Emersione
E ai nostri occhi si mostrò la Zona Contaminata
07/11/2077 D.C.
Stati Uniti d’America/Commonwealth delle pianure
Oklahoma/Contea di Cimarron/P2/Livello amministrazione
Ore 8:53
36°77’33.22”N 102°52’40.88”O
Purgatorio. La cosa più simile al P2. I morti erano andati in paradiso, gli sfortunati sopravvissuti della superficie all'inferno e noi invece ci eravamo nascosti nel purgatorio. Morti e vivi allo stesso tempo. Abbandonati a noi stessi e al nostro dolore. Molti erano coloro che avevano perso i loro famigliari e amici. Mia madre era morta anni fa, e quindi almeno lei era in pace, ma mio padre era a Oklahoma City durante il bombardamento. Nella prima settimana mi sono scervellata pensando a quello che poteva essergli successo, ma come consigliatomi da una psicologa della base, era meglio non pensarci. Se era morto non lo avrei mai più visto in questa vita, e se era vivo avrebbe dovuto sopravvivere in un mondo bruciato rischiando la vita ogni singolo giorno. In ogni caso, era arrivato il momento di agire.
Baker aveva indetto una riunione alla quale tutti gli impiegati di alto livello e i militari dovevano partecipare. La sala si trovava nel quartiere amministrativo, al terzo livello.
A differenza di quello che tutti pensavano, io compresa, il P2 non era solo un enorme magazzino con abbastanza spazio per proteggere qualche centinaio di rifugiati per una o due settimane, ma una vera struttura antiatomica progettata per ospitare un gran numero di persone per anni. L’entrata era il livello zero. Sotto di essa si trovavano le trombe dei due montacarichi che collegavano la struttura principale alla superficie. Seguiva poi la sicurezza, che sorvegliava l’accesso ai montacarichi e manteneva sicura il bunker. Sempre più sotto c’era l'amministrazione, che fungeva da QG. Il quartiere residenziale, dove la gente viveva. Le serre, nelle quali venivano coltivate piante ed allevati animali per il sostentamento della popolazione. Il magazzino, dove attrezzature da miliardi di dollari erano state accumulate per emergenze come la nostra. Il centro di ricerca, in cui Spectrum passava notte e giorno insieme ai suoi scienziati e ricercatori. Assurdo pensare che già da tre mesi così tante persone avessero iniziato a vivere sotto i nostri piedi. Ed infine la sala del reattore, dove il Big Bang, un super reattore nucleare con una capacità di 10MW, alimentava l’intero bunker. Il nome si riferiva a ciò che sarebbe accaduto in caso di fusione del nocciolo o altro. E il fatto che fosse stato collocato a più di quattro chilometri dalla superficie ne faceva intuire la sua importanza.
La sala delle riunioni nel livello dell’amministrazione era facilmente raggiungibile. Quando arrivai era già affollata, ma grazie al mio nuovo lavoro otteni un posto molto importante. Perché quando sei il “Sorvegliante dei magazzini governativi e delle attrezzature Vault-Tec di Boise” e avviene un bombardamento nucleare, diventi automaticamente anche capo della sicurezza. Una clausola poco rilevante se nel contratto di assunzione non viene menzionato il vero scopo del posto da sorvegliare.
Essendo una dei pezzi grossi mi accomodai dietro alla grande tavola che stava sul palco della sala. Davanti a me aspettavano impazienti più di ottocento persone riunitesi li per conoscere i piani di Baker. Per quanto fosse grande la sala, non c’erano abbastanza poltroncine per tutti. Molti furono costretti a stare in piedi ed occupare le vie di fuga, mettendo così a rischio la sala. Una cosa che chi non aveva passato mesi a studiare i manuali sulle procedure Vault-Tec non poteva sapere.
Vidi subito che Nick e i miei amici si erano seduti in prima fila. Quando mi videro mi salutarono come a farmi gli auguri. Anch'io avrei dovuto parlare a quella folla e sinceramente non me la sentivo.
Con me sul palco c'erano anche gli altri capi reparto e pezzi grossi del bunker. Metà di loro l'avevo conosciuta dopo le bombe, ma essendo gente importante non mi ci volle molto per conoscerli a fondo.
Al centro della fila sedeva il colonnello Roland Baker. Alla sua destra il tenente Wright, vice del colonnello. Seguiva Sebastian Castillo, capo ingegnere responsabile del mantenimento delle infrastrutture. Il Dr. Clem Brown, direttore del centro medico. Ed Eireen Davis, da poco nominata rappresentante dei rifugiati. La sua parola però sarebbe valsa poco ad una riunione di ambito militare.
Alla sinistra del colonnello c'ero io, come nuovo capo della sicurezza. Len Shaw, da semi mesi capo della produzione energetica. Brigit Fisher, amministratrice della produzione idroponica e degli allevamenti. E per finire il Dr. Spectrum.
Al terminale posto a destra del palco sedeva un tecnico dell’amministrazione. Lui si sarebbe occupato delle proiezioni.
-Direi che possiamo iniziare.- Annunciò Baker al microfono. -Ho indetto questa riunione per informare tutti quanti delle nostre attuali condizioni e del lavoro che ci aspetterà nei prossimi giorni. I principali dei vari livelli ci faranno il punto della situazione, a cominciare dal sorvegliante Earp.-
Se non mi fossi preparata come consigliatomi da Baker, avrei fatto un'orrenda figuraccia. Avevo invece passato le ultime tre settimane a studiare il P2 e tutti i suoi segreti. Quelli che mi erano stati rivelati almeno.
-Salve a tutti. Dopo un lungo e minuzioso studio della nostra situazione, posso garantire che il personale di sicurezza è pronto a fronteggiare qualsiasi tipo di minaccia intera. Gli agenti di sicurezza stanno già operando su tutti i livelli per prevenire crimini trai civili e contrastare qualsiasi pericolo ambientale che i nostri strateghi avevano immaginato potesse nascere in seguito ad un attacco nucleare su scala globale.-
La mia presentazione non era stata molto lunga, ma a giudicare dagli sguardi del pubblico, forse ero stata un po troppo tecnica.
