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Autore: LyraB    10/05/2009    5 recensioni
Per salvare Narnia non basterà recuperare il Calice della Creazione: bisognerà distinguere gli amici dai nemici, scoprire di chi ci si può fidare, affrontare i propri sentimenti e sconfiggere le proprie paure... anche quelle inconfessabili.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Peter Pevensie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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schiava
Una schiava vestita da principessa

Fui svegliata bruscamente da una mano secca e fredda sulla mia spalla.
- Svegliati e vestiti, il principe sarà qui tra poco. -
- Io non mi vesto. -
- Allora lo farà Maya per te. - Disse una voce cupa alle mie spalle.
Mi voltai e vidi Lexander, vestito di nero e con un lungo mantello color porpora sulle spalle.
- Tu... tu... sei uno di loro? - Dissi, alzandomi in piedi davanti a lui.
- Da oggi. - Disse facendo un passo avanti. - Pensavi davvero che sarebbero riusciti ad entrare a Cair Paravel senza un aiuto? Pensi davvero che io sarei sopravvissuto a mio padre e a Peter? Io sono un grande combattente, ma gli stregoni potevano uccidermi con un solo gesto. Adesso chiamami Maestà. Hai davanti il nuovo re di Narnia. -
- Come hai potuto? Come hai potuto uccidere Peter, Aldian e tutta quella gente solo per avere un trono? - Gridai.
- Calma la tua rabbia, cara. Non serve a niente urlare. Ora sono il re, e non sarò secondo a nessuno. Mi aveva stufato tutto quell'obbedire ad altri. -
Con noncuranza si passò una mano tra i capelli e mi guardò con uno sguardo obliquo.
Mi si avvicinò di un passo e tirò il nastro che chiudeva la mia camicia da notte, che scivolò di lato scoprendomi una spalla. La trattenni con una mano e feci un passo indietro, cadendo seduta sul letto. Lui si avvicinò a me e si chinò. Il suo viso era terribilmente vicino al mio.
- Ti conviene vestirti, mia cara. Altrimenti potresti farmi venire strane voglie, con questo vestitino così leggero. - Mi bisbigliò all'orecchio.
Un brivido mi corse lungo la schiena e lui si alzò, ridendo.
- Ti aspetto tra un ora nella sala del trono. Vestiti. È un ordine. - Disse con freddezza.
In uno svolazzo del mantello rosso, Lexander uscì dalla stanza.
- Hai bisogno di una mano? - Chiese brusca la serva.
- No, faccio da sola. - Risposi, ma Maya rimase nella stanza ad accertarsi che io obbedissi.
Mi sfilai la camicia da notte e indossai l'abito rosso.
Il bustino stretto senza maniche mi lasciava scoperta in un modo che non ritenevo adatto al decoro comune, ma adesso non ero io a decidere cos'era giusto e cosa no.
Lexander comandava su di me, in tutti i sensi. Raccolsi i capelli in una crocchia con le perle e i pettinini d'oro, poi indossai gli orecchini, la collana, i bracciali e gli anelli d'oro tempestati di rubini.
Maya pretese che mi truccassi, e pochi minuti dopo stavo per scendere a cena.
Stupidamente, fissai per un momento la mia immagine allo specchio.
Una ragazza dalle labbra color corallo, con una crocchia di capelli che scintillava d'oro e di rubini mi stava davanti. Un rubino a forma di goccia pendeva al centro del pesante collier d'oro, con un sinistro bagliore. Sembrava una goccia di sangue.
Lo stesso abito che portavo sembrava color sangue, e quel pensiero mi fece rabbrividire.
Scesi trattenendo le lacrime.
Piangere avrebbe significato essere debole, e io non volevo essere debole. Io sarei stata forte, e non avrei concesso a Lexander di mettermi le mani addosso. Al massimo, sarei morta nel tentativo. Tanto, ormai, non sapevo proprio per quale motivo andare avanti.
La sala del trono era deserta.
Sul trono centrale, d'oro massiccio, stava seduto Lexander. Se non fosse stato per quel mantello color porpora avrei pensato che era lo stesso della sera prima.
