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Autore: Uptrand    16/10/2016    5 recensioni
Un vecchio nemico si fa avanti minacciando nuovamente la galassia, intanto su Noveria, sotto il ghiacciaio di Barbin i lavori procedono. Olivia Williams Shepard sarà ancora chiamata in azione per cercare di risolvere la situazione.
Sono presenti descrizioni prese dal codex del gioco.
Genere: Avventura, Generale, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Ashley Williams, Comandante Shepard Uomo, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Mass Effect Legacy'
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Steve Shepard era seduto in un angolo, faccia al muro. «Vuoi fissare quella parete ancora a lungo?» chiese sua sorella. Lui non rispose.
I suoi genitori gli avevano raccontato tutto, aveva difficoltà a credere di essere stato comandato da degli esseri chiamati leviatani, più arduo era accettare di aver perso l’intera unità.
Non era mai stato un tipo affettuoso. Il suo scarso cameratismo gli era stato criticato più di una volta dai superiori.
Non era colpa sua, avrebbe voluto dire. Lui balbettava, sapeva che appariva un'idiota e probabilmente lo era, in quale altro modo poteva spiegarsi il suo difetto. Aver perso l’intera reggimento IDG gli sembrava solo la conferma definitiva.
Tutto gli sembrava inutile e privo di soluzione. Se fosse stato uno dei giochi da tavolo che amava, adesso si sarebbe semplicemente arreso.
Dasha e Olivia avevano corso un pericolo enorme per liberare solo lui, nessuno chiedeva che facessero lo stesso per un altro dei novantanove soldati rimasti, quelli che la resistenza aveva salvato portandoli dove il segnale di controllo non giungeva.
Non che ci fosse la possibilità che la Weaver si prestasse a rischiare una seconda volta. Quel solo tentativo sembrava averla affaticata.
«Pensò che farò la fine del bisnonno.» disse sconsolato a Olivia, riferendosi all'avo materno che aveva invano difeso Xanshi.
 
Sioux sedeva lontano e guardava i due giovani Shepard parlare fra loro, il suo sguardo passava dall'uno all'altra. Le sembrarono agli opposti come personalità.
Olivia era un capo nato, si capiva, era quasi magnetica per come agiva.
Il suo comandante, Steve, mancava di una simile personalità, però aveva dimostrato determinazione e i suoi punteggi nelle esercitazioni dell’IDG erano i più alti.
Dovendo scegliere lei avrebbe preferito lui, la sorella sicuramente era un ottimo soldato ma sembrava sempre al centro di grandi eventi. Al contrario il fratello dava l’idea di preferire rimanere in qualche postazione remota, dove non accadeva niente.
«Porca puttana!» gridò Steve, lei vide Olivia mettergli un braccio attorno al collo e quasi soffocarlo. Qualcuno si girò a guardare, ma loro fecero finta di niente e fini lì.
Lei vedeva come il suo comandante fissava la sorella, lo sguardo di chi non capiva se era vittima di uno scherzo o no. Nessun dubbio che avessero un segreto.
«Signore.» disse Sioux avvicinandosi, seguì un istante in silenzio. Poi Steve indicò con un dito se stesso.
«Sissignore… dico a lei, è lei il mio ufficiale superiore.».
«Già» mormorò lui poco convinto.
«Signore cosa vuole fare? Pensa ci sia un modo per salvare i soldati IDG portati qui? »
«Lascia stare la gerarchia e il “signore”, per me qui comanda mia sorella. Ubbidisci a lei e tutto andrà bene.».
Quelle parole lasciarono le due donne dubbiose, Olivia gli fece un gesto con la mano a indicare se sapeva cosa stava dicendo.
«Olivia lo sappiamo che sei la migliore. Ho fatto un casino con gli IDG, meglio che da qui in poi ci pensi tu o i nostri genitori.»
Per la prima volta lei gli disse «Sono delusa.» Olivia si allontanò frustata e arrabbiata, lei non era un supereroe.
Era ora che la gente lo capisse a cominciare da suo fratello, non lo aveva mai visto cercare di fuggire al proprio dovere.
« Ha deciso di abbandonare i suoi uomini signore? La reputavo un uomo e un ufficiale migliore. » commentò Sioux lasciandolo solo.
Mani sui fianchi e testa bassa Steve si sentiva la bocca secca, non poteva fare a meno di chiedersi.
“ Che volevano tutti da lui? Perché non riusciva a trovarsi un posto isolato e confortevole dove stare? Era sua sorella a non avere problemi a essere uno Shepard. Lui non aveva doti come il resto della famiglia.”
Lo toccarono sulla spalla, si girò sorpreso non avendo sentito nessuno avvicinarsi. Isabella lo fissava.
Lei lo guardava e quello che vedeva non le piaceva, Steve le era simpatico per diversi motivi.
Quasi tutti erano intimoriti e disgustati dal modo in cui uccideva, Steve non aveva mai mostrato una piega. Non fingeva neanche, il suo era un naturale menefreghismo accoppiato a una giusta dose di egoismo che nutriva verso chi gli era estraneo.
Alla Grissom l’aveva osservato mentre picchiava una guardia che lo aveva preso in giro perché balbettava, l’aveva visto uccidere e sempre il suo linguaggio del corpo era stato chiaro: soddisfazione, aver battuto il nemico uccidendolo lo aveva fatto sentire migliore dandogli piacere.
Non percepì niente di tutto quello, le uniche emozioni che lui trasmetteva erano rassegnazione e accettazione.
«Almeno tu non parli, sono stufo di sentire le opinioni altrui. » le disse.
Appoggiò la mano sul suo petto, questo Steve che vedeva la irritava.
Lui sentì un ronzio in testa e i peli sul corpo drizzarsi, un istante dopo urlò di dolore mentre energia biotica gli attraversava il corpo come fosse corrente elettrica.
Lei sorrise. Steve abbassò di scatto la testa, non sorprendendo però Isabella che rispose allo stesso modo. Il rumore delle loro fronti che si scontravano risuonò in maniera secca e distinta.
Isabella era in piedi, avere poteri biotici l’aveva avvantaggiata, Steve al suolo cercava di riprendersi chino al suolo. Gli girava la testa e aveva lampi di luce davanti agli occhi, anche Isabella in maniera minore.
Lui aveva solo una vaga idea di quale fosse la sua posizione, facendo forza sulle gambe vi si lanciò contro.
L’onda d‘urto del phantom arrivò dall’alto, non molto potente ma lanciata da brevissima distanza lo colpì sulla schiena schiantandolo al suolo. Dove rimase respirando affannosamente e fissandola con odio e rabbia.
Isabella si chinò su di lui, le piaceva quello sguardo. Occhi rabbiosi che non si limitavano al concetto di vittoria o sconfitta, il suo era un sentimento più primordiale.
Era quello che la attirava, una collera mista a quel piacere sottile di sfogarsi. In quella società detta “progredita”, tutti erano troppo “civili” per lei. Nessuno che si lasciasse andare al piacere puro della rabbia, neanche Dasha. Le ragazze la comprendevano meglio di tutti, però lei voleva qualcuno della sua età. Desiderava un compagno di giochi, aveva capito che Steve era chi cercava. Quello vero, non la versione che l’aveva irritata.
Con lui non doveva impegnarsi nella lettura del corpo, bastava una semplice occhiata per capirlo.
Isabella si voltò avvertendo una presenza, parò con la mano un pezzo di maceria che l’era stato lanciato, il diversivo riuscì e Olivia fu su di lei in un placcaggio che avrebbe fatto l’orgoglio di un giocatore di rugby.
Rotolarono a terra e gridò al phantom « Da quanto volevo farlo. » tirandole un cazzotto in faccia. Era l’occasione di una vita.
Qualcuno afferrò Olivia in una presa al collo gettandola a terra, era Dasha. Potenziata dalla biotecnologia, Olivia si liberò senza problemi, fece lo sgambetto alla Weaver facendola cadere, lei riuscì ad afferrare Olivia trascinandola nella caduta con se. Si guardarono dritte negli occhi, una luce di sfida brillava sul volto di entrambe. Isabella si rimise in piedi con un colpo di reni, le vide avvinghiate in una presa di forza. Olivia era troppo vicino a Dasha, in più sembravano divertirsi.
Steve si era rialzato ed era incerto sul da farsi ora che altri erano coinvolti, non aveva nessuna voglia di continuare.
« Voi due, basta! » urlò Ashley furiosa, arrivando in quel momento.
Dieci minuti dopo aveva compreso la situazione, almeno in parte. Non aveva capito perché Isabella avesse aggredito suo figlio, però lui stesso rispose quando lei porse la domanda al phantom che non la considerò neanche.
«Si annoiava, mi avrà attaccato per abitudine. Lei e le ragazze lo facevano sempre per passare il tempo. Più lei, se vogliamo essere precisi. »
« Steve, divertente! » dichiarò Isabella, come se questo spiegasse tutto.
«Appunto, sono tipo uno di quei giochini per far divertire il proprio animale domestico. »
Tutte e quattro le donne lo fissarono «Sicuro di non aver frainteso qualcosa? » chiese Olivia, va bene non essere un genio di furbizia ma non poteva aver equivocato fino a tal punto.
John arrivò in quel momento «E’ successo qualcosa? »
«Niente, i mocciosi litigavano. Hai novità? » Chiese Ashley.
«So dove si trova il trasmettitore dell’Ombra, a noi più vicino. »
Quasi fosse a lezione, Steve alzò la mano per parlare «Si? » domandò suo padre.
«H-ho un’idea è p-per i Leviatani, mi è venuto in mente quando Olivia ha attaccato alle spalle Isabella che mi aveva bloccato. Noi da qui non possiamo fare niente, quindi direi: informiamo il Consiglio, diciamo dei Leviatani e loro attiveranno sicuramente qualche super progetto segreto al riguardo. »
Sguardi incerti dei presenti seguirono alle sue parole, fu Olivia a chiedere «Il Consiglio ha un piano di emergenza contro i Leviatani? Qualcuno ne ha mai sentito parlare? »iIl silenzio fu la risposta.
Steve sentì l’incertezza e ansia crescere in lui, sbuffò e insistette «V-voglio dire: il segnale arriva qua sulla stazione, ma partirà da qualche parte? Se i nostri capi non sono degli idioti, avranno preso delle precauzioni contro di loro. Giusto? »
Il padre che si limitò a un «Potrebbe…» Non osando dire che non aveva mai sentito nulla al riguardo.
«Figliolo .. »- domandò Ashley- « …sicuro di star bene dopo che Isabella ti ha attaccato? »
«Sì, è una volta vinto chiamo tutti gli amici per una grigliata. E’ da tanto che non ne facciamo una. » mormorò sorridendo un po’ ingenuo ma che mise gli altri di buon umore. Isabella lo scrutava.
Olivia sorrise contenta di questa sua iniziativa ed elencò gli scopi da raggiungere «Direi che è deciso: prendere contatto con l’esterno, sperare che, come detto da Steve, possiamo fare qualcosa per interrompere il segnale dei Leviatani e infine capire cosa sta succedendo al Catalizzatore e perché i grigi lo vogliono. Questi sono i nostri obiettivi, chi comanderà la squadra? » Chiese al padre.
«Io e tua madre non abbiamo più il fisico per queste cose… » Guardò i vecchi amici e tranne Grunt scossero la testa, gli anni erano passati per tutti e il krogan non era proprio adatto per passare silenzioso.
«Dovrebbe essere Steve, è il più alto in grado escludendo voi» dichiarò a un tratto lei, prima di avere una risposta.
«Vero. » dissero i genitori che a suo tempo ne erano stati informati da Sioux.
Lui infastidito si grattò una guancia guardando altrove, quanto non avrebbe voluto quella promozione. «Potremmo far finta di niente e dare il comando a …. »
«Capo Tenente! Il comando dell’operazione è suo! » dichiarò perentorio John che si sentì rispondere «Signorsi! Sissignore! » dal figlio.
Steve avrebbe voluto mordersi la lingua, per abitudine aveva risposto come al solito quando suo padre usava quel tono. John aveva ancora una cosa da dirgli «Congratulazione per la promozione, Capo Tenente…»- disse sorridente -«finora non c’è stata occasione di dirtelo. »
Olivia gli diede una pacca sulla schiena e si mise sull'attenti dicendo «Congratulazione Signore!»
Steve si mosse a disagio, alla fine rispose con un veloce saluto pur di terminare quelle cerimonie.
A un tratto lui disse «Poiché Olivia verrà con me, credo ci sia qualcosa che dovete sapere. »  E fissò sua sorella che si fece rossa in viso.
Lei guardò il fratello, poi i genitori e dichiarò «Non posso. »
«Ok, lo dico io. »- Dichiarò Steve - «Olivia è… »
«SONO INCINTA!!!» gridò lei anticipandolo.
John Shepard rimase immobile, quasi certo di star per avere un infarto. Si era sentito cosi, quando Ashley gli aveva dato la stessa notizia.
Questa volta però era sua figlia, si ricordò Arturus: il suo fidanzato e figlio di Garrus. Non sapeva cosa fosse successo, ma di sicuro il nascituro non aveva lui come padre. Guardò il suo vecchio amico che ricambiò il suo sguardo di preoccupazione.
Per la prima volta tra di loro c’era un certo imbarazzo, non sapendo cosa fosse successo tra i figli. Soprattutto, si chiedevano chi fosse il padre.
Ashley abbracciò la figlia che ricambiò «Bambina mia, mi dispiace di averti detto che eri ingrassata. Scusa se lo chiedo, cos’é successo tra te e Arturus? »
John e Garrus si fecero attenti.
«Niente, questo bambino è mio e di Arturus. » ammise lasciando di stucco i futuri nonni. Spiegò l’accaduto e il ruolo giocato dalla biotecnologia.
«Piccola mia… »- chiese Ashley -« Tali e Hannah cosa hanno detto? Come può tua nonna averti autorizzato a prendere parte a questa missione? » domandò sentendo un sentimento di rabbia verso la suocera per un gesto cosi sconsiderato.
Olivia giocherellò qualche istante con i pollici e infine «Potrebbero non saperlo. » rispose esitante lei.
«Come? » quasi gridarono i futuri nonni, il fratello se ne uscì con «Forte, hai mentito alla nonna! » Lo sguardo dei suoi lo zittì da fare altri commenti.
La sorella però aggiunse «Questo non cambia niente, non starò in panchina mentre voi vi date da fare. » E non vi fu modo di farle cambiare idea. Secondo il regolamento le sue condizioni le consentivano ancora di compiere il proprio dovere, questo pose fine alla discussione.
 
