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Autore: Horse_    18/10/2016    4 recensioni
{Sequel Una vita senza di te significa non vivere per niente.}
(Per capire qualcosa consiglio di leggere anche l’altra storia)
Ian e Nina hanno appena capito cosa provano veramente l’un per l’altra e, dopo una notte d’amore e passione, si preparano per tornare a casa. Sono entrambi decisi ad iniziare una nuova vita insieme con i loro figli, perché sono stati separati fin troppo, ma, una volta tornati a casa, dovranno fari i conti con la cruda realtà. Ian è sposato con Nikki, che è ancora sua moglie, mentre Nina sta, quasi in modo fisso, con Eric. Una notizia sconvolgente porterà i due a separarsi definitivamente, ma sarà per sempre? Riusciranno a lottare contro tutto e tutti per stare finalmente insieme con i loro bambini e con il loro vero amore?
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ian Somerhalder, Nina Dobrev, Nuovo personaggio, Paul Wesley
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                                                News.




Pov Nina.

Il colmo di quest’ultime settimane è stato il suo: “Ho già preso la varicella, credo.

Quel credo era azzeccato. Quel credo indicava incertezza e c’è stata tutta. Una settimana dopo Stefan si è rimesso completamente, anche se ci sono voluti alcuni giorni in più affinché sparissero i segni dal suo corpo. Anche Joseph, come previsto, si è ammalato e, ovviamente, ha ricevuto le stesse cure del gemello. Con lui il tutto è stato meno aggressivo rispetto a Stefan. Il colmo, ripeto, è stato Ian. Non appena Joseph si è ripreso, almeno un po’, Ian è entrato nella nostra stanza e, in maniera poco trionfale, ha mormorato Mi sa che ho anche io la varicella, con tanto di sguardo abbattuto, testa bassa, e con le mani che ogni tanto grattavano qualche parte del corpo. Si, si è beccato la varicella a quarantacinque anni e, ovviamente, negli adulti è più aggressiva che nei bambini e quindi le conseguenze sono state abbastanza disastrose. Abbiamo preferito mandare i bambini qualche giorno da mia madre perché, sebbene avessero già preso la varicella, uno dei sintomi è anche la febbre e, visto che gira già come influenza, sarebbe stata una perfetta combinazione. 

Un importante aiuto ci è stato dato senza ombra di dubbio da Edna, tornata in città per godersi ancora un po’ i nipotini e per aiutarci. Sostanzialmente siamo sempre stati in grado di cavarcela da soli, ma, come ogni nonna, è affezionata ai suoi nipoti ed ha voluto prendersi cura di loro da ammalati. Edna adora anche i figli di Robert e Robyn, ma con i gemelli ho una sensazione diversa. In positivo, ovviamente. Sembra che per loro abbia proprio perso la testa. Non so se sia per il fatto che non li abbia visti crescere negli anni precedenti e che quindi voglia star loro accanto o che siano i figli del suo figlio preferito -Ian lo è sempre stato, lo sanno tutti, soprattutto lui. Ian continua a negarlo, ma è così da sempre, si vede dal modo in cui lo guarda e come si comporta con lui-, ma comunque li adora sopra ogni cosa.

Ogni cosa è al suo posto, come il mio rapporto con Robyn e Edna. Con Robyn ho avuto più occasioni per parlarci, mentre con Edna meno, ma non ce l’hanno mai avuta con me e non mi hanno mai fatta sentire in difetto. E non che l’abbia scoperto ora, lo so da sempre, ma il discorso che mi ha fatto l’altro giorno Edna mi ha fatto completamente cambiare visione sulle cose.

 

 

 

 


 

 

 

 

Sono in cucina. Edna è appena arrivata ed ora è con Ian e Joseph da Stefan. Io sto sistemando le due torte che ha fatto personalmente e portato qui per noi. Sono entrambe delle torte fresche, estive, non di quelle elaborate, adatte alla stagione, ma, soprattutto, adatte nella situazione in cui ci troviamo ora con Stefan. Ieri sera fortunatamente ha mangiato un po’ di gelato che Ian gli ha dato e spero che oggi faccia altrettanto con la torta. E’ vero che troppi dolci fanno male, ma questa è una situazione parecchio drastica e il pediatra ha detto che si può anche chiudere un occhio, quindi lo chiuderò anche io, l’importante è che riesca a mangiare qualcosa, non mi importa se sia torta o qualcosa di più salutare. 

 

“Spero che possano andare bene le torte.”- dice una voce dolce alle mie spalle. -“So che Stefan non ha mangiato praticamente nulla e ho pensato, visto il suo attaccamento per i dolci, che potessero servire a qualcosa.”