Il suo viso era sempre quello, bello e un po' sfrontato. Ma i miei sentimenti per lui erano del tutto cambiati. Ora non era più un coraggioso principe dai modi poco cortesi.
Era un traditore. Un assassino.
- Mia cara, che piacere vederti. Sei bellissima. - Disse scendendo dal trono.
Mi si avvicinò e fece per baciarmi sulla bocca, ma io mi scostai.
- Ancora freddina nei miei confronti, eh? Ma non temere... ti convincerò io ad essere un po' più malleabile. - Disse lui, sfiorando con un dito il mio collo, fino alla goccia color sangue sul mio petto. Mi scostai bruscamente e lui trasalì.
- Perchè mi volevi vedere? - Dissi.
- Vieni, cara, mangiamo. - Disse lui, ignorando la mia frase e dirigendosi verso la sala da pranzo.
- Smettila con queste smancerie! E non chiamarmi cara! - Esclamai.
Lexander si fermò e mi lanciò uno sguardo gelido, trattenendo la voglia di darmi uno schiaffo, ne ero sicura. Strinse le mani sulla cintura e mi sorrise con freddezza.
Mi si avvicinò di nuovo e posò le sue labbra sul mio orecchio.
- Forse dovrei chiamarti Elie? -
Io rimasi immobile, terrorizzata dal suo respiro caldo contro il mio collo.
- No, penso che non sia giusto. Dopotutto questo nome non è adatto a una regina. Solo uno sciocco come quel moccioso di un Pevensie poteva inventarsi un nome tanto insulso. -
Mi prese a forza sottobraccio e sorrise all'espressione di dolore dei miei occhi.
- Penso che ti chiamerò cara finchè non avrò trovato un nome adatto a te. -
Mi trascinò quasi nella sala da pranzo, dove ci sedemmo a tavola. Nel mio piatto stava l'immenso mazzo di rose che avevo trovato sul letto quella mattina.
- Sono perfette per l'abito che indossi. Voglio che tu le tenga vicino a te. - Disse lui.
Mangiammo in silenzio. Il mio stomaco era chiuso, ma mi costrinsi a mettere qualcosa sotto i denti. Lexander, più che cenare, mi mangiava con gli occhi.
Molto prima di quanto mi aspettassi, la cena era finita.
- Dove andiamo adesso? - Chiesi, quando lui si alzò. A dire la verità temevo la risposta.
- Devo presentarti a qualche persona. Poi penso che avremo un po' di tempo per noi. - Disse lui.
Mi alzai e lui mi prese di nuovo sottobraccio.
Andammo nella sala da ballo vicina, dove sette uomini erano seduti su imponenti scranni di legno e parlavano concitati. Quando videro entrare Lexander si alzarono in piedi, tacendo.
- Nobili Sette, vi presento la mia promessa sposa, la futura regina di questo paese. -
Il più anziano dei Sette, vestito di nero, fece un passo verso di me e mi guardò negli occhi.
- Sarà una dura lotta domarla, è una giumenta irrequieta. Nel suo cuore arde ancora l'amore per l'altro. - Disse il vecchio dal mantello nero.
- Lo so perfettamente. Ma l'altro non c'è, e quindi ora lei sarà mia. - Rispose Lexander, come irritato da quella risposta.
Una ragazza fece un passo avanti. La riconobbi, era la fanciulla dai capelli biondi e gli occhi color ghiaccio che avevo visto nel mio sogno, quella che aveva cercato di farmi uccidere con le mie stesse mani. Indossava un lungo abito viola e parlò con una voce così sottile che sembrava di essere in un sogno.
- Io li ho già incontrati – disse – non sono riuscita ad ucciderli. Tu pensi di essere più forte di me? -
- No, assolutamente, mia signora. - Disse Lexander con serietà.
- Allora come farai? - Chiese il vecchio.
- Voi non preoccupatevi di questo. Permettetemi solo di sposarla. -
Sposarla? Non l'avrei mai fatto! Avrebbero dovuto costringermi!
“e lo faranno” disse una voce della mia testa... probabilmente quella della ragione. Rabbrividii al solo pensiero, e tremai ancora di più quando sentii la risposta.
- E sia. - Disse il vecchio.
