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Autore: Lady_Loire    20/10/2016    0 recensioni
Alen!
questo il suo unico pensiero da quando aveva cominciato a correre, veloce e terrorizzato, giù per il versante della montagna. Le sue gambe umane dolevano affaticate, ma non poteva permettersi ne di fermarsi, ne di trasformarsi. /// Abbassò lo sguardo sul fagottino che teneva tra le braccia, si chiuse a riccio cercando di proteggerlo con il proprio corpo, pronto al peggio. /// Un brivido gli percorse la schiena, annusò ancora e confermò ciò che aveva sentito. Una seconda folata gli portò l'inconfondibile odore dolciastro del compagno. Il terrore lo attanagliò.
Cominciò a correre veloce seguendo la scia rossa del vento, all'odore si aggiunsero i suoni: un pianto disperato d'infante e dopo poco ringhi e litigi di quelli che capì subito essere lupi.

^*^
Drew e Alen sono due mutanti, uomini in grado di trasformarsi nel loro animale guida. Vivono in una piccola casa di montagna, in un grande prato circondato dal verde. la loro vita è tranquilla, tranquilla fino al giorno in cui Drew non trova un piccolo tesoro.
Genere: Fantasy, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
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La fata del b La fata dei boschi
pt.1


La neve aveva appena smesso di scendere soffice e leggera, ora imbiancava pesantemente tutta la valle.
Alen stava pigramente steso sulla veranda coperta della propria casa, Drew gli massaggiava l'enorme collo peloso beandosi del calore del corpo del marito.
Osservavano entrambi il loro piccolo Amias, ora bimbo di quasi sette anni, intento a costruire un enorme orso di neve
“e qui va il naso!! ci vuole una patata nera! Del... ecco!” saltellò felice fino al braciere esterno e prese un pezzo di carbone e lo andò a posizionare sullo sghembo cumulo di neve.
“fatto!! sembra proprio il tuo nasone, eh papà??” il piccolo scostò malamente un riccio biondo dagli occhi e lo ricacciò sotto il cappello, dei pesanti passi lo fecero voltare e si trovò faccia a faccia con il muso accigliato di suo padre, il monello scoppiò a ridere saltellando via a piè pari per tutto il cortile
“Oh Al, un po' il nasone a patata ce l'hai” mormorò Drew sfiorando il compagno con le dita guantate. L'orso sbuffò scocciato e si mise a sedere nella neve.
“a me piace tanto!” rise il compagno che subito venne travolto e sparì nella neve sotto il mastodontico compagno.
“ho il naso a patata eh? Quindi sono brutto per te!” si finse offeso Alen
“oh, no di certo! Ma sei senza dubbio un vecchio bruttone vicino a me!!” ghignò il lupo, aspettava una risposta dal compagno che, contro ogni aspettativa, addolcì lo sguardo e gli baciò le labbra
“tu sei il più bello di tutto il mondo, sei il mio Drew” il moro rimase spiazzato e si trovò ad arrossire vistosamente.
Alen passò le dita ad accarezzare il fianco del compagno e si beò del suo sguardo languido ed imbarazzato
“e io sono Amias! Sono il più bello di tutti!” il biondo si lanciò sulla schiena del padre, aggrappandosi al suo collo “papà!“
persa l'atmosfera appena creata i due si voltarono verso il figlio che li guardava
“è vero... tu sei la nostra meraviglia” Drew si mise a sedere e gli accarezzò il nasino poi lasciò che le dita andassero anche al compagno. Gli sfiorò il ponte del naso e si lasciò baciare il dito.

