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Autore: Uruka    18/10/2016    1 recensioni
Pensieri della (non-)vita sentimentale di una ventenne che vorrebbe amare e sentirsi amata
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Need to be loved


Le era piaciuto un solo ragazzo in vent'anni, e fu un suo compagno delle medie. Ormai era convinta di aver dimenticato cosa si provasse ad avere qualcuno da cui essere “attratta”, sempre che lo avesse mai provato seriamente.

 

Si era sempre concentrata sugli studi, per non deludere i suoi genitori. Era cresciuta con l'idea che studiare fosse fondamentale per il suo futuro, perché “per i ragazzi c'è sempre tempo”. E si era sempre trovata d'accordo con quell'idea. Vedendo come le sue compagne delle medie continuavano a litigare per ragazzi di discutibile fascino e simpatia, a tirarsi per i capelli e insultarsi malamente si disse che anche solo il pensiero di avere un ragazzo avrebbe comportato troppi problemi.

 

E così è stato fino ai 17 anni circa, quando i suoi cugini di qualche anni più grande erano fidanzati da tempo e progettavano ormai i matrimoni. Allora iniziò a pensare che non voleva più restare sola. Voleva essere amata. Voleva capire cosa si provava.

E fu anche peggio quando la sorella andò via di casa dopo essersi sposata con un ragazzo poco più grande di lei a ventidue anni.

Poi anche le sue amiche di liceo iniziarono ad avere i ragazzi, anche quella che diceva di voler restare single tutta la vita.

 

E si sentì tradita.

 

Voleva essere interessata a qualcuno che non fosse famoso, che sapesse della sua esistenza.

Forse era anche per questo che iniziò a pensare che le piacesse un suo amico, il suo unico amico a dire il vero. Sempre che potesse essere definito così un ragazzo che continuava a chiederle aiuto nello studio ma con cui aveva pochi argomenti su cui parlare all'infuori della scuola.

Le ci vollero più di due anni e due serate di confidenza assoluta con due delle sue più care amiche per capire che in realtà non era così. Che era solo infatuata, anzi ossessionata dall'idea di voler aver qualcuno che le piacesse.

 

Eppure da due settimane non riesce a smettere di pensare a qualcuno, in particolare a qualcosa: mani. Le mani più belle che abbia mai visto in vita sua. Mani che si è ritrovata a fissare in trance per mezz'ora, durante il viaggio in treno che la stava conducendo alla città dell'università che frequenta. Ha incrociato lo sguardo del ragazzo con quelle mani perfette più di una volta. Avrebbe quasi voluto dire o fare qualcosa, ma è troppo impacciata per cose simili, così si è ritrovata a sviare lo guardo tutte le volte, per poi essere attratta irrimediabilmente verso quelle mani dopp pochi istanti.

Mani che sembravano essere così lisce e morbide, con le vene in vista, grandi, che le ispiravano un enorme senso di protezione, che tenevano con sicurezza ed estrema delicatezza un libro.

 

Solo quando scende dal treno si pente di non aver fatto nemmeno una foto (perché sa che non avrebbe mai trovato il coraggio di parlare a quel ragazzo). Dovrà fare affidamento alla sola memoria e crogiolarsi in essa perché ormai ha perso anche la speranza di rivedere quelle mani. Sa che non incontrerà mai più quel ragazzo.

E' consapevole di ciò e ormai anche che se non proverà mai le emozioni delle amiche e cugini.

Si sta rassegnando a votare la sua vita al suo futuro lavoro e ai gatti che progetta di adottare.

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Non so nemmeno io cosa sia se non un leggero sfogo per tutto quello che mi sta passando per la mente in questo periodo

  
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