 

Mi volto verso Edna e le sorrido. E’ sempre stata così dolce con me e, a dispetto di tutto, non mi ha mai fatto pesare tutta la storia dei gemelli, anzi, mi è sempre stata vicina, che lo fosse direttamente o indirettamente.

 

“Grazie mille, davvero. Sono sicura che l’apprezzerà.”- le rispondo sinceramente.

“Lo spero. E’ davvero una brutta cosa la varicella, ma è meglio che la prendano ora che più avanti.”- mi dice.

“Ne sono convinta anche io. Il pediatra ha detto che negli adulti è molto più violenta, quindi, da una parte, forse è meglio così.”- concordo. -“E’ brutto vederlo stare male.”

“Ogni madre sta male quando suo figlio sta poco bene, ma passerà anche questa.”- mi dice dolcemente. -“Joseph sembra stare bene, ma la prenderà anche lui, vero?”

“E’ praticamente certo, ma almeno sapremo come comportarci anche con lui.”- le dico sospirando.

“Se avete bisogno di qualcosa non esitate a chiedere. Rimarrò qui ad Atlanta ancora per un po’ e se c’è bisogno di tenere Joseph lo farò volentieri.”- si offre.

“Per ora no, ma questo non toglie che può venire a vederlo quando vuole. E la casa è grande, può stare anche qui, non ci sono problemi.”- le dico.

 

Edna, invece di rispondermi subito, scoppia a ridere scuotendo la testa.

 

“Nina, tesoro, siamo ritornati al lei? Te l’ho detto tempo fa e te lo ripeto, è come se fossi mia figlia e sei la madre dei miei nipoti, togliamo tutti questi formalismi.”- mi dice dolcemente.

 

Rimango lì per lì sbalordita. Non per il discorso tu e lei, ma per come, nonostante tutto, continui a trattarmi come una di famiglia. Anche la prima volta che mi ha visto, dopo otto anni, l’ha fatto e non mi ha mai fatto pesare nulla, nemmeno adesso. So di non essere io la causa della fine del matrimonio tra suo figlio e Nikki, ma non mi fa pesare nemmeno quello. Non è nemmeno turbata del fatto che ci siamo messi assieme, niente. E so che Ian le ha raccontato tutto quello che è successo tra noi, ha sempre avuto un rapporto stupendo con la madre -come ce l’ho io con la mia, anche con mio padre-, ma continua a trattarmi come se nulla fosse successo. 

Ed è estremamente bello.

E anche il rapporto tra lei e mia madre è tornato quello di prima, forse non è mai cambiato. Tutti sono tornati al rapporto che avevano prima, tranne Ian e mio padre. La “colpa” è più di quest’ultimo, ma da una parte lo comprendo, anche se vorrei che chiarissero. Ma so anche che è fatto così e, dopo tutto quello che è successo, so anche che cambierà idea.

 

“Grazie, Edna.”- le dico solo.

“E di cosa? Sono io che dovrei ringraziarti.”- mi spiazza lei.

 

Dalla mia faccia turbata capisce al volo che non ho inteso quello che ha detto e mi sorride rassicurante.

Con Robyn è più facile, anche se è la sorella di Ian. Proprio perché è la sorella.

 

“Di avermi dato due nipotini che adoro sopra ogni cosa. Amo anche gli altri, non fraintendermi, ma anche loro sono i miei nipoti e ne ho sempre desiderati altri.”- mi dice lei dolcemente. Non aggiunge anche perché sono i figli di Ian, perché, come ho sempre saputo, Edna ama Ian sopra ogni cosa. Ama anche i suoi altri figli, ma per Ian ha un vero e proprio punto debole e poi lui è un ruffiano e questo semplifica tutto. -“E per rendere felice mio figlio. Le cose che sono successe tra di voi sono cose vostre, non mi metterò mai in mezzo perché non mi spetta, ma l’hai reso felice, lo stai rendendo felice. Per un certo periodo di tempo, molto lungo, tra l’altro, ho creduto di aver perso mio figlio. Non lo dico ora per tutto quello che sta capitando, ma perché è vero. Tralasciando il fatto che ho sempre avuto un debole per te e che ti ho sempre trovata perfetta per lui… Con la sua, ormai, ex moglie lui… Okay, sembrava felice, ma alla luce dei fatti forse non lo è mai stato realmente.”

 

Le sue parole mi colpiscono. In positivo. Me ne sono accorta anche io, ma sentire tutto questo da una voce esterna, da sua madre, rende tutto più reale.

 

“Mentre con te… Con te Ian è se stesso, è il figlio che ho cresciuto. E ti ama immensamente.”- mi dice.

“Lo so, anche io lo amo, tanto. E mi dispiace per tutto quello che è successo.”- le dico sinceramente.

 

Edna mi si avvicina e mi appoggia una mano sulla spalla e poi mi guarda con quegli occhi azzurri tanto simili, ma anche tanto diversi, al figlio. 