Il piano per prendere contatto con l’esterno era semplice sulla carta. L’Ombra, in altre parole Liara, aveva dato a Olivia la posizione dei suoi comunicatori a lungo raggio sulla Cittadella.
Costruiti per essere usati nella massima segretezza, erano pensati in modo che il loro segnale fosse impossibile da identificare.
Quello che nessuno sapeva e se questo sarebbe bastato per mandare un messaggio. La squadra, formata da Steve, Olivia, Dasha, Isabella, arrivò a destinazione senza incontrare la minima resistenza.
Avevano usato nuovamente la sfera di Woods, per accedere a quelle vie segrete che sembravano diramarsi per tutta la stazione.
Olivia stava caricando i file con quello che avevano appreso sullo stato della Cittadella, mentre terminava, chiamò a se il fratello. «Ogni tanto Isabella ti fissa, l’hai notato? »
«Sì, non penso che sia preoccupante. »
«Può darsi, però abbiamo un problema. Loro ci servono, ho parlato con Dasha e in parte possiamo anche esserci capite. Ma il massacro compiuto da Isabella, ho difficoltà a fare finta di niente. »
Sapendo che il fratello era per forza ignaro degli eventi, gli descrisse la strage del casinò Putin.
«Cazzo! » Disse capendo il problema, senza Dasha il phantom aveva perso il controllo. Pazienza per i mafiosi russi, anche se inconsapevoli di aiutare una spia dei grigi, ma il resto delle vittime erano turisti presenti nel momento sbagliato.
Se per lui era difficile da gestire come notizia, figurarsi per sua sorella. «Hai provato a chiedere a lei? »
 «A Isabella? Se non parla con nessuno tranne Dasha. »
Si passò una mano sul casco cercando di riflettere, tutte le scelte possibili gli sembravano sbagliate. Un segnale acustico indicò che il messaggio era pronto.


«Voi non siete lei? » disse una voce allarmandoli.


Il Consiglio aveva ricevuto il rapporto di Olivia, questo avrebbe permesso un maggior successo dell’attacco. Di quello si stavano occupando i militari, un’altra questione richiedeva la loro attenzione: i Leviatani.
«Sapevamo che non potevamo fidarci completamente. La domanda è: dobbiamo attivare la linea rossa? » chiese Tevos ai suoi colleghi. Il consenso fu unanime.