Ci fu un attimo di silenzio poi il bambino sospirò
“ma perché, se vi amate tanto, la fata dei boschi non porta un fratellino?”
i due rimasero spiazzati, i muscoli dell'orso s'irrigidirono e aprì la bocca un paio di volte cercando di rispondere al bimbo che scrutava il panorama, quasi a cercare la creatura magica che tanto voleva vedere.
Drew sospirò e prese il bambino tirandolo a se
“La fata ci ha portato te, e noi le siamo tanto tanto grati”
“ma al villaggio Harla ha avuto un fratellino, perché noi no?”
Alen sospirò pensando alla sarta che da poco aveva partorito per la seconda volta e accarezzò la testa del figlio
“Amias, i bambini nascono da un uomo e una donna” stava per continuare quando il piccolo, ormai a occhi umidi si divincolò dalle braccia del padre e scattò in piedi
“io sono qui! Non è giusto! Voi vi amate tanto e io voglio un fratellino!! devo parlare con la fata!!” il piccolo cominciò a correre che ancora non aveva finito di parlare.
Non ci volle molto che i due genitori si mettessero in piedi ad inseguirlo
“Amias! Vieni qui! Amias!” urlò Drew cercando di raggiungere il figlio che stava già prendendo distanza dai due. Non lo avrebbe mai raggiunto a piedi.
Si lanciò su quattro zampe guaendo per richiamare l'attenzione del figlio, Alen si era fermato poco dopo aver iniziato a correre.
“devo parlare alla fata, papà! Vedrai che mi starà a sentire!”
Drew ringhiò appena poi tornò a guaire in apprensione per il piccolo, lo stava per raggiungere, lo avrebbe placcato nella neve e gli avrebbe spiegato tutto quanto.
Ci fu un forte scoppio, un boato. Drew guaì disperato volando a quasi un metro di distanza, bagnando il terreno con il suo stesso sangue. Crollò sul fianco e ruzzolò ancora per qualche metro fino a fermarsi. Una pozza di sangue si allargò subito sotto il suo corpo.
Amias urlò di terrore sentendo lo sparo e si voltò a guardare il sentiero che portava al villaggio dove Rot, il cacciatore, teneva ancora saldo il fucile, accanto a lui stavano un paio di lepri bianche.
Il cuore gli salì in gola strozzandogli il respiro. L'uomo calò il fucile e gli urlò “stai bene ragazzo?”
non riuscì a dire nulla, non riuscì nemmeno a voltarsi nonostante tutto.
Sentì un altro terribile urlo squarciare il ritrovato silenzio della vallata. Suo padre Alen.
Il cacciatore voltò la testa verso l'uomo che correva disperato verso il lupo.
Amias rimase immobile anche quando il cacciatore gli fu vicino e, poggiandogli una mano sulla spalla, aveva preso a urlare verso suo padre
“quel mostro stava per uccidere il bambino! Avevi detto che lo avresti addomesticato! Stava per saltargli al collo! Ho visto il male della bestia nei suoi occhi!”
Alen ruggì disperato cercando di fermare l'emorragia del compagno che aveva una spalla e parte del fianco completamente spappolati.
“Drew, amore mio! Ti prego stai sveglio! Ti scongiuro!”
Amias si voltò appena, ma la mano dell'uomo gli voltò la testa
“sei certo di stare bene?”
“perché hai sparato a papà?”
il cacciatore abbassò lo sguardo sul bambino che ancora temeva di voltarsi a guardare, aprì la bocca ma il mastodontico montanaro ruggì
“va a chiamare il medico! Va a chiamare il dottore o giuro che ti riservo lo stesso trattamento!”
il cacciatore strinse la mano sulla spalla di Amias che si scostò appena, quasi scottato, poi si voltò ed obbedì prendendo a scendere per il sentiero in fretta.
Si sentì un lamento, un basso mugugno e poi la voce flebile di Drew
“Amias, non guardare, stai tranquillo, va tutto bene”  seguì un rantolo doloroso e un singhiozzo mal celato di Alen che con gran attenzione prese il compagno e lo portò in casa, steso sul letto.

Quando dal sentiero, in groppa ad un cavallo, arrivò Hans, il medico del paese, Amias era ancora in
giardino, seduto sulla piccola panca in veranda.
Il dottore gli accarezzò i capelli ed entrò in casa chiudendosi la porta alle spalle.
Alen aveva fasciato la ferita del marito con una maglia e lo stava tenendo sveglio chiedendogli di parlare, il lupo era pallido in viso, mormorava qualcosa di insensato giusto per rassicurare il grande compagno.
Hans sospirò e si avvicinò in fretta cominciando a fare il suo mestiere.
Dopo quelle che parvero ore infinite il fianco di Drew era cucito, pulito e fasciato, la spalla era completamente ferma, bloccata da stecche e bende. L'uomo ora riposava tranquillo.
Alen fissava il medico da molti minuti, lo guardava lavare gli strumenti in un secchio, in silenzio. In attesa.
“non morirà. Non tornerà come prima, questo è certo, ma non morirà.”
furono le parole del medico.
Quando la sua borsa fu chiusa e la giacca infilata, fuori il sole era calato da un'ora.
Alen accompagnò alla porta il dottore che si raccomandò la pulizia delle cuciture e l'assoluto riposo poi fece un buffetto al bambino, ancora immobile sulla sedia e, salito a cavallo, ripartì.
L'orso voltò lo sguardo verso il piccolo che tremava leggermente
“Amias, vieni davanti al camino”
il bambino parve aprire la bocca per dire qualcosa, ma subito la chiuse si alzò ed obbedì al padre.

