Se cadi, ti prendo
Quella
notte l'aria nella stanza era più stagnante e afosa del
solito. Non
uno spiffero entrava dalla finestra spalancata e il caldo dell'estate
era pressante.
Chiyo
restò ore a fissare il soffitto, sopra di sè.
Aveva così tanti
pensieri per la testa. Era felice di essere riuscita a trovare un
punto di connessione anche con quell'antipatico di Tsukishima, ma
l'aver riesumato il ricordo di Shoji in quel modo così
orribile
l'aveva scossa terribilmente.
Lei
rideva, rideva sempre, ma non era altro che una macchina che
trasformava ogni pensiero in un sorriso per riuscire a restare
integra. Lei era questo, ma ogni tanto cadeva.
Fece
scivolare lentamente la testa di lato, fino a puntarla al suo zaino,
per terra, di fianco al suo futon.
«Il
tuo compleanno cadrà proprio in quei giorni, quando sarai in
ritiro
con la tua squadra. Festeggeremo quando tornerai»
le aveva
detto Yumi, prima di porgerle una lettera. «Però
porta questa
con te. Aprila, anche se sarai da sola. Anzi... forse è la
cosa
migliore, il fatto che tu la legga quando sarai sola con la tua
squadra.»
Non
le aveva detto altro, sulla busta non c'era scritto niente, ma la
carta era leggermente rovinata e stropicciata, per lo scorrere del
tempo. Non sapeva cosa c'era dentro nè da parte di chi
fosse, ma una
voce dentro di lei pronunciava ripetutamente un nome.
Sospirando
si alzò a sedere e aprendo lo zaino estrasse la busta
sigillata. La
fissò a lungo, come se quello avesse potuto toglierle quel
peso dal
petto.
"Domani...
domani avrai qualcosa da dirmi" pensò lei, alzando di nuovo
lo
sguardo al soffitto. Sbuffò e si strofinò il
polso sulla fronte.
"Che
caldo" pensò e un'immagine si fece strada nella sua memoria:
Kuroo con la testa infilata nel frigo, intento a prendere fresco.
Sorrise, addolcita da quel ricordo che solo in quel periodo stava
riscoprendo essere uno dei più belli che conservava.
Era
stupido, eppure la faceva sorridere così tanto.
Infilò
nuovamente la lettera nello zaino e si alzò, uscendo dalla
stanza e
lasciando nuovamente sole le sue compagne. Si raccolse i capelli
sciolti, sollevandoli appena, e con l'altra mano si sventolò
dietro
al collo, cercando conforto a quell'inferno.
«E
meno male doveva essere la scuola più fresca...»
sospirò,
scendendo le scale e dirigendosi verso lo stanzino delle macchinette.
Si fermò a pochi passi dell'entrata, colta da una strana
agitazione.
"E
se fosse veramente lì?"
Sarebbe
stato imbarazzante. Però, poteva anche essere una semplice
casualità. Il fatto che lei si fosse alzata più o
meno alla stessa
ora dell'altra volta e fosse andata nello stanzino poteva essere solo
frutto di casualità, non voleva certo dire che aveva sperato
di
ritrovarlo... no?
Fece
un sospiro, cercando di calmarsi, e si trovò istintivamente
a
sistemarsi i capelli, pettinandoseli con le dita da un lato. Si
raddrizzò e infine entrò.
Lo
stanzino era vuoto e buio.
L'espressione
rallegrata che aveva avuto fino a quel momento andò
scemando,
lasciando spazio a un po' di delusione.
"Che
mi aspettavo?" si chiese, avvicinandosi al frigo. "Ma sì,
in fondo è meglio così."
Aprì
lo sportello e la bianca luce per un attimo l'accecò. Si
chinò in
avanti e avvicinò il volto all'interno, socchiudendo gli
occhi e
distendendo le labbra in un sorriso compiaciuto.
«È
piacevole davvero» disse tra sè e sè,
restando immobile lì per
qualche minuto.
Il
fresco tepore sulla pelle del viso e sulle spalle scoperte, la
cadenza ritmata del rumore del frigo che le faceva quasi da ninna
nanna. Ci si sarebbe potuta addormentare lì dentro.
«Non
ti verrà un raffreddore a startene troppo lì
dentro?» l'improvvisa
voce la strappò da quella piacevole sensazione di
semi-coscienza,
facendole perdere un battito.
Si
voltò, meccanica come un robottino, sorprendendosi ad
arrossire.