-In pratica siamo al sicuro.- Intervenne il tenente Wright.
A giudicare dal mormorio in sotto fondo e dalle reazioni positive del pubblico, il riassunto del tenente fece capire a tutti quanti il succo del discorso.
-Ottimo sorvegliante. Ora il rapporto del capo ingegnere.- Fui felice di come si era conclusa la mia presentazione. Forse con troppi paroloni, ma sufficiente a calmare gli animi dei soldati.
-Come già detto dal sorvegliante Earp non abbiamo rilevato danni, guasti o infiltrazioni di alcuna entità. La struttura è pienamente operativa.-
Il rapporto di Castillo fu breve e conciso. Avrei dovuto prendere esempio da lui.
-Dr. Brown?-
-Lo staff sanitario e il centro medico sono anch’essi operativi e pronti a prestare soccorso a chiunque e in qualunque circostanza.-
-Capo Shaw?-
-Il Big Bang è in piena produzione e i miei uomini lo monitorano giorno e notte.-
Io e il capo Shaw eravamo gli unici impiegati della Vault-Tec, e l'idea che qualcuno potesse pensare che fossimo stati messi a capo di due importanti livelli era sufficiente a far nascere delle polemiche. Ma per il momento non c’erano ancora stati pettegolezzi o storie di cospirazioni. Anche se lo sceriffo Butler non aveva apprezzato di farsi scavalcare da una ragazzina con la tuta blu.
-Fisher?-
-Le nostre piantagioni sono rigogliose e la popolazione dei nostri allevamenti è tenuta sotto controllo dai braccianti braccianti robotici. Il rischio di una carestia è inesistente al momento.-
-Miss Davis?-
-La popolazione civile è più che soddisfatta degli alloggi ed è pronta dare una mano nei vari settori del bunker. I civili hanno solo bisogno di adattarsi alla vita sottoterra e all'idea di ciò che è successo in superficie.-
La Davis non era stata scelta solo per le sue doti da psicologa, ma anche per le competenze in scienze sociali. Non c’era persona migliore per fare da tramite trai civili e l’amministrazione.
-Ottimo. Ora che abbiamo fatto il punto della situazione, è arrivato il momento che molti di noi stavano aspettando. Come ben sapete, la tempesta che settimane fa ci ha colpito sembra essersi placata e per tanto, abbiamo deciso di dare il via all'operazione “Emersione”.-
Le parole di Baker scatenarono un coro di applausi e approvazione. Erano in tanti quelli che volevano tornare alla luce del sole, me compresa.
-Tenente, proceda.-
Il tenente Wright si schiarì la gola e fece segno al tecnico di accendere il proiettore sul soffitto della sala. Sulla parete alle nostre spalle comparve un'immagine satellitare di Boise City prima delle bombe. Di sicuro non era stata aggiornata.
-Ciò che state vedendo è Boise City. La foto risale a due mesi fa. Emersione prevederà la riconquista del forte e il pattugliamento dei dintorni fino ad un massimo di mezzo miglio dai confini della base e della zona sud di Boise. Se non ci dovessero essere complicazioni o imprevisti che ci costringano a tornare nel bunker, ci organizzeremo per le esplorazioni di aree più vaste.-
Il piano dell'operazione apparve semplice e chiaro. Se volevamo riconquistare il mondo in superficie, prima dovevamo riprenderci il pieno controllo di Fort Boise.
-Per le informazioni sull'ambiente e lo scenario in cui andremo ad operare potete rivolgervi al Dr. Spectrum. A lei dottore.- Concluse il tenente.
-Grazie tenente. All'ora, ci sono domande?- Chiese Spectrum emettendo la solita luce blu.
Le mani che vennero alzate furono molte come si era potuto immaginare.
-Bene, all'ora facciamo una po di selezione. Si soldato Beth Reed?- Chiese Spectrum.
-Che livelli di radiazioni troveremo in superficie? E come sarà il clima.- Chiese una soldatessa.
La domanda era la stessa che volevano porre altri soldati, e la metà delle mani si abbassarono.
-Secondo i miei calcoli e il monitoraggio fatto nei giorni precedenti, la superficie globale è diventata in gran parte deserto. Le riserve idriche si sono irradiate e stessa cosa vale per il suolo. Le piogge acide hanno ucciso quasi tutti gli organismi viventi, batteri compresi. Il cielo continua ad essere oscurato e probabilmente ne passerà di tempo prima di rivedere il cielo sereno. E qui si fa brutta. Ciò che per adesso dobbiamo temere, sono le pericolosissime particelle radioattive di massa incenerita dalle fiamme delle bombe. Come molti di voi già sapranno questa cenere è chiamata fallout.-
Bisognava ammettere che Spectrum ci sapeva fare con i discorsi alle platee. La sua ultima affermazione creo un certo malumore trai soldati. Eppure la maggior parte di noi era già a conoscenza del “fallout” e dei suoi danni.
-Non abbiate timore. Il RAD-SHIELD continuerà a proteggerci dal clima avverso, mentre per le esplorazioni sarete tutti forniti di tute antiradiazioni, corazze rivestite di piombo e medicinali per il contrasto dei danni da raggi gamma.-
La parte finale del discorso sembrò tranquillizzare i soldati e i vari tecnici. Tutti sapevano che Baker non avrebbe mai mandato i suoi uomini a morire inutilmente.