Cenarono in silenzio, Alen si preoccupò di dare qualcosa di caldo al piccolo che piluccò lentamente dal piatto.
Poche volte trovò il coraggio di alzare lo sguardo sui genitori, cercò di cacciare indietro le lacrime che volevano uscire disperate. Doveva essere forte, non poteva piangere. Era colpa sua quella situazione e ora non poteva cedere.
Finito di mangiare lavò il proprio piatto e si fermò davanti al camino, voleva andare da papà Drew, voleva dirgli che gli dispiaceva, ma era terrorizzato.

“Vieni Amias.” quasi si strozzò con la saliva quando suo padre allungò lentamente il braccio verso di lui. Camminò lentamente fino alle braccia di Alen che lo strinse al petto e gli baciò i ricci.
“papà starà bene, amore mio.” cercava di convincere entrambi
“...è colpa mia...” mormorò
Alen lo sapeva, sapeva che loro figlio si sarebbe sentito in colpa. Lo strinse e sussurrò
“non eri tu ad imbracciare il fucile, non hai sparato”
“ma ho fatto i capricci e mi ha dovuto rincorrere”
“Amore mio, tu sei un bambino, un bambino curioso e vivace. Di capricci ne puoi fare quanti vuoi, noi ti rincorreremo sempre”
il bambino lo guardò senza capire molto.
“ti ricordi la lunga cicatrice di papà sulla schiena?” il piccolo annuì accoccolandosi meglio tra le sue braccia
“quella se l'è procurata il giorno che ti ha salvato dalla montagna” il bambino lo guardò senza sapere cosa dire. Lentamente Alen gli raccontò tutta la loro storia, di come li aveva uniti, di quanto era prezioso per loro. Amias pianse.
Pianse tanto, stringendosi il cuore tra le mani, come per evitare di sentirlo scoppiare. Allungò le mani su Drew che dormiva ancora e gli accarezzò il viso
“mi dispiace papà! Mi dispiace!”
Alen lo strinse “lascialo riposare, amore mio. Starà bene”
“devo essere più buono! Papà! Ti voglio bene!”
Alen sospirò e gli accarezzò i capelli
“il nostro Drew è forte, e ti ama. Ora lascialo dormire e vedrai che domani sarà lui a dirti che non è colpa tua”
Amias annuì e si lasciò asciugare le lacrime.

La mattina dopo Amias si svegliò presto, aveva dormito sul petto del padre. Scivolò a terra e corse a prendere un pezzo di formaggio dalla dispensa, riuscì a tagliare una fetta di pane e la imburrò con cura poi tornò verso il letto e si mise dalla parte di Drew che ancora riposava. Qualche minuto dopo Alen aprì gli occhi, si stiracchiò ed alzò trovandolo fermo a guardare il lupo.
“amore mio”
“ho fatto io la colazione a papà”
“e tu?” domandò infilando un maglione
“io... oh! Mi sono dimenticato!”
l'orso sorrise e andò in dispensa “te la porto io...”

Un paio di ore dopo Drew socchiuse gli occhi e mormorò qualcosa, Alen scattò in piedi e gli baciò la mano
“papà!”
“Amias, amore mio”
“mi dispiace tanto!”
“non è colpa tua, tranquillo. Io non piaccio tanto alle persone.”
“ma papà! Sono scappato”
“Amias, non hai sparato, ne gli hai chiesto di farlo. I lupi non sono molto apprezzati, e io non sono ben visto”
“tu sei il papà più migliore di tutti i papà!” mormorò il piccolo poi tirò su con il naso, cercando di non piangere, Drew ridacchiò e gli asciugò gli occhi con la mano del braccio sano.
“smetti di piangere, ora ho bisogno di te. Mi aiuterai?”
il piccolo annuì convinto e veloce, gli baciò la mano e gli mostrò la colazione.
Drew chiuse gli occhi e sospirò felice “bravo bambino”


*^*^*^*^*^*^*^*^*^
Ciao! ben tornati / trovati!!
non sono morta! ho lavorato un sacco, ma anche questa non è una scusa!
be ora sono tornata con questo capitolo lungo che ho diviso in due parti ben distinte.

spero che il capitolo vi sia piaciuto! come sempre mi piacerebbe sapere la vostra opinione con un like, una recensione o un messaggio!
grazie!
l'imperdonabile Loire
   
 
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