 

“Lo so, Nina, vi amate tanto, entrambi. E le cose che sono successe tra voi, giuste o sbagliate, non hanno fatto altro che solidificare il vostro legame. E’ difficile, se non praticamente impossibile, trovare un amore così ai giorni nostri e ve lo meritate, entrambi. Sei sempre stata una brava ragazza, tesoro, e sono contenta che mio figlio, nonostante tutto, abbia trovato te e sono felice che tu sia la madre dei miei nipotini.”- mi dice.

 

E cerco di trattenermi e di non fare troppo la sentimentale, ma le sue parole mi arrivano dritte al cuore.

 

“Anche io sono felice di aver trovato tuo figlio.”- le dico sinceramente e Edna mi sorride apertamente. -“Non avrei potuto trovare un uomo migliore per i miei figli.”

“E lui donna migliore. Non sminuirti.”- mi dice ridacchiando.

“Non sono perfetta.”- sottolineo sorridendole.

“Nessuno lo è, ma è proprio nell’imperfezione che agli occhi degli altri si risulta perfetti.”- mi dice.

 

E, inaspettatamente, mi abbraccia. E anche io, senza alcuna esitazione, ricambio. Ogni cosa è tornata al suo posto.

 

 

 

 



 

“Stai meglio?”- domando a Ian.

 

Ian, ancora mezzo morto, è disteso sul nostro letto e tenta di scrivere qualcosa su dei fogli, molto probabilmente per la ISF. I bambini sono a casa di mia madre e, da quello che ho capito, si è aggiunta con loro anche Edna. 

 

“Più o meno…”- mormora lui alzando gli occhi su di me.

“Hai ancora la febbre?”- gli domando sedendomi accanto a lui.

 

Ha preso la varicella cinque giorni fa e su di lui, come preannunciato, gli effetti sono stati più devastanti che sui bambini. Tralasciando il fatto che gli uomini anche con 37 C° di febbre (sebbene sia più alterazione che febbre) siano o si fingano praticamente morti, è stato veramente male. 

 

“Per adesso no.”- mi dice prendendo una mia mano tra le sue. -“I bambini sono ancora da tua madre?”

“Dovresti preoccuparti più per te che per i bambini in questo momento.”- gli sorrido posandogli un bacio sulla fronte. -“Comunque si, li ha raggiunti anche tua madre.”

“Mi dispiace essermi ammalato proprio ora…”- mormora lui abbassando la testa.

 

Tra 6 giorni ho la visita con il medico che mi ha operata, per stabilire i miei progressi ed eventuali cure, anche se sto perfettamente bene. Sono fiduciosa, ormai ho ripreso completamente la mia vita in mano. E Ian, se continua così, non potrà venire. Sebbene lo voglia al mio fianco non lo farò venire mezzo morto solo per un mio capriccio.

 

“Mi accompagnerà mia madre oppure Alex.”- lo rassicuro. -“Tu devi soltanto guarire.”

“Voglio essere con te. Non voglio lasciarti sola in questo.”- continua lui ottuso.

“Non mi hai mai lasciata sola.”- gli rispondo dandogli un bacio sulle labbra. -“E di questo te ne sarò infinitamente grata.”

“Perché ti amo.”- sottolinea lui.

 

Gli sorrido dolcemente.

 

“E proprio perché ti amo anche io che non ti farò venire in queste condizioni.”- sottolineo.

 

Ian sbuffa frustrato.

 

“La visita è tra sei giorni, potrei recuperare.”- continua lui.

“Potresti, ma comunque saresti ancora convalescente e in grado di attaccare la varicella anche a altre persone.”- gli ricordo. 

“Al costo di mettermi una tuta da astronauta verrò con te.”- continua lui imperterrito.

“Va bene, va bene.”- gli do corda per farlo riposare almeno un po’. Mi sporgo e gli prendo i fogli dalle mani, per poi appoggiarli sopra al comodino. -“E’ meglio che tu ti riposa un po’.”

 

Ian annuisce stancamente e socchiude gli occhi, non prima di avermi tirato contro il suo petto.

 

“Devi riposare.”- gli ricordo divertita.

“Lo so.”- mi dice lui strofinando il naso tra i miei capelli. -“Ma riposo meglio con te.”

 

 

 

 

Sei giorni dopo.

 

Sono agitata come mai lo sono stata in tutta la mia vita. Ian sembra notarlo perché stringe una mia mano tra le sue, per farmi capire che lui è qui, al mio fianco. 

Non dovrei essere preoccupata perché cammino e ormai praticamente sono autonoma, ma lo sono comunque. E’ luglio ormai e l’incidente è solo un lontano ricordo, ma gli effetti sulle gambe ci sono ancora. Cammino, ma se sto troppo in piedi comincio a stancarmi e ho ancora alcune, sebbene lievi, difficoltà a piegarmi completamente. 

