Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: tenacious_deep_soul 99    22/10/2016    1 recensioni
Cosa faresti se un giorno dovessi essere costretta a cambiare la tua vita solo per dei pregiudizi sbagliati dettati da una mente pervasa dal bigottismo? Ecco, questo è un problema che affligge la vita della povera Lee Jieun la quale, per sfuggire alle costrizioni di sua madre e al periodo natalizio formato per lo più da un susseguirsi di interrogatori, si vedrà costretta ad affittare un ragazzo…
[Tratto dal Capitolo 1]:
-Non ho altra scelta…- disse lei sospirando mentre permetteva alle dita di scivolarle sulla tastiera. Apparsale in un lampo davanti agli occhi la pagina traboccante di risultati cliccò, senza pensarci due volte, il primo sito che le capitò sott’occhio: Affitta ragazzi, diceva.
[Tratto dal Capitolo 2]:
-Ma allora sei tu! No, non è possibile!- esclamarono entrambi indicandosi a vicenda con indici accusatori.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Park Jimin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3:

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-Ma chi me l’ha fatto fare!?- si lagnava Jimin mentre camminava a braccetto con Jieun.

-Zitto e cammina. Ricordati il nostro accordo- bisbigliò lei approfittando della posizione del suo braccio per ficcargli una gomitata dritta sul fianco, cosa che lo fece piegare di lato in meno di un petosecondo. 

-Ehi vedi di darti una regolata, in caso di danni contro fisici perfetti c’è un extra da pagare- fece lui massaggiandosi il punto dolorante con la mano libera.

-Ma fammi il piacere, ricotta! Non ti ho nemmeno sfiorato che già ti fai male… e vi chiamano il sesso forte!-.
Forse Jimin poteva anche avere ragione sul fatto che potesse dolergli davvero: in fondo, come poteva sapere che Jieun fosse cintura nera di karate?
Entrambi stavano uscendo “felicemente” dal coffee shop, somigliando in tutto e per tutto ad una dolce e tenera coppietta; come si può notare benissimo… le apparenze ingannano.
Non erano già passate tre ore che Jieun stava già cominciando a non tollerarlo domandandosi come mai non fosse scappata al solo rendersi conto che quello sbruffone potesse essere il suo ragazzo in affitto: magari la sua disperazione era tale da farle arrivare a compiere gesti estremi.
In quel periodo per le stradicciole di Gangnam si riversava in massa il doppio delle persone presenti solitamente durante tutto l’arco dell’anno; con l’arrivo del Natale ognuno accorreva nei negozi per approfittare dei saldi invernali e comprare tonnellate di merce, da spacciare poi come regali da distribuire a tutto l’albero genealogico fino ad arrivare all’imperatore Gojong.
Da quando suo padre era morto Jieun non sentiva più la gioia di passare il Natale in famiglia, per lei era diventato un giorno come tutti gli altri cui unica differenza erano le eccessive mangiate con persone che a volte nemmeno conosceva.

-Sei troppo silenziosa… cosa trami Jieun?- domandò Jimin scansandosi leggermente da lei e rivolgendole un’occhiata bizzarra, tanto che non si riusciva a capire se fosse veramente preoccupato per ciò che le sarebbe potuto passare per la testa o stesse solo facendo la sua parte da perfetto attore qual era.

-Argh, adesso non si può neppure pensare?- rispose aspramente riservandogli una mala occhiata, più gelida della neve.

-Va bene Miss “Voglio stare per i cavoli miei”, calmati. Ho solo fatto una domanda!- imitò lui le virgolette con le dita, facendo traspirare dalla sua voce più di un pizzico di irritazione.

Quanto avrebbe voluto ucciderlo? Nessuno poteva comprendere quanto in quel momento si stesse trattenendo in pubblico altrimenti, fosse stato per lei, lo avrebbe gettato per terra con una mossa alla John Cena cominciandogli poi a ballare il flamenco sullo stomaco fino a che le sue gambe non avessero ceduto: quale goduria sarebbe stata quella!
Mentre guardava dritto di fronte a sé le capitava di scrutarlo con la coda dell’occhio; aveva appena notato il modo buffo che aveva di camminare, era talmente sicuro di sé nella sua posizione fin troppo eretta che sembrava stesse facendo una sfilata di moda basata su una collezione invernale realizzata esclusivamente per anziani.
Questo per via dei suoi strani capelli grigio chiaro, o lo avrebbe solo identificato come bastone da passeggio per ciechi.

Jimin si scansò la sciarpa dal naso:-Adesso puoi levare il tuo braccio dal mio? Penso che venti minuti di pratica vadano più che bene- chiese con voce ovattata per via della mascherina, schiarendosi poi la gola.
Jieun non gli degnò una risposta e con la stessa delicatezza di un elefante strisciò l’avambraccio fra il fianco e il braccio sinistro di lui strappandogli un sonoro “ahia”, continuando a guardare in avanti come se nulla fosse accaduto.