Kuroo
era lì, in piedi, le braccia conserte al petto e una spalla
poggiata
allo stipite della porta.
«M-mi
hai spaventata!» balbettò Chiyo.
«Dì
un po', ti eri addormentata in piedi?» la canzonò
lui, chinando la
testa da un lato. Chiyo sentì un moto infastidito nascerle
alla
bocca dello stomaco e salirle su per la testa. "Mi ero
dimenticata quanto fosse insopportabile" pensò,
rimproverandosi
di aver sperato di ritrovarlo.
«Eri
talmente assorta che non mi hai sentito arrivare»
ridacchiò lui. «A
che pensavi?»
«A
quanto fosse bella la pace e la solitudine!» disse lei,
cercando di
mostrarsi orgogliosa e tornando a fissare la luce bianca.
Kuroo
accennò un sorriso malizioso, poi alzò le spalle
e si voltò:
«Allora ti lascio sola.»
Chiyo
sobbalzò, voltandosi di nuovo verso di lui, e
accennò un passo
nella sua direzione. Il corpo le si era mosso senza che lei gli
avesse dato ordini. Non voleva che se ne andasse di già,
anche se...
per quale motivo?
«Sì?»
chiese Kuroo, cogliendo i suoi movimenti e sorridendo ancora,
compiaciuto.
Chiyo
avvampò e titubò qualche istante, in cerca di
qualsiasi risposta
avesse potuto tirarla fuori da quell'imbarazzante situazione.
«Beh...»
cominciò, riuscendo poi a trovare la scappatoia.
«Kageyama ha messo
i suoi biscotti troppo in alto, questa volta. Non ci arrivo. Se me li
prendi ti permetto di restare» disse incrociando le braccia
al petto
e tornando ad assumere un'espressione orgogliosa.
Kuroo
restò immobile qualche istante, con quel suo sorriso che
tanto la
faceva arrabbiare. Era come se fosse superiore a qualsiasi cosa, era
proprio insopportabile. E avere i suoi occhi così puntati
addosso
non la faceva sentire a suo agio: che aveva da guardare tanto? Era
imbarazzante.
Finalmente
lui si mosse e si avvicinò al mobile, aprendo lo stipetto in
alto e
cominciando a spostare le varie scatole.
«Che
bel micetto» disse, mentre era impegnato nella ricerca.
"Bel...
micetto?" si chiese Chiyo, non capendo.
Poi
si ricordò.
E
si impanicò.
Abbassò
gli occhi alla cannottiera del suo pigiama, dove troneggiava
l'immagine di un gattino teneramente avvinghiato a un gomitolo di
lana. Arrossì ancora di più, per quanto fosse
possibile, e
d'istinto si portò le braccia intorno al ventre, cercando di
nasconderlo.
"Porto
addosso il marchio del nemico!" si rese conto. "Il suo
simbolo!"
Se
fosse stato possibile, sarebbe esplosa dalla vergogna.
Kuroo
finalmente trovò i biscotti e scosse la scatola trionfante.
Si
avvicinò al frigo e gli si sedette davanti, permettendo a
Chiyo di
poter godere anche lei del fresco sporgendosi sopra la sua testa.
«C'è
posto anche per me?» chiese, nonostante si fosse
già accomodato.
Infilò
una mano nella scatola, estrasse un biscotto per sè e
sollevò gli
altri, porgendoli a Chiyo.
Chiyo
lo guardò con sospetto, chiedendosi cos'altro avrebbe fatto
per
metterla ancora più a disagio. Ma poi cedette alla gola e
prese
anche lei a mangiare. Sospirò e si impose di cercare la
calma e
godersi solo il momento.
Poggiò
un gomito sulla testa di Kuroo, chinandosi in avanti, e si
poggiò
con la guancia sul pugno chiuso, sporgendosi dentro al frigo in cerca
di ristoro.
«Ehy!»
brontolò lui, non entusiasta dell'idea di fargli da
appoggino.
«Che
c'è? Ti spettino?» gli chiese lei con tono quasi
annoiato e questo,
stranamente, lo zittì, facendogli solo uscire una leggera
risata
dalla gola.
Per
qualche minuto l'unico rumore che si riusciva a percepire dentro
quella stanza fu il motorino del frigo e il loro sgranocchiare,
assorti e compiaciuti da quella semplicità.