*****


Olivia si avvicinava a passi misurati verso la figura di bambino trasparente e luminescente che aveva davanti «Non vogliamo farti del male. »- disse per rassicurarlo -«Sei il Catalizzatore? »
«Non lo so, è questo il mio nome? »
«Dovrebbe, so che ti sei presentato a mio padre con questo nome. John Shepard, lo ricordi?»
«No. Sono qui … ho sentito un segnale … aveva qualcosa di famigliare … da quella donna. » E indicò Dasha. Protettiva Isabella si mise in mezzo.
La Weaver la scansò avvicinandosi, voleva veder da vicino la IA più potente ed evoluta mai esistita. Non poteva evitare di pensare a come sfruttarla, se era possibile.
Tirò fuori la sfera di Woods «Penso che tu abbia avvertito questa, è pur sempre tecnologia dei razziatori. »
« Si… »- rispose quasi ipnotizzato a vederla -« … si avvicinano. » disse all'improvviso, allarmato e corse via seguito da Olivia e dagli altri.
Una pattuglia di una decina di cani era al loro inseguimento, Isabella, chiudeva la fila. Si girò di scatto tagliando in due, in orizzontale, l’unità nemica in testa.
Le due più vicine la attaccarono, le decapitò entrambe teletrasportandosi subito dopo. Olivia e Dasha aprirono il fuoco su quelle rimaste, inchiodando il nemico sulla sua posizione per un istante.
In mezzo al gruppo di cani, caddero le granate a grappolo di Steve. L’esplosione li annientò.
Isabella era scocciata, non era riuscita a uccidere nessuno. Non c’era piacere a combattere contro robot.
«Adesso? » domandò Dasha.
«Ci serve un posto sicuro, sai indicarcene uno? » chiese Olivia all'intelligenza artificiale.
«Seguitemi. »
Scesero di molti livelli, continuando a camminare fino a quando il Catalizzatore non si fermò. Il locale era buio, non avrebbero visto niente se non fosse stato per gli infrarossi dei caschi, lo spazio ridotto al minimo li aveva costretti a camminare in fila indiana, nell'aria una forte presenza di elettricità statica che drizzava peli e cappelli.
Attorno a loro, pareti nere si alzavano verso un soffitto che non riuscivano a scorgere.
«Ok. Tralasciando il senso d’inquietudine che il posto emana, dove siamo? » domandò Steve.
«Non lo so. » rispose il Catalizzatore.
«Ci hai condotto tu qui. » obiettò Olivia, cercando di nascondere il suo disappunto.
«Penso sia sicuro, ma non so che posto sia. »
Dasha s’intromise, scalzò Olivia per il poco spazio e chiese «Ci servono informazioni e tu le fornirai, vista tutta la strada che ci hai fatto fare. »
Olivia l'allontanò con un braccio «A volte è brusca, da che la conosco è sempre stata una stronza, ma ha ragione. Abbiamo bisogno d’informazioni. »
«Io non so … quella donna non c’è. »
«Chi? Nostra madre? » domandò Steve andando per esclusione, non credeva che potesse aver incontrato tante altre persone. Il Catalizzatore lo guardò senza capire.
Olivia fornì una sua descrizione e della situazione in cui si erano incontrati.
« È lei, sono contento sia sopravvissuta. »
«Perché? » chiese Steve brusco.
Olivia però lo riprese «Non essere geloso! »- e tornado a rivolgersi all’IA -«Scusalo, quando qualcuno si avvicina a mamma, diventa un tantino protettivo ma anch'io vorrei sapere perché t’interessa. »
«È il primo essere vivente che conosco che non mi ha messo paura. »
«Io te ne faccio? » chiese Olivia.
«No. »
«Steve? »
«È intimidatorio. »
«Loro due? » chiese indicando Dasha e Isabella
«Si »
«Si vede che sei intelligente. » e fece per accarezzargli la testa ma la mano lo attraversò, Olivia lo guardò incerta «Avevo capito che mia madre era riuscita a stringerti, pensavo fossi più solido. »
«Posso modificare la mia densità. »- rispose -«Prova adesso. »
Olivia riuscì ad accarezzarlo. Al tatto era difficile da definire, aveva appena toccato dell’energia.
«Adesso però ci devi spiegare, perché non sembri sapere niente su di te? » chiese lei.
«Non lo so, sono comparso qua dove siamo ma ho l’impressione di essere diventato cosciente altrove. »
Dasha scrutava le pareti che avevano attorno, lei avvertiva un segnale per il fatto di avere una sfera di Woods impiantata in testa, fortunatamente sapeva bene come nasconderlo.
Prese in mano la sfera vera, una copertura perfetta, si comportò come dovesse usarla e disse «Arriva un qualche segnale da queste pareti, ignoro però di cosa si tratti. »
«Ipotesi? » -domandò Olivia -«Nessuna, non è il mio campo.» Le rispose.
«Abbiamo qui un’intelligenza artificiale mega evoluta, chiediamo a lui? » propose Steve. Fissarono l’ologramma. Questo si avvicinò alla parete, con un certo timore. Appena la sfiorò la sua figura divenne instabile per alcuni istanti. «Io….c’è qualcosa di me lì dentro, qualcosa che mi appartiene. Penso che dovrei in qualche modo ricongiungermi. »
«Questo sarebbe un bene? » domandò sempre Steve, il suo dubbio era condiviso.
«Non puoi dirci niente di te? Qual è il tuo scopo? Il motivo per cui esisti? » chiese Olivia.
« Non lo so. Per questo e per scappare ai miei inseguitori ho continuato a muovermi cercando qualcosa che mi desse un indizio. Potrei averlo trovato, molto più vicino di quanto avrei mai pensato.» commentò osservando la nera parete.
«Che pensi di fare? Appoggiarci contro le mani e vedere che succede? » suggerì Olivia.
«Prima c’è stato un contrasto di sistema quando l’ho fatto. Per questo ho ottenuto a fatica poche informazioni. Deve esserci un guasto da qualche parte. »
«Usiamo la sfera di Woods. »- Suggerì Olivia -«Tu l’hai avvertita quando l’abbiamo usata, Dasha ha percepito il segnale grazie ad essa. Potrebbe essere il collegamento che ti manca. »
«In pratica questa è la versione “provvisoria” del Catalizzatore, se vogliamo che ritorni operativo dobbiamo connetterlo a questo gigantesco hard disk, a cui siamo dentro. » disse Steve, voleva essere sicuro di aver capito la situazione in cui si trovava.
«Esatto! » rispose Olivia.
Dubbioso il fratello chiese «Sicura che sia una buona idea? Anche tralasciando che i grigi lo stiano cercando, è la pericolosa IA che ha per millenni governato i Razziatori, distruggendo centinaia di civiltà. »
«Questo devi dirmelo tu, sei tu al comando. » obiettò lei.
A quella frase Steve sussultò un attimo, con Olivia in squadra tendeva a dimenticare quel dettaglio.
«Per me è una follia. » dichiarò Dasha «Ci basta avere i comandi della stazione, niente altro. »
Lui ci rifletté un istante «“La fiducia va data prima se volete riceverla”, nostro padre ci ha ripetuto questo fino alla nausea. Vediamo se ha ragione, connettiamolo! Dasha la sfera! » ordinò deciso, volendo usare un tono adatto al comando.
«Usa ancora questo tono con me e la tua cara Ilary avrà un eunuco con cui divertirsi. » asserì minacciosa la Weaver.
«Ok. » rispose lui sommesso, per niente intenzionato a testare la veridicità di quella minaccia.
La figura dell’IA prese in mano la sfera, sembrava incerta come se non sapesse usarla e poi s’illuminò. Una luce fortissima riempì l’ambiente, i presenti dovettero voltarsi per non essere accecati, nonostante i visori dei loro caschi si fossero automaticamente oscurati.
La figura mutò trasformandosi in una sfera di luce, quella di Woods fu inglobata al suo interno. Attorno a loro i pannelli s’illuminarono reagendo a quello che stava succedendo.
Tutto cessò di colpo, com'era iniziato, l’avatar del catalizzatore riprese nuovamente la forma di un bambino umano.
La sfera di Woods era ai suoi piedi, fusa e inutilizzabile. «Quindi? » chiese Olivia, non potendo evitare una certa preoccupazione per quello che era stato appena fatto.
«Ricordo. » dichiarò e il luogo dove si trovavano incominciò a cambiare. Ogni parte cominciò a scendere o salire, creando un ambiente molto più vasto.
«Ok, adesso cosa si fa? » domandò Steve.
«Vorrei connettermi a te. » disse il Catalizzatore a Olivia, il fratello si mise in mezzo rispondendo con un secco «No! » Quell'idea non gli piaceva a priori.
«Aspetta Steve »- rispose lei e chiese - «Perché avresti bisogno di connetterti con me ?»
«Possiedi tecnologia dei razziatori attiva nel tuo corpo. Voglio connettermi a te per capire, John Shepard ha dimostrato che la soluzione che avevo trovato era insufficiente. Desidero valutare come la convivenza tra organici e sintetici sia proseguita in questo ciclo, solo dopo deciderò come intervenire. Dal risultato, potrei anche agire contro di voi. »
Olivia diede il suo consenso, la convivenza con i geth funzionava e non vedeva niente che potesse portare a una decisione contraria.
Suo fratello non condivideva la sua scelta e disse «Io non sono d’accordo, potrei ordinarti di non farlo. »
«Sono uno s.p.e.t.t.r.o. »
«Che io sia al comando non conta niente, fai pure come vuoi, sei stata tu a volere che lo fossi. Fanculo, capisco perché l’Alleanza proibisce di avere parenti nello stesso reparto. » commentò veramente seccato e le diede di spalle.
«Ha ragione signore, le faccio le scuse. Arrivati a questo punto, non avrebbe però senso esitare. Credo che avere il Catalizzatore schierato con noi sarebbe di enorme aiuto. » dichiarò piazzandosi davanti a lui, assolutamente seria.
«Cos'è, uno scherzo? »
«No signore, lei ha ragione. Per il fatto di essere parenti ho agito in modo sbagliato, senza tenere conto della gerarchia di comando. Ripeto, le faccio le mie scuse e le chiedo di decidere. »
Lui si voltò verso il catalizzatore « Quanto è pericoloso per lei? »
«Non lo è. »
«Siamo sicuri? »
«Sì. »
«Fallò! » disse a Olivia e rivolgendosi ancora all’IA «Se le succede qualcosa, ti ammazzo. »
«Molto bene. » rispose, Steve non capì se stava dicendo a lui o a sua sorella «Ho solo bisogno di toccarti le mani. » Olivia strinse in tranquillità quelle del Catalizzatore.
Tanta naturalezza che IA valutò strana, difficile da comprendere. «Incominciamo. » annunciò.
Olivia si sentì come trasportare altrove, come afferrata e spostata di continuo. Quando la sensazione svanì riaprì gli occhi, con un certo sollievo vide che non si era assolutamente mossa.
«Hai ottenuto quello che cercavi? » chiese all’IA.
«Si, ho trovato dei fattori di rischio per questo ciclo che vanno rimossi. I miei creatori, gli Xalielt e io. »
«Aspetta, i Xa….cosa? Perché tu saresti un rischio? »
«Xalielt, la razza a cui avete affibbiato il nomignolo di grigi. Originari anche loro del pianeta conosciuto in questo ciclo come Terra, sono esistiti circa cinquecento cicli fa. »
« Tanto tempo fa…. possiamo continuare a chiamarli grigi? Non so nemmeno come si pronunci un simile nome. » disse Steve.
Il Catalizzatore gli si avvicinò toccandogli l’armatura « Fatto, ho messo una protezione contro il segnale dei Leviatani. Non tornerai più sotto il loro controllo, neanche se ti dovessi nuovamente avvicinare ai generatori di eezo 19. »
« Bene a sapersi… »
« Ho programmato il segnale perché si trasmetta per contatto. » spiegò il catalizzatore.
« Come diavolo è possibile? » domandò lui.
« Vuoi davvero saperlo? »
« No, mi basta che funzioni. »
« Chiunque toccherai sarà liberato dal segnale, tornerà normale e ne sarà immune. Potrete riutilizzare la tecnologia dei razziatori per potenziarvi, questo vi permetterà di avvicinarvi ai reattori attivi e disattivarli con una certa sicurezza. »
Lui ci rifletté un attimo, la biotecnologia in corpo l’avevano solo poche persone sulla Cittadella ed escludendo sua sorella «Vuoi dire che posso riportare alla normalità, i soldati IDG che i miei hanno portato al sicuro? »
«Si. »
Quella risposta lo entusiasmò, ma il sorriso scomparve subito «Per quelli che sono ancora sotto il loro controllo? »
«Dalle mie informazioni sono morti. I loro corpi sono stati riassemblati, perfino ricreati dopo aver ricevuto delle ferite. Tra loro non c’è nessuno che si possa definire “vivo”. »
Quelle parole gli fecero sentire un nodo alla gola in gola, era freddo e distaccato, ma quelli erano stati i suoi soldati. Non riusciva a evitare i sensi di colpa, per quasi i duemila uomini che aveva perso.
« Capisco. » si limitò a dire «Se abbiamo finito, è ora di tornare indietro. »
«No, andrai tu solo. »- Mosse un braccio facendo aprire un passaggio in mezzo alle pareti «Questa via ti condurrà senza problemi a destinazione.»
«Solo? » domandò ancora lui.
«Vuoi che venga per tenerti per mano.» chiese provocatoria Olivia.
«Divertente. »- rispose il fratello che si rivolse un ultima volta al Catalizzatore -«Dimmi una cosa dio-computer, come sai dei miei uomini, dei nuclei a eezo 19, della situazione in generale se come ci hai detto, devi recuperare le tue funzioni? E perché hai le sembianze di un bambino? »
«Quando sono stato disattivato l’avatar con cui mi ero mostrato a John Shepard era questo, alla mia riattivazione le impostazioni sono rimaste le medesime. Posso cambiarle se è un problema. L’ho assunta solo perché questa figura era rimasta distinta nella sua mente. »
«Nessun problema, ero solo curioso. Per l’altra domanda? »
«Ho visto tutti i ricordi della figlia di Shepard, scaricandoli in me e vivendoli in prima persona. Ho compreso molte cose, ottenuto le informazioni che volevo. »
Olivia lo guardava allibita, a un evento simile non aveva proprio pensato.
«Anche quelli sessuali? » chiese Steve.
«Certo. » Fu la risposta e Steve si allontanò ridendo.
Lei sentiva di aver battuto qualsiasi traguardo di vergogna, non riusciva a guardare in faccia Dasha. Non voleva vedere il suo sorriso divertito.
 