-Sono spiacente, ma devo ricordare a tutti voi che il P2 dev'essere mandato avanti.- Si intromise il colonnello. -Per tanto credo sia meglio concludere la riunione adesso, ma vi assicuro che il Dr. Spectrum potrà rispondere a tutte le vostre domande. Vi basterà inoltrargli una breve lista dei vostri quesiti al suo indirizzo di posta elettronica tramite i terminali della caserma sotterranea o dei vostri alloggi. Vi assicuro che riceverete all'istante una serie di risposte accurate, dettagliate e il programma della missione. Buona giornata.-
La sala si svuotò in fretta e prima che me ne accorgessi rimasi sul palco, in compagnia del colonnello e di Spectrum. I due avevano aspettato che la sala si svuotasse per potermi parlare in privato.
-Non male come prima volta ad una conferenza sorvegliante. Solo cerca di essere più concisa la prossima volta. Non era una riunione di tecnici e studiosi universitari.- Mi consigliò Baker.
-Si signore. Avete bisogno di qualcosa?-
-Volevamo sapere se eri disposta a guidare una delle squadre di avanscoperta durante Emersione?-
All'inizio non seppi come rispondere. Già la nomina a capo della sicurezza mi aveva spiazzata. Ora mi veniva anche chiesto di partecipare ad un’operazione militare.
-Mi scusi signore, ma comincio a non vederci più tanto chiaro. Prima la promozione e ora questo?- Chiesi perplessa.
-Si, Red. Lo so che per te tutto questo, può sembrare una cosa fuori dagli schemi, ma il tuo aiuto sarà necessario per le operazioni di ricerca e recupero.-
-Con più di un migliaio di tecnici e soldati con alle spalle anni di esperienza, voi avete bisogno di me?-
Cominciavo a stancarmi di essere presa in giro e volevo sapere tutta la verità. Spectrum e Baker si guardarono l'un l'altro come a chiedersi se era il momento di dirmi qualcosa.
-Vedi Rocket, la faccenda è abbastanza delicata …-
Baker sembrava sul punto di dirmi che il mio pesciolino rosso era morto. Spectrum invece non voleva perdere altro tempo.
-Okay Roland, glielo dico io.- Lo interruppe il robot. -Lei e il suo Pip-Boy siete unici. Con quello, lei e soltanto lei può accedere alle strutture della Vault-Tec la fuori.-
Spectrum fu più diretto.
-Scusatemi, ma continuo a non capire.-
In realtà avevo capito dove volevano andare a parare, ma speravo di aver capito male.
-Quando mi hai portato il tuo Pip-Boy, ho inserito i migliori aggiornamenti e le autorizzazioni di massimo livello della Vault-Tec. Il che ti rende l'impiegata Vault-Tec con il più alto rango a nostra disposizione. Questo ci garantirà il pieno accesso agli impianti e alle proprietà della compagnia.- Mi spiegò Baker.
Finalmente era tutto chiaro. Gli servivo per aprire i depositi in superficie. Non apprezzai la cosa, ma d'altronde era necessario.
-Ma non possiamo usare il terminale del server centrale per scaricare altre autorizzazioni? E poi non sono l'unica impiegata Vault-Tec con un Pip-Boy nei paraggi . C'è il Capo Shaw.-
-Le autorizzazioni spediteci dalla Vault-Tec non sono scaricabili su più microprocessori.- Mi spiegò Spectrum. -Con il collasso della rete di comunicazione nazionale siamo del tutto isolati. L’unico modo per avere altre autorizzazioni sarebbe recarsi alla sede della Vault-Tec a Washington e scaricarne altre dal loro server. Sempre se esiste ancora.-
-Quindi tanti saluti alla Vault-Tec. Per noi è come se non esistesse più.- Affermò seccato il colonnello. -E Shaw è una delle ultime persone che si dovrebbero mandare in superficie. Diavolo, non ha fatto neanche una visita al poligono di tiro. Tu almeno hai superato i test medici e di abilità sul campo durante l’esame.-
In fin dei conti, doveva andare così. Loro avevano bisogno di me, e io avevo bisogno di un posto nel nuovo mondo. Il titolo di sorvegliante e capo della sicurezza me lo dovevo meritare, altrimenti sarei stata sicuramente degradata e considerata da tutti come un peso.
Ma specialmente, volevo rivedere il sole, la mia casa, il mio mondo … o quello che ne restava.
-D'accordo. Mi unisco alle squadre di esplorazione.- Risposi decisa.
-Ottimo, sapevo di aver fatto la scelta giusta. La metterò al comando di una delle nostre squadre e le assegnerò il perimetro ...-
-Ma la squadra la sceglierò io!- Interruppi il colonnello.
Non era un gesto molto garbato, ma volevo chiarire le mie intenzioni.
Baker rimase sorpreso, ma una piccola richiesta era accettabile.
-D'accordo Red. Te lo concedo, ma i componenti dovranno essere ben consapevoli dei rischi e pronti ad affrontare qualsiasi pericolo.-
-Si signore.-
-Bene, all'ora presentati domani mattina all'armeria con la tua squadra.-
08/11/2077 D.C.
P2/Livello sicurezza/Armeria
Ore 7:08
I compagni che avevo scelto per la missione erano i migliori che potessi trovare. Nick, Amelia, Bud e Tony. Tre veterani, di cui un esperto di armi pesanti abilitato all'utilizzo delle armature atomiche e un meccanico dell’esercito capace di riparare qualsiasi cosa. Nick non era sicuramente un eroe di guerra, ma le sue abilità da meccanico ci avrebbero fatto comodo nel momento del bisogno. In più sapeva sparare.
Non ci misi molto a convincerli. Anche l'oro volevano ritornare in superficie. Ma soprattutto volevamo portare omaggio ad Issac. Forse il suo aereo era rimasto nel luogo dell'impatto. Oppure era stato portato chi sa dove dai forti venti.
L'armeria del P2 era stata ben rifornita. Come tutto il bunker del resto.