 

“Andrà tutto bene, vedrai.”- mi dice Ian lasciandomi un bacio dolce sulle labbra. -“Ti controlleranno e diranno che è tutto apposto. Ormai sei guarita.”

“Lo so, ma… Se ci fossero altri problemi?”- gli domando piano.

“Che generi di problemi?”- mi domanda lui.

 

E’ da tre giorni che non ha più a febbre e sta meglio, pian piano i segni della varicella stanno svanendo, anche se ci vorrà ancora più di qualche giorno per tornare come prima. In faccia non ha praticamente più nulla e il resto del corpo sta guarendo. 

 

“Non lo so… Ho solo paura che ci sia qualcos’altro…”- mormoro abbassando lo sguardo.

“Hey, Neens, guardami…”- mi dice lui obbligandomi a guardarlo. Mi accarezza la guancia con il pollice e mi sorride rassicurante. -“Ormai cammini perfettamente ed è normale che dopo un po’ le tue gambe si stanchino. Hai avuto un incidente nel quale hai rischiato di perdere l’uso delle gambe e poi sei stata operata. Sei stata mesi senza muoverle e ora si stanno abituando e stai andando alla grande.”

“Lo pensi davvero?”- gli domando.

“Davvero. Stai tranquilla, andrà tutto bene.”- mi dice lui dandomi un bacio sulla fronte.

 

Ci hanno portato i miei genitori e, nonostante abbia ribadito più volte di far entrare anche loro, non hanno voluto. Non perché non gli interessi nulla, sono i miei genitori, ma hanno voluto lasciarci libertà e hanno detto che è una cosa nostra. Anche mio padre, credo convinto da mia madre, ha accettato. Hanno voluto dare a Ian la possibilità di essere con me e hanno preferito lasciarci da soli ad affrontare questo perché l’hanno trovato più giusto. Penso che parlerò con mio padre di Ian. Lui l’ha sempre adorato e, sebbene stia iniziando ad ammorbidirsi, c’è ancora del lavoro da fare. 

Qualche secondo dopo ci viene incontro un’infermiera che ci avvisa dell’arrivo del dottor Matthew, lo stesso dottore che mi ha operato qualche mese fa. E’ arrivato per controllare alcuni pazienti e, in accordo con l’altro mio medico, visto che è stato lui ad operarmi è voluto passare per fare un controllo di persona.

Ian si alza e mi tende la mano, che io afferro prontamente. Percorriamo qualche metro e poi, su indicazione dell’infermiera entriamo all’interno della stanza.

 

“Non preoccuparti, andrà tutto bene.”

 

E’ l’ultima cosa che mi dice Ian prima di entrare all’interno della stanza.

 

 

 

Pov Ian. 

Vedere l’emozione e la gioia negli occhi di Nina non ha avuto prezzo, è stata la miglior cosa che mi potesse capitare nelle ultime settimane. Siamo stati dentro lo studio del medico per più di mezz’ora per fare analisi e altre cose varie, ma, quando ha confermato quello che già sapevo, ovvero che si è ripresa alla grande e che ormai le gambe sono apposto, tutto finalmente è andato al posto giusto.

Avrà un altro controllo tra due mesi, agli inizi di settembre e uno a dicembre, poi tutto finirà. Il dottore, giustamente, ha consigliato che se si sente stanca di fermarsi ed è giusto così; le ha anche detto che è normale avere alcune difficoltà su alcuni piegamenti, ma che più avanti si andrà migliorerà sempre di più. E ora, a distanza di giorni, la vedo più libera che mai.

 

“Ian, posso parlarti?”

 

Quasi stento a riconoscere la voce alle mie spalle. Distolgo lo sguardo da Nina e i nostri figli, che stanno parlando con Michaela, e mi volto verso il padre della mia donna, Kostantin. 

 

“Certo.”- gli rispondo a metà tra il curioso e il preoccupato.

 

Ho quarantacinque anni, ma è pur sempre il padre di Nina. Da quando ci siamo avvicinati lui è stato l’unico a mal sopportarmi -più precisamente da quando sono ritornato ad Atlanta-, ma non gli do nessuna colpa. Da padre posso capire il suo modo di agire. Se qualcuno avesse fatto la stessa cosa a mio figlio -o figlia- avrei reagito allo stesso modo, se non peggio. E’ umano volere sempre il bene dei propri figli e, se qualcuno fa qualcosa di male, avercela con lui. Lo comprendo e lo rispetto.

Mi fa cenno di sedermi sul divano e io obbedisco, mentre lui si siede di fronte a me, non prima di aver preso una bottiglia di vetro, con del bourbon dentro, e due bicchieri, sempre di vetro. Versa il liquido in entrambi i bicchieri e me ne porge uno, che accetto.

