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Autore: TittiGranger    11/05/2009    8 recensioni
Perchè spesso viene spontaneo dire ciò che si pensa, senza rendersene conto...
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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-         Dai,  Ronald! Non la finiamo più se continui a fare il bambino! – mi sgridò Hermione.

Stavamo al Negozio di Fred e George. Anche se, adesso sarebbe più appropriato dire il negozio di George e basta.

 

Nonostante ci lavorassi anche io, o per lo meno mi ero offerto di aiutare George finchè non fossi diventato Auror, non riuscivo a  considerare i Tiri Vispi Weasley se non come il negozio di Fred e George. Insieme.

 

Quel pomeriggio di fine agosto, dopo tre mesi trascorsi dall’ultima battaglia, George aveva deciso di riaprire il negozio, dopo la lunga chiusura.

Tante cose erano successe dallo scorso giugno: Harry si era trasferito alla Tana definitivamente; Percy era tornato a far parte della famiglia; Hermione era andata a cercare i suoi genitori in Australia e li aveva ritrovati; George, piano piano, stava riscoprendo il sorriso.

 

Dopo tante settimane, che aveva passato a rinchiudersi in se stesso e nella sua sofferenza, George, quel giorno caldo di fine estate, aveva deciso di tornare a vivere.

Non potrei dimenticare l’espressione di mia madre, quando quella mattina, a colazione, George era entrato in cucina, annunciando:

 

-         Lunedì riaprirò il negozio. Qualcuno può darmi una mano a sistemare le scatole oggi pomeriggio?

Io ed Hermione ci eravamo subito proposti. E così, adesso, ci trovavamo là, in quella stanza colma di scaffali, che racchiudevano i tesori dei miei fratelli. Di Fred

 

Evidentemente, George doveva aver avuto lo stesso pensiero, perché non appena il campanello della porta del negozio aveva tintinnato, sul suo volto si era disegnata un’espressione malinconica.

 

-         Vado a prendere una boccata d’aria, non mi sento bene – aveva detto.

-         Tranquillo, George – lo avevo rassicurato – Ci pensiamo noi, qui. Tu vai.

 

Guardai Hermione, seduta sullo sgabello vicino la cassa, attenta a controllare dei fogli. Conti arretrati, forse.

Io mi guardai intorno. C’erano pacchi da svuotare e confezioni semi aperte da mettere a posto.

Ne afferrai una, dalla quale uscì una simpatica Muffola Pigmea arancione.

Allora, allungai una mano per prendere un’altra scatola, che conteneva delle strane pastiglie colorate.

 

All’apparenza sarebbero potute sembrare delle semplice caramelle, ma io, in quanto fratello, nonché vittima, dei creatori di quelle invenzioni, sapevo che nulla, in quel negozio, era ciò che sembrava realmente.

 

Così, afferrai una pasticca e la feci mangiare alla Puffola Pigmea.

Da immaturi, lo so, ma in quel momento il bambino che è in me aveva voglia di giocare.

Neanche a dirlo, la Puffola iniziò a gonfiarsi, diventando delle dimensioni di una pluffa

 

.  Dai,  Ronald! Non la finiamo più se continui a fare il bambino!

Hermione mi stava fissando con uno sguardo di rimprovero. Il solito, direi.

Lasciò i fogli sul bancone e si diresse verso di me, estraendo la bacchetta.

-         Finite Incantatem . bisbigliò verso la Muffola, che ormai aveva assunto la stazza di una zucca matura.

 

Quella si ristrinse all’istante; Hermione la afferrò al volo e la infilò nella scatola.

-         Vuoi smetterla di perdere tempo? – disse, incrociando le braccia – Perché piuttosto non inizi a svuotare questi scatoloni?

-         Furbo da parte sua, signorina Granger, affidare al sottoscritto il lavoro più noioso!

 

Hermione si mise nella sua classica posa pre-rimprovero: braccia sui fianchi e sopracciglia alzate. Voleva sembrare seria, ma in realtà mi  sorrideva.

In effetti, mi sorrideva spesso ultimamente; accadeva da quando… insomma, da quando le cose tre noi erano cambiate.

 

Nonostante fossero passati tre mesi, per me risultava ancora strano dire “da quando stavamo insieme”.

Perché, in realtà, penso di essere stato innamorato di lei da molto tempo prima.

Naturalmente, Hermione questo non lo sa: ha già abbastanza potere su di me, senza avere altri punti a suo vantaggio.

Anzi, non credo di averglielo mai detto. Che sono innamorato di lei, intendo.

 

Voglio dire, la cosa dovrebbe essere scontata, no?

Harry è da anni che me lo dice, quindi se se ne è accorto lui, figuriamoci Hermione.

 

-         Si da il caso che io stia risistemando le fatture arrivate negli ultimi sei mesi, Ron! – mi disse – Se vuoi, però, possiamo fare a cambio: io metto a posto le scatole e tu vieni a riordinare questi fogli!

Uno a zero per lei, quando mai.

Feci un gesto di resa con la mano, e tornai ai miei scatoloni.

 

La vidi sorridere soddisfatta, prima di raggiungere il suo sgabello.

Era proprio quello che mi aveva aiutato in quel periodo, il suo sorriso.

Il fatto di poterlo considerare un “mio premio”, mi rendeva il ragazzo più felice del mondo.

Naturalmente, lei non sapeva neanche questo.

 

Afferrai la bacchetta per togliere il nastro adesivo magico da una scatola.