- Tra tre giorni sarà la luna piena. Quella notte vi unirete in matrimonio. Quella notte potrai concepire da lei un figlio. - Disse di nuovo la ragazza con la sua voce sognante.
- Un figlio? - Esclamai io, sconvolta e incapace di trattenere il mio terrore.
- Un figlio! Nostro figlio! Il futuro re del regno di Narnia e Calormen. Prenderà un nome della nostra tradizione e uno della loro, e governerà sui nostri due regni. Quando avrà diciassette anni entrerà nel consiglio dei Sette e ne sarà a capo. Sarà il bambino con più potere di tutti i tempi! Ah, ovviamente non sarà il primo. Il primo lo concepiremo stanotte e lo uccideremo. Sarà il secondo a regnare! - Disse con aria trionfante Lexander.
Il mio sangue gelò nelle vene. Che umiliazioni aveva subito per avere tutto quell'odio nel cuore? Che cosa avevano fatto Aldian e Alderian, che io conoscevo così giusti e gentili, per mettere tanta rabbia in un ragazzo di appena vent'anni?
Solo dopo questa riflessione ripensai alla sua frase: “il primo lo concepiremo stanotte e lo uccideremo”.
Lui pensava di concepire con me un figlio? Si sbagliava di grosso! Io non l'avrei aiutato nel suo folle piano. Non sarei stata l'arma con cui avrebbe dominato Cair Paravel a suo piacimento.
Ma la stretta del suo braccio sul mio, che mi impediva di scappare, mi ricordava che sotto tutti quei gioielli c'era una ragazzina inerme.
Ero una schiava vestita da principessa.
Un momento dopo eravamo usciti da quella stanza e ci stavamo dirigendo alla camera di Lexander. La strada era troppo breve e mi sembrava di aver mosso solo pochi passi quando entrammo nella sua camera da letto.
Mi lasciò andare e chiuse la porta a chiave alle mie spalle, infilandola poi nella guaina della sua spada. Un momento dopo aveva sganciato la pesante cintura ed essa giaceva in un angolo, assieme alla spada e alla chiave.
La stanza era in penombra, il tramonto era finito e il cielo nero era staccato dal mare, altrettanto nero, da una sottile linea scarlatta. Quel colore mi tormentava.
Decine di candele erano state accese negli angoli più nascosti della stanza, e l'atmosfera, invece che romantica, mi sembrava decisamente cupa.
Petali di rose rosse erano stati sparsi sul pavimento, e io mi guardavo intorno terrorizzata.
Non volevo.
Erano le uniche due parole che mi si rincorrevano in testa.
Non voglio. Non voglio. Non voglio.
All'improvviso sentii le mani di Lexander appoggiarsi sul mio collo e scivolare sulle mie spalle, poi giù fino alle mani. Le sue mani calde si intrecciarono alle mie, gelate.
La sua bocca si appoggiò al mio collo.
- Che cosa ti ha insegnato di bello il nostro principino? Era bravo a letto? - Bisbigliò.
- Non parlare così. Lui mi ama. - Riuscii a dire con la voce rotta.
- Ti amava, vorrei sottolineare. - Disse lui, mentre la sua bocca sfiorava i capelli della mia nuca.
- Lui mi ama ancora. Anche se è morto. - Dissi io, rigida.
Le sue mani lasciarono le mie e mi voltarono verso di lui.
- Lui è morto, basta! Non pensarlo nemmeno! Non sente, non vede, non sa! Perché lasci che il tuo cuore appartenga a un cadavere? - Gridò lui, con gli occhi fissi sui miei.
- Perché io lo amo anche adesso! - Risposi io, altrettanto gridando e guardandolo negli occhi.
Le sue mani sui miei fianchi si strinsero con rabbia e lui mi spinse sul letto, salendo a cavalcioni sopra di me e dicendo:
- Se non posso levarti il suo pensiero dalla testa almeno potrò levarti il suo ricordo dalla pelle! -
Sentii la sua bocca cercare la mia, e le sue mani scivolare sotto l'abito, dentro la scollatura, lungo le mie gambe. Io mi agitavo, cercavo di divincolarmi, ma lui era troppo forte, troppo grande.
