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Autore: Danmel_Faust_Machieri    22/10/2016    1 recensioni
Sword Art Online e i Souls Game: questa serie vuole provare a coniugare queste due componenti.
Io e il mio coinquilino abbiamo seguito Sword Art Online affascinati dall'idea su cui è stato costruito: l'essere intrappolati in un gioco. Purtroppo siamo rimasti delusi dalle potenzialità inespresse di questo anime. Essendo anche due Souls Player recentemente ci è venuta un'idea: un mondo simile a quello di SAO con un universo narrativo come un Souls. Ci è sembrato qualcosa di interessante: abbiamo creato i personaggi, studiato le meccaniche di gioco e la lore. Naturalmente ci saranno citazionismi più o meno espliciti e ci auguriamo che possa essere un'idea di vostro gradimento.
Naturalmente ci teniamo alla vostra opinione quindi non fate i timidi e fate sentire la vostra voce :)
Siamo Danmel_Faust_Machieri e Djanni e vi auguriamo buona lettura!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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N.D.A. Danmel_Faust_Machieri: Sono desolato di offrirvi un capitolo monco: monco perché il mio socio Djianni, a causa di impegni, non è riuscito a farmi avere le sue parti relative a questo capitolo. Settimana prossima avverrà la stessa cosa ma, dato che ho avuto un preavviso maggiore, dovrei riuscire ad offrirvi un capitolò più organico. Scusate l'inconveniente e vi auguro una buona lettura.

La sala dell'auditorio era ricolma di giocatori; la maggior parte di loro sembrava avere tra i 16 e i 18 anni mentre, qua e là, si intravedevano giocatori molto più piccoli o molto più maturi; in tutto saranno state dirca 600 persone. Merlin95, Lesen e i nuovi "professori" erano seduti dietro una lunga cattedra e osservavano i volti dei ragazzi; alcuni erano seduti ai banchi disposti sui gradoni della stanza, altri erano rimasti in piedi mentre, altri ancora, erano rimasti seduti per terra. Alessandro si guardava intorno notando la somiglianza tra quell'aula e le aule universitarie che aveva visto nel corso dei vari open day ai quali aveva preso parte; alle spalle sue e degli altri giovani che si erano seduti per la prima volta dietro ad una cattedra si trovava una grande lavagna in ardesia.
Merlin95 aveva appena terminato il discorso di benvenuto in cui presentava i ragazzi che avrebbero tenuto i vari corsi: il ragazzo con gli occhi a mandorla e i capelli neri, il cui nickname era Abaiak, avrebbe tenuto corsi di informatica; quello con gli occhiali e gli occhi azzurri, chiamato C.Borgia, avrebbe insegnato storia medievale;  Marat, il player con i capelli castani e il neo sotto l'occhio destro, avrebbe spiegato storia moderna; il barbuto invece, tale Erilon, si sarebbe occupato dei corsi di matematica; la ragazza bionda, Ileya, avrebbe insegnato storia della musica; la mora, Curie, avrebbe tenuto lezioni di biologia; Lesen si sarebbe occupata di fisica generale, Orpheus di letteratura italiana, Hamlaf di letteratura inglese e Alessandro si sarebbe occupato di addestrare i più giovani ed i meno esperti al combattimento.
Quando Merlin si rimise a sedere fu Lesen ad alzarsi e disse "Dopo questa breve presentazione del progetto tenuta dal nostro carissimo Merlin95", a queste parole fece seguito un caloroso applauso, "il docente di letteratura italiana, Orpheus, terrà il discorso d'apertura".