Tony e Amelia indossarono le loro uniformi, con l'aggiunta delle armature da combattimento. Le armi che ricevettero furono due fucili d'assalto R91. le armi standard dell'esercito americano. Lei però si caricò sulla schiena anche una radio da marconista per le comunicazioni, mentre Tony uno zaino con le granate. Bud usò la sua armatura atomica T60, con la quale impugnare una mitragliatrice da 50mm si rivelò molto facile. Nick aveva la sua tuta da meccanico, qualche pezzo di armatura da combattimento, un grande zaino con dei rifornimenti e un un fucile da caccia. Nessuno sapeva come un migliaio di quelle armi da civili fosse finito nell'armeria di una struttura militare top secret. Ad ogni modo male non facevano.
Poi venne il mio turno.
-Ecco le corazze per lei, sorvegliante. Li può indossare sopra la sua tuta Vault-Tec.-
Il caporale furiere posò sul bancone un set di pezzi di corazza da combattimento. Quelle protezioni erano ottime per chi non voleva indossare corazze pesanti e dover rinunciare ai vestiti più leggeri come mimetiche o tute da vault.
-Per quanto riguarda l'arma, di cosa ha bisogno?-
-Beh ecco. Un lancia razzi mi sembra un po eccessivo, ma anche con un fucile non mi troverei a mio agio. C'è qualcosa di più leggero e veloce, tipo una pistola?-
-Ne abbiamo di armi. Posso trovarle una pistola laser, un revolver, una mitraglietta … anzi no. Per lei ho qualcos'altro.-
Il caporale sgattaiolò tra gli scaffali e le rastrelliere dell'armeria. Ammetto che le sue parole mi avevano incuriosito. Se era andato a prendere un'arma in particolare all'ora significava che era anche speciale. Quando tornò lo vidi con in mano un pacco ben sigillato ed impresso sui lati il marchio della Vault-Tec.
-La Vault-Tec ha fatto recapitare questo pacco in seguito alla sua assunzione. È arrivato appena in tempo. Faccia una firma per il prelievo.-
La confezione era poco più grande di una scatola per scarpe. Strappando la carta, scoprii una cassetta di metallo ben sigillata. Al suo interno era custodita una pistola da 10mm, usata comunemente dalla polizia e dalle agenzie di sicurezza private. La pistola era precisa, affidabile e i suoi proiettili potevano infliggere danni maggiori rispetto alle altre pistole. Qualità che la rendevano un’arma molto affidabile.
-Se vuole può modificarla al banco da lavoro li nell'angolo.- Mi consiglio il caporale.
Il banco da lavoro consisteva in un tavolo con una morsa, un trapano e qualche attrezzo. Papà mi aveva insegnato un paio di trucchi, ma le mie capacità con le modifiche non erano molto avanzate. Per fortuna nel mio team c'era anche Nick, il quale avendo passato anni in officina poteva darmi degli utili consigli.
-Una 10mm, carina. Vuoi una mano? Magari riusciamo a farla diventare un'arma di distruzione di massa.-
-Credo che di armi di distruzione di massa per adesso ne abbiamo avuto abbastanza Nick. Però una mano l'accetto.-
-Che cosa vuoi? Maggiore capienza del caricatore? Mirino a visione notturna? Carrello temprato?-
-Scatenati MechaNick!-
Il mio incitamento fece scattare l'interruttore che Nick teneva nascosto nel cervello.
Con un migliaio di idee per la testa, il meccanico impugnò i suoi attrezzi personali e iniziò a smontare, rimontare, ricalibrare e lucidare ogni singolo pezzo della pistola. Nick procedeva veloce e con estrema precisione, producendo però un baccano che attirò l'attenzione del resto della squadra e degli altri presenti.
-Ecco … ho finito!- Affermò Nick orgogliosamente.
Sulla pistola erano stati montati un puntatore laser, l'estensione della canna, un mirino reflex, un caricatore da ventitré colpi e un castello avanzato che garantiva cadenza di fuoco e danni maggiori.
-Bellissima Nick! Questa volta mi hai stupita.- Dissi ammirando l'opera bellica.
-Ma il silenziatore?- Chiese Tony.
Non mi ero accorta che gli altri, si erano radunati attorno a noi due.
-No Tony! Il silenziatore ne diminuisce troppo la portata. Servirebbe un rompifiamma, per impedire di essere visti.- Consigliò Amelia.
-Ma no! Quello che ci vuole è una baionetta affilata come la falce della morte. Credetemi.- Continuò Bud.
-Hai mai visto una baionetta su di una pistola? Come fai ad usarla?- Chiese Tony scettico.
-I vostri antenati le usarono per conquistare la libertà dagli inglesi. È anche un pezzo di storia. E poi non serve essere silenziosi quando i nemici cadono subito come mosche.-
-L'opera è già perfetta così com'è. Non vedo cosa ci sia da migliorare.- Affermò Nick.
Intuendo che la situazione sarebbe degenerata in un dibattito sugli optional per pistole, decisi di farla finita. Dovevamo ancora iniziare la missione.
-La pistola va bene come Nick l'ha fatta. Non servono altre modifiche. Ora possiamo andare?-
Concluso il dibattito ed equipaggiatici a dovere, ci dirigemmo ai montacarichi. La base delle due trombe era situata al centro del livello sicurezza e intorno alla piattaforma di carico non c'era niente in un raggio di cinquanta metri. Lo spazio libero era stato creato per permettere ai difensori di colpire qualsiasi bersaglio che, nella peggiore delle ipotesi, fosse riuscito a penetrare fino al primo vero livello del bunker.
Nell'attraversare la piazzola pentagonale che portava all'ascensore, notai che molteplici tipi di torrette erano state piazzate nei punti chiave dell'area. Erano state collocate anche delle feritoie nelle pareti, con le quali i soldati di guardia avrebbero potuto ingaggiare liberamente gli avversari. Era certo che scendere con il montacarichi senza autorizzazione, significava morire senza avere il tempo di dire ritirata.
La nostra squadra, nome in codice Vault, dovette usare il montacarichi secondario insieme alle squadre Star e Lynx. Quello principale venne utilizzato dalle squadre Iris, Thunder, Aries, Brain e i mezzi corazzati.