Stavo per perdere la speranza. Dopotutto non sarei riuscita a liberarmi, già lo sentivo che mi piegava al suo volere come se fossi una bambola di cera.
Il mio abito di seta era quasi del tutto strappato e potevo vedere il mio corpo seminudo ondeggiare alle luce rossastra delle candele sotto quello muscoloso e abbronzato del ragazzo che mi stava sopra, che cercava disperatamente di disfarsi degli ultimi brandelli di vestito per poter “concepire il primo e poi ucciderlo”.
In un ultimo palpito di ribellione appoggiai entrambe le mani sul petto di lui e con tutte le mie forze riuscii a spingerlo via. Lexander perse l'equilibrio e rotolò per terra, sbattendo la testa.
Per un istante ripresi fiato, vedendolo immobile sul pavimento.
In un attimo di follia sperai che fosse morto. Ma il suo torace nudo si alzava e si abbassava ancora.
Mi alzai e mi precipitai all'angolo dove Lexander aveva abbandonato le sue cose.
Armeggiai un po', poi riuscii a trovare la chiave. Con la spada mozzai l'abito sopra le ginocchia, per poter correre più agevolmente. Infilai la chiave nella serratura e la girai.
- Pensi di riuscire a scappare? - Disse una voce dietro di me.
Terrorizzata, invece di voltarmi, continuai a girare la chiave. La serratura scattò e io aprii la porta.
- Fermati, ingrata sgualdrina! - Gridò Lexander dietro di me, mentre io mi gettavo nel corridoio buio, correndo più veloce che potevo.
Non ero da sola. Mentre correvo ci pensavo.
Peter viveva ancora, dentro di me, e io dovevo vendicarlo. Avrei cercato qualcuno che mi potesse aiutare, e avrei ucciso Lexander così come lui aveva ucciso il mio amore.
Non avevo paura, e non ero triste. Ero decisa.
Peter mi aveva insegnato ad essere forte, e quello era il momento di dimostrare al mondo che io avevo imparato.

--***--
NdA: Ecco qui! Questo è di sicuro il capitolo più crudo della storia! Povera Elie.. ma io sono dalla sua parte! Dentro di lei c'è tanta forza, e Dio solo sa quanto sia importante essere forti nella vita. Peter non è morto invano, perchè Elie adesso sa che può cavarsela da sola!
Non preoccupatevi, Lexander avrà quello che si merita... alla fine... almeno credo! ^_^''''
@ princessJiu: lo so, vi ha sconvolto la morte di Peter. Ma era necessaria ai fini della storia. Se hai letto il libro di Narnia, scoprirai che è proprio il contrario. è quando si muore qui che si va a Narnia e ci si può restare... andarci da vivi vuol dire assaggiare un momento di Paradiso nella vita normale. Ma non si può rimanere per sempre in Paradiso, se non è ancora giunto il tuo momento. Nel mondo c'è ancora bisogno di te... quando avrai compiuto il tuo compito, andrai a Narnia e potrai rimanerci! Ti consiglio di leggere i 7 libri se non l'hai fatto, perchè sono uno più bello dell'altro!!!
@ babylaura: grazie per la tua recensione, mi ha fatto particolarmente piacere! Ho visto che segui la storia da tempo e sentire una tua opinione mi ha fatto strafelice! ^_^ Sì, lo so, vi lascio sempre un po' di suspance.. però ormai la storia è agli sgoccioli, quindi tra poco i vari nodi verranno al pettine! Continua a seguire la storia e - se vuoi - a lasciarmi un commentino, mi farai contenta! Un bacino!
@ queenBenedetta: anche tu a versare lacrime per Peter!!! Lo so, anche a me è scesa una lacrimuccia nello scrivere la scena. Alla fine non è morto davvero, lui vive in Elie e in lei vivrà per sempre... ma per consumare tutti i fazzoletti aspetta un paio di capitoli, quando Elie dovrà lasciare Narnia e quanto ha scoperto di bello in essa...
Continuate a seguire la storia... ringrazio per l'ennesima volta i lettore, i seguitori, i preferitori e tutti gli altri!!!
Baci baci!!!
*Flora*
   
 
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