«Un progetto interessante. » dichiarò il Catalizzatore osservando Isabella. Comparvero due copie di lui che si mossero verso i pannelli della stanza.
«Cosa? » domandò Olivia ancora incredula.
«Sono parti di me, ripristineranno alcuni dei sistemi base. » spiegò l’avanzata intelligenza artificiale.
Una barriera energetica avvolse Isabella che si trovò sospesa a mezz'aria. Lottava per uscire ma le sue tecniche biotiche erano inutili.
I proiettili attraversarono inutilmente il corpo di energia del Catalizzatore, Dasha imprecò per qualcosa che trovava scorretto.
«Non ho intenzioni di farle del male. » - disse lui - «Vi aiuterò, ma abbiamo tempo. E’ affascinante che una civiltà così giovane abbia sviluppato un progetto così raffinato. »
Dasha e Olivia si guardarono senza capire, «Di cosa parli? » chiese la s.p.e.t.t.r.o.
«Di lei. » - rispose indicando Isabella - «L’ho analizzata guardandola, volevo solo un esame più approfondito per fugare ogni dubbio. »
Nel frattempo la diretta interessata tirava pugni alla barriera senza risultati, aveva riposto le spade troppo grandi e inadatte in quello spazio angusto.
« Cosa avresti fatto “guardandola”? » domandò Olivia.
«Ho esaminato il suo DNA. »
«Con uno sguardo? »
«Sì. »
«Sentiamo. » dichiarò Dasha curiosa.
«Un progetto piuttosto avanzato sull'evoluzione dell’essere umano, o comunque sul modo di indirizzarla. Volete una spiegazione? »
Le due donne annuirono.
«Ha capacità biotiche e fisiche superiori a qualsiasi essere umano, stranamente non intellettive. Queste dovevano essere latenti, sono presenti diversi interventi a livello genetico, conferendogli ugualmente doti sopra la media. Il suo DNA è stato manipolato con l’eezo 19 per risvegliarle. »
«Un attimo… » - disse Olivia - «Sappiamo che Isabella, in gioventù, è stata esposta all’eezo 19 per farne un’arma per Cerberus. »
«Vero ma in un secondo momento, dai segni rimasti posso dire lo scopo dei diversi interventi che si sono succeduti. Nella storia degli esseri viventi, la natura compie scelte, alcuni geni si attivano altri sono repressi, questo causa inevitabilmente mutazioni, errori genetici per lo più silenti che si trasmettono a ogni generazioni. La natura ha elaborato meccanismi per correggere e compensare questi errori. Eezo 19 attiva ogni singola mutazione nel DNA dell’individuo prima di distruggerlo, portando a quello che la tua specie chiama tumore. L’effetto minimo è la comparsa di un enorme di tumore diversi in contemporanea. La prima somministrazione di eezo 19 deve essere avvenuta a un’età non superiore i due anni, il fatto che sia viva la rende straordinaria.»
«In che modo?» chiese Dasha.
«Il suo DNA presenta un basso numero di mutazioni rispetto alla media, ma a fare la differenza sono state le capacità del suo organismo di correggere i danni al suo patrimonio genetico. Queste sono almeno cento volte più forti del normale. Stabilito che poteva sopravvivere, sono cominciate le operazioni.»
«Perché testare il suo DNA con eezo 19?» domandò Olivia.
«Per gli interventi genetici che sono venuti dopo, il suo codice genetico presenta delle cicatrici. Sono state procedure molto invasive, normalmente chiunque sarebbe morto e loro volevano la prova che potesse sopravvivere. Chi operava ha potenziato tutte le sue doti fisiche, quello che era latente in lei si è risvegliato. Non solo cose come forza e agilità, ma anche resistenza alle malattie e fecondità. Possiamo definirla come la massima espressione del potenziale genetico della razza umana. Chi ha operato questi cambiamenti ha dimostrato abilità, se avesse voluto portare all'estremo ogni cosa, avrebbe ottenuto sicuramente un individuo più potente, ma dubito che il risultato lo avremmo potuto definire ancora Homo Sapiens. »
Dasha aveva sentito qualcosa che voleva approfondire «Cosa c’entra la sua fecondità? »
«Ha un’elevata fertilità, non c’è dubbio che un rapporto sessuale nel suo periodo la metterebbe incinta e quasi certamente non di un solo feto. I suoi tre cloni lo dimostrano. »
«Come sai di loro? » chiese Dasha, nel suo tono c’era un che di minaccioso.
«Mi sono reinserito nei canali esterni della Cittadella qualche minuto fa, ho cercato informazioni su Isabella accedendo agli archivi delle maggiori potenze di questo ciclo e ovviamente al server centrale della sua compagnia. »
Dasha sentì un brivido lunga la schiena. Se quell'essere avesse detto una parola di troppo con Olivia presente lei sarebbe fallita. Se l’avesse uccisa i guai non sarebbero stati minori. Cercò di rimanere calma, doveva riuscire a pilotare la conversazione.
Il Catalizzatore proseguì nel discorso: «Le capacità di quelle che definisci le tue figlie, sono naturali. Sono state trasmesse ai loro geni in modo normale, non inizialmente forzati a manifestarsi come in Isabella, soprattutto tutti questi caratteri sono dominanti. »
«Che cosa significa? »
«Se avranno figli, avranno le loro capacità fisiche e saranno portatori di eezo 19 e a loro volta saranno capaci di trasmetterle. Si potrebbe quasi parlare di una nuova specie di umani, una in grado di sostituire quella attuale tramite la semplice riproduzione. »
Olivia aveva ascoltato tutto, la possibilità di una nuova specie umana non la preoccupava ma che le figlie adottive di Dasha potessero generare altri portatori di eezo 19, con certezza assoluta era un problema. I governi erano già a conoscenza dei quattro portatori del raro isotopo esistenti, in segreto c’era una corsa su chi per primo avrebbe potuto schierare questi soldati.
Qualcosa che il Consiglio cercava di impedire, avere dei super biotici armati e addestrati avrebbe aumentato le tensioni fra le parti, appena qualcuno fosse riuscito a ottenere un risultato.
Per questo Noveria andava bene, essendo in una zona neutrale loro potevano vivere al sicuro. Hannah aveva costretto la Weaver a mandare le ragazze e Isabella alla Grissom, perché lì sarebbero potute essere studiate senza che si temesse per la loro vita.
L’ammiraglio sapeva fin troppo bene che per le “ragioni di stato” qualsiasi loro diritto sarebbe stato violato, se non si fosse provveduto al riguardo.
« Il programma che ha in testa invece è piuttosto rozzo, non mostra la stessa cura dei dettagli. » disse a un tratto il Catalizzatore.
«Il programma Phantom? E’ incompleto. » spiegò Olivia.
Notando l’interesse delle donne proseguì:
«Gli interventi cambiano, cicatrici diverse, per aumentare la sua potenza combattiva il 19 è iniettato direttamente nei suoi noduli di eezo, così il processo di trasformazione nell'isotopo ha inizio. Il programma è installato in seguito, questo ritardo spiega perché ha delle funzioni cerebrali superiori più sviluppate di quello che ci si aspetterebbe, se fosse stato impiantato prima, non sarebbe più intelligente di un primate. La sua funzione è potenziare le aree primitive del cervello, sopprimere le capacità cognitive più evolute per stimolarne i sensi e cancellarne la volontà. Una mente semplice spesso è la più forte. Gli esperimenti hanno adesso lo scopo di ottenere un soldato ubbidiente, privò della capacità di decidere per se stesso. »
«Nulla di strano che i sostenitori di Cerberus volessero un “super soldato” senza anima » asserì Olivia.
«Interessante. » disse il Catalizzatore.
«Cosa? »
«Sto visionando le cartelle cliniche del clone Alexya Weaver, ha sviluppato in un’età molto precoce la capacità di comprimere energia oscura. Quello che voi chiamate stadio “rosso”.»
«Cosa puoi dirci al riguardo?» domandò Olivia.
«Un biotico normale è come un secchio vuoto che si vuole riempire d’acqua, quando usa i poteri richiama energia oscura e il livello massimo corrisponde ad un secchio pieno. L’energia biotica richiamata oltre il limite, svanisce esattamente come l’acqua che straborda. L'eezo 19 invece comprime l’energia oscura che richiama nella sua forma sovreccitata. Nella sua configurazione normale abbiamo quella che la vostra gente chiama teoria dell’energia bianca, ovvero un enorme risucchio di energia oscura. Riescono ad accumularla più velocemente di quanto si disperda. Se i biotici abituali hanno un secchio, quelli con l’isotopo 19 hanno un idrante. Nella fase “rosso” questo cambia, l’energia oscura richiamata subisce una compressione, a seconda delle doti del biotico questa potrà essere compressa fino a un quinto, questo creerà nuovo spazio che potrà contenere altra energia che subirà a sua volta una compressione. La pressione esercitata farà si che l’energia possa sviluppare una forza molto maggiore, un attacco biotico lanciato a quelle condizioni sarà dieci volte più forte del normale. »