Nina, accorgendosi della situazione, fa per venirci in contro, ma le faccio cenno di rimanere lì dov’è. E’ giunto il momento per noi due di parlare e, anche se da una parte sono preoccupato, ne sono anche felice.

 

“Mi sono comportato da immaturo e, data la mia età, un po’ me ne vergogno.”- inizia il padre di Nina sorseggiando un po’ di bourbon, io faccio altrettanto. -“Ma devi capire che Nina è mia figlia e ho sempre fatto di tutto per proteggerla.”

“Da padre la capisco, non gliene faccio assolutamente una colpa.”- continuo io passandomi una mano tra i capelli, mentre l’altra tiene ancora il bicchiere in mano.

“Lo so, non leggo accusa nei tuoi occhi, come non c’è nei miei. La prima volta che ti ho visto, anni fa, mi sei subito piaciuto. Nina è sempre stata una ragazza vivace, aperta, solare e alcune volte spericolata, ma con te sembrava aver trovato il suo posto nel mondo. Ha iniziato a vivere da sola a vent’anni, anche contro il mio parere, perché non la vedevo pronta, ma, la prima volta che l’ho vista dopo che se n’era andata, ho capito di aver riposto giustamente la mia fiducia su di lei, ma ho anche capito che c’era qualcun altro dietro la sua maturazione. Quando ti ho visto ho subito capito che quel qualcun altro eri tu. Non so se foste amici o all’inizio della vostra storia, la mia bambina è sempre stata riservata su questo tipo di cose, ma ho subito capito che c’era qualcosa che vi legava.”- mi dice serio, ma non c’è durezza nel suo tono. 

“Nina è stata un bel colpo anche per me, nel senso buono, ovviamente.”- chiarisco subito. -“Sono sempre stato parecchio incasinato, ma lei mi ha messo apposto. E’ vero che ero molto più grande di lei, ma c’è chi matura prima e chi dopo. L’ho sempre trovata matura.”

“Matura, ma non troppo. Vi siete… Completati, diciamo. Devo confidarti che, dopo l’inizio della vostra storia, sebbene abbia sempre pensato fossi un bravo ragazzo, non mi piacevi molto. Eri, sei, molto più grande di lei e questa cosa mi ha destabilizzato parecchio, al contrario di Michaela.”- continua con il suo monologo. Annuisco pensieroso, l’età è sempre stato uno dei primi nostri problemi, ma siamo riusciti ad affrontarlo, nonostante tutto. -“Ma hai fatto le cose con calma e, quando ho capito che con te poteva essere veramente felice, ti ho accettato e ho cominciato a volerti bene come se fossi stato mio figlio. Nina è stata veramente felice con te, questo te lo posso dire. In tutta la sua vita non l’ho mai vista più felice di così, poi le cose sono andate come sono andate. Avete sbagliato entrambi, la colpa non è solo tua.”

 

Fa un attimo di pausa e io annuisco, d’accordo con le sue parole.

Fa male ripensare al passato -a determinate cose del passato-, ma è anche il passato che ci ha portati fin qui.

 

“Ha cominciato a non essere più lei, ma sono convinto che anche tu abbia sofferto. Perché se siete qui ora e vi amate, avete sofferto entrambi. Quando mi ha detto di essere incinta di te mi è crollato il mondo addosso e sapere che avrebbe affrontato tutto questo da sola ha cominciato a far si che ti odiassi. Da padre ti ho veramente odiato. Sola ovviamente inteso senza di te, perché ci siamo sempre stati noi al suo fianco, io, Michaela e Alexander. E di nuovo hai sbagliato, così come ha fatto lei. Tu non sapevi di stare per diventare padre e lei non te l’ha detto, ma posso assicurarti che ha fatto di tutto perché tu lo sapessi. Non sono qui per giustificarla, comunque. Anche lei ha fatto scelte sbagliate, ma soltanto sbagliando si può imparare.”- continua.

“Ne sono d’accordo e ha ragione sul fatto che abbia sofferto anche io. Vede… Forse l’età è stato uno dei fattori dominanti, non lo nego. Ad un certo punto della mia vita ho capito di volere una famiglia e dei figli da Nina, ma ho tirato troppo la corda, non mettendo in conto anche delle sue necessità e se potessi tornare indietro non lo farei. Sono stato egoista, metter su famiglia non è assolutamente una cosa da poco. Ho trovato una donna che ero convinto di amare anche se, lo confesso, non avrei mai amato come Nina. Non so se siamo anime gemelle o meno, ma l’amore che provo per Nina non l’ho mai provato con nessun’altra.”- spiego io. -“Mi sono adagiato ed è stato uno dei tanti errori che ho commesso. Avrei voluto essere al fianco di Nina, lo giuro. Avrei voluto aiutarla come meglio potevo, aiutare lei e i nostri figli.”