«Certo
che...» cominciò Kuroo, storpiando le parole per
il biscotto. «Ne
hai di forza in quelle braccia, a vederti non si direbbe. Hai steso
Tsukki con un solo colpo, oggi. Hai guadagnato tutta la stima di
Bokuto, con quello, lo sai? Aspettati una dichiarazione tra non
molto.»
«Che?»
sussultò lei, allarmata.
«Anche
se trovo sospetto che quel Tanaka non si sia già fatto
avanti. Quel
ragazzo ti adora.»
«Tanaka
mi vuole bene come vorrebbe bene a sua sorella!» si
affrettò a
rispondere lei. «Non c'è niente di strano tra
noi!»
«Ah
no?» domandò lui, alzando lo sguardo.
«Allora Bokuto è fortunato,
nel caso volesse farsi avanti» sghignazzò.
«A meno che non ci sia
qualcun'altro. Insomma... salti al collo di chiunque ti si pari
davanti, faresti cadere innamorato chiunque. Chissà, magari
anche
Tsukki oggi quando l'hai preso per mano ha sentito la famosa
scintilla.»
«Che?!»
stridulò lei ancora più nel panico.
«No! Io... è solo il mio modo
di fare!Lo sanno, insomma! Nessuno penserebbe che...» si
agitò e
non riuscì più a mettere in fila un discorso
compiuto.
«Vuoi
dirmi che davvero non c'è nessuno che ti gironzola
attorno?» chiese
lui, mostrandosi sorpreso. «A parte Yamamoto, che ormai ti
sogna
tutte le notti. Ma sogna anche le altre tue due amiche, le due
manager, quindi non conta.»
«No,
non c'è nessuno! » ringhiò lei, ormai
al limite e non sapendo come
uscire da quell'imbarazzante discorso.
Kuroo
ridacchiò, tornando a fissare la scatola che aveva in mano.
Infilò
la mano, prendendo un altro biscotto, e tornò a
sgranocchiare.
"Che
razza di situazione" pensò lei, rossa in volto.
Perché si
ostinava a metterla così in imbarazzo? Era proprio odioso.
Kuroo
alzò la scatola sopra la sua testa, sventolandola e facendo
risuonare i biscotti all'interno, in un chiaro richiamo. Chiyo si
riavvicinò e tentò di infilarci una mano dentro,
ma lui la tirò
indietro ed alzò la testa, guardandola sopra di
sè e sorridendole.
«Basta
una scatola di biscotti per attirare la tua attenzione, proprio come
un bravo cagnolino.»
Chiyo
si irrigidì, colta da un altro moto di nervosismo. Dio solo
sapeva
quanto desiderava prenderlo a pugni in quel momento.
«Hachiko-chan»
concluse poi Kuroo.
«Chiyo-chan»
disse lei, con tono di riprovero.
«Hachiko-chan.»
«Chiyo-chan!»
Kuroo
rimase in silenzio qualche secondo, pensieroso, poi disse:
«Hachiko-chan.»
Per
poco Chiyo non cominciò a tirarlo per i capelli.
Insopportabile!
Non
contento, lui allargò il sorriso, prese un biscotto dalla
scatola e
glielo avvicinò alle labbra, dicendole: «Tieni, i
bravi cagnolini
meritano un premio.»
Chiyo,
continuando a fulminarlo dalla sua posizione sopraelevata,
aprì la
bocca e afferrò il biscotto con rabbia, coinvolgendo
deliberatamente
nel morso anche il suo dito. Kuroo sussultò, tirando
indietro la
mano e la sventolò davanti agli occhi, dolorante, mentre
Chiyo si
allontanava da lui di un passo. Incrociò le braccia al
petto,
orgogliosa, e lo guardò dall'alto al basso.
«Bau» disse,
storpiando la parola per il biscotto che stava masticando, e
silenziosa si allontanò, intenzionata a tornarsene a letto.
«Aspetta!»
la richiamò Kuroo, alzandosi frettolosamente. Chiuse il
frigo e
lasciò la scatola dei biscotti sul mobile, correndole
dietro.
«Scusami» disse, assumendo un'espressione
rammaricata. «Non volevo
offenderti.»
Chiyo
lo guardò qualche secondo. L'espressione arrabbiata sul suo
viso non
c'era già più, ed era tornata la solita candida e
innocente Chiyo.
E proprio con quel candore, disse: «Non mi hai
offesa.»
Lo
sguardo di Kuroo raggiunse il suo viso appena in tempo per vederla
sorridere deliziosamente. «Chiyo-chan il cagnolino mi piace,
te l'ho
detto.»