« Sì ma quella cosa che ho visto fare ad Isabella con i grigi? In più sembra poter consumare l’energia di qualsiasi attacco biotico? » volle informarsi Olivia.
In aria apparve un filmato risalente a quando i grigi avevano dato inizio all'assalto della Cittadella, Isabella teneva due di loro per il collo e si vedevano i loro corpi contorcersi e sparire in cenere come carta sul fuoco.
«Usando eezo 19 per raccogliere energia oscura quest’ultima presenta la traccia energetica caratteristica di questo isotopo. Una lunghezza d’onda a cui reagiscono le altre particelle di eezo che tendono a trasformarsi nel 19. Isabella non “consuma” l’energia degli altri biotici con cui viene a contatto, semplicemente la disperde trasformandola secondo la propria lunghezza d’onda. Le fiamme sono un effetto ottico di questo processo. Di sicuro questo provoca un dolore in qualsiasi essere vivente e per certo la morte per radiazioni se questo processo dovesse proseguire in maniera spontanea. Quello che è successo ai grigi è dovuto alla loro particolare anatomia, il fatto di avere eezo inserito nel proprio DNA. »
«Ma Isabella fa anche altro, sembra che a volte l’energia prenda forma solida attorno a lei. »
Un altro filmato, sembra Isabella nelle condizioni descritte da Olivia.
«Cristallizzazione » - disse il Catalizzatore - « Quella che vedete è energia oscura compressa. Anche con l'eezo 19 l’energia è dispersa, quando il biotico ha raggiunto il suo limite, ma non quando è compressa. Allo stadio “rosso” il biotico continua a richiamare energia, a comprimerla, ma questa non ha più posto allora si depositerà sul biotico stesso, i cui poteri attivi funzionano come una calamita. Questo succede per milioni di particelle. E’ stupefacente che formino su di lei un’armatura e non una massa casuale, è segno che ha un controllo perfetto sui poteri. Sarà interessante quando le figlie raggiungeranno questo livello. »
«Perché l’hai fatto? » domando Olivia.
«Cosa? »
«Prima le hai definite cloni, adesso figlie. »
«Ritengo che il termine sia più corretto, ora che ho finito di analizzare il loro DNA. »
«Perché ? » volle sapere Dasha.
«Non sono cloni di lei, anche se è il suo materiale genetico che è stato usato. Il codice genetico di ciascuna, presenta una differenza del 0,1% rispetto a quello di Isabella. Ognuna su geni diversi »
«Non mi sembra molto come differenza. » commentò Olivia.
«Non lo è neanche quella tra uomo e scimmia. Vedo tracce di interventi genetici, negli archivi dell’Alleanza ci sono riferimenti a un operazione simile di manipolazione. Questa donna, ha subito un trattamento analogo. » - apparve un ologramma di Miranda Lawson - « In più il loro DNA proviene dagli ovuli di Isabella, gli interventi al suo genoma e apparato riproduttivo servivano a far si che le qualità genetiche espresse artificialmente si trasmettessero naturalmente ai suoi eredi. Questo richiedeva un gran numero di ovuli su cui sperimentare, per questo hanno migliorato la sua fecondità. Direi che sono stati prelevati da lei non meno di duecento ovuli in un lasso di tempo durato diversi anni.  Non le avrà partorite secondo la biologia della vostra specie ma il risultato non cambia. »
Quella notizia rattristò un po’ Dasha, Isabella era sempre stata trattata dalle ragazze come una sorta di sorella maggiore. Si sentì un po’ fuori posto e alzò lo sguardo sulla Phantom ancora imprigionata a mezz'aria. Rimase leggermente incredula vedendola, forse aveva capito di non essere in pericolo e si era calmata, ma non comprendeva perché avesse uno sguardo beato.
“ Cosa le prende? “ pensò la Weaver.
«Adesso non capisco » - commentò Olivia - « se l’eezo 19 è cosi potente perché i grigi non l’hanno sfruttato? »
«Il 19 è tanto potente quanto instabile, più lo diventa maggiore è l’energia che libera. Per combattere i grigi avete adottato motori e armi che lo usano, ma di bassa qualità e la tecnologia che impiegate presenta molte lacune. Allo stato attuale un motore a eezo normale ha una resa migliore. Questi difetti vi salvano, a queste condizioni non potrà mai andare fuori controllo nel breve periodo. Per i grigi è la stessa cosa, se avessero basato la loro tecnologia sul 19 puro inevitabilmente sarebbe andata fuori controllo, invece cosi hanno il perfetto controllo dell’eezo che alimenta la loro tecnologia. »
Lei non capiva e nervosa chiese:
«I razziatori avevano eezo 19 puro nei loro nuclei, lo so bene perché la mia nave ha quello prelevato direttamente dall’Araldo. Anche Isabella, ma non mi sembra che stia per esplodere!. »
«I Razziatori non erano solo macchine. Un essere vivente biotico ha un rapporto diverso con esso. Una mente che non vacilla, una perfetta interazione tra mente e corpo, dovrebbe stabilizzare l’eezo allo stadio rosso. Per questo le aree ancestrali del cervello di Isabella sono state sviluppate. Una mente semplice spesso è la più forte. In una macchina, il 19, è destinato ad andare sempre fuori controllo se  …. ho finito. » Disse a un tratto, interrompendosi.
Le sue copie si ricongiunsero a lui svanendo: «Conosco il piano dei grigi, notevole. »
«Se hai finito di elogiarli. » borbottò Dasha.
«Useranno i portali come bombe sporche, hanno già incominciato ad assorbire energia oscura, raggiunto il limite la rilasceranno tutti assieme ma senza esplodere garantendo l’incolumità dei pianeti. Il risultato sarà un avvelenamento per radiazioni che coinvolgerà tutta la galassia, uccidendo il 99,9% delle forme di vita e mettendo fuori uso i portali. I grigi non ne hanno bisogno per spostarsi e non ci sarà più nessuno che possa opporsi. »
Dasha e Olivia si ammutolirono, il Catalizzatore le aveva appena informate del genocidio dell’intera galassia. Persino peggiore di quello dei razziatori, che non distruggevano le civiltà pre-spaziali.
«Non li puoi fermare? Non comandi tutta la Cittadella e i portali da qui? » domandò Olivia.
«Di norma si, sto riacquistando i controlli ma richiede tempo. Non è detto che ci riesca prima che loro completino il loro piano. Per questo i grigi mi volevano, con me avrebbero attuato tutto questo mesi prima. Ma lo schianto del loro Crucibolo sulla Cittadella causato da tuo padre, e la mia fuga, hanno rallentato tutto…rilevo una grande flotta di navi in arrivo. »
«Finalmente arrivano i nostri. » commentò Dasha.
«Andiamo!! » urlò Olivia.
«No, mi servite qui. » affermò il Catalizzatore.
«Perché ci stai aiutando? Mio padre ti ha distrutto in passato. »
« Mi dai emozioni che non provo, non odio Shepard per averlo fatto. Ha solo compiuto una scelta com'era suo dovere. Il mio era trovare una soluzione alle continue lotte tra organici e sintetici, in questo ciclo la coesistenza pacifica è realtà. Il mio fine ultimo è mantenerla, eliminando quello che può minacciarla. Sto eseguendo la mia programmazione e scopo originari. »
«Dobbiamo davvero stare qui mentre fuori i nostri compagni combattono?! » Insistette la figlia di Shepard.
«Voi si… » disse e la gabbia di Isabella scomparve, il phantom ricadde a terra con estrema eleganza sfruttando i suoi poteri. Menò un paio di fendenti contro il Catalizzatore, inutilmente. Nemmeno lei poteva colpire l’intangibile.
La figura dell’IA brillò un istante, non fece altro, a Isabella caddero le spade e per poco anche lei a causa di un violento capogiro. Dasha la sorresse.
Isabella alzò il capo, sbatté le palpebre un paio di volte e guardò verso di lei. « E’ sparito! » annunciò incredula.
«Cosa? » domandò Dasha.
«Tutto…non ho dolori, sto parlando e non ho dolori! » mormorò esultante e baciò Dasha sull'onda del trasporto, che sentì la lingua di lei fino alle tonsille.
«Lei dovrebbe essere un aiuto più che sufficiente. »
«Cosa hai fatto? » domandò Olivia.
«Ho agito sul programma phantom della sua mente, funziona come prima, ho cancellato la parte riguardante il controllo mentale. »
«Anche i suoi istinti omicidi? » le bastò guardare il phantom per avere la risposta « No, mi sa di no. » disse vista la pessima occhiata che le stava rivolgendo.
« Quelli sono impulsi naturali del soggetto. » aggiunse IA, ma quello Olivia l’aveva capito.
