Sbandate
La pioggia
sbatteva violenta contro i finestrini dell'auto, e la luce aranciata
dei lampioni era come mascherata dalla condensa. Erano rimasti solo
loro due in auto.
Beh, loro due, e il guidatore designato della serata.
Quella sera era toccato a Levi che, zitto zitto e a palle
girate, aveva smollato tutti quanti a casa, svuotando pian piano
l'abitacolo.
"Adesso si comincia a respirare, porca puttana" aveva
commentato infine, dopo che l'intero Suicide Trio -
gli ultimi prima di loro -, barcollante ma non mollante, se ne era
andato senza nemmeno salutare o ringraziare. Poco male, ci avrebbero
pensato la mattina dopo. Sia per il passaggio, che per la ricetta
dell'antisbronza.
Connie non sapeva se sarebbe arrivato sveglio a casa. Gli
occhi si stavano chiudendo contro la sua volontà, aveva
trovato il posticino comodo per la testa contro il
vetro e la plastica dura del finestrino e la sua copertina umana di
certo non aiutava.
Quella sera l'aveva consolata dalla sbronza più
triste degli ultimi due anni, e ora Sasha ridacchiava sommessamente,
appoggiata su di lui e circondata dalle sue braccia, come se poche ore
prima non si fosse messa a piangere e a darsi della cattiva persona
senza motivo valido, chiedendo in continuazione se lui l'amasse per
davvero e se fosse arrabbiato con lei. Sorridendo, lui le aveva detto
che sì, l'amava davvero e no, non era arrabbiato,
sfregandole la testa come di solito gli faceva lei, e riempiendole di
baci le guance rigate di lacrime e le labbra imbronciate - imbevute
della birra marcia del bar che frequentavano dai tempi del liceo, e che
non avevano mai cambiato nonostante lo schifo.
Prima
un lampo, poi un tuono talmente forte da scuoterli squarciarono il
cielo. Sasha sobbalzò e prese a ridere ancora più
forte, come quando aveva cinque anni e i temporali la facevano
sganasciare. Connie, al contrario, non si mosse, e lasciò
che, finalmente, gli occhi si chiudessero, anche se solo per un misero
quarto d'ora.
Per i
primi minuti, si rilassò completamente, concentrandosi solo
sul ritmo con cui la luce dei lampioni filtrava attraverso le palpebre
chiuse e su quella risata che, dopo così tanto tempo,
chiunque - soprattutto l’autista - avrebbe trovato irritante,
assillante, trapana-orecchi, ma che lui, innamorato e ubriaco, trovava
adorabile. Come la sua proprietaria.
Quando
però quell'insolito rumore bianco cessò, lui era
ormai troppo andato per
registrarlo appieno.
"Oh...Constantine?
...stai dormendo?"
Sapeva
solo che adesso sarebbe crollato. Ecco: coma, catalessi...
"Ti
sveglio io!"
Un
soffio gli solleticò l'orecchio, mentre due mani calde si
posavano sulle sue spalle.
"MOOOOOOOOOOOOOSECA!"
"...VAFFANCULO!"
Ubriaca
com'era, Sasha non riusciva a ricordarsi se a mandarla a fare una gita
di piacere nella nazione confinante fosse stato Levi, al volante, o
Connie, svegliatosi di soprassalto con gli occhi a palla e i pochi
millimetri di capelli dritti in testa. Però si ricordava
perfettamente che l'auto sbandò, e di essere finita
dall'altra parte della fila di sedili.
Forse
erano stati entrambi.
Angolino
autrice (cercherò di fare veloce):
Salve...
Non
ho molto da dire oggi, se non che:
Questa
storia è stata promptata dalla Tata, che poi si è
offerta anche di betarmela - e mi ha persino dato il titolo! -
perchè è un amore di cagna, la si ama in maniera
immensa e son felicissima che la storia le sia piaciuta al punto da
farle dire "speravo la pubblicassi" (e spero piaccia anche a voi
lettori, anche se non mi illudo troppo).
Se
ve lo state chiedendo, sì, con Suicide Trio mi riferisco a
Eren, Mikasa ed Armin; il termine l'ha coniato la Tata moooolto prima
che Suicide Squad diventasse mainstream quindi non rompete e puppateci
la fava.
Ultimissima
nota, poi mi dileguo: sempre la Tata -damn Tata, è come il
prezzemolo- ha deciso di abbracciare l'headcanon che "Connie" sia solo
un diminutivo per un nome ridicolo alla stregua di Constantine.
Accettatelo come ho fatto io, e amatelo.
Finito?
Sì.
Grazie
per essere arrivati fino qui.
Nana.