-Perché sono ancora qui?- sbuffò ringhiando mentre si grattava il capo da sopra il cappellino.

-Se non lo sai tu pensi che debba saperlo io, genio?-

-Che situazione di merda- bofonchiò sottovoce portando le mani dentro le tasche del cappotto e scansandosi con un leggero soffio una ciocchetta di capelli che gli cadeva dritta sugli occhi sottilissimi.

“A chi lo dici!” pensò lei, muovendo con uno scatto le sopracciglia ed espirando rumorosamente col naso, mettendo chiaramente in mostra le labbra carnose diventate due sottili linee rosate.
A quanto pareva l’uno non accettava di buon grado l’altro, frangente che poteva benissimo essere un problema per Jimin e un ostacolo per Jieun.

-Qui le nostre strade si dividono… finalmente-.
Sul volto di Jimin si spiaccicò immediatamente un enorme sorriso, passante da una guancia all’altra.

-Già, finalmente. Ti farò sapere presto sul nostro prossimo incontro-

-Non troppo presto, per favore. Devo ancora prepararmi psicologicamente alla tua presenza- disse Jimin alzando una spalla e abbassando lateralmente la testa verso di essa.

-Penso ti sia preparato abbastanza- tagliò corto lei girando i tacchi senza neanche salutarlo e sventolando altezzosamente la mano mentre gli dava le spalle:-Ci si rivede vecchietto!-

-Cos-? Come mi ha chiamato quella!?- scosse la testa realizzando di essere stato offeso schiettamente dalla ragazza senza peli sulla lingua.

***

Coperti da un cappellino bianco, le ciocche di capelli neri ai lati del suo viso ondeggiavano lentamente  accompagnati dai leggeri soffi di vento freddo della tarda sera. Jieun era appena giunta sotto casa: mentre saliva pesantemente gli alti gradini della rampa di scale pensava a come quella situazione potesse essersi sviluppata con la stessa rapidità di un tuono subito dopo un lampo. Per una volta nella sua vita aveva avuto un’illuminazione, aveva partorito un’idea a dir poco geniale per far sì che quest’anno niente per lei potesse andare storto.

-Finalmente! Ma dove sei stata fino a quest’ora!? Con chi sei stata!? Che hai fatto!? Sono le undici, santo cielo!- esplose come un geyser la madre, in preda alle sue abituali crisi isteriche causate molto probabilmente dall’arrivo della menopausa.

-Ssibal… è mai possibile che devi sempre strillare!? Dai fiato ai polmoni e calmati una buona volta! Ero… solo uscita con le mie amiche per fare un giro, contenta?-

-Più che contenta! Finalmente togli il naso da quei dannati libri!-.
Jieun rimase sbalordita dalle sue parole, rimanendo coi palmi rivolti verso l’esterno immobile come una statua, guardando pietrificata la figura della donna mentre ringraziava uno ad uno tutti i santi del cielo. Sua madre soffriva sicuramente di bipolarismo: prima vuole che Jieun vada a lavorare e poi le dice di levarsi dai libri? Qui forse i suoi neuroni erano fin troppo fusi, con molta probabilità lo erano da fin troppo tempo.

-Hol… io me ne vado a dormire- disse raccogliendo la borsa a tracolla da terra per dirigersi verso la sua stanza, continuando a guardare stranita con occhi spalancati la donna dagli ormoni sballati, ferma ancora all’ingresso mentre blaterava, a mani giunte, cose a caso contro il tetto.

-Che famiglia di matti- aprì lei la porta della sua stanza.
Con eccessivo bisogno di dover stendere i nervi fin troppo tesi senza neppure infilarsi il pigiama si scaraventò sul letto, il quale dava l’impressione di essere ancora più morbido di quanto non lo fosse mai stato. In poco meno di cinque minuti il continuo tamburellare alle tempie che le aveva tenuto compagnia per tutta la serata cessò definitivamente, il sonno le era già venuto a far visita e lei lo aveva accolto a braccia spalancate.

►Angolo autrice:
Ebbene anche oggi sono riuscita a pubblicare il capitolo della fanfiction, mi auguro che anche questo vi sia piaciuto e che vi abbia smosso un po’ di curiosità su ciò che accadrà in seguito.
News: l’aggiornamento della storia, insieme a “Stay with me”, sarà ogni sabato (eccetto ritardi per casi eccezionali). Vabbe ora vi lascio alle vostre considerazioni ahha *scappa stile Road Runner*
Kisses -Giu:)
  
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