« Dasha è mia, non ti metterai in mezzo, non prenderai il posto che occupo io! » le due donne la fissarono interdette, un attacco di gelosia da parte di lei proprio non se lo aspettavano.
Olivia stava per dire qualcosa ma Dasha la zittì alzando una mano, prese Isabella per la nuca senza la minima delicatezza le strattonò la testa all'indietro, il gesto le fece dischiudere le labbra e la baciò come lei era stata baciata prima. Nel farlo l’abbracciò, sentiva il corpo di lei fremere.
« Bene, ti sei tranquillizzata? » domandò Dasha, Isabella annuì facendo scrocchiare le labbra un paio di volte, avvertendo ancora il sapore di lei in bocca.
« Ti senti bene? Qualsiasi cosa ti abbia fatto questa specie di IA sotto steroidi »
« Si. »
La lasciò, la girò verso l’uscita e le diede una pacca sul culo « Raggiungi Steve, dai una mano, i nostri nemici sono solo i grigi. Agisci come meglio credi. »
Isabella fece qualche passo incerto in avanti, si voltò indietro a guardarla, annuì per essere sicura di aver beninteso. Poteva uccidere solo i grigi, ma era libera di fare come preferiva. Fissò preoccupata Olivia un ultima volta, si mise il casco in testa e svanì in un trasporto di fase.
«Isabella che parla, qualcosa a cui bisogna abituarsi. »- disse fra se e domandò al Catalizzatore- « Quello che hai fatto, la resa più forte? »
«In teoria no, ho solo disattivato le funzioni del programma che le provocavano violenti mal di testa. Fino ad ora la sua mente ha sempre percepito un continuo dolore. In parte, dovuto anche a un malfunzionamento dovuto alla sua incompletezza. »
Olivia rimase in silenzio non del tutto convinta ma ormai era fatta e chiese all’IA «Adesso noi che facciamo? »
«Devo analizzare dei dati. » asserì il Catalizzatore, assunse un'aria assorta. Qualcosa ancora non gli era chiaro, l’esplosione che volevano indurre nei portali avrebbe ucciso ogni forma di vita superiore, grigi compresi. Aveva analizzato i loro corpi, tramite miliardi di sensori sparsi sulla Cittadella e accedendo ai file del Consiglio e di ogni altro governo. Oltre a quello altre due cose non gli tornavano: l’ eezo presente nel DNA dei grigi che non era presente quando furono mietuti dai Razziatori, aveva difficoltà a ipotizzare quale cambiamento, naturale o no che fosse, avrebbe potuto indurlo e le ragioni. L’altra cosa era un'accumulo di energia oscura sulla stazione principale del nemico. Ogni portale non stava solo raccogliendo energia ma anche trasferendone una frazione.
Doveva scoprire il perché entrando nella base del nemico, per farlo avrebbe avuto bisogno dell’aiuto di quelle due umane. Nel frattempo c’era altro che poteva fare.
«Trasferirò a voi i comandi dei portali, man mano che ne riacquisterò il controllo. Avere un solo luogo da cui è possibile controllarli è un pericolo per questo ciclo, fornirò i comandi a ogni governo. Utilizzerò i server centrali della Noveria Corps per trasferire più velocemente le informazioni, visto il maggior grado di compatibilità tecnologico. »
“Compatibilità tecnologica?” pensò Olivia, le fece sorgere un dubbio. Si voltò verso Dasha ed ebbe conferma di ogni cosa « Hai usato tecnologia dei Razziatori! » affermò, a un metro da lei la Weaver le puntava un'arma. A quella distanza non c’era possibilità che sbagliasse.
Su Noveria il 70% del personale arrivava dai Sistemi Terminus, nelle sedi distaccate era del 40% in media, Divisione N raggiungeva il 90 %. Il perché di questa scelta era semplice, molti non avevano niente. La compagnia li aveva assunti dando a ciascuno quello che voleva, qualcosa di intoccabile. Come un moderno diavolo, che in cambio dell’anima concedeva qualsiasi cosa.
Quando il Catalizzatore aveva detto quella frase, Dasha Weaver aveva sperimentato la forza di questo legame imposto ai suoi dipendenti. La paura di perdere qualcosa di irrinunciabile.
Lei sarebbe tornata su Noveria, con Isabella e le ragazze a guerra finita e li avrebbero vissute felici e contente, doveva solo zittire Olivia e il suo sogno sarebbe diventato realtà.
Avrebbe riso di se stessa, per questo legame che si era imposta da sola. Cadeva vittima della stessa strategia che usava con altri.
Poteva farlo, erano sole. Olivia W. Shepard sarebbe morta per mano del nemico e tutti l’avrebbero pianta. Nessun testimone per contraddirla.
«Che intenzioni hai? » domandò Olivia.
«Ucciderti, impedirti di farmi rinunciare al mio "sogno". Porterò a termine questa missione da sola, non farò vincere i grigi. »
«Perché? »
«Sei onesta, qualcuno che non posso corrompere. Questo in fondo è il vero problema, se lo fossi sarebbe tutto più semplice. Hai capito cosa nascondo sotto Caninea, magari non di preciso ma l’idea generale è esatta, ho usato tecnologia dei razziatori.»
« Se dovessi indovinare il suo utilizzo, dal poco che so, direi spionaggio. » affermò sicura Olivia.
« Niente che non facciano le altre aziende. » ribadì Dasha.
« Loro non usano tecnologia proibita. »
« Non sanno osare. Ma non è solo questo, ti ho visto parlottare con Steve, indovino l’argomento: Isabella e il massacro al casinò Putin. Non ci riesci a passare sopra. »
«Ha fatto un massacro, sono stati assassinati uomini, donne e perfino dei bambini che alloggiavano nel hotel del casinò. » dichiarò Olivia.
A quelle parole Dasha mostrò una fredda indifferenza «Quindi? Ci sono sempre dei massacri per la galassia, basterebbe lasciare correre. Il Consiglio l’ha fatto, non hanno detto niente, questa è la prova che sono al corrente di tutto. Se necessario so di poterli comprare, loro e gli altri, ma non mi perdoneranno se scoprono cosa nascondo. Se tu gli informassi perderei la compagnia, Isabella e le mie figlie, mi stai già rubando Alexya. » l’ultima frase fu quella che la stupì di più.
« Catalizzatore …»-disse Olivia ignorando Dasha-«…puoi accedere ai file degli s.p.e.t.t.r.i e creare il documento che voglio chiederti? »
« Certo, però sottolineo l’inutilità di questo discorso. Quanto accade nella galassia rende ogni discorso sulla Noveria Corps privo di ogni importanza. » commentò l’ologramma.
«Questione di prospettive. Crea un documento in cui sia riportato che la Noveria Corps ha creato un computer basato sulla tecnologia dei razziatori dietro mia supervisione e con il mio assenso. » dichiarò Olivia.
« Per quale motivo dovresti farlo? » chiese Dasha.
« A guerra terminata dovrai consegnare quello che nascondi ei progetti, sicuramente ci saranno altri provvedimenti, impossibile dire quali. È un trucco che non convincerà nessuno, ma tutti avranno convenienza nel crederci. Come hai detto lo spionaggio industriale tra aziende è normale, se non diviene pubblico governi e Consiglio non intervengono. Questa cosa che hai creato adesso ci torna utile, non voglio fare l’ipocrita ma neanche voltarmi dall’altra parte solo per convenienza. Se ti eliminassi un sacco di gente sarebbe infelice, su Noveria ti adorano e Alexya, Diana e Trish sarebbero infelici. Non ci siamo affrontate a Caninea è merito delle tue figlie, sono in debito e con questo le ripago. Spero che rifletterai sul fatto che faccio questo per loro, è solo per questo che ti offro una possibilità. Se vuoi fare loro da genitore, non puoi fare niente che metta a rischio la loro felicità. Questo non risolverà la questione di Isabella. »  
Dasha abbassò il capo e l’arma, era stata sconfitta. Era un buon contratto, Olivia stava rivoltando contro di lei la paura di perdere qualcosa di insostituibile con cui gestiva i suoi dipendenti. Inutile negare l’evidenza, si era sentita invincibile, aveva osato ed era stata scoperta, le risultava difficile credere che non avrebbe fatto neanche un giorno di galera. Non le sembrò un gran problema, pagando probabilmente l’avrebbe evitata o almeno ottenuto la minor pena prevista.
L’importante era evitarla per Isabella, l’essere rinchiusa l’avrebbe nociuto molto più che a lei.
Guardò Olivia, si erano affrontate e misurate ad ogni loro incontro. Aveva fatto bene a sceglierla come tutrice delle sue figlie, se fosse successo qualcosa a lei e ad Isabella.
« Facciamo come vuoi. Ti chiedo di evitare la prigione per Isabella, non può essere rinchiusa.»
« Non posso darti garanzie. »
« Devo dire di essere sorpresa, credevo che tu difendessi la giustizia ad ogni costo. » asserì Dasha.
« No, difendo le persone e solo dopo la giustizia. Non ho mai creduta in quella assoluta, ottenuta ad ogni costo. » spiegò Olivia.


