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Autore: _mary_laura_    18/10/2016    1 recensioni
[Dolan Twins/Ethan Dolan/Grayson Dolan]
Cassandra non è abituata alle persone e forse non ci si abituerà mai. Crede che siano solo un ostacolo alla sua barriera, alla sua libertà. Eppure alcune persone le ama. Poche, ma importanti. Quando parte per Los Angeles, obbligata dal suo patrigno, sembra che il mondo le debba crollare addosso. Lontana dai suoi affetti, dalla sicurezza di un posto che considera casa. Cassandra però non sa che è a Los Angeles che troverà la serenità. E, soprattutto, la felicità. E scoprirà che le persone non sono male come sembrano, soprattutto se si tratta dei gemelli Dolan.
"-Lasciamelo portare, per favore. Sono più forte di quello che sembro.
Mormoro quando sento sua sorella salire le scale e il chiacchiericcio di Lily e Grayson sparire inghiottito dalle mura della casa.
Lui cerca di nuovo i miei occhi, probabilmente perché li ho spostati troppo verso le sue labbra carnose, e mi inchioda in quel mare castano.
-Questo l’ho capito dal primo momento in cui ti ho vista."
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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ETHAN POV’S

Non l’ho mai vista così.
E’ distrutta.
Completamente.
Mi sembra quasi di riuscire a palpare il suo dolore. Ieri sera l’ho fatta dormire abbracciata a me per farla stare più tranquilla e ha smesso di singhiozzare solo quando ormai erano le tre del mattino. Io invece sono rimasto sveglio. Sentivo crescere dentro di me la rabbia e l’odio nei confronti di Federico.
Come ha potuto lui, il suo migliore amico, una persona che non dovrebbe mai tradirti, farle così male?
Dopo tutto quello che le è successo?
Lui lo sa meglio di me quanto sia ancora fragile l’animo di Cassandra. Avrebbe potuto lottare con le unghie e con i denti per evitare che tutto questo accadesse, ma è stato un vigliacco. Abbandonarla così, senza aver nemmeno provato a combattere. Non riesco davvero ancora a credere come si sia permesso di ferire Cass in questo modo. L’ho visto nei suoi occhi, tutto il giorno, quando incontrava i miei. Vi si leggeva la sofferenza più pura e vera. So che ha bisogno di me, ma so ancora di più che ha bisogno di Silvia.
Quella ragazza…
E’ davvero speciale.
Non c’è da stupirsi che sia la migliore amica di Cassandra, altrettanto fantastica.
Almeno ora, che è scesa la sera, l’ultima sera che i suoi amici trascorreranno qui, vedo che il suo umore è leggermente migliorato e riesce di nuovo a provare a sorridere falsamente.
Il giardino è illuminato da alcune lanterne cinesi attaccate ai rami degli alberi, mentre le luci viola e rosa della piscina colorano l’acqua e il viso di chi c’è dentro.
La mia ragazza ha passato praticamente tutto il giorno chiusa in camera con la sua migliore amica e mia sorella, poi sono uscite per qualche ora e sono tornate verso le sei e mezza.
I ragazzi, insieme a Thalia, Cat ed Ashley stanno giocando in acqua, mentre io, Cassandra, Silvia e Jake siamo seduti sull’erba fresca. Vedo benissimo che la ragazza italiana e il biondo stanno flirtando, quindi prendo Cass per mano e la porto a fare una passeggiata nel giardino. Sento le sue dita intrecciarsi alle mie e stringere forte. Noto che indossa un costume blu con dei riflessi azzurro chiaro, simili al colore dell’acqua quando viene attraversata dalla luce. Le sta da Dio. Arriviamo in un angolo formato da alcuni cespugli e un grande albero frondoso dal quale pende un’altalena fatta in casa. Mi ci siedo sopra senza dire una parola e lei sale a cavalcioni su di me.
Deglutisco a fatica mentre lotto contro il mio stesso corpo.
-Sei bellissima, Cass.
Sussurro iniziando a dondolarci piano, tenendo con una mano la corda, mentre ho l’altra appoggiata alla sua schiena, per evitare che lei cada.
La vedo abbassare lo sguardo e portarsi una ciocca di capelli neri dietro alle orecchie.
-Grazie.