Nicolò si voltò di colpo verso la ragazza come se avesse appena detto che gli aveva sfasciato il motorino. Lui era incredulo: nessuno gli aveva detto che avrebbe dovuto tenere un discorso d'apertura. Alessandro e Lorenzo iniziarono a ridere sotto i baffi come fanno gli amici quando si vedono in difficoltà. Nicolò aveva gli occhi di tutti addosso e quella situazione non gli faceva affatto bene… Iniziò a girargli la testa, senti il cuore accelerare di colpo, la vista si sfuocava… Chiuse gli occhi e massaggiò con il pollice e l'indice… Se non avesse fatto qualcosa in fretta sarebbe svenuto davanti a tutte quelle persone… All'improvviso, nella mente, gli balenò l'immagine di Linton, ripensò al discorso che aveva tenuto davanti alla prima linea… Poteva usare quello… No, no… Doveva usare le sue parole però… Si alzò dalla sedia, girò intorno alla cattedra finché non fu davanti ad essa, chiuse gli occhi, prese un profondo respiro ringraziando tra sé e sé Linton e iniziò a dire "Oggi è il primo di settembre. Non so chi di voi ha tenuto il conto dei giorni, non so quanti di voi continueranno a farlo… Ma forse anche chi ha perso i giorni si è accorto che oggi è cambiato qualcosa… L'avrete notato anche voi vero? L'aria si è fatta più fredda, le foglie degli alberi stanno lentamente ingiallendo eppure… Eppure… Avrete sentito anche voi un qualcosa che non torna; giusto? Vedo molti di voi annuire. Sapete cos'è quella sensazione? È il vedere tutto troppo perfetto… Nel nostro mondo quante volte l'autunno è arrivato in ritardo? Quante volte abbiamo avuto caldo a ottobre? Non vedevamo la neve per anni o, alle volte, la vedevamo ad aprile… Il nostro mondo è imperfetto, non è come questo… Non è questo…  Se siamo qui è perché vogliamo ricordare quel mondo che ora ci appare tanto distante, quel mondo in cui noi uomini abbiamo continuato a lottare, quel mondo in cui esiste il vero noi stessi! Ma voglio dirvi dell'altro… In questo mondo ci siamo dentro con le nostre vite, con quel mondo; non dobbiamo vivere legandoci solo a questo gioco; in un gioco normale, in cui non si è intrappolati mortalmente, potremmo derubare gli altri, penalizzarli con incantesimi o altro, ucciderli… Alcuni potrebbero arrivare a pensare anche che sia giusto comportarsi in questo modo… Stronzate! Dobbiamo combattere questo mondo con il nostro mondo, con gli ideali, le certezze e la giustizia della nostra realtà, della nostra vera vita"
Nicolò aveva condotto il discorso che aveva in mente come spesso gli capitava: partiva a caso, proseguiva a caso e finiva a caso o, forse, dando un senso al tutto. Quando fermò le parole ci fu un profondo silenzio, lui, senza dire nulla, senza il minimo cenno, tornò a sedere ma, non appena ebbe dato le spalle alla stanza per aggirare la cattedra, scoppiò un entusiasmato applauso. Il bardo sorrise e si rimise a sedere.

"Certo che il tuo studio è un po' piccolino…" disse Alessandro mentre osservava la stanza della scuola che Lesen e Merlin95 avevano reso lo studio di Nicolò.
"Ci credo che trovi piccolo questo: nel tuo non c'è una libreria!" lo canzonò Lorenzo mentre si sedeva sulla scrivania del bardo.
"Sei forte" commentò Nicolò imitando la voce di Celentano "Ma scendi dalla mia scrivania"
La stanza non era molto grande siccome tutte le pareti erano occupate da librerie ricolme di libri; entrando nella stanza, subito a sinistra, c'era una scrivania con dietro una sedia; Nicolò aveva anche piazzato, dall'altra parte della stanza, un divanetto, una poltrona e un tavolino su cui erano poggiati una teiera, un paio di tazze ed un vaso con dentro dei fiori simili a papaveri.
"Che noioso" disse Lorenzo rialzandosi "Comunque perché il tuo studio è già così arredato?"
"Semplice; mi son portato dietro un paio di mobili… Le uniche cose che c'erano in questa stanza erano la scrivania e una sedia" spiegò il bardo.
"Ah! Pensavamo che ti avessero trattato diversamente da noi" insinuò malizioso Alessandro col sorriso sulle labbra.
I tre amici scoppiarono a ridere "Allora!" iniziò ad un tratto il monaco "Io ed Alessandro siamo qui perché ci hai promesso una magia!"
Il bardo sorrise e, aperto il suo inventario, digitò su tre icone e diversi oggetti comparvero sulla scrivania. Innanzitutto una semplicissima pergamena giallognola di forma quadrata, poi due lingotti di un metallo nero, una boccetta contenente un liquido che continuava a cambiare colore ed, infine, una sfera nera della grandezza di una palla di biliardo dove però brillava un'iride smeraldina tagliata a metà da una pupilla verticale.