Il tragitto si rivelò più lungo del normale e per passarmi il tempo, diedi un'occhiata al mio Pip-Boy. Il computer da polso si divideva in Stato, Oggetti e Dati. Lo stato monitorava le mie condizioni fisiche, le mie statistiche S.P.E.C.I.A.L., le mie abilità, le abilità extra e i dati generali. Oggetti invece, rappresentava il mio inventario delle armi, dell'abbigliamento, delle provviste, degli oggetti vari e naturalmente delle mie munizioni. Infine, i dati comprendevano la mappa locale, la mappa globale che veniva aggiornata tramite satellite, i dati della missione, le note e i messaggi. Ultima, ma non ultima, la radio. Indispensabile per intrattenersi con la musica o ricevere le informazioni dalle stazioni radio ancora operative. L'unica cosa che gli mancava era il raggio della morte.
Arrivati a cinquanta metri dalla superficie, pensai di fare un breve discorso ai miei compagni.
-Okay, sapete tutti come comportarvi. Usciamo, pattugliamo la città e rientriamo. Se troviamo superstiti o oggetti utili li portiamo con noi, ma non dimenticate di esaminare tutto ciò che vi circonda. In caso di pericolo ci difendiamo fino all'arrivo dei rinforzi.-
Il discorso per i tre soldati non era niente di particolare, ma per Nick un breve riassunto avrebbe fatto comodo, dato che quella sarebbe stata la sua prima missione da soldato. E anche la mia. -Colpo in canna squadra!-
A dieci metri dalla superficie, la botola blindata sopra le nostre teste iniziò ad aprirsi facendoci cadere della polvere sopra le teste. La luce entrò attraverso la bocca di ferro e i nostri occhi ebbero qualche problema ad abituarcisi, ma in breve tempo fummo in grado di vedere.
A causa dei nuvoloni nel cielo la luce del giorno era debole, la temperatura del deserto si era abbassata e nonostante le tre settimane passate sotto terra, il sole non ci diede troppi problemi. La base era ancora protetta dall'azzurro scudo del RAD-SHIELD e il livello di radiazioni al suo interno era pari a zero. Ciò nonostante, la distruzione del nostro mondo era sicura come la morte.
Per l’operazione erano stati selezionati una cinquantina di uomini e donne. Erano prevalentemente soldati, ma tra di loro c'erano anche tecnici, medici, scienziati da campo e la squadra dei pompieri. Buono come inizio. Le ultime truppe stavano uscendo dal bunker accompagnate da tre carri armati, qualche jeep di supporto, cinque camion con l'equipaggiamento pesante e uno per l’allestimento del campo medico.
Guardando la cupola di cemento del bunker scoprì che la Lynx si stava già arrampicando sulla cima, dove i cecchini avrebbero avuto una perfetta visuale del perimetro. Star invece, la squadra dello sceriffo Butler, si stava dirigendo al portone principale per raggiungere il lato sudovest della città. Noi invece eravamo stati incaricati di pattugliare la città fino al settore sudest. Roba da poco. Si usciva e si rientrava. Imprevisti a parte.
Arrivati al Gate1, trovammo altre tre squadre in attesa. Dovevamo aspettare di essere tutti pronti prima di aprire il portone.
Dopo una breve attesa, arrivarono le ultime due squadre, e finalmente gli addetti al portone attivarono i motori delle due piastre scorrevoli alte cinque metri. I motori dovevano spostare un peso minore rispetto a quello del Blocco, ma il tempo di apertura si rivelò praticamente identico a quello del bunker. Lento e insopportabile.
Quando tra le due piastre si aprì un varco abbastanza grande da far passare la jeep in testa al gruppo, questa usci dal portone a tutta velocità. Seguirono poi la squadra Girdle, Spear e finalmente la Vault. Eravamo tutti impazienti di vedere le nostre case e la nostra città, ma quello che vidi, o meglio, che tutti noi vedemmo, fu un pugno allo stomaco.
Tutta la pianura era ridotta ad una landa desolata. I cespugli che prima popolavano il deserto erano spariti. In lontananza si intravedevano soltanto piccoli vortici di polvere e sabbia, che senza una meta precisa, percorrevano a caso la pianura. Ma la cosa peggiore, era vedere la nostra Boise cupa ed annerita dal passaggio della nube piroclastica. Nessuno avrebbe mai detto che fino a qualche settimana fa noi vivevamo là. Anche gli altri soldati si erano concessi un minuto per contemplare l'immensità della distruzione, della desolazione, della … Zona Contaminata.
Il nostro dovere però, ci fece ricordare le priorità della nostra missione e in breve tempo, ripartimmo in direzione dei nostri rispettivi obbiettivi.
In pochi minuti arrivammo alla prima uscita per Boise City, mentre le altre squadre d'esplorazione si stavano lentamente avvicinando al resto della città. Il piano prevedeva di lasciare i carri armati ai margini della base, in modo da proteggere il Gate1 e allo stesso tempo fornire supporto in caso di attacco da est o da ovest. Per quanto riguardava il centro città, una jeep con una mitragliatrice a canne rotanti sarebbe corsa in aiuto di tutte le cinque squadre nei pressi del centro urbano. In caso di estrema necessità, i due obici presenti nella base erano pronti a bombardare qualsiasi minaccia nel raggio di milleseicento metri. Ma per il momento di bombardamenti ne avevamo avuti anche troppi.
Percorre le strade di Boise, fu come camminare sulla Luna. I venti avevano portato la cenere radioattiva in lontananza, ma a tratti il contatore geiger del Pip-Boy iniziava a ticchettare. Il livello era abbastanza sopportabile, ma immergendolo in una pozza d'acqua o avvicinandolo in alcuni punti al terreno, i livelli di radiazioni si facevano più alti. Alcune delle case avevano le finestre rotte e altre avevano perso il tetto. Specialmente quelle più alte ed a est.