“Questo lo so, ragazzo, lo sento e l’ho capito.”- mi sorride lui più apertamente e finisce di bere il suo bourbon. -“Vedo continuamente quanto ami quei bambini e credimi… Avrei preferito che le cose fossero andate diversamente soprattutto per Joseph e Stefan, ma, ripeto, comprendo la situazione.”

“Lo so, non essere stato presente nella vita dei miei figli è il più grande rammarico che avrò per tutta la mia vita.”- confesso.

“Ed è qui che ti sbagli. E’ stato brutto per loro non avere un padre per così tanto tempo, ma capisco che lo sia stato anche per te. E’ successo, ma non continuare a piangerti addosso, pensa solo che avrai ancora tutta la vita, e la loro vita, davanti per stare con loro.”- mi dice scuotendo leggermente la testa.

 

Concordo con l’uomo di fronte a me.

 

“Ma poi ho capito che la mia, ormai, ex moglie non sarebbe mai stata Nina. E, quando l’ho rivista, ogni pezzo della mia vita è tornato al suo posto. L’ho fatta soffrire di nuovo… E anche di questo mi pento, ma averla ora, al mio fianco, mi rende l’uomo più felice del mondo ed un uomo migliore. Può sembrare una frase fatta o meno, ma mi sento completo e l’uomo che ho sempre voluto essere quando sono con lei. Amo veramente Nina, di questo ne sono sicuro. E amo, ovviamente, i miei figli, darei la vita per loro. Darei la vita per tutti e tre.”- concludo io.

“So che sei l’uomo adatto per mia figlia, l’ho capito da tempo ormai. Basta vedere il modo in cui vi guardate per capire cose c’è realmente tra di voi. Il passato è passato, ora state costruendo il presente e il futuro.”- continua lui.

“Ne sono d’accordo.”- gli sorrido bevendo l’ultimo sorso di bourbon. 

“Mi dispiace essermi comportato da testardo con te. Sono felice, nonostante quello che sia capitato, che mia figlia e i miei nipoti abbiano te. Sei un grande uomo, l’ho sempre saputo, ma ora ti ammiro anche di più.”- mi dice.

 

Kostantin si alza dalla poltrona e mi da una pacca nella spalla sorridendomi rassicurante.

 

“Mettiamo da parte quello che è successo in passato.”- mi sorride. -“Benvenuto in famiglia di nuovo, Ian.

 
































 

 

                                                                          * * *


































 

“Prima ho parlato con tuo padre.”- dico a Nina mentre finisco di togliermi la camicia.

“L’avevo intuito.”- mi dice lei sistemandosi a letto. I bambini sono crollati a letto, letteralmente, dopo la favola della buonanotte. -“Non ti ha minacciato, vero?”

 

Scuoto la testa divertito e poi mi tolgo anche i pantaloni, rimanendo solo in boxer. 

 

“No, abbiamo parlato e lui mi ha spiegato del perché fosse così schivo nei miei confronti. E comunque non posso far altro che dargli ragione, da padre lo capisco.”- le dico voltandomi verso di lei. Sussulto leggermente alla vista di Nina distesa sul nostro letto, con solo una misera maglietta a maniche corte a coprirla, oltre, ovviamente alla biancheria. Le sue gambe scoperte sono una tentazione enorme. -“Mi stai per caso tentando, Looch?”

“Chi? Io?”- mi domanda ingenuamente, o forse fa la finta ingenua.

“Da quando in qua dormi così?”- le domando malizioso guardando il suo corpo.

 

Mi avvicino lentamente al letto e lei si tira su a sedere e si guarda.

 

“Fa caldo.”- mi dice lei con un’alzata di spalle.

“Ahn si?”- le domando divertito. -“Abbiamo l’aria condizionata accesa, non fa così tanto caldo, ma forse ho capito che caldo intendi…”

 

Prima che possa dire qualcos’altro chiudo la porta a chiave, in modo tale da non far entrare i bambini e lasciarli sconvolti, anche se credo dormiranno tutta la notte.

 

“Che cosa hai intenzione di fare?”- mi domanda con un sorriso biricchino.

 

Sta al mio gioco.

 

“Mhm… Sai… Con quelle gambe lì sei parecchio provocante…”- le dico inginocchiandomi di fronte a lei.

 

Lei si sporge avvicinando la testa alla mia.

 

“Tu dici?”- continua lei allacciando le sue braccia dietro al mio collo. 

“Dico, dico.”- mormoro contro le sue labbra.