"Sono quelli gli "ingredienti" necessari alla realizzazione del tuo nuovo catalizzatore?" domandò Alessandro osservando con attenzione il liquido che nella boccetta passava dal rosso al bianco.
"Yep" si limitò a dire Nicolò mentre prendeva la sua Penna di Corvo.
"E come hai intenzione di unirli insieme?" chiese Lorenzo gettandosi sulla poltrona.
"Vi mostro subito" il bardo dispose i due lingotti, la boccetta e l'occhi sopra alla pergamena, poi, utilizzando la penna, disegno un cerchio intorno agli oggetti "Ora devo scrivere un qualcosa in modo da attivare la magia… Vediamo… "Nel nero di ogni petalo appassito,/ nel rompersi di ogni sogno di inchiostro,/ nel buio di ogni astro sfinito,// vedo la paura che col vuoto mostro:/ l'incubo di un verso reso silenzio,/ il perdere ciò che col vuoto dimostro." ed ecco… Fatto" 
Non appena ebbe finito di trascrivere i versi l'inchiostro iniziò a roteare sulla pergamena e, all'improvviso, creò una sorta di bolla nera intorno agli oggetti.
"Chi sei diventato? Edward Elric?" lo prese in giro Alessandro.
"Gne, gne, gne! Comunque dovrò aspettare 5 giorni quindi…" Nicolò si girò verso Lorenzo "Penso sia il momento di andare al Lago delle Cento Fauci… Hai un paio d'oggetti da recuperare per il tuo amico NPC…" e, detto questo, aprì la porta dello studio.
"Yeah!" urlò Lorenzo seguendo l'amico "Comunque era una poesia di Foscolo vero?"
"Secondo me era del solito nasone con l'alloro in testa" ridacchiò il barbaro chiudendo la porta.

Le vie principali della Città d'Inizio erano affollate come al solito. I players andavano da una parte all'altra alla ricerca di oggetti, di altri players o di determinati NPC. Camilla percorreva quelle vie accanto a Linton mentre osservava i volti di quei giocatori: molti sorridevano, scherzavano tra loro, chiedevano ad altri se quella sera avrebbero preferito mangiare carne o pesce… Erano tutti così sereni… Camilla era irritata da quell'atteggiamento e ciò si vedeva palesemente dall'espressione che assumeva il suo volto. Linton si voltò un attimo verso di lei e, accorgendosi di questo, stiracchiò le braccia sopra la testa e disse "Aaaaah certo che queste "ronde di controllo" sono piuttosto noiose… Che ne dici di fare una pausa in una taverna?"
Camilla rispose con un cenno disinteressato del capo; Linton allora la prese per mano e la trascinò con sé.
Si erano sedute in una locanda, che aveva dei graziosi tavolini esterni, e stavano bevendo del tea accompagnandolo con dei biscotti al burro. Linton guardò attentamente la maga: era distratta, pensierosa e chiaramente irritata nei confronti di quello che stava accadendo intorno a lei.
"Sai" disse il generale posando la tazzina e osservando il poco liquido rimasto al suo interno "Penso che molte persone si siano abituate a vivere in questo mondo e… A dirla tutta… Non gliene possiamo fare una colpa…"
Camilla alzò subito gli occhi e contemplò lo sguardo pensieroso di Linton; come poteva dire quelle cose? Perché doveva appoggiare quel comportamento? Non si sarebbe mai aspettata un discorso simile proprio da lei.