A metà del viaggio trovammo la casa di Bud. A parte per qualche finestra scheggiata e il giardino ridotto ad un campo sterile, la struttura non aveva subito grossi danni. Ma l'attenzione di Bud si concentrò su una strana forma nel giardino della casa a fianco. Li c'era un piccolo cumulo di polvere con una catenina che spuntava dalla sua base e finiva con il collegarsi ad un picchetto piantato nel terreno. Bud si inginocchio vicino al mucchietto di polvere e con il grosso guanto dell'armatura atomica scoprì i resti di quello che a prima vista sembrava essere stato un cagnolino.
-Oh no, questo è Miko. Era il cane dei Gray, i miei vicini.- Affermò Bud con rammarico. -Non hanno fatto in tempo a prenderlo.-
-Beh, almeno per lui è finita.- Lo consolò Tony.
In effetti il piccolo Miko era in pace. Forse era anche più fortunato di noi.
-Avanti ragazzi, abbiamo una missione da portare a termine.- Conclusi io.
Il viaggio continuò senza altre tristi scoperte. Attraversammo giardini morti, scavalcammo staccionate impolverate e aggirammo macchine abbandonate. Nick porse anche i suoi omaggi al distributore di Nuka-Cola che per anni aveva saziato la sua sete. E finalmente giungemmo all'angolo sudest di Boise City.
Le pianure ci mostrarono un cupo spettacolo di infinita desolazione. Non fui l'unica ad avere un senso di smarrimento e angoscia. Con un binocolo preso dallo zaino di Nick, diedi un'occhiata all'orizzonte. A parte qualche roccia e i soliti vortici d'aria del deserto, non c'era nulla che meritasse qualche nota particolare.
-Pyramid a Vault. Rispondete Vault. Passo.-
La voce di un operatore radio mise fine a quell'attimo di pace.
-Pyramid qui Vault. Siamo arrivati al punto di osservazione. Niente da riferire. Passo.- Risposi utilizzando la radio di Amelia.
-Sorvegliante Earp, il colonnello mi ha ordinato di comunicarle che l'aereo del pilota Lee è stato ritrovato, ma del pilota non ve né alcuna traccia. Passo.-
Quelle parole attirarono l'attenzione di tutti noi.
-Non avete trovato il cadavere? Passo.- Chiesi stupita.
-La squadra Thunder ha trovato l'aereo per puro caso a circa trecento metri ad est di Boise. Ma l'abitacolo era vuoto. Passo.-
-Capisco. Avete per caso trovato altre tracce? Passo.-
-Negativo. Ma le altre squadre stanno continuando a cercare. Vi informeremo se troveranno altro. Pyramid, passo e chiudo.-
La chiamata non ci diede molte risposte, ma era meglio di niente. Ma che fine aveva fatto Isaac?
-Forse è riuscito a mettersi al riparo.- Ipotizzò Nick.
-Può darsi, ma non credo sia arrivato molto lontano.- Disse Tony.
-Potrebbe essersi nascosto in una cantina qui nei dintorni. O magari in uno di quei rifugi di preservazione Pulowski.-
-Nick, cerchiamo di ragionare.- Intervenne Bud. -Se Isaac è arrivato in uno di quei “cassonetti” a gettoni, prima avrebbe dovuto camminare fino al centro della città nel bel mezzo della tempesta, poi avrebbe dovuto trovarlo e con la scarsa visibilità dei giorni scorsi dev'essere stata una cosa abbastanza ardua. Poi avrebbe avuto bisogno di cibo e acqua per tre settimane.-
Cavolo però se era pessimista.
-E per finire, non sarò un'ingegnere aerospaziale, ma non credo che quegli affari siano un'ottima scelta in termini di sicurezza nucleare. É già un miracolo che forniscano aria agli utenti.-
Intuendo l'imminente dibattito, preferii chiudere il discorso sul nascere. Quello sulle armi almeno era più allegro.
-Ragazzi, lo so che le ipotesi sono molte. Ma dobbiamo anche accettare …-
Il fruscio della radio mi interruppe nel bel mezzo del discorso.
-Se qualcuno ci sente risponda!-
Era lo sceriffo Butler. Sembrava agitato.
-Star, qui Vault! Vi ascoltiamo, passo!-
-Vault, siete gli unici con cui siamo riusciti a metterci in contatto. La radioattività sta interferendo con le comunicazioni! Passo!-
Ero confusa. Qualche secondo fa avevamo parlato con il comando. E quando guardai la radio, notai che la frequenza principale era piena di interferenze.
-Forse il vento deve aver rialzato un po di pulviscolo tra noi e il forte.- Ci spiegò Amelia.
-Si sceriffo, confermo. Tra poco le interferenze dovrebbero cessare. Passo.-
-Noi però non abbiamo tempo. Abbiamo trovato un … tattico ci … aiuto …-
La comunicazione cesso di colpo. Tutto ciò che ne rimase fu il fruscio nell'etere.
-Persi anche loro.- Affermò seccata Amelia.
Una piccola brezza ci raggiunse da nordovest. Era abbastanza tranquilla, quasi piacevole, ma il contatore geiger la pensò diversamente. Il livello non si rivelò essere mortale. Solo parecchio fastidioso.
-Persi pure noi.- Disse sarcasticamente Tony.
-Siamo isolati maledizione.- Disse Bud. -Sbaglio o ho sentito “aiuto”?-
-Ho sentito soltanto io la parola “tattico”?- Chiese Nick.
-Non importa ragazzi. Sono isolati, hanno bisogno di aiuto e probabilmente siamo soltanto noi a saperlo. Adiamo!-
-E la missione Red? Non abbiamo ricevuto nessun nuovo ordine dal colonnello.- Disse Tony.
