ancora e ti ritrovi un buco nel
cervello. »
Danny si portò la mano alle labbra, prese
tra le dita una zip immaginaria la tirò; sempre mimando prese un lucchetto con
il quale bloccò la sopracitata zip, si alzò andò alla finestra, l’aprì e buttò
la chiave fuori nel vialetto sottostante. Don roteò gli occhi verso il cielo,
perché tra tutti gli uomini disponibili sulla terra si era ritrovato con il più
scemo di tutti?
« Finito? »
Il ragazzo scosse la testa
affermativamente.
“ La
casetta del povero cavaliere era una piccola costruzione di legno, spoglia e
piena di spifferi... ”
« Scusa ma la rima dove me la metti? »
« Lo vuoi proprio sapere? »
Danny lo guardò infastidito. « Continua,
idiota. »
“ Il
povero guerriero stava tornando a casa, stanco, dopo una lunga giornata di
lavoro nei campi. ”
« Perché? »
« Cosa perché? Perché perché?
Se continui ad interrompermi come pretendi di sapere come finisce? »
« Perché un guerriero torna dal lavoro nei
campi? »
« Dovrà pur vivere anche lui in qualche
modo. »
« Sì, ma è un guerriero. » Gli dava
fastidio sottolineare le cose ovvie, insomma, lui stava raccontando
quell’assurda storia, avrebbe dovuto sapere di cosa stava parlando.
« E allora? »
« Non dovrebbe combattere? »
« Perché? »
« È un guerriero! »
« Ah, no. Non combatte. »
« Scusa? »
« È un regno incantato, non c’è la guerra. »
« Che lavoro del cazzo che si è scelto. »
« Vuoi criticare ogni singola parola che
dico? »
« Sì, se è senza fondamento. »
« Messer, ‘fanculo. Intrattieniti da solo. »
« Dai, non fare il permaloso, sai che amo
stuzzicarti. »
« E io adoro vederti crivellato di colpi,
accasciato contro un muro in una pozza di sangue con me sopra la tua misera
carcassa mentre ballo il tiptap. »
« Questa è una storia dell’orrore. »
« Anche quella di prima lo era. »
Rimasero a guardarsi per qualche istante,
consapevoli di quello che sarebbe successo, qualcuno avrebbe ceduto e Flack
avrebbe potuto mettere tutto il suo corpo sul fuoco, sicuro che non sarebbe
stato lui.
Danny non sopportava a lungo il silenzio, a
meno che non si trattasse di lavoro, ma in quel momento gli risultava
opprimente e Don lo sapeva. Ne era maledettamente consapevole e stava godendo
internamente come un riccio. *
« Continua. »
« Cosa? »
« Continua quella stupida storia! » L’irlandese
ghignò, perché perdere la calma quando bastavano tre secondi di silenzio per
portarlo al limite?
“ Il
giovane arciere stava torn... ”
« Posso farti notare che più la storia va
avanti più il ruolo ricoperto dal protagonista si avvicina a ‘pulitore della
cloaca pubblica’? »
« È in questo che sta la sua povertà. »
« Nell’essere degradato in quattro frasi? »
Fece una faccia schifata.
« Visto che è una storia dell’orrore? »
Danny preferì non commentare.
“ Il
giovane soldato semplice stava tornando a casa dopo una lunga ed estenuante
giornata nei campi, aprì la porta e si sedette sull’unica sedia che arredava
quell’unica stanza. Stava disperandosi, piangendo come un neonato per la sua
triste condizione, quando apparve d’innanzi ai suoi occhi una strega.
« Oh mio
caro giovane, io so come trasformare la tua sfortuna in oro zecchino. »
Il
ragazzo la guardò con sospetto, domandandosi se la razione di cibo quotidiano
datogli nei campi non fosse avvelenata.
« Oh
mio diffidente amico, non dubitare della tua sanità mentale, io sono vera
quant’è vera questa pianta. » Disse, indicando con un cenno del capo il
vegetale.
«
L’hai appena evocata, come faccio a sapere se è vera? »
La
donna perse il suo tono mistico e sbottò irritata.
« Oh!
O pigli ‘sta minestra o salti dalla finestra. »
Gli
occhi del ragazzo si illuminarono di gioia.
« C’è
una minestra? Dove? »
La
strega cadde dalla sedia per lo sconforto.
« Ah scemo!
È un modo di dire! O pigli quello che te do o rimani servo della gleba a vita.
»
«
Veramente io sarei un soldato semplice. »
« Il
posto da scemo del villaggio è sempre vacante e indovina un po’ chi lavora
all’ufficio collocamento? »
Il
giovane decise di rimanere in silenzio e ascoltare le sagge parole della
strega.
«
Ottima scelta, mio giovane amico. » Il tono mistico era tornato. « Tutto ciò
che devi fare è cercare per il bosco una zampa di coniglio, ma stai attento, oh
giovane avventuriero! Che sia il coniglio giusto; non confonderti con una
lepre, un bianco coniglio. Attenzione dunque, e ricordati che la zampa sarà...