"Il mondo dei videogiochi viene visto da molti come una possibilità di astrazione, un momento in cui possono staccare la spina dai problemi di tutti i giorni… Alcuni corrono, altri scrivono, compongono musica, dipingono e simili ma altri qui possono attrassi… Penso che in un primo momento, quando ci è stato detto che eravamo rinchiusi in questo mondo, ci spaventammo a morte ma col tempo la paura si è fatta più debole… Credo che in molti abbiano pensato che qui dentro potessero avere più possibilità rispetto alla vita di tutti i giorni… Qui siamo ripartiti tutti da zero; chi si sentiva "piccolo" nel nostro mondo ha visto qui la possibilità di una grandezza… Chi di là si sentiva inutile qui può aver trovato un'utilità… Non fargliene una colpa Mineritt" a quel punto il generale strinse la mano destra della ragazza "Non tutti gli uomini sono egualmente forti… Alcuni cercano sempre una scusa, una scorciatoia, una scappatoia… Questo mondo è tanto diverso da ciò? Lo stesso creatore di questo gioco credo che abbia pensato a questo… Creare un mondo per irretire le persone… Creare una gabbia d'orata in cui loro si sarebbero sottomessi…" il generale stava pronunciando quelle parole a denti stretti, come se ci fosse dell'altro dietro a quei commenti, dietro alla palese rabbia che provava verso l'uomo che aveva creato tutto quello. Camilla la osservava e capì: aveva sbagliato a dubitare di Linton e, allo stesso tempo, capiva che molti uomini non sono tanto diversi dalle falene: stregati della fiamma si lanciano contro essa senza pensare, oppure senza nemmeno capire, che stanno volando verso la loro stessa morte.

Alessandro aprì la porta della taverna. Si trovava a Rinelot, una delle città presenti all'ultimo piano esplorato, lo stesso piano dove Lorenzo e Nicolò stavano cercando il Lago delle Cento Fauci, Da qualche giorno girava voce di un NPC con un'armatura grigia che rimaneva seduto in quella locanda tutto il giorno finché, la notte, non tornava nella sua stanza; in molti avevano provato a parlargli ma non rispondeva a nessuno. Alessandro aveva incontrato un giocatore che aveva provato ad interagire con l'NPC e l'aveva descritto come un uomo sulla trentina con indosso un'armatura che sembrava fatta d'osso: era probabilmente Cadil. Non appena il barbaro varcò la porta si avvicinò al bancone; la taverna si sviluppava su due piani, il primo adibito alle consumazioni mentre al secondo si trovavano le camere per i pernottanti, gli interni erano in pietra e, oltre allo spazio per sedersi al bancone, c'erano diversi tavoli molto ravvicinati tra loro ai quali erano seduti solo una manciata di NPC e due giocatori della gilda del Sangue di Drago. Alessandro guardò al bancone e lo vide: Cadil era seduto lì che beveva da un boccale di peltro. Il barbaro era entusiasta! Si avvicinò al bancone, si mise a sedere e ordinò un boccale di birra poi interagì con l'NPC.
"Oh!" disse subito lui "Tu sei il ragazzo delle miniere! È un piacere rivederti qui!"
Alessandro continuò a dialogare "Sto ancora cercando informazioni riguardo al mio antenato Cadmo ma non sono ancora riuscito a trovare nulla…"
Riprovò "Sai è stato Cadmo a realizzare questa mia armatura; nella mia famiglia si racconta che Cadmo realizzò questa armatura utilizzando i denti di un'antica creatura… Mi domando se con quei denti abbia creato solo quest'armatura… Mah…" e accompagnò quell'ultimo verso con un bel sorso di birra.
Il barbaro meditò su quelle parole: Cadmo era dunque un fabbro? Un artigiano o qualcosa di simile? E quell'antica creatura cos'era? Un mostro o qualcos'altro? E poi, giustamente, anche il dubbio di Cadil era interessante: avrà creato altro? Il ragazzo perlò ancora una volta con l'NPC "Ah! Scusa; mi sono lasciato trasportare dai miei pensieri… Grazie per aver ascoltato le mie ciance… Tieni, è un segno della mia riconoscenza" e donò così al barbaro un "Distillato di Cadil". La descrizione diceva "Distillato di Cadil; aumenta notevolmente il recupero di stamina. Cadil ha ereditato la ricetta di questo distillato dalla sua famiglia. Nessuno, a parte i familiari o gli amici fidati, conoscono gli ingredienti che servono a creare questo formidabile distillato". 
Dopo aver fatto questo dono al ragazzo, l'NPC tornò a bere e i suoi dialoghi, da quel momento, erano divenuti soltanto un ripetersi della frase "Ehi! Dai fatti ancora un goccetto con me!"
All'improvviso qualcuno aprì la porta. Alessandro si voltò e vide avanzare Lorenzo, piuttosto affaticato.
"Lorenzo tutto bene?"
"Potremmo star meglio" sorrise lui "Però con Nicolò siamo riusciti ad ottenere l'oggetto per creare il nuovo pezzo d'equipaggiamento"
"E cos'è che ha creato il tuo amico?"