Mormora in risposta, giocando con le mie dita, allargando la mano, mettendola palmo a palmo con la mia, molto più grande.
Bacio lentamente la punta delle sue dita e la sento ridacchiare. Sono felice di essere riuscito a distrarla.
-Posso chiederti che hai fatto oggi, oppure è un segreto tra donne?
Domando, mentre rallento il nostro oscillare.
La vedo ridacchiare e anche il mio cuore si apre in un sorriso.
-In realtà nulla di eclatante. Silvia mi ha portato delle cose che le avevo chiesto di prendere da casa mia, poi siamo uscite a fare shopping.
Improvvisamente si sbilancia verso di me e si aggrappa con un urletto alla corda dell’altalena, rimanendo col viso a qualche centimetro dal mio.
La vedo arrossire e mi stupisco ancora una volta di come si possa imbarazzare per la nostra vicinanza.
Non resisto alla tentazione e prendo il suo labbro inferiore tra i denti, premendo piano, mentre sento una sua mano accarezzarmi piano i capelli sulla nuca, tirandomeli leggermente. Sento il battito del cuore accelerare e la testa pulsare mentre ci baciamo, i nostri bacini che si scontrano al ritmo dell’altalena, messa in movimento dai nostri corpi che si cercano, si vogliono, si trovano, scappano, per poi tornare, troppo bramosi dell’altro. Sento il desiderio crescere ed esplodermi dentro, annebbiandomi la vista un istante, mentre con una mano scendo verso il suo sedere, accarezzandole la pelle bianca. La sento sussultare, poi ridere e baciarmi il collo, scendendo verso la clavicola, per poi fermarsi e iniziare a farmi un succhiotto. Socchiudo le palpebre e getto la testa all’indietro, mugolando di piacere, mentre le nostre intimità si sfiorano impercettibilmente, quel tanto da farmi impazzire. La lussuria mi fa quasi completamente di dove mi trovo e di cosa sta succedendo attorno a me, poi, improvvisamente, torno in me e mi accorgo che questa è l’ultima sera che può passare con i suoi migliori amici prima di poterli nuovamente abbracciarli tra due mesi.
Mi stacco dolcemente da lei, che tiene gli occhi chiusi per qualche istante, mentre prende fiato, e io fermo il nostro oscillare, riportandomi coi piedi per terra.  La sento ridacchiare vicino al mio orecchio mentre entrambi scendiamo, come se non fosse successo nulla. Invece il marchio viola che mi ritrovo in bella vista sul petto mi ricorda che cosa è appena capitato.
-Ethan Grant Dolan, ho sempre pensato che noi dovessimo fare sesso un giorno o l’altro, ma certo non mi immaginavo che saremmo stati a tanto così da farlo su un’altalena!
Esclama, prendendomi una mano.
Arrossisco di botto a quelle parole e non faccio nemmeno caso alle occhiate che Grayson lancia al mio evidente succhiotto viola quando mi butto in piscina vicino a lui per calmare i bollenti spiriti con l’acqua fredda. Con la coda dell’occhio continuo a guardare Cassandra, che ora conversa amabilmente con mia sorella e Cat, sorridente come non mai.
Bene.
Il mio intento era proprio quello di mandare via un po’ di malinconia dai suoi occhi.
Prima che le ragazze possano accorgersene, però, un Jake fradicio arriva da dietro di loro e, aiutato da Federico e Cameron, buttano tutte quante in acqua, sollevando gridi di protesta che ben presto si trasformano in schizzi e battaglie a cavalcioni tutti-contro-tutti. Mi ritrovo con mia sorella sulle spalle che combatte contro Aaron seduto sopra a Jake, mentre la mia ragazza è in braccio Federico che la sta nuovamente buttando in piscina mentre lei cerca inutilmente di divincolarsi. Quando finalmente Ashley butta giù Aaron e io sono libero di far riposare il collo, qualcuno mi posa le mani sulle spalle e mi butta sott’acqua, facendomi mezzo affogare. Quando riemergo ho un disperato bisogno d’aria e un istinto omicida nei confronti di chiunque mi abbia fatto questo. Mi giro e trovo la faccia colpevole di Grayson che mi guarda alzando le mani.
-Dude, I was joking!