E
anche lui si scoprì a sorridere intenerito: il modo di fare
di
quella ragazza, quasi da bambina, era in grado farlo impazzire un
attimo prima e morire di dolcezza l'attimo dopo. Scombinava,
frastornava, spaventava anche, ma poi metteva di buon umore e faceva
ridere e sorridere, e venir voglia di stringerla come un pupazzetto.
Tutto quello era assolutamente adorabile.
«Vieni
con me» le disse all'improvviso, avvicinandosi a lei e
prendendola
per mano. Chiyo non ebbe tempo di capire che stesse succedendo che si
trovò trascinata lungo i corridoi della Shinzen, verso meta
ignota.
«A..asp...»
provò a balbettare, confusa, ma lui si voltò a
sorriderle e si
portò un dito alle labbra, facendole segno di fare silenzio.
Si
fermarono a un angolo, poco più avanti, e lui
approfittò per
spiegare sottovoce: «Se ci trovano in giro a quest'ora
saranno guai.
Cerca di fare piano.»
Chiyo
annuì semplicemente, nonostante in testa le esplodessero
mille punti
interrogativi, ma non riuscì a formulare parola.
Abbassò
gli occhi a guardare la sua mano, ben stretta in quella di Kuroo, ora
intento a guardare oltre l'angolo per accertarsi che i corridoi fossero
liberi, e si sentì infuocare le guance. Ma non
scappò, ne
si agitò come sempre faceva. Restò lì,
a sorridere timidamente,
senza neanche più chiedersi quali fossero le sue intenzioni.
Era
bello così.
Kuroo
riprese a correre, guidandola, fino a quando non si fermò
vicino a
una finestra semi aperta. Solo allora lasciò la sua mano,
per poter
usare la propria per aprire del tutto il vetro. Poi, alzando una
gamba, la scavalcò e uscì fuori, lasciandosi
cadere giù. Erano al
piano terra, anche se la scuola era leggermente rialzata rispetto al
livello del terreno, e per lui non era stato difficile uscire.
Chiyo
si avvicinò e lo guardò, pochi centimetri
più in basso della
finestra da cui era affacciata. Sul suo viso si leggeva lo stupore e
il panico: che intenzioni aveva? Se i Sensei li avessero scoperti
sarebbe stata la rovina per loro!
Kuroo
alzò le braccia verso di lei e le disse: «Non
è molto alto, sta'
tranquilla, ti prendo io.»
«Ma...
stiamo uscendo dalla scuola? Sei impazzito?»
riuscì finalmente a
chiedergli. La sua mente andò inevitabilmente al volto
furioso di
Ukai. Lui la detestava già abbastanza, senza quel genere di
bravate.
«Sbrigati
e fai silenzio, vedrai che non lo scoprirà nessuno.
Fidati.»
E
stranamente, lei si fidava.
Si
guardò attorno, cercando anche solo un'ombra che avesse
potuto
vederla e scoprirla. Era una ragazza rumorosa, un po' ingenua, a
volte pasticciona e dispettosa, ma non una teppista che trasgredisce
le regole. Quello, ancora, mancava nel suo repertorio... fino a quel
momento.
Ma,
stranamente, si fidava e desiderava veramente seguirlo, ovunque lui
avesse voluto portarla. Sospirò e si decise, mettendosi
cavalcioni
sulla finestra e sporgendosi fuori. Non appena si lasciò
andare giù,
Kuroo l'afferrò sotto le braccia e attutì la sua
caduta,
poggiandola a terra delicatamente.
«Vieni»
le disse poi, riprendendola per mano e tornando a correre.
Uscirono
da un cespuglio su una strada deserta, data l'ora tarda. Kuroo si
guardò attorno, poi l'attraversò e
andò dall'altro lato, tornando
a correre. Al primo incrocio, svoltò a sinistra, lasciandosi
la
scuola alle spalle e arrivando in un parco con delle giostre per
bambini. Uno scivolo, delle altalene, dei dondoli, tubi su cui
arrampicarsi, casette e quant'altro.
"Sono
uscita dalla scuola di nascosto e attraversato la strada, tutto in
pigiama, solo per... venire al parco?" si chiese lei,
cominciando ad avere dei dubbi. «Hai intenzione di portarmi
in un
posto isolato e violentarmi?» chiese, alzando un
sopracciglio. Kuroo
sussultò, arrossendo, e per la prima volta quello colto da
panico e
imbarazzo fu proprio lui.