» Il giovane era già fuggito dalla stanza lasciando dietro di se la consueta
nuvoletta di polvere. « ...staccata dal coniglio. Speriamo che sia abbastanza
intelligente da intuirlo. » Ma anche la strega aveva i suoi dubbi, e lei sapeva
che i suoi dubbi portavano ad un’unica conseguenza: guai in vista. Per
assicurarsi che il ragazzo trovasse ciò di cui aveva bisogno, si trasformò a
sua volta in un paffutissimo coniglietto bianco e
iniziò a saltellargli dietro.
Il
giovane disoccupato percorse in lungo e in largo tutto il bosco fatato senza
trovare uno straccio di coniglio. Preso dalla depressione decise di smettere la
sua ricerca e tornarsene nella sua triste e piccola baracca semi diroccata.
Era a
cinque metri dalla sua casetta quando vide la coda a batuffolo di un coniglio
bianco, lo rincorse sicuro che si trattasse di quello descritto dalla strega.
Riuscì ad acciuffarlo, così capendo che finalmente la fortuna aveva voltato il
suo bello sguardo su di lui.
Afferrò
il coniglio per la piccola coda, strappandogli alcuni ciuffi di peli, e lo
sollevò. Aveva qualcosa di familiare in effetti, quegli occhi li aveva già
visti, sembravano quelli della strega. Fece spallucce, gli afferrò una gamba e
gliela strappò. ”
« No! »
Flack sobbalzò per lo spavento, Danny gli
aveva urlato nelle orecchie.
« Ma sei rincretinito? »
« Tu hai appena ucciso un povero coniglio
indifeso e sono io quello rincretinito? »
Lui cosa aveva fatto?
« È come se uccidessi, non so, Bugs Bunny! Come puoi uccidere Bugs
Bunny? »
« Qui si parlava di coniglio bianco e non
grigio. E poi non ho ucciso Bugs Bunny. »
Danny non lo stava più ascoltando, si era
messo assieme a un subdolo assassino sanguinario.
« Non ne sarei neanche tanto dispiaciuto. »
« Di cosa? »
« Di uccidere quel coniglio bastardo. L’ho
sempre odiato, con quella carota tenuta come un sigaro e quella maledetta vocetta a ripetere fino alla nausea ‘che succede amico?’
Cazzo vuoi che succeda? Una mazza. »
Si era messo con un mostro. Don Flack sotto
quella facciata composta e da bravo ragazzo in realtà era un perfido, violento
e aggressivo mostro, non c’erano altre parole per descriverlo.
« Io a quel coniglio una gamba gliela staccherei
volentieri, e non solo quella. »
Era troppo, prese un cuscino e si alzò dal
letto per dirigersi verso l’armadio e prendere un plaid.
« Dove stai andando? »
« Dormo sul divano, io non sto nello stesso
letto con un assassino. »
Don era sbalordito, quell’uomo si drogava e
lui non lo sapeva.
Sentì un leggero tocco freddo sulla spalla.
Non ci fece caso, dormire era così rilassante.
Il leggero tocco freddo si trasformo in una
mano che lo scuoteva dolcemente per poi diventare uno spintone che lo fece rotolare
dall’altra parte del letto fino a terra. Si alzò di scatto dal pavimento
prendendo la pistola dal comodino e puntandola verso il suo aggressore.
« Cristo, Danny! Ma sei scemo a svegliarmi
in questo modo? »
« Scusa. »
Capo chino. Flack iniziò a fiutare
qualcosa, il suo ragazzo non piegava il capo in quel modo.
« Cosa vuoi? »
« Il divano è scomodo. » Classico. Il cane
bastonato che torna con la coda fra le gambe.
« Vieni a letto, idiota. »
Lo sentì accoccolarsi al suo fianco in
cerca di calore.
« Non cambio idea, sei un bastardo uccisore
di conigli indifesi, ma il divano è fatto a bozze, fa male. »
« Danny, dormi prima che usi veramente la
pistola. »
Chiuse gli occhi e si portò un braccio a
coprirli, con la mano sfiorò i capelli biondi del ragazzo, certo essere
svegliato gli aveva dato fastidio, ma avere Danny accanto valeva quella piccola
caduta - anche il conseguente livido violaceo sul sedere.
« Don? » Mugugnò in risposta.
« Ma poi lo sfigato diventa ricco? » Sbuffò
sarcasticamente.
« No, la strega prima di morire gli ha
fatto un maleficio e appena lei muore la pelle gli si stacca e viene investito
per magia da una tempesta di sale. »
« Male. »
« Abbastanza. »
« Ma perché doveva trovare la zampa? »
« Non lo so, è una storia. Anche se mia
madre ha sempre detto che le zampe di coniglio portano fortuna. »
Danny sollevò un sopracciglio.
« Dillo alla strega. »
* non so voi, ma io il ‘detto’ godere come un riccio l’ho sempre detto
XD