Cerca di salvarsi uscendo fulmineamente dalla piscina, prontamente rincorso da me, che lo faccio scivolare e cadere nell’erba per poi iniziare ad azzuffarmi con lui per gioco. Sento svariate voci che ci incitano e ridono, finchè non rotoliamo assieme in piscina e scoppiamo a ridere, abbracciandoci.
Continuiamo così fino a quasi mezzanotte, quando usciamo dall’acqua e ci avvolgiamo negli asciugamani, strofinandoci energeticamente il corpo. Silvia e Federico hanno l’aereo domani alle dieci e non possono permettersi di arrivare in ritardo.
Qualche minuto più tardi io e la mia ragazza li stiamo riportando all’hotel, mentre lei e la sua migliore amica continuano a cantare canzoni in italiano stonando apposta. Le vedo abbracciarsi forte, poi lei salta in braccio a Federico e gli cinge la vita con le gambe. Se non sapessi da lei che prova qualcosa per Cameron sarei già sceso a picchiarlo. Tutti e tre si danno appuntamento per la mattina dopo, poi lei salta in macchina e partiamo verso casa.
Al contrario di come mi sarei aspettato il sorriso non ha abbandonato le sue labbra e non riesco a spiegarmi il perché. Continuo ad alternare lo sguardo tra la strada e lei, che si sta battendo una mano a ritmo di musica sulla coscia scoperta dagli shorts di jeans.
-Stai bene?
Le domando quando ormai siamo quasi davanti a casa.
Osservo bene la sua espressione, aspettandomi che scoppi a piangere come ieri, ma invece annuisce decisa sorridendomi.
-Perché?
Chiede, come se il fatto che sia felice sia assolutamente normale, date le circostanze. Parcheggio nel vialetto d’ingresso, mi smollo la cintura e lei fa lo stesso, scavalcando la leva del cambio e sedendosi sulle mie ginocchia.
-Beh, sai, Federico e tutto il resto…
Butto lì con nonchalance.
Lei in risposta alza un sopracciglio e si stringe nelle spalle.
-Il destino farà il suo corso, se lui deve venire a vivere qui ci deve essere un perché, nulla succede per caso.
Mormora prendendomi il viso tra le mani e baciandomi la punta del naso, per poi strofinare piano le sue labbra sulle mie.
Non c’è nulla di malizioso in questo gesto, solamente l’amore che ci lega.
-Stai forse insinuando che visto che siete amici e che non riuscite a stare molto tempo separati non sopporterai l’idea di averlo lontano e potresti prendere in considerazione la folle idea di venire a vivere qua anche te?
Domando a raffica, senza nemmeno respirare.
Spero solo che lei abbia capito tutto, perché ho parlato tanto velocemente che potrei facilmente battere Eminem in Rap God. Tutto ciò che lei mi dà in risposta è un sorriso scaltro, che non riesco a decifrare.
-Può darsi.
Il mio cuore fa una capriola.
-Ma può anche non darsi.
La guardo sorridendo, mentre la guardo trattenersi da una risata, per poi scoppiare a ridere con me.
-Può darsi ma anche non darsi? Ti chiederei se sai l’inglese, ma qui è tutto alle basi dell’italiano! Mi deludi, non sai parlare la tua lingua!
Lei spalanca la bocca, facendo finta di essere offesa, poi scoppia di nuovo a ridere, lasciandomi un bacio sulla guancia e scendendo dalla macchina.
-Andiamo a letto, che domani ci si alza presto.
Mi dice con un tono che non ammette repliche. Scendo dalla jeep e mi metto sull’attenti, facendo poi il saluto militare.
-Signorsì, signora!
Urlo come un vero cadetto, al che lei mi prende per un braccio schioccando la lingua contro il palato.
-Avanti, scemo.
Mi riprende mentre entriamo in casa cercando di non far rumore visto che tutte le luci sono già spente.
Saliamo le scale in punta di piedi poi, raggiunto il primo piano, mi fermo a guardarla negli occhi, che sembrano incredibilmente brillanti nell’oscurità. Le metto una mano su una guancia, mentre le avvolgo la vita con un braccio e la avvicino a me, baciandola lentamente, lasciando che i nostri sapori si uniscano insieme ai nostri sentimenti. Poi lei si stacca, mi regala un debole sorriso e appoggia le labbra vicino alla mia bocca.
