Fuoco fra le dita
And we are caught in
the fire
At the point of no
return
So we will walk
through the fire
And let it
Burn
Riusciva sempre a riconoscere i suoi passi, molto prima di vederlo comparire nel suo piccolo studio ingombro. Aveva un incedere lento, misurato, con lunghe falcate che producevano un fruscio appena udibile.
Nerdanel sorrise fra sé, modellando con un dito la cera, fino a formare un braccio minuto. Stava scolpendo le forme di una fanciulla, ma stranamente non si era ispirata a nessuna in particolare, come se il suo scopo fosse stato semplicemente catturare la bellezza nella sua forma primaria.
Finalmente Fёanor comparve sulla soglia. Non poteva vederlo, perché gli dava le spalle, ma ne sentiva attivamente la presenza come si poteva percepire il temporale nell’aria.
< Cosa ti porta qui, Curufinwё? >
< Non posso far visita a mia moglie? > rispose lui.
Come al solito la sua voce era sprezzante, una lama che si conficcava nelle ultime crepe di speranza del suo cuore.
Molti anni prima aveva sofferto per quella freddezza che si era creata fra loro, ma ora non più. Il ricordo di ciò che avevano condiviso non era altro che un piacevole racconto del passato, la sua presenza lì qualcosa che presto svaniva come un sogno.
< Vieni a farmi visita così raramente che temo di dimenticare il tuo viso. >
< Allora guardami, Nerdanel, e forse lo rammenterai. >
Con calma
misurata tracciò un ultimo solco sulla cera, l’incavo del gomito, poi si girò a
guardare suo marito.
Fёanor se ne stava con le braccia
conserte appoggiato allo stipite, il suo corpo flessuoso che si piegava appena,
le gambe incrociate con noncuranza.
La guardava
e sorrideva, come sempre quando erano solo loro due, anche dopo tutto quel
tempo. Lei rispose al suo sorriso e si sciolse i capelli che teneva raccolti
per evitare che la infastidissero mentre lavorava.
Li scosse e
notò che Fёanor li stava guardando con desiderio. Rabbrividì.
Molti anni
prima, quando erano entrambi giovani, aveva amato i suoi capelli più di ogni
altra cosa. “Fuoco fra le dita” diceva.
< Cosa ti
porta qui? > ripeté e vide il suo sorriso svanire.
< Sono
turbato >
Per un
attimo la sorpresa l’ammutolì. Non ricordava che Fёanor le avesse mai
confessato nulla del genere, nemmeno quando la loro intimità era profonda,
mentre adesso se ne stava lì, appoggiato allo stipite, e la guardava dritta
negli occhi con una sincerità che in lui si vedeva raramente. I suoi occhi neri
erano come pozzi profondi alla luce delle stelle oltre le Pelòri,
ci si poteva perdere in quella profondità oscura senza ritorno.
< Ma non
rispondi alla mia domanda. >
Lui si
staccò dalla porta e le si fece incontro, prendendo una ciocca di capelli fra
le dita, accarezzandoli piano.
< Sai che
un tempo ascoltavo i tuoi consigli. >
< Hai
smesso da molto di chiedere il mio parere su argomento alcuno. >
Lasciò
andare le ciocche rosse che le ricaddero sulla spalla.
< E tu
hai smesso di amarmi, Nerdanel. >
Non era
un’accusa, ma c’era rimpianto nella sua voce, anche se bisognava scavare a
fondo per accorgersene.
< Se tu
mi amassi di nuovo, io tornerei a chiedere il tuo consiglio >
Rimase
vagamente sorpresa delle sue parole e qualcosa dentro di lei si strinse in una
fitta acuta di sofferenza.
< Sei uno
sciocco, se pensi che i miei sentimenti per te siano mutati. Ma sai benissimo
che fra noi non ci può essere accordo. >
< Sì,
> sospirò con la rassegnazione dell’evidenza, < ma non posso fare a meno
di chiedermi se sarebbe potuta andare diversamente e quando sono nel dubbio
ricerco le tue parole. >
Nerdanel
rise sottovoce. Quella situazione era assurda e la voglia di gettarsi fra le
braccia di suo marito e perdersi nel fuoco della passione che suscitava in lei
lo era ancora di più.