«Ma
che ti viene in mente?!» chiese, agitandosi.
«E
io che ne so» alzò le spalle lei. «Non
mi hai voluto dire niente e
mi hai trascinata per strada. Cosa dovrebbe pensare una persona,
scusa?»
Lui
continuò a fissarla qualche istante, non sapendo bene cosa
dire,
immerso nella vergogna, poi cercò di ricomporsi schiarendosi
la gola
e indicò qualcosa alla sua destra.
«L'altalena?»
chiese lei, alzando un sopracciglio. «Vuoi fare un giro
sull'altalena?»
«Non
dicevi di voler volare?» chiese lui improvvisamente serio.
Chiyo
si irrigidì, sbarrando gli occhi. Voleva farla volare,
voleva darle
quello che lei aveva sempre desiderato e che mai era riuscita ad
ottenere, aggirando il problema che per anni l'aveva fatta soffrire.
Era una soluzione stupida, eppure nella sua semplicità,
così
efficace. E dolce.
Kuroo
fece un passo verso la giostra, provando ancora a condurla per mano,
ma lei la ritrasse, facendola scivolare via dalla sua presa, e fece
un passo indietro.
Una
strana paura l'aveva attanagliata.
"Sarebbe
bello poter volare."
Ora
era così vicino, così consistente, dopo aver
lottato per anni per
riuscire a passare oltre. Non sapeva cosa provava esattamente,
sentiva solo il cuore impazzito in petto e le gambe che desideravano
correre di nuovo al dormitorio, nella sua stanza, chiudersi in un
angolo e stringere al petto quella lettera che avrebbe aperto
l'indomani.
"Com'è
il mondo da lassù?" si ritrovò a chiedersi,
fissando
l'altalena, ma non ebbe il coraggio di avvicinarsi. Era terrificante
pensare che avrebbe potuto abbattere anni di dolore e rammarico
così
facilmente e così improvvisamente.
Certo,
non che non fosse mai salita su un'altalena, ma non l'aveva mai fatto
con quella chiara intenzione.
«Sta'
tranquilla» la voce di Kuroo risuonò troppo vicino
al suo volto e
quasi la fece spaventare. Arretrò appena, fissandolo con gli
occhi
terrorizzati.
Lui
sorrise, sicuro e dolce, e aggiunse: «Se cadi, ti
prendo.»
Ancora
una volta si sentì disarmata di fronte a quel suo modo di
fare dolce
e deciso allo stesso tempo. In genere era lei che scompigliava la
vita a chi aveva intorno, che creava il caos e turbava gli animi, ma
quando aveva Kuroo accanto accadeva il contrario. Lui riusciva sempre
ad avere il comando della situazione.
Le
afferrò nuovamente la mano, stringendola dolcemente, e
cercò di
nuovo di tirarla verso la giostra.
Chiyo
lo seguì, non più bloccata, lasciandosi guidare,
aggrappandosi solo
al sentimento di fiducia che l'aveva spinta fin lì e che
ancora la
spingeva avanti.
Si
sedette sull'altalena e Kuroo le restò davanti, continuando
a
sorriderle, cercando di infonderle fiducia e tranquillità.
Poi
cominciò a spingerla, facendola arrivare sempre
più in alto.
Chiyo
rimase per un po' rigida, insicura, e continuò a fissare il
ragazzo
davanti a sè che accoglieva la sua altalena tutte le volte
che gli
arrivava davanti a la rispingeva indietro.
Il
cuore in petto le batteva con la stessa potenza delle alì
del
colibrì.
«Ehy
Chiyo-chan...» disse lui, una volta che lei ebbe acquistato
velocità
e che poteva arrivare perfino sopra la sua testa. «Allora,
com'è il
mondo da lassù?»
La
domanda la colpì con la stessa potenza di un proiettile e il
cuore
sembrò cessare di battere nell'istante in cui lei decise di
abbandonare il contatto visivo con Kuroo e di guardare davanti a
sè.
La terra si allontanò dai suoi piedi, mentre il cielo
sembrava
avvicinarsi e per un istante ebbe la sensazione di volare.
Il
vuoto le chiuse lo stomaco, mentre lei tornava giù, ma non
smise di
guardare il cielo sopra la sua testa e il mondo davanti ai suoi
occhi.
Riprese
velocità e tornò su, superando il sorriso di
Kuroo e tornando a
puntare gli occhi sopra la sua testa. Non c'era altro che il parco,
con le sue giostre, la terra pestata, la strada deserta poco lontano
e le case davanti a sè. Eppure... era tutto così
diverso da lassù.
