Fanfic su attori > Jared Leto
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Autore: ikuccia    22/10/2016    0 recensioni
Se fossi la condizione per una generosa donazione da parte di un uomo misterioso cosa faresti?
Un benefattore mascherato dagli occhi penetranti ti ha appena scelto come sua preda.
Quale sarà il vero prezzo di questa proposta indecente?
Quando Jared Leto posa il suo sguardo su di te puoi sentirti al sicuro?
Genere: Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Sembrava di essere in un’epoca lontana intrisa da un soave profumo di delicata vaniglia impreziosita da un caldo aroma di cannella: la dolcezza e la forza si univano in un seducente vortice che si diffondeva in quella sala dai regali pavimenti di pregiato e lucido marmo nero e dalle pareti ricoperte da lussuose tappezzerie damascate.
Tavoli rotondi riempivano il perimetro del salone lasciando lo spazio per future danze ed un piccolo palchetto era stato rilegato in un profondo angolo dove tendaggi pesanti facevano il loro capolinea.
Tovagliati Blu di Prussia erano sormontati da armoniosi vasi color oro che svettavano verso il soffitto alla cui estremità si spalancavano soffici mazzi di peonia dai colori dell’arancio e dell’ambra; le calde sfumature di quei petali erano intensificati da vibranti e fiammanti luci provenienti dal enormi ceri.
In un angolo di una Roma eravamo riusciti a riprodurre la nobile Repubblica veneziana dei Doge.
L’orologio segnava le 20:00.
All’esterno il red carpet si stava già affollando. Tutto stava andando secondo la scaletta. Il party poteva avere inizio!
In un leggero abito nero dispensavo sorrisi e cortesi saluti agli ospiti, ma soprattutto rassicurazioni per il cliente: la posta in gioco era alta, soprattutto per l’agenzia.
In veste di organizzatrice avevo il privilegio di non dover celare il mio volto dietro ad una pesante maschera così da essere sempre raggiungibile da lamentele e da richieste da parte dei 300 invitati. Ma come era difficile muoversi in mezzo a così tanti volti misteriosi.
In quel turbinio di anime vibranti, avvolte in lussuose stoffe rese opere d’arti dalle migliori sartorie dell’alta moda, una presenza mi aveva particolarmente colpito: un uomo dalla figura esile ed alta vestito con una sontuosa camicia di seta color ocre di cui, nonostante il suo volto fosse per metà nascosto da un cupo calco color carbone, riuscivo a notare gli occhi: enormi fari azzurri che sembravano seguirmi in ogni mio movimento. Riuscivo a sentirli posarsi insistentemente sulla mia persona lasciandomi in preda ad un crescente disagio.
Odiavo partecipare agli eventi, io ero nata per muovere i fili dietro le quinte ed odiavo ancora di più essere guardata in quel modo.
Un ultimo sguardo alla sala e poi mi immersi nell’oscurità del dietro le quinte per allontanarmi da quei due occhi indiscreti.
<< Non credo si possa sostare in questo luogo >> sentì pronunciare alle mie spalle da una calda voce maschile che mi turbò facendomi, ben presto, abbandonare la confortante convinzione di essere sola in quel corridoio lungo e poco illuminato.
<< Mi scusi signore ma lei non può stare qui, è riservato a noi addetti ai lavori >> pronunciai mentre mi giravo lentamente verso quella presenza senza abbandonare il mio rassicurante e forzato sorriso.
La luce di quel luogo era affidata a poche candele e alla luna che filtrava dagli alti finestroni ma riuscì a riconoscere quei due vitrei occhi così grandi e penetranti. Ancora lui?
In quel momento l’idea di organizzare un ballo in maschera sembrò pessima!
All’inizio doveva essere un modo per puntare l’attenzione sulle donazioni e non per pubblicizzare il benefattore ma ora che si stava presentando quella strana situazione l’intero evento sembrava, nella sua organizzazione, privato di un piccolo pezzo. Il timore più grande per un account – l’imprevisto - si stava forse manifestando?