< Ho
conosciuto la figlia maggiore di Meldon, cugino di
mio padre. >
<
Conoscevo bene sua moglie, prima che andasse a Mandos.
Ricordo la loro figlioletta, una bambina vivace dallo sguardo altero. >
< Ora è
una giovane appassionata dall’anima di fuoco. >
Con uno
scatto involontario Fёanor le prese la mano, stringendogliela.
< Ho
rivisto me stesso, in lei, ho guardato nei suoi occhi e ho scorto lo stesso
fuoco che mi divora dall’interno, la stessa sete di conoscere, di creare. E lei
lo ha percepito come corporeo fra di noi, ma ne sono rimasto ferito e turbato e
affascinato. >
< Vuoi
possederla, avere il suo spirito. >
< Non
capisci. > Scosse la testa, < lei è già mia.>
< E
allora cosa vuoi? >
Fёanor
parve riflettere per qualche istante. Guardandolo si sarebbe potuto scambiare
per una delle sue statue, tanto era immobile, ma gli occhi gli ardevano come
carbone in un braciere.
Un brivido
di paura la scosse, apprensione per ciò che sarebbe potuto succedere.
<
Lasciala stare, > lo supplicò.
Sentiva di doverlo dire, di non poter permettere che Fёanor rimanesse
saldo in quei propositi. < Hai i tuoi figli, non ti serve un’allieva >
< I miei
figli? > il suo sguardo lampeggiò, < per quanto li ami, nessuno di loro
mi capisce fino in fondo. >
Alla fine
sembrò rilassarsi e le sorrise.
< No, mia
amata Nerdanel, non ascolterò ciò che mi consigli. >
< Sapevi
già che mi avresti ignorata ben prima di venire, perché allora sei qui? >
Lui non
rispose, ma annullò la distanza che li separava. I loro nasi si sfioravano,
poteva vedere ogni più piccola sfumatura delle sue iridi, sentiva il suo fiato
caldo sulle labbra.
La baciò,
spingendo la lingua nella sua bocca in modo famelico, con le mani sulle guance
che le facevano quasi male. E lei rispose, infilandogli le dita fra i capelli,
tirandogli la casacca, senza fiato.
Era sempre
stato così, fra loro, e tutto il ghiaccio non era riuscito ad estinguere
completamente la scintilla che li accendeva di passione ogni qualvolta si
toccavano.
Si
allontanarono bruscamente nello stesso momento, come di comune accordo,
ansimando. Fёanor era rosso in viso e con i capelli in disordine, ma era
certa di non presentare uno spettacolo poi molto diverso.
< Sai
lontano da quella fanciulla, Curufinwё, > gli disse, con voce ferma,
< non tutto ciò su cui posi gli occhi ti appartiene. >
< No,
anche se lo desidererei. >
Aveva
ripreso fiato e la guardava di nuovo con quel misto di malinconia e
indifferenza che caratterizzava il loro rapporto.
< Sarà la
tua rovina, lo sai? Vorrei che lo capissi, vorrei che fra noi ci potesse essere
ben altro che una passione sterile. >
< Non
abbiamo avuto altro che questo, sempre, anche quando pensavamo fosse diverso.
>
Fece per
andarsene ma lei lo richiamò e lui si voltò sulla porta.
< Un
tempo ascoltavi i miei consigli, fallo ancora. >
Fёanor
la guardò per un istante che le parve infinito, tanto che si concesse di
sperare. Ma fu un’illusione presto svanita.
< Non
avrò mai pace, se non la rivedrò. Alatariel è il mio riflesso, brucia del mio
stesso fuoco ed entrambi abbiamo bisogno di appartenerci. Mi dispiace, mia
amata, devo rivederla. >
Uscì senza
più aggiungere altro, lasciandola sola in mezzo ai suoi attrezzi e alle sue
statue. La consapevolezza che ormai Fёanor, per lei, era perduto per
sempre si fece strada nella sua mente, fino a inondarla, finché il
presentimento del disastro verso cui suo marito scivolava non fu troppo
insostenibile.
Si concesso
una sola lacrima, prima di decidere, prima di separare per sempre la sua strada
da quella dell’elfo che, nonostante tutto, aveva amato e amava ancora.
NOTE i versi subito dopo il titolo sono tratti da “Walk
through the fire”
dall’episodio Once more with feeling di Buffy