-Buonanotte Ethan.
Mi sussurra allontanandosi mentre le nostre mani si sfiorano.
-Buonanotte, amore.
Mormoro di rimando, guardandola fare una giravolta mentre si avvia verso la sua camera.

***
Sono almeno trentacinque minuti che aspetto nel parcheggio dell’aeroporto, appoggiato con una spalla alla portiera della jeep, la visiera del cappello calcata sul viso, il cellulare in mano solo per il piacere di sentirne il peso sul palmo. Le gambe ormai scalpitano per muoversi e sbuffo a più non posso, impaziente che lei faccia ritorno finalmente.
Probabilmente qualcuno mi ha ascoltato perché, esattamente nello stesso istante in cui alzo lo sguardo verso l’entrata dell’aeroporto la vedo venire verso di me.
Le lunghe gambe abbronzate che spuntano da un semplicissimo abito corto e blu, i capelli neri, come sempre scompigliati, che svolazzano nella brezza proveniente dal mare, che si infila a fatica attraverso gli spiragli lasciati dai grattacieli, le mani intrecciate sul grembo, il mascara completamente colato, calde lacrime salate che ancora gocciolano sul suo viso e sul collo.
Un sorriso splendido.
Resto a guardarla con le labbra schiuse, mentre decine di domande diverse mi affollano la mente, minacciandomi di mandarmi dritto in manicomio.
Ma tanto mi aspetto già di finire in un ospedale psichiatrico se Cass resterà la mia ragazza. Ma almeno ci metteranno nella stessa cella, spero.
Inaspettatamente, lei fa due balzi e in un attimo sono con la schiena addossata al metallo freddo dell’automobile, mentre le sue braccia sottili mi stringono il corpo e la sua testa è appoggiata ad una mia spalla. Rimango boccheggiante per qualche secondo, poi appoggio una mano sulla sua schiena, accarezzandola lentamente, mentre la sento sospirare profondamente vicino al mio orecchio.
Cosa diavolo le sta succedendo?
Cosa diavolo devo fare io?
-Emh, Cass…tu stai…insomma, stai umh bene?
Riesco ad articolare dopo qualche secondo, ottenendo come unico risultato l’impaziente voglia di picchiarmi da solo per la più grande stronzata che io abbia probabilmente mai detto.
Invece, la sento annuire piano, poi sempre con maggior vigore, mentre si scosta da me e mi guarda finalmente negli occhi.
E’ così bella.
Anche così.
Alzo una mano, appoggiandola ad una sua guancia, e lei ci si appoggia contro, lasciandosi cullare.
-Sicura?
Non riesco a fare a meno di chiederle.
La vedo sorridere ancora di più, mostrando i denti e facendomi accelerare il cuore.
-In realtà sarei ancora più felice se arrivassimo il più presto possibile a casa, devo assolutamente farti vedere una cosa.
Dice con indifferenza forzata, giocando con i laccetti dei miei pantaloni.
Mi costringo a deglutire mentre già sento il sangue affluirmi alla testa.
Ethan…
Mh?
Piantala. Subito.
Mi faccio forza e gonfio le guance senza smettere di guardarla, per poi mandare fuori tutta l’aria in una volta sola.
Poi le apro la portiera e la faccio salire prima di correre al mio posto.
Praticamente schizzo fuori dal parcheggio in retromarcia, rischiando di tamponare l’automobile dietro.
Cassandra viene sbattuta avanti e indietro sul sedile, poi si gira verso di me con la bocca spalancata mentre guido a tutta velocità verso la periferia di Los Angeles.
Devo.Arrivare.A.Casa.
-Ethan?!
Mi richiama, ma io faccio finta di nulla, canticchiando stonatamente una canzone alla radio.
-Ethan!
Urla dopo un minuto lei, indicandomi un’auto sbucata a tradimento da un incrocio e che per poco non ci investe.
Pigio il piede sul freno, facendo stridere le gomme sull’asfalto e facendo sbandare la jeep, prima di fermarmi in mezzo alla strada, staccare le mani dal volante e guardarmele atterrito, come se fossero le colpevoli di qualche indicibile crimine.