Conteneva delle confezioni piccole, che io non avevo mai visto. Evidentemente, dovevano essere i nuovi scherzi che Fred e George avevano progettato prima della Guerra. E che non avevano mai potuto mettere in commercio.

 

Chissà chi sarebbe stata la prima vittima di quegli scherzi…

Ricordo benissimo quando Fred e George li offrivano agli studenti del primo anno.

Ed Hermione che si arrabbiava.

Lei non aveva mai apprezzato “troppo” l’arte dei miei fratelli.

 

Osservai la scatola e la aprii, senza farmi vedere.

Palline grigie. Mi voltai verso Hermione, ancora immersa nella lettura di quei fogli.

Magari se…

Giusto per scherzare…

Sarebbe divertente…

Ma sì, dai.

 

Con un movimento veloce lasciai cadere le palline contenute nella scatola.

Come previsto, il loro tintinnare sul pavimento di legno attirò l’attenzione di Hermione, che subito guardò dalla mia parte.

-         Ron, tutto bene?

E adesso, il pezzo forte. Mi misi le mani sulla gola, iniziando ad emettere strani suoni con la bocca.

- Ron, si può sapere cosa… - Hermione si era alzata e stava venendo verso di me – RON!

 

Modestamente, la mia interpretazione doveva essere abbastanza convincente.

Quando Hermione vide le palline sparse per tutto il pavimento, evidentemente ricollegò i pezzi e si mise una mano sulla bocca.

 

-         Merlino, Ron! – disse subito – Ne hai mangiata qualcuna! Oddio… respira! E sputa quella roba! Sputa!

Fece per infilarmi una mano in bocca; povera piccola, sembrava nel panico.

Se devo essere sincero, mi preoccupai anch’io quando Hermione estrasse la bacchetta da una tasca della gonna e la puntò contro di me.

-         Che devo fare? Merlino… - mi guardava, blaterando tra sé e sé – Respira! Com’era quell’incantesimo…

 

Decisi che quello era il momento opportuno per smettere, prima che Hermione mi facesse davvero qualche incantesimo.

Tolsi le mani dalla gola e scrollai un paio di volte le spalle, riprendendo il mio colore naturale; tutto ciò, sotto lo sguardo scioccato di Hermione, che mi fissava a bocca aperta, incredula.

-         Scherzavo – dissi semplicemente.

Dovevo assolutamente evitare di ridere, altrimenti avrei dovuto trovare il modo per estrarre quelle palline grigie anche dal naso. Fortuna che Hermione sembrava ancora sotto shock.

 

La cosa, naturalmente non durò troppo.

Anzi, non durò per niente.

-         Ron! – mi urlò contro – Dico, sei impazzito? Mi hai fatto prendere un colpo!

-         Dai, Mione… è stato divertente! – la vedevo brutta.

Hermione spalancò gli occhi, incrociando le braccia. Il suo sguardo si stava rilassando, segno che non era tanto arrabbiata – Divertente? Sicuramente non per me!

 

-         Prendila dal lato positivo: avevi bisogno di una pausa! – mi stavo arrampicando sugli specchi, ma ormai…

-         Oh, certo! – disse lei annuendo. Ironicamente si intende – Quindi adesso dovrei anche ringraziarti! Anzi… non mi rispondere!

Se ne tornò al bancone e si mise a sedere sullo sgabello.

Io la seguii e mi posizionai di fronte a lei,appoggiando i gomiti sui suoi fogli, in modo tale che non potesse leggere. Le nostre teste per poco non si scontravano.

 

-         Dai, Hermione – a quel punto mi toccava rimediare – Era solo uno scherzo…

-         Sì, certo! E mi hai fatto prendere un accidente! – sbuffò. Notai che stava cerando di non ridere; pericolo scampato – Guarda, quando fai così… ti odio!

-         E io ti amo.

 

Mi resi conto troppo tardi di aver pronunciato quelle quattro parole.

E me ne resi conto quando vidi Hermione strabuzzare gli occhi e boccheggiare come un pesce fuor d’acqua.

Io, a quel punto, dovevo essere di un bel colore amaranto. Speravo che lei dicesse qualcosa.

 

E invece no.

Hermione Granger che ha sempre la verità in tasca, la battuta pronta, la risposta giusta e qualunque cosa vogliate aggiungere, pareva aver perso l’uso della parola.

Grazie al sottoscritto.

Miseriaccia, una volta che doveva parlare…

 

-         Mione, se avessi saputo che dicendoti che ti amo saresti ammutolita, penso che lo avrei fatto cinque o sei anni fa…

Lo so cosa pensate: dolce come un limone spremuto.

Ma su lei non sembrava avere nessun effetto. Miseriaccia.

 

Cercai di sdrammatizzare. Ancora.

-         Senti… perché quella faccia così stupita? – le chiesi, cercando di fare il vago – A quanto pare, lo avevano capito tutti… e… sì… Mione! Ti prego, dì qualcosa! Anche mezza parola! Anche…

Non finii neanche di parlare che due braccia mi strinsero il collo; sentii le labbra di Hermione sorridere sulle mie di labbra.

 

Eh, sì.

Meglio, no?

Meglio di qualsiasi parola; meglio di qualsiasi discorso.

 

E poi, una cosa l’avevo imparata, pensai mentre trascinavo Hermione oltre il bancone.

Adesso sapevo come fare per lasciarla senza parole.

Una volta tanto…

   
 
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