She’s
the one
Tu
non hai idea.
La mattina mi sveglio con il solo intento di sfiorare, almeno per un secondo, la tua pelle, guardandoti negli occhi. Il solo accarezzare l’ambra e il biondo che ti ricoprono, anche per un attimo, è un’emozione talmente indescrivibile da lasciarmi senza fiato. I tuoi occhi sono la cosa più bella, lune impenetrabili, di una sfumatura azzurro intenso, e così… caldi. Così morbidi nell’osservare, quieti nel giudicare.
Sei bellissima.
Io lo sapevo da sempre, dal primo momento in cui hai teso la tua mano verso di me, pronunciando il tuo nome con un sorriso lieve. Sapevo fin dall’inizio ciò che eri, la croce che stavi portando, le carte che avevi ricevuto da qualcuno di più grande in cui non credi.
Non hai idea di cosa significhi per me sentirti ridere.
Immagina un mattino di sole, e quei suoi raggi sul viso: immagina acqua fresca sul corpo accaldato, la sete che viene placata. Immagina tutto ciò che è perfezione, che completa la necessità e il bisogno.
La tua risata placa le urla dei fantasmi alle nostre spalle.
Sei bella, mite, bionda: vesti bene, abbinando colori giusti, portando con grazia ciò che ti ricopre, tutto ti cade bene, che siano gonne, camicie, giacche. È così bello per me osservarti: così delizioso immaginare ciò che c’è sotto. Immaginare le tue ginocchia, i polpacci, le caviglie, i piedi, vita, spalle, braccia, mani, unghie, fronte, naso, capelli, nuca, schiena. Mi assale, a volte, un pensiero che mi stupisce, mi inquieta, mi fa sentire sporca. Vorrei prenderti tra le braccia, stringerti, baciarti con delicatezza su ogni singolo centimetro di pelle, solo per sentire il tuo profumo, respirare l’odore del sapone, del dentifricio, pesca e menta, su di te.
Riesco a immaginarti mentre dormi: immagino il tuo respiro regolare, la bocca semisocchiusa, i capelli sparpagliati sul cuscino. Riesco a sentire tra le mie braccia sole, strette al mio corpo, il calore che c’è sotto le coperte.
Raccontami un ricordo, mi dicesti una volta. Farfugliai qualcosa, sconcertata, che non corrispondeva esattamente alla verità che avevo dentro.
Ricordo…
ricordo molto bene, ma questo non posso
dirtelo. Ricordo un pomeriggio di metà ottobre in cui lei
vi lasciò per
sempre. Ricordo la disperazione, la rabbia, l’impotenza che
mi presero, ma che
non sentivo mie. Mi sentivo sporca, sai? Credevo di non avere il
diritto di
piangere la persona che ti aveva dato la vita e che ti aveva guardato
con una
forza incredibile negli occhi spenti quell’ultima volta.
Sai
cosa ricordo, amica mia? Ricordo il portone di
casa tua aperto, l’ombra e il buio che c’erano
dentro. Quel giorno il sole
splendeva a tradimento, bruciava sulle nostre lacrime.
Io
fui la prima a varcare quella soglia, e quando
la mia ombra si stagliò di fronte a voi cominciai a tremare.
C’eri tu, lì,
abbandonata contro la parete, gli occhi gonfi di lacrime, i capelli
puliti e
sciolti sulle spalle, poche altre accanto a te.
Giurai
a me stessa che ti avrei riportata fuori
dall’abisso, che ti avrei accarezzata, stretta a me e
risalito il passaggio
delle tue lacrime con la punta delle dita, ed ero certa che
così facendo mi
sarei sentita meno sola.
Quando
le oltrepassai tutte e ti venni vicino per
abbracciarti, senza una parola che fosse una, ti strinsi
così forte che
mandasti un gemito.
Ricambiasti
quella stretta forte e disperata, e
poi ti guardai a lungo, con un sorriso, mentre abbracciavi gli altri,
la forza
con la quale sorridevi e non urlavi, parlavi piano, tacevi.
E
per tutto quel tempo… credevo di essere venuta a
riportarti fuori dall’abisso, continuai a pensare
stupidamente, ma invece eri
stata tu ad aver riportato fuori dall’abisso me.
Fa
freddo. Non importa, sto bene così.
Tu mi sei vicina, maledettamente vicina. Ancora un altro po’, posso poggiare con delicatezza la bocca sui tuoi capelli, respirare il profumo… la fragranza che emani potrebbe uccidermi per quanto è dolce. Come un coltello che mi penetra dentro, scava in profondità. E tutto ciò dipende da quanto ti voglio bene, quanto ti stimo e rispetto.
Sollevi lo sguardo, allontano le labbra dal tuo capo, sorridiamo entrambe. Il tuo sguardo oggi è calmo e dolce, non c’è una tempesta che vuoi tenere celata. Per la prima volta in sette mesi, oggi ti vedo serena, finalmente.
“A che pensi?” mi chiedi dolcemente.
A te, vorrei rispondere. A come mi sei entrata dentro. A come mi porti il respiro anche se sto soffocando.
“Niente” rispondo quietamente, con un sorriso.
Non fa niente. Il sole è alto nel cielo, e illumina il tuo viso ambrato.
Tu non hai idea.
Sei bellissima.
E’
dedicato a una persona
meravigliosa che ho accanto. Mi è venuta di getto, e spero
che possiate
apprezzarla, non so nemmeno se la categoria è giusta, ma
pazienza… :)