-Questa è la nostra missione. Abbiamo perlustrato l'area e non abbiamo trovato niente. Ora dobbiamo andare a salvare i nostri compagni. Lo dice anche il Pip-Boy!- Dissi mostrando la schermata agli altri.
Sulla schermata degli obbiettivi era comparso un Vault Boy intento a correre con un fucile in mano. Sotto c'era scritto: Vai in soccorso della squadra Star.
Guardando in faccia i miei compagni capii che il messaggio era giunto forte e chiaro. Facendo scattare le rispettive sicure, ci incamminammo a passo svelto verso la posizione della Star.
Io e gli atri eravamo carichi di adrenalina, e soprattutto eravamo determinati a dimostrare il nostro valore. E ancor prima che potessimo accorgercene, arrivammo a destinazione.
Dove una volta erano state scavate le fondamenta per il cantiere di un nuovo palazzo, ora giaceva un'enorme aereo. Non un velivolo qualsiasi, ma un bombardiere tattico cinese. Uno di quelli grossi e cattivi, armato con bombe C-23 e altrettante diaboliche sorpresine. Il bombardiere era lungo circa cinquantacinque metri, con una lunghezza alare di sessantanove metri e un peso complessivo di trecento tonnellate. Un gigante dei cieli, che per qualche strana ragione era precipitato a poca distanza dalla nostra base, e per giunta si era infossato di trenta metri nel suolo. Era conciato molto male.
-SORVEGLIANTE! QUA GIÙ!- Urlò qualcuno.
Guardando in basso, vidi lo sceriffo scendere lungo la discesa di terra scavata in precedenza dagli operai. Il resto della sua squadra si era radunato nei pressi del portellone sulla fiancata sinistra. Tre vice sceriffo stavano cercando di aprire il portellone con una trave e due soldati stavano di guardia. L'area non presentava livelli di radiazioni fuori scala, il che significava che il contenuto del bombardiere non era stato danneggiato. Ma il mio istinto mi consigliò di stare in guardia.
-Quello si che è un aereo!- Affermò stupefatto Nick.
-VENITE! L'ABBIAMO QUASI APERTO.- Urlò estasiato uno dei vice.
-Quello mi sembra un pescatore con uno squalo all'amo. Dovremmo fermarli.- Mi consigliò giustamente Bud.
-ASPETTATE!- Urlai. -DOVREMMO ATTENDERE I … -
Prima che potessi finire, il portellone venne scardinato facendo un gran fracasso e liberando la strada a qualcosa che io, i miei amici e tanti altri superstiti, avremmo temuto e combattuto molto a lungo. Un gruppo di sagome si lanciò sopra i tre vice, accompagnati da una nube verdognola che in breve tempo invase i dintorni dell'aereo, impedendoci di prendere la mira o di vedere i nostri compagni.
Dalla nube uscirono urla, spari, lamenti e versi inumani. Io e il resto della squadra corremmo giù per la discesa di terriccio e ghiaia per arrivare a pochi passi dalla nube con le armi spianate. Le urla erano già cessate, ma nella nube si continuavano ad udire rumori e strani grugniti.
-DONALD! DOVE SIETE?!- Urlò lo sceriffo.
Nessuna risposta. Solo un'ombra che uscita dalla nube balzò sullo sceriffo Butler. Lo sceriffo cadde di schiena senza riuscire a sparare un solo proiettile. L'assalitore era un uomo, e a giudicare dall'uniforme logorata doveva trattarsi di uno dei piloti cinesi. Solo che questo ringhiava come un animale rabbioso. Distinto gli piazzai tre proiettili da 10mm nella schiena e con un calcio lo allontanai dallo sceriffo. Butler era steso a terra con gli occhi sbarrati e una profonda lacerazione al collo. Il bastardo gli aveva dato un morso profondo e il sangue aveva già iniziato a disperdersi sulla sabbia. Non gli rimaneva molto tempo, ma cercai comunque di bloccargli l'emorragia con le mani. Pensai che uno stimpak lo avrebbe rimesso in sesto, ma prima che potessi dire a Nick di tirarne fuori uno dallo zaino lo sceriffo Butler era già morto. Era la prima volta che vedevo qualcuno morirmi davanti agli occhi.
-Attenta Red!- Urlò Tony alle mie spalle.
Alzando la testa vidi il pilota cinese rialzarsi veloce come un fulmine. Ciò che mi spaventò di più non fu vederlo resuscitare, ma vederlo in faccia. Il volto era come quello di una mummia da film horror, solo che il suo era un po più corroso, senza naso e con un paio di occhi giallastri affetti da quella che a prima vista doveva essere un'irritazione di tipo chimico.
Con un ringhio si apprestò a colpirmi e sicuramente non sarebbe stato piacevole. La mia pistola era già estratta, ma il pilota zombie era praticamente su di me. I miei compagni non potevano colpirlo senza colpire anche me e gli altri due soldati erano dall'altro lato della nube. Senza alcun dubbio il pilota mi avrebbe colpita e se non mi avesse uccisa sul colpo, mi avrebbe sbranato come con lo sceriffo. Tutto stava ad indicare che la mia vita si sarebbe conclusa in quell'attimo. E invece.
La testa del pilota si separò dal collo e il resto cadde ai miei piedi. Incredula e sconvolta mi guardai intorno, scoprendo uno sconosciuto che nel bel mezzo della confusione si era avvicinato alle nostre spalle, ci aveva sorpassato come un fulmine e per finire aveva decapitato il pilota con una spada.
Lo sconosciuto era coperto di stracci e il volto era nascosto da una maschera antigas. Non mi colpì con un altro fendente di spada. Di conseguenza non lo considerai come una minaccia.
-Usa V.A.T.S.!- La voce dell'uomo uscì deformata e soffocata dalla maschera, ma riuscì ad intuirne il significato.