Una
lacrima le scivolò via dagli occhi, volando dalla sua
guancia.
"Ehy,
Chiyo-chan... secondo te, com'è il mondo da
lassù?"
Ora
avrebbe potuto dirglielo.
Se
solo...
Un
singhiozzo la scosse, debole e nascosto, come il suo dolore in tutti
quegli anni. Flebile e che subito era sparito, soppresso dalla forza
di non mostrarsi debole. Lei non doveva essere piccola e debole,
doveva mostrarsi forte, solo così avrebbe potuto continuare
a
volare.
Chiuse
gli occhi, colta da uno strano senso di vertigine e improvvisamente
si sentì instabile. Si agitò sul sedile
dell'altalena, colta da un
momento di panico e puntò gli occhi a terra, ora
così lontana.
Fu
fatale.
Si
sbilanciò e cadde in avanti, proprio quando si trovava nel
punto più
alto del suo volo. Kuroo, sotto di lei, sbarrò gli occhi ma
prontamente allargò le braccia e fece un passo in avanti,
per
posizionarsi con precisione. L'afferrò, ma l'impatto lo fece
sbilanciare indietro e cadere di schiena a terra.
Chiyo
ci mise qualche secondo per riuscire a riprendersi e tornò
pienamente in sè solo quando sentì Kuroo, sotto
di lei, scoppiare a
ridere come un matto.
«Sei
caduta sul serio! Non ci credo!» riuscì a dire il
ragazzo tra le
risate.
Chiyo
gli piantò le mani al petto e si sollevò,
puntandogli gli occhi
corrucciati in viso. «Mi spingevi troppo forte!»
ringhiò, ferita
nell'orgoglio. Non era vero, la colpa era stata sua, che aveva avuto
quel senso di vertigine e di paura che l'avevano spinta in avanti, ma
non riusciva a sopportare di vederlo tanto divertito dalle sue
disgrazie.
«Beh,
comunque...» disse lui, cercando di smettere di ridere e
sorridendole affabile. «Ti ho presa! Hai visto?»
E
Chiyo rimase ancora frastornata dalla sua incredibile dolcezza,
arrosendo lievemente e sentendo una leggera sensazione di calore
partirle dalla bocca dello stomaco. A volte era proprio carino.
«Ehy,
piccoletta...» la riportò di nuovo in
sè, Kuroo, che ora la
guardava con un sorriso malizioso e un sopracciglio inarcato.
«Però
se non ti togli di dosso la cosa potrebbe anche cominciare a
piacermi.»
Chiyo
spalancò gli occhi, sentendosi morire dalla vergogna, e il
viso per
poco non le prese fuoco. Piantò un sonoro ceffone sulla sua
guancia
e si alzò, indignata.
«Pervertito!»
ringhiò, allontanandosi di un paio di passi a braccia
conserte. Ma
poi tornò ad ammorbidirsi e un sorriso le distese il volto.
«Grazie,
Kuroo.»
NDA.
Ehy
ehy ehy! Eccomi puntualissima come (quasi) sempre xD
Sono
tornati in scena i biscotti di Kageyama!!!! Ahahahahha e hanno avuto
ruolo decisivo u.u senza di loro Chiyo non avrebbe avuto una scusa
per trattenere Kuroo e chissà che non se ne fosse andato
davvero.
Poi chi l'avrebbe portata sull'altalena?
Quindi
onore ai Kage-biscotti!
Allora...
vi è piaciuto questo nuovo incontro notturno?
Quanto
può essere carino e dolce Kuroo-kun quando vuole? *-*
Ed
ecco i primi doki doki da parte di entrambi! I primi sguardi, i primi
rossori e non dimentichiamoci della manina stretta mentre corrono
nei corridoi. Fa molto Piccoli problemi di cuore XD
Però
son dolci *-*
E
niente... la smetto qui! Spero che mi facciate sapere che ne pensate,
io aprofitto per ringraziare Frinet della recensione (scusa se non ti
ho ancora risposto >.< ma ormai penso mi conosci xD) e ci
vediamo al prossimo capitolo nel quale a quanto pare ci sarà
un
certo compleanno :P e si intitolerà "Vola alto, sempre"
....e
non dimentichiamoci della lettera! u.u
Ok,
ho detto abbastanza.
Cià
cià!
Tada
Nobukatsu-kun \(W◡
≖
)/