*****


Steve si lanciò al suolo strisciando fin dietro a un riparo, dappertutto si sparava. Imprecò bellamente, proprio quando sembrava che le cose stessero andando per il meglio, dopo che era rientrato al nascondiglio della resistenza, data una rapida spiegazione ai suoi e liberato con un semplice tocco, come da istruzioni del Catalizzatore, i suoi cento uomini che la resistenza aveva catturato e portato dove il segnale dei Leviatani non poteva raggiungerli.
«Forse non conta molto signore, ma sono fiera di lei. Mi scuso di averla mal giudicata. » disse Sioux avvicinandolo.
«Non devi, si è presentata l’occasione e l’ho sfruttata, non era previsto. »
«Signore, vada al diavolo. Quando qualcuno le fa un complimento stia zitto, lo accetti e smetta di farsi “seghe” mentali sul fatto di esserselo meritato o no. »
Lui rimase un attimo interdetto e un « Ok. » fu la sola risposta. Fu allora che le sentinelle diedero l’allarme, gli IDG si stavano avvicinando e non a caso, avevano circondato la zona inizialmente infilandosi nei tunnel sotterranei subito dopo. Costringendo la resistenza ad uscire, come tanti ratti portati allo scoperto.
Circondati in mezzo a dalle macerie, lì si trovava in quel momento.
« Sioux! Rapporto! Ci siamo tutti? » urlò al comunicatore
« Sissignore, centouno soldati tutti presenti. Hanno fatto in tempo a prendere armi e munizioni, ma sono confusi, non sanno che succede. »
« Ok, chi ci spara non sono i nostri compagni. Stanno usando i loro corpi e sono morti, sparate senza esitazione. Fuoco! Fuoco! Fuoco! » e sparò, al suono della sua arma fecero eco altre cento. Provò un piccolo piacere a vedere i suoi ordini eseguiti.
Subito fu chiaro che non sarebbe bastato, i soldati nemici si rialzavano e la cosa era inquietante anche solo a vedersi. La linea di difesa cominciò a vacillare.
« Asiria mi senti? Com’è la situazione dal tuo lato? »
« Male, ma un aiuto sarebbe gradito. »
« Da qui non vediamo i reattori, ma non devono essere lontani se i soldati sono qui. L’armatura segnala un aumento progressivo delle radiazioni. Se la resistenza non se ne va subito, moriranno adesso per i nemici o più tardi per avvelenamento. Lancerò i miei cento soldati dove le radiazioni sono più alte e dovrebbero esserci i reattori, questo dovrebbe attirare la loro attenzione, sfruttate l’occasione per aprirvi un varco. »
« Sei pazzo! »
« È l’unico modo, la nostra biotecnologia è attiva, possiamo sopravvivere alle radiazioni meglio di altri. Pronti a correre appena attacchiamo! » chiuse il canale. Non voleva sentire nessuno, non aveva avuto il coraggio di parlare un’ultima volta con i suoi. Per questo aveva contatto l’amica.
Stava per dare il segnale, un sibilo si udì sul campo di battaglia. Dalle retrovie vide i nemici attaccati da qualcosa che si faceva largo nello schieramento. Il suono crebbe all’avvicinarsi dell’aggressore, vide il corpo di un nemico dividersi in due parti, e queste quasi esplodere in decine di frammenti. Non vi era traccia dell’aggressore.
Un’ombra e quel sibilo lo fecero voltare, in cima al riparo a cui si era messo Isabella lo fissava. . “Il sibilo di spade in cui si dica siano rinchiusi dei demoni” pensò, ricordando quella cena a casa sua.
Riaprì la comunicazione con Asiria « Mi senti? »
« Si, dimmi che ci hai ripensato. »
« Isabella è qui. A tutti i soldati IDG ai miei ordini, ci lanceremo all’attacco, il nostro obiettivo sono i reattori. Stando alle letture sono circa settecento metri sulla destra, rispetto alla mia posizione. Il nemico ci supera di dieci a uno, sarà una corsa signori, chi cade o rimane indietro non avrà nessun aiuto. Dobbiamo disattivare il segnale che trasmettono, siamo gli unici che possono avvicinarsi. Qualcuno ci aprirà la strada, il resto tocca a noi. »- disse questo fissando Isabella- « Spero che tu sia qui per darci una mano. »
« Dasha ha detto che posso fare come voglio. »
Trovò strano che parlasse quando normalmente avrebbe annuito, ma non ci perse tempo « Nessuno ti trattiene. »
Molti soldati avvertirono una strana sensazione, come se la morte li avesse sfiorati senza toccarli in quel campo di battaglia.
Isabella mostrava il predatore che era. Le sue due katane, Nebbia del Caos quella lunga e Fuoco della distruzione la corta, vibravano per la tanta energia oscura di cui le stava colmando.
Facendo davvero pensare che l’antico rituale fosse davvero riuscito a catturare dei demoni e a rinchiuderli al loro interno. Creando spade che avrebbero ucciso qualsiasi utilizzatore si fosse dimostrato indegno.
Scomparve, riapparve davanti a un nemico, un fendente con Nebbia dal Caos lo tranciò in due ma il corpo si disperse in diversi pezzi per l’energia rilasciata nell'attacco.
Svanì e riapparve prima che l’ultimo di quei frammenti toccasse il suolo. Colpì di spalle, dall'alto trapassò il cranio di quello che doveva essere stato un Krogan squartandone il corpo. Fuoco della Distruzione penetrò senza problemi, la sua minor lunghezza la rendeva perfetta per attacchi di pura potenza.
Steve, con i suoi, corse fuori dai ripari sparando senza risparmiare colpi non avendo motivo per farlo: riuscivano o sarebbero morti.
Attorno a loro Isabella faceva strage, troppo veloce e rapida per le reazioni di quei mostri mossi dalla biotecnologia. Usando ogni tecnica biotica e arma a sua disposizione.
« Chi cavolo è quella? » chiesero alcuni soldati.
« Tacete e correte! » Ordinò Steve. Dietro un crinale, formatosi dal crollo di alcuni palazzi, videro i tre reattori, distanti fra loro un cinquantina di metri.
« Un terzo degli uomini con me, un altro con Sioux, il rimanente con… Meet » disse leggendo la targhetta di un salarian con i gradi di sergente. « Andiamo! » gridò e scesero lungo il crinale separandosi, mentre le radiazioni salivano a livelli letali.
Isabella era irritata, i nemici che aveva abbattuto ricombinavano i propri corpi tornando in vita. Quello che lei uccideva doveva rimanere morto, qualsiasi altra ipotesi era un affronto personale.
In più quegli esseri non erano intimoriti da lei, non avevano avuto nessun tipo di reazione. Ucciderli non era divertente.
Continuò a fare a pezzi i nemici senza trovare un modo di evitare la loro resurrezione, non vi era eezo coinvolto impedendo ai suoi poteri qualsiasi intervento al riguardo.
“Seccante” pensò da in cima a una collinetta formata da una cinquantina di corpi di nemici abbattuti. Sotto di lei poteva sentire e vedere i cadaveri agitarsi, a un tratto smise di percepirli.
Alzò lo sguardo e vide tre linee di fumo alzarsi in cielo.
« Spero di non fare mai più qualcosa di simile. » mormorò Steve, schiena appoggiata al reattore. Correre in mezzo a soldati morti che lo attaccavano era stato decisamente troppo in stile horror per lui.
Anche se erano nemici virtualmente immortali, si muovevano da schifo sul campo di battaglia a causa dei loro corpi ricostruiti e deformati.
Quando avevano affrontato nemici armati con razzi nucleari, i loro, si era sentito perduto, a dispetto di tutto però ci erano riusciti. Si ricordò della sua idea di lasciare al Consiglio il compito di occuparsi dei Leviatani, fece spallucce. Il messaggio ormai era stato inviato, poi nessuno avrebbe avuto da ridire perché aveva sconfitto il nemico.
Però i Leviatani non avevano mai attaccato la resistenza fino adesso, tranne scontri sporadici parevano avere altri obiettivi « Il Catalizzatore di sicuro. » mormorò fra se.
Loro lo trovavano e venivano attaccati, non poteva essere un caso anche se gli era sembrato fossero andati un po’ troppo sul sicuro nel trovare la loro base « Va beh. » disse alzandosi « Ne parlerò con i miei. »
Un braccio si mosse da solo, afferrandolo per una caviglia, urlò per spavento che fu tale da superare la paura spingendolo ad afferrarlo con forza, staccarlo e lanciarlo lontano
Tutti attorno a lui stavano urlando, attaccati dai resti di nemici che sarebbero dovuti essere sconfitti e questa volta in definitiva. «Che cazzo è? La resurrezione dei morti? » si domandava dove avessero sbagliato, il segnale dei reattori era certamente disattivo. “ Dove?” pensò
Il cumulo di cadaveri dove si trovava Isabella cominciò a muoversi, abbandonò la cima con un salto. Davanti a lei i corpi che aveva accumulato si riunivano in un unico essere mosso dalla biotecnologia.
Lei non batté ciglio, offesa nell'orgoglio. Inaccettabile che qualcosa uccisa da lei non rimanesse tale. Ovunque si riprese a combattere.