Stavamo per fare un incidente.
A causa mia e della mia imperdonabile impulsività.
Solo il pensiero di non avere nessuno a casa tranne me e lei mi aveva fatto perdere la testa, ma che mi prende?
-Ethan, metti in moto, stiamo formando una coda.
Mi avverte Cassandra, con voce dolce.
Annuisco, girando la chiave nel quadro dell’auto e iniziando a muovermi ad una velocità ragionevole, incurante delle macchine che ci sfrecciano accanto suonando il clacson.
Ho la gola secca a causa dell’imbarazzo e della vergogna che provo.
-Non devi preoccuparti, può succedere a tutti di essere sovrappensiero.
Cerca di consolarmi Cassandra, al che la guardo per un istante prima di tornare a concentrarmi sulla strada.
-Non dovevo essere sovrappensiero. Quel tipo poteva ucciderti, sai? Stava venendo addosso alla tua portiera.
Dico con la voce bassa e roca, mentre parcheggio nel vialetto davanti alla casa, come da me preveduto deserta.
Cassandra scende, seguita da me che cerco le chiavi dentro alle tasche dei pantaloni, per poi vedermele penzolare davanti tenute in mano dalla mia ragazza, che mi fissa con un sopracciglio alzato.
-Le hai date a me appena partiti, non ricordi?
Mi riporta alla mente, rispondendo alla domanda che era già affiorata alle mie labbra.
Ma dove cazzo sono con la testa?
La guardo avviarsi alla porta, infilare la chiave nella toppa e girarla un paio di volte prima di aprire l’uscio, facendomi entrare.
Fortunatamente Grayson si è ricordato di accendere l’aria condizionata prima di uscire, così adesso dentro c’è una temperatura fresca, che scioglie le goccioline d’umidità che ti si appiccicano alla pelle dopo quasi quaranta minuti passati sotto il sole di Los Angeles.
Appoggio le chiavi dell’auto sul mobiletto nell’ingresso per poi guardarmi distratto allo specchio sopra di esso.
-Allora cosa devi farmi vedere?
Chiedo girandomi verso Cassandra, che subito imprigiona le mie labbra nelle sue in un bacio che di casto non ha assolutamente nulla.
Immediatamente le mie mani vanno ai suoi fianchi e alla sua vita sottile, per poi scendere lungo le sue cosce e prenderla da sotto le ginocchia. Lei automaticamente si aggrappa con le gambe al mio corpo, inarcando la schiena mentre le bacio piano il collo, salendo le scale con lei in braccio. E’ talmente leggera che sembra di avere in braccio una bambina.
Cazzo.
Mi farà impazzire un giorno di questi, l’ho detto e lo ripeto.
Con un calcio apro impaziente la porta della mia camera, avvicinandomi subito al letto, posandola sopra di esso per poi distendermi sopra di lei, senza pesarle addosso.
Continuiamo a baciarci, mentre le immagini di ieri sera mi riaffiorano alla mente, eccitandomi ancora di più di quanto non sia già.
Le sue mani armeggiano con i bottoni della mia camicia per un po’ per poi slacciarli con foga, mentre le nostre bocche continuano a giocare, accarezzando le labbra e le guance, il mio tocco bollente sulla pelle fresca delle sue gambe.
Finalmente riesce a liberarmi della maglia e anche io trovo a tastoni la zip laterale del suo vestito, che tiro giù tutto d’un colpo, facendo risuonare il rumore stridulo per la casa animata solo dai nostri ansiti pesanti.
Sento che potrei cedere da un momento all’altro, non ho tutta questa pazienza nell’aspettarla, la voglio mia ora, senza nessun preambolo. Eppure, non so come, ma riesco persino a staccarmi dalle sue labbra carnose per aspettare che si sfili l’abito con cura, per evitare che si strappi. Appena, però, lo appoggia sul letto di Grayson accanto al mio, la prendo per i polpacci, tirandola prepotentemente verso di me, suscitandole un gridolino e una risata.
Dio è così incredibilmente bella e sexy ora…
Gli occhi lucidi dal desiderio, la pelle fremente e tesa del ventre, le braccia leggermente aperte, la bocca così stupendamente schiusa, le guance arrossate, i capelli sparsi a ventaglio attorno alla testa.