 

Nina avvicina le sue labbra alle mie e i miei occhi cadono lì. Le labbra leggermente gonfie per qualche bacio, quella labbra che manderebbero al manicomio, in senso positivo, veramente chiunque. Mi bacia dolcemente, mentre una sua mano corre a perdersi tra i miei capelli. Ha sempre adorato farlo e io, per quanto sia geloso dei miei capelli, glielo lascio fare, forse perché, fatto da lei, lo adoro di più io. 

 

“Anche tu sei parecchio provocante…”- mormora lei al mio orecchio, per poi morderne il lobo. -“Con solo dei miserabili boxer addosso…”

 

Le mie mani sono sui suoi fianchi e la mia bocca sul suo collo, impegnata a baciare ogni sua parte libera. Nina, in risposta, inclina la testa di lato, lasciando ancora di più la sua pelle scoperta. Fa pressione sul mio collo e la seguo mentre si distende. Prima che la sua schiena tocchi il materasso le sfilo via la maglietta, ostacolo inutile a quello che stiamo per fare. La donna che amo avvicina le mani al bordo dei miei boxer, mentre io, ancor più velocemente, le tolgo il reggiseno, lasciando finalmente i suoi seni in bella mostra.

 

“Adoro… Il tuo… Corpo…”- mormoro tra un bacio e l’altro, dedicando la mia attenzione ai suoi seni.

 

Nina non mi risponde e la sua bocca, prima impegnata a baciarmi il petto, ora è socchiusa e si lascia sfuggire dei gemiti. Il suo petto si inarca contro il mio, mentre le sue gambe si incastrano altrettanto con le mie. Bacio ogni centimetro del suo corpo, più volte, insaziabile -perché è vero, il corpo della mia donna è come acqua nel deserto per un assetato. E ora è Nina che inverte le posizioni, sedendosi sopra il mio bacino, rendendo viva, ancor di più, la mia eccitazione. Le sue mani corrono dappertutto, mentre la sua bocca mi bacia il petto, alternando il tutto anche da qualche morso, che mi provoca brividi di piacere ancora più immensi. Mi riapproprio delle sue labbra, smanioso di assaggiarle ancora una volta, mentre le nostre lingue si incrociano in una danza che conoscono fin troppo bene. E Nina nemmeno si accorge di essere finita nuovamente sotto di me, mentre le mie mani, prima impegnate ad accarezzarle i fianchi, ora le sfilano via gli slip. Un sorriso affiora sulle sue labbra mentre, in maniera provocante, urta la mia eccitazione con il suo bacino, facendomi chiudere per l’ennesima volta gli occhi e soffocare un gemito -più simile a un ringhio- contro la sua spalla. Prima che possa fare qualcosa Nina mi toglie i boxer, evidentemente impaziente di quello che posso darle -di quello che possiamo darci. Allaccia di nuovo le braccia dietro il mio collo ed è lei questa volta a baciarmi con passione, sentendo il mio stesso bisogno. Le mie mani vanno dietro la sua schiena e l’attiro a me, un momento prima di fondermi con lei. Sembriamo una cosa sola ora. Petto contro petto, labbra contro labbra e uniti, nel vero senso della parola. I capelli di Nina, ormai completamente andati visto tutto il movimento, mi solleticano il viso ed io, staccandomi dalla sue labbra, mi perdo nel suo profumo. Sanno di Nina. Impazzisco per il suo odore, l’ho sempre fatto. Non saprei nemmeno io definire il suo odore, però è buono, mi fa stare bene, mi attira a lei. Lei appoggia la fronte contro la mia spalla, godendosi il momento. Sono pochi gli effettivi momenti che abbiamo insieme ed è bello goderceli. Abbiamo due bambini di sette anni, che, giustamente, richiedono le nostre attenzioni, e una vita da vivere al di fuori, forse è per questo che i pochi momenti che possiamo trascorrere insieme sono così speciali. Tutta la nostra vita è speciale, ma trascorrere del tempo con lei lo è di più. Non che con i bambini non lo sia, sono solo due sensazioni completamente diverse. 

Inizio a muovermi piano, godendo del nostro momento, e Nina partecipa con me. Non parliamo, ci capiamo con i gesti e con gli sguardi e godiamo appieno del silenzio dell’altro, intervallato soltanto da gemiti, alle volte troppo alti che tentiamo di nascondere. Continuiamo anche a baciarci, mai stanchi dei nostri contatti, e raggiungiamo l’apice insieme, esausti, ma appagati. Esco da Nina e mi distendo al suo fianco, non prima di averla attirata a me e di averci coperti, perché, ovviamente, queste sono andate ovunque tranne che a coprire i nostri corpi. 