Il V.A.T.S., o Sistema di Puntamento Avanzato della Vault-Tec, era stato ideato dalle più grandi menti ingegneristiche della nostra era. Tramite l'utilizzo di un Pip-Boy, chiunque avrebbe potuto migliorare le sue doti da guerriero con qualsiasi tipo di arma, da una semplice spranga di metallo fino al più letale modello di fucile laser.
Attivai il V.A.T.S. con il semplice utilizzo di un pulsante rosso luminoso. Tutto il mondo che mi circondava finì col rallentare di dieci volte. I movimenti dei miei compagni, le nuvole nel cielo e gli altri piloti zombie sbucati dalla nube finirono coll'apparire lenti e silenziosi.
Il Pip-Boy rilevò la presenza degli organismi nei dintorni. Il bello è che sapeva anche i nomi. Da quelli dei miei compagni fino a quelli dei nostri assalitori. Il sistema gli aveva identificati come ghoul ferali, un modo più teatrale di chiamare quegli zombie. Ma chi sa perché ferali? Non sapevo quanti ghoul ci fossero ancora in quell'aero e il sistema di puntamento non funzionava all'infinito. Come un'arma anch'esso necessitava di munizioni. Il sistema li chiamava Punti Azione. Con il sistema di puntamento selezionai le sezioni del corpo da colpire. La testa era più piccola e quindi più difficile da colpire, ma dopo aver visto lo scarso effetto dei colpi al torace era meglio rischiare con dei colpi letali.
Quando completai la procedura di puntamento le mie braccia si mossero da sole e il mirino della mia pistola andò a fermarsi in direzione della prima testa. Il primo proiettile colpì in un occhio il ghoul più vicino, il secondo venne colpito in bocca e il terzo … beh ero sicura che il proiettile lo avesse centrato, visto che la sua testa esplose in mille pezzettini lasciando il corpo cadere per terra privo di vita.
Guardai i cadaveri accasciati davanti al portellone. Tre erano dei nostri e gli altri tre erano i vermi che gli avevano uccisi.
-Da parte dell'ufficio dello sceriffo di Boise City, bastardi avvizziti!-
Una battuta ad effetto degna di nota fu la perfetta conclusione di quello scontro.
Anche gli altri esultarono in grida di vittoria, ma i nostri festeggiamenti durarono poco, perché un aereo di quelle dimensioni, necessitava di un equipaggio ben più grande. Altri ventitré ghoul ferali uscirono dal portellone urlanti e scatenati come un gruppo di ubriachi rabbiosi la notte di San Patrizio.
Il loro vantaggio era il numero, mentre il nostro la maggiore capacità di fuoco … e non era nostra intenzione sprecarlo. I primi due a sparare fummo io e Bud, che con la sua mitragliatrice sezionò gli arti marci e scheletrici dei ghoul. Anche gli altri si unirono alla festa, compreso lo spadaccino sconosciuto che con una 9mm diede il suo piccolo contributo alla carneficina.
La battaglia si concluse in meno di un minuto e alla fine non subimmo altre perdite. Vedendo la massa di corpi stesa a terra abbassai la pistola.
-Bud, Tony. Controllate se ce ne sono altri. Amanda, prova a contattare il comando. Voi altri datemi una mano a recuperare i nos … -
Non ebbi il tempo di finire, che un ruggito catarroso attirò la nostra attenzione.
Un ghoul ferale era sceso silenziosamente sul terriccio della discesa e ora stava correndo come un fulmine verso di me con il suo braccio scarnato pronto a colpirmi. Nessuno se n’era accorto, e nessuno era pronto ad abbatterlo. Me compresa.
Quando il ghoul arrivò abbastanza vicino da potergli vedere gli occhi ingialliti, la sua gamba destra si aprì all'altezza del ginocchio, facendo cadere il mostro a pochi centimetri da me. Il ghoul non ebbe il tempo di ricomporsi che anche la sua testa fece la stessa fine della gamba. Sangue e cervella mi arrivarono sugli stivali facendomi trasalire come una ragazzina in un film horror. Anche gli altri erano rimasti sbigottiti.
Il mio secondo angelo custode scese a passo lento con in mano un fucile di precisione dell'esercito. Ora era chiaro come l'ultimo dei ghoul fosse morto. Ma chi era quest'altro personaggio? Indossava un'uniforme impolverata, ma il volto era nascosto da una maschera antigas, come lo spadaccino. Quei due si conoscevano sicuramente.
-Lui ha detto me di dire a te: usa V.A.T.S..- Disse lo spadaccino.
-Lui?- Chiesi.
-Perdonami Red, lo stavo cercando da stamattina.- Disse lo sconosciuto.
La sua voce era rauca come quella dello spadaccino.
-Beh comunque, grazie per l'aiuto. Se non fosse … aspetta come fai a … ?-
Come faceva quell'uomo a conoscermi. Guardai meglio la sua uniforme e mi accorsi che era quella di un pilota. Un pilota americano. Un pilota, che noi pensavamo morto.
-Isaac!?-
Anche gli altri arrivarono alla stessa conclusione. Sbigottiti e sconvolti restammo tutti a fissarlo come pesci lessi, e alla fine Nick fece la domanda da un milione di dollari.
-Isaac … come hai fatto a non morire?-
Isaac all'inizio non rispose, ci fissò soltanto per pochi secondi e alla fine si levò la maschera antigas.
-Chi ha mai detto che non sono morto?-
Issac era diventato un ghoul. Non uno come quelli che ci avevano attaccato, non un ferale. Ma pur sempre un ghoul. La pelle del viso era piena di graffi e taglietti cicatrizzati, il naso aveva l'asciato il posto ad un foro nel bel mezzo della faccia, i padiglioni auricolari delle orecchie si erano fusi alla alla testa e gli occhi erano stati come macchiati da una tinta nera che lasciava solo intravedere l'iride. Del Isaac che noi conoscevamo, erano rimasti soltanto i capelli biondi a spazzola. E anche quelli avevano visto giorni migliori. Giorni che per noi erano ormai un lontano ricordo.