E, soprattutto, il suo splendido sorriso.
Quello che mi ha fatto veramente innamorare di lei.
Scendo con la testa verso la sua pancia, baciandole la pelle ancora chiara, mentre salgo verso il suo petto, i suoi sospiri che si fanno più pesanti man mano che mi avvicino al suo seno. Poi infilo una mano sotto di lei, sollevandole la schiena verso di me, lasciandola aggrapparsi con le braccia al mio collo, le labbra sollevate in un ghigno.
Sento le sue dita scivolare verso il basso mentre la gola mi si secca e chiudo gli occhi, appoggiando una guancia alla sua spalla, godendomi il suo tocco delicato sulla mia palle accaldata. Un suo pollice scivola sotto al bordo dei miei pantaloncini e li fa cadere a terra, lasciandomi in intimo.
Salgo sul letto insieme e lei, facendola sedere su di me, lasciando che si muova contro il mio basso ventre ormai in fiamme, mentre le mia bocca avida si impossessa di nuovo del suo labbro inferiore, tirandolo, succhiandolo, baciandolo con passione. Poi mi sposto sulle sue guance, pulendo con i baci i rimasugli del trucco colato, che la rendono ancora più belle e pura. Sento con un certo imbarazzo il mio membro che preme contro una sua gamba mentre mi chiedo se lei se ne sia accorta.
Evidentemente sì perché si scosta e mi guarda negli occhi per un lungo istante prima di abbassare lo sguardo sulle nostre gambe. Arrossisco e sto per staccarla da me, quando lei mi posa una mano sul petto, spingendomi con forza verso il materasso per poi salire a cavalcioni su di me, appoggiandosi con le braccia ai lati della mia testa, i suoi capelli scuri a formare una cortina che ci divide da quel mondo che stiamo tagliando fuori da noi.
Resto a guardarla per qualche istante, poi tutto avviene in una successione di movimenti, richieste, baci che mi ritrovo non so come a stare di nuovo sopra di lei.
Siamo entrambi nudi, fisicamente e psicologicamente, ogni maschera è caduta come fa quando siamo solo noi due, e lei è più bella e desiderabile che mai.
Con delicatezza le apro le gambe, posizionandomi meglio sopra di lei, le nostre intimità che si sfiorano appena.
Soffoco un gemito nel disperato tentativo di resistere all’impulso di entrare in lei, e la guardo fisso negli occhi.
Grigi e castani.
Legati da un doppio filo che nessuno può tagliare.
I volti tanto vicini che i nostri nasi si toccano, le ciglia di lei bagnate dai miei baci, la mia schiena già graffiata dalle sue unghie.
-Lo vuoi davvero, Cassandra?
Chiedo serio, disposto a rinunciare a tutto se ciò non è davvero quello che desidera.
-Yes, Ethan, it’s what I really want. Lo desidero dal giorno in cui mi hai baciata, che tu mi prenda tra le braccia e mi faccia tua. Ti amo e non aspetto altro che unirmi a te.
Risponde semplicemente, facendomi tremare il labbro inferiore mentre un suo dito traccia il profilo della mia mascella.
-Ti amo anche io Cassandra.
Faccio per poi baciarla, mentre scivolo dentro di lei.
E facciamo l’amore.
Niente sesso, solo amore.
E con questo intendo i baci lenti sulla bocca, sul collo, sulla pancia, sulla schiena; i morsi sulle labbra e mani intrecciate, occhi dentro occhi.
Intendo abbracci talmente stretti da diventare una cosa sola, corpi incastrati e anime in collisione, carezze sui graffi, vestiti tolti insieme alle paure, baci sulle debolezze, sui segni di una vita che fino a questo momento mi era sembrata un po’ sbagliata.
Intendo dita sulla pelle, creare costellazioni, inalare profumi, il suo profumo, che mi fa perdere la testa e chiudere gli occhi, respiri che viaggiano allo stesso ritmo, cuori che battono insieme.
E poi sorrisi, i suoi più veri che mai.
I miei, sinceri dopo tanto tempo che non lo erano più.
E facciamo l’amore.
Senza vergognarcene.
Perché il nostro amore è arte.
E noi siamo il capolavoro.

 

 

   
 
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