Le accarezzo i capelli, lasciandoci ogni tanto qualche bacio, mentre lei si diverte ad accarezzare il mio braccio. Stiamo quasi per addormentarci, cullati entrambe dalle carezze dell’altro, quando il cellulare, probabilmente quello di Nina, perché il mio lo spengo sempre di sera, inizia a vibrare. La donna che tengo tra le braccia sbuffa, a metà tra il frustrato e l’addormentato, poi, senza nemmeno guardare chi sia, risponde, con voce sonnolenta.

 

-Pronto?- la sento dire, mentre appoggio il mento sulla sua spalla. Si gira a guardarmi e mi ruba un bacio, prima di parlare con chi la sta chiamando.-A quest’ora, Phoebe?-

 

Phoebe? Maledetti lei e Paul. Se avessero chiamato prima e interrotto qualcosa sarei andato direttamente a casa loro. Quando riesco finalmente a collegare qualche punto mi allarmo, perché, se stanno chiamando a quest’ora, deve essere successo qualcosa di grave. Nina, sentendo probabilmente i miei muscoli tendersi, si volta verso di me e mima un Stai tranquillo, niente di grave che mi fa rilassare all’istante. Decido allora di chiudere gli occhi e i loro discorsi diventano insensati e distanti per me. Sto quasi per addormentarmi, quando Nina mi scuote di nuovo.

Apro piano gli occhi e mi scontro con il sorriso luminoso della mia ragazza. 

 

“Deve essere un motivo importante, altrimenti domani ammazzerò sia Paul che Phoebe.”- l’avviso prima che possa dire qualcosa. -“E’ mezzanotte passata.”

“Scusali, ma hanno provato a chiamarci per tutto il giorno e noi siamo stati impegnati. Dannazione, prima rispondevo sempre al telefono, mentre ora non ho più il tempo di fare nemmeno quello. Comunque, non stavo parlando di quello…”- mormora lei dandosi una pacca sulla fronte che mi fa sorridere, nonostante la stanchezza. -“Lo sanno, l’hanno scoperto oggi.”

 

E l’ultima frase la dice in maniera così euforica che fatico perfino a starle dietro.

 

“Cosa sanno?”- domando. Nina mi guarda truce. -“Scusami, ma sono ancora parecchio addormentato se non si vede.”

 

Nina scuote la testa divertita, poi si tira su a sedere, infischiandosene del fatto che le coperte siano scivolate dal suo corpo.

 Ian, hai sonno, fai il bravo, non guardare continuo a ripetermi. 

 

“Aspettano un maschietto!”

 

 

 

 

_________________________________________

 

Buon pomeriggio, eccomi qui con il 42° capitolo :)

Scusatemi per il ritardo, ma in questo periodo ho veramente avuto un sacco di cose da fare e il tempo per aggiornare non è mai stato molto da permettermi di sistemare alcune cose.

Capitolo lungo anche questo, nel quale accadono parecchie cose.

Nella prima parte del capitolo, con il Pov Nina, veniamo a sapere di come anche Ian si sia preso la varicella. Nello scorso capitolo era convinto di averla presa, ma, purtroppo, non è stato così, quindi Nina ha dovuto prendersi cura di lui.

A pensare a lui che entra, tutto abbattuto, nella stanza dicendo di avere la varicella sono morta dal ridere ahahah

Importante è stato il dialogo che Nina ha avuto con Edna. Edna, ripeto (e lo sapete anche voi), non ce l’ha mai avuta con Nina e avevano già parlato, più o meno, in precedenza del discorso tirato fuori, ma ora Nina sta con suo figlio ed è giusto che si siano chiarite una volta per tutte, anche se, almeno per Edna, non ce n’era bisogno, visto che ama Nina come una figlia (e anche Nina considera Edna come una seconda madre).

E’ stato ripreso, ancora una volta, il progresso che Nina ha fatto dall’intervento fino a qui ed ormai, come i dottori hanno confermato, sta alla grande e si è ripresa completamente. Lo sapevamo già, ma è giusto che ci fosse una conferma anche da parte dei medici. 

Nella seconda parte vediamo il dialogo tra Ian e il padre di Nina che, a differenza della Dobrev e di Edna, non si sono mai chiariti. Si sono parlati sempre a stento e nemmeno dopo essere venuto a sapere che Nina e Ian si sono messi insieme Kostantin non è intervenuto. E’ stato burbero e testardo, ma sappiamo tutti come sono i padri: vogliono il bene delle proprie figlie e sono tremendamente gelosi. Anche Ian e Kostantin quindi si sono chiariti e non intercorre più nessun problema. Non che prima ce ne fossero, ma è giusto così.

L’ultima parte del capitolo svela il sesso del futuro Wesley, un bel maschietto ;)

Apriamo il toto nome? Penso che qualcuna di voi potrebbe arrivarci ^^

Grazie alle tre ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo e mi dispiace che le recensioni siano diminuite :/

Alla prossima <3

  
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