"Questi!" e Lorenzo mostrò le braccia sulle quali erano presenti delle maniche formate da squame di color rosso/viola "Si chiamano Maniche dell'Idra"
"Maniche dell'Idra? Vuol dire che avete ucciso un'idra?"
"Sì" disse orgoglioso il monaco "Ma non ti aspettare cose grandiose. Gli ricrescevano le teste ma non era enorme… Anzi un po' mi ha deluso…"
"E Nicolò? È morto in battaglia?" scherzò Alessandro.
"No; è tornato al suo studio a preparare la lezione di domani"
"Oh maremma è vero! Domani abbiamo lezione! Te hai già preparato qualcosa?"
"Beh… Dovendo parlare di letteratura inglese credo che partirò dal principio quindi Beowulf e affini… Poi Chaucer e via… Cercherò di arrivare il prima possibile a Shakespeare ahahahah"
"Madonna io ho un'ansia che non ti dico… Che cavolo posso fare!!!"
"Massì dai improvviserai! Devi insegnargli a combattere e sei uno dei migliori players offensivi della prima linea! Non avrai problemi" disse poggiandogli la mano sulla spalla.
"Bah!" bofonchiò lui prima di finire il suo boccale con un lungo sorso "Che il cielo ce la mandi buona"

Camilla procedeva per i corridoi della scuola. Nicolò le aveva detto che avrebbe tenuto lezione dalle 9 alle 11 nell'auditorio centrale. I vari giocatori si potevano iscrivere a tutti i corsi che desideravano, dopo aver fatto questo i responsabili della scuola organizzavano le iscrizioni e cercavano di attribuire ai vari docenti le aule che più si conformavano al numero di studenti iscritti. Nicolò doveva tenere lezioni nell'auditorio perché il suo corso era quello con più iscritti: 482. La maga rischiò di urtare contro un gruppo di studenti mentre pensava a questo e rimuginava al discorso del giorno precedente avuto con Linton; giunse così difronte alla porta dell'aula e la spalancò. L'aula era piena di giocatori, molti erano già seduti aia banchi, altri formavano cricche qua e là e parlavano felicemente tra loro, alcuni ragazzi tentavano di rimorchiare le ragazze sole che avevano già disposto carte e penne sui banchi. Camilla si mise a sedere in prima fila e non appena un ragazzo si avvicinò a lei con l'aria da smargiasso lo fulminò con lo sguardo e lui schizzò via come un ratto in cerca di un qualche pezzo di formaggio.
Ad un tratto la porta si spalancò e Nicolò entrò mettendosi difronte alla cattedra. La maggior parte dei ragazzi continuò a parlare tra loro mentre solo pochi si misero a sedere. Camilla incrociò lo sguardo del ragazzo; lui le sorrise poi, divenuto serio in volto, tirò un pugno sulla cattedra; il suono attraversò tutta l'aula e gli studenti ancora distratti si voltarono spaventati. In una frazione di secondo tutti si misero a sedere e Nicolò, divenuto raggiante in volto, iniziò la lezione. Camilla osservava l'amico mentre iniziava a parlare della scuola siciliana e, mentre la lezione continuava, vedeva la moggio parte dei ragazzi rapiti delle parole di Nicolò. Eppure c'era qualcosa di strano nel suo volto, qualcosa che non riusciva a comprendere del tutto, ma cos'era? Stava sorridendo eppure, in quel sorridere, c'era qualcosa di diverso. Era raggiante in volto come non mai, sembrava che fino ad allora non avesse mai sorriso veramente… Come se quello fosse stato il suo vero sorriso… Perché Nicolò era veramente felice in quel momento? 
"Vedete i poeti della scuola siciliana sono quasi tutti dei funzionari di Federico II, ci sono notai, tesorieri, addetti statali ed affini; la loro vuole essere una poesia d'evasione, una poesia per non discutere dei loro problemi ma per distrarsi da essi, per non pensarci. La poesia diviene per i siciliani l'isola felice in cui non pensare a quel tremendo mondo che gli ruota intorno, l'isola in cui possono sentirei veramente liberi e veramente felici"
La mente di Camilla venne percorsa da un'orribile risposta: Nicolò aveva accettato di vivere in quell'utopia.

   
 
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