<< Signore, mi permetta di riaccompagnarla nel salone. A breve si procederà con le donazioni >> dissi a quella figura maschile superandola e facendole strada.
Sul mio volto iniziò a comparire un leggero rossore; lo sentivo divampare ed espandersi ma non riuscivo a comprendere se fosse dovuto all’imbarazzante situazione che avevo appena affrontato oppure era rabbia dovuta all’ignoranza di quella identità che stava mettendo a dura prova i miei nervi.
In quel momento avrei desiderato una scomoda maschera sul mio viso.
<< Signori e signore, Buonasera! >> feci una piccola pausa << Volevo ringraziarvi per la vostra presenza a questo benevolo e generoso evento offerto dal nostro prestigioso brand stasera rappresentato dal marketing director, la dottoressa Dimonte >> dissi dal palco decretando l’inizio della raccolta fondi destinata a finanziare l’impegno del cliente per futuri eventi di natura umanitaria.
Le mie parole furono accolte da un breve applauso e subito iniziò la gara della generosità.
<< Vorrei fare una donazione di mezzo milione di dollari se la gentile presentatrice vorrà concedermi un futuro incontro >> si udì dal fondo del salone. Quelle parole, ben scandite e pronunciate in modo da raggiungere tutti i presenti, fecero calare il silenzio.
Un’offerta tanto generosa e così insolita riuscì ad ottenere il suo scopo: la sala fu smossa da un incontenibile scalpore ed io fui scossa da un vibrare di nervi. Quella voce sembra quella udita poco prima, o forse la mia mente mi stava ingannando?
Come ci si deve comportare quando si è la condizione per un risultato così grande? Accettare quell’invito ed assicurare un ottimo risultato al mio evento oppure offendersi? Questo pensiero stava torturando la mia mente mentre sentivo gli occhi dei presenti fissi su di me in attesa della risposta.
Cosa dovevo fare: indignarmi e rifiutare o ricordarmi il perché ero lì?
La mia mente iniziò a ripercorrere le fatiche e l’impegno che avevano caratterizzato i 4 mesi precedenti e mi ricordava il perché eravamo tutti lì.
Era il mio lavoro.
Era il lavoro di tutti i miei colleghi.
E cosa avrebbe detto il mio capo?
Faceva estremamente caldo. Le fiamme dei ceri ormai consumati sembravano, di colpo, essere diventate più intense e l’ossigeno più rarefatto. L’oro delle decorazioni era diventato pesante ed il salone sembrava fin troppo affollato e mi sentivo il centro di un bersaglio a cui tutti stavano puntando.
<< Vorrei che il nostro generoso donatore si mostri così da poter ricevere un applauso per il suo gesto. Mezzo milione di dollari, signori! >> pronunciarono le mie labbra mentre il cuore mi si stringeva in gola e la curiosità si faceva insostenibile.
Le mie orecchie avevano avuto ragione.
Ancora quegli occhi azzurri che mi fissavano mentre sembrava che l’intera moltitudine di gente presente in quel momento fosse spazzata via per far posto solo a noi due.
<< Emma, è stato tutto fantastico, veramente! La sala era perfetta! Non pensavo che sareste riusciti veramente a riportarci in dietro nel tempo e ricreare Venezia. >> esclamo il marketing director con la soddisfazione disegnata sul suo volto per il risultato raggiunto. Ma, mentre elencava gli elementi che di più aveva apprezzato dell’intero evento, all’improvviso si accostò e con espressione perplessa e voce sussurrata aggiunse << Sicura che non è un problema per te quel compromesso? Il risultato ottenuto comunque è buono >>.
<< E privare il brand di una così generosa offerta? Non potrei mai! Poi è solo un incontro.  Prima di tutto il risultato >> aggiunsi spavaldamente per tranquillizzare il cliente.
In che guaio mi stavo cacciando??
  
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