*****


Despoina, il solo pianeta conosciuto abitato dai Leviatani che dopo la guerra contro i Razziatori ritornarono nel loro impenetrabile isolamento.
Quando comparve la minaccia dei grigi diedero qualche avvertimento e informazione per poi zittirsi. Fino al messaggio ricevuto da Olivia W. Shepard, il Consiglio ignorava un loro coinvolgimento circa il fallimento del tentativo di riconquista della Cittadella da parte della prima reggimento IDG.
Ann Bryson attentamente scortata, venne introdotta in presenza del Consiglio. « Dottoressa Bryson, mi scuso per il fatto di ricorrere a lei ogni volta che si tratta dei Leviatani. » disse Bakara
« Lo stesso per me, ma questa potrebbe essere l’ultima volta. » aggiunse Tevos.
« Vi ringrazio Consiglieri, mi rendo conto che essendo l’unico contatto conosciuto con i Leviatani è una responsabilità. »
« È stata trattata bene fin qui, i suoi diritti sono stati rispettati? » chiese Chloe, come consigliera umana era suo dovere assicurarsi che i diritti dei suoi simili fossero rispettat.i
« Si conigliera, se desiderati contattare i Levitani vi dico subito che è davvero da molto tempo che non ricevo il minimo segnale. Ritengo che questo canale sia ormai chiuso. »
Tavos annuì « La ringrazio per la sua onestà, ma l’abbiamo voluta come prova sul posto per vedere se il piano funzionerà. Le guardie che la circondano sono qui per proteggere lei, ora le devo chiedere di lasciarsi ammanettare. »
« Io…non capisco. »
« Non le sarà fatto nessun male, è solo una misura precauzionale. Possiamo imporglielo, ma preferiremo avere la sua collaborazione. »
Bryson sospirò capendo di non avere veramente una scelta, almeno i Consiglieri le lasciavano una parvenza di libertà.
« Va bene. » disse e le guardie la ammanettarono.
Il Consiglio aveva indagato su Despoina, i Leviatani erano una minaccia, il settore era tenuto sotto stretta osservazione. Lo scopo era stabilire se quello era l’unico pianeta da loro abitato o no. Tutto faceva pensare che lo fosse.
Innumerevoli satelliti spia erano stati messi in orbita, sonde erano state lanciate nei suoi oceani senza trovare niente.
L’obiettivo finale era quello di stabilire una barriera di protezione per bloccare qualunque segnale di controllo in uscita, impedendo loro di agire al di fuori del pianeta. A questo progetto segreto venne dato il nome in codice di “Linea rossa”.
Un confine, se tutto avesse funzionato, che i Leviatani non sarebbero mai stati in grado di superare.
« Attivate la "Linea Rossa"! » ordinò Tevos.
Sull'orbita di Despoina, i satelliti mostrarono la loro vera natura attivando una barriera di dimensioni planetarie. Controllati, non distanti, da una stazione di osservazione non registrata e senza riconoscimenti.
« Esseri insignificanti! » urlò il Leviatano attraverso il corpo della Bryson che era in preda a delle fortissime contrazioni. Le guardie l’afferrarono, continuò ad urlare e contorcersi ma la voce si faceva sempre più debole. L’ultima traccia fu uno sguardo di odio.
Quando Ann si riebbe era ricoperta di sudore e annunciò ai Consiglieri « Il legame che avevo con loro si è rotto per sempre, non so come faccio a saperlo ma sento che è cosi. »
I Consiglieri annuirono fra loro soddisfatti, il confinamento dei Leviatani stava funzionando.
 
Dalla stazione orbitale di osservazione di Despoina, giunse una comunicazione al Consiglio. I leviatani non cessavano di lanciare attacchi con lo scopo di disattivare la tecnologia che li imprigionava. Il comandante, uno s.p.e.t.t.r.o. , richiedeva l’autorizzazione ad usare i due brucia pianeti di cui era fornita la base e uno dei motivo della sua segretezza. L’opinione pubblica avrebbe avuto da ridere, se si fosse saputo che il Consiglio usava armi messe al bando ben prima che i grigi apparissero.
Due brucia pianeti classe “Izietta”, prendevano il nome da una dea asari della vendetta, quella più potente capace di fondere la crosta di un pianeta e distruggere tutto per 2000 km furono lanciati dalla stazione. Avevano contromisure che li protessero, quando attraversarono il confine della linea rossa, entrando in contatto con i problematici attacchi dei Leviatani capaci di agire sul funzionamento di molte tecnologie.
Le due armi nucleari si separano, una si immerse nelle acque dell’emisfero boreale, l’altra di quello australe. Ognuna liberà un energia pari a 296.000 gigatoni. Onde di cinquanta metri si originarono, gli oceani furono sconvolti,
La loro esplosione fece risuonare e vibrare l’intero pianeta come fosse una campana, sottoponendolo a un maremoto planetario.
Il luogo dei due impatti non era stato scelto a caso, ma entrambi attentamente scelti in base alle informazioni geologiche ottenute analizzando il pianeta dallo spazio.
La risonanza era un fenomeno della fisica, dove un corpo subisce dei colpi generando delle vibrazioni di frequenza pari a quelle che subisce. Il risultato finale era la frantumazione del corpo.
Era quello che stava succedendo su Despoina, sebbene fosse impossibile distruggere il pianeta, questo stava lievemente tremando. Questo era il vero motivo per cui i brucia pianeti erano armi proibite, bastavano due di loro per innescare una reazione che avrebbe portato a un terremoto capace di far crollare ogni città su un pianeta. Non c’era modo di verificare quali danni avessero subito i Leviatani o la distruzione di siti importanti.
Si era scelto di colpire dove il pianeta avrebbe subito più danni, colpendo indirettamente i suoi abitanti.
Il Consiglio ebbe presto notizia che ogni attacco per superare la linea rossa era cessato, non si rilevava nessun tipo di attività.
«Grazie, continuate a monitorare la situazione e riferite ogni cambiamento. » disse Tevos al comandante della stazione. Finalmente l’ansia dei Consiglieri si allentò un poco, incerti che il piano avrebbe funzionato.
Ora non rimaneva che vincere la battaglia per la Cittadella. Qualsiasi cosa fosse successa da questo istante, era fuori dalla loro portata.
Le flotte si erano messe in movimento, dopo il rapporto del tenente Shepard, a minuti avrebbero varcato il portale «Possiamo riuscirci? » chiese Jerod.
«Dobbiamo avere fiducia in qui soldati e nell'ammiraglio. Quella donna è un guerriero. » dichiarò Bakara, Devos accanto a lei annuì.
«Il termine “mostro” mi sembra migliore. » affermò Jerod, agli altri consiglieri scappò una risatina. Quell'affermazione era in parte vera.
«In questa guerra abbiamo schierato dei veri "mostri", a cominciare da Isabella. Anche Olivia W. Shepard lo è, a modo suo. »
«La definizione eroe è senz’altro più appropriata per lei. » disse Chloe.
«Forse. »- asserì Tevos -«Abbiamo fornito il meglio che potevamo, adesso è tutto nelle mani dell’ammiraglio Hannah Shepard. »


*****


Pareva ci fossero riusciti, pensò Steve guardando i soldati controllati dai Leviatani inerti al suolo. In qualche modo che non conosceva, erano sopravvissuti.
Una luce in cielo attirò l’attenzione di tutti, il portale della Cittadella si era attivato e dal bagliore che emanava, non poteva trattarsi di una singola nave.
«Ci siamo. » disse Asiria affiancandolo «Devono essere le flotte. »
Lei guardò avanti, troppo sperare che la loro battaglia fosse passata inosservata. In lontananza segni di un grosso contingente in arrivo, di certo non amici.
Isabella affiancò Steve dall'altro lato, profondamente insoddisfatta della battaglia.
«Se avete qualche confessione da fare è il momento, presto potremmo essere morti. » suggerì lui.
«Avrei voluto provarci con Olivia, ma non né ho mai avuto il coraggio. Una volta l’ho baciata e avrei voluto metterci la lingua! »- dichiarò Asiria, accettando il suo suggerimento- « Caspita, mi sento davvero meglio. »
«Wow! » Fu l’unico commento di Steve, ammutolito da quella dichiarazione.
Parlò lui e disse «Finito qui, voglio invitare tutti gli amici e fare una grande grigliata. La facciamo da te Asiria, grigliata sulla spiaggia, pesce, sole e donne in costume. Vorrei sapere se almeno ho fatto un buon lavoro alla Grissom? Anche se per gli studenti ero qualcuno facile da prendere per il culo. »
«Il solito pessimista. » borbottò Asiria «Tu hai fatto un ottimo lavoro, sono sicura che lo pensino tutti. »
Isabella gli mostro una foto dicendo «Non sei un giocattolo. » Era la foto di una gita scolastica. Teneva Trish in spalle, Alexya e Diana lo stringevano ai fianchi. A fare la foto era stata proprio Isabella che aggiunse «Lo hai detto tu stesso “ Amici fino a quando non devo ucciderti”. »
Steve si sentì in imbarazzo per tutto e per niente. L’unica frase che riuscì a dirle fu « Non parlare, so che ti costa fatica. »
Lei però rispose «No, il dolore è scomparso. L’ologramma ha fatto qualcosa. »
I due la guardarono increduli, alla fine fu Asiria a chiedere «Allora, super phantom psicopatico qualche rimpianto da dichiarare? »
«Ti ho affrontato e respiri asari, questo è un’offesa. Dasha crede che uccidere membri della squadra di Olivia le creerebbe problemi. Ringraziala di questo. Inoltre, se ti uccidessi Steve non vorrebbe più giocare con me.»
Steve e Asiria si cambiarono un’occhiata e tossirono, lui con molti più dubbi di lei.
« Qualcos'altro? » aggiunse Asiria.
«Voglio essere invitata, nessuno mi ha mai invitato e non ho mai fatto una grigliata. » disse guardando Steve.
Il viso di Isabella era celato dal casco, ma intuì che un “no” non sarebbe stato accettato.
«Faremo una grigliata a casa di Asiria, vuoi venire? » domandò lui.
«Devo chiedere a Dasha. »
Asiria e Steve sorrisero, ma Isabella sembrava soddisfatta.
«Tutto ok, figliolo? » chiese suo padre avvicinandosi, con lui Ashley, Garrus, Miranda, Grunt, IDA e perfino Joker feriti, doloranti ma vivi. Lui annuì.
I suoi cento uomini lo raggiunsero e Meet chiese «Comandante, chi è questa tizia con armatura da phantom? È dei nostri? Abbiamo difficoltà a fidarci di qualcuno con indosso un’armatura delle truppe di Cerberus » I superstiti IDG lo guardavano curiosi.
«È dei nostri, nome in codice…ehm…Azzardo. » Disse improvvisando, poi guardò in cielo. La battaglia era cominciata.
   
 
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