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Autore: obidoia    23/10/2016    3 recensioni
Ares è un ragazzo normale come qualsiasi altro. Famoso a scuola, un prodigio nel tiro con l'arco eun rapporto col padre meraviglioso. Ma tutta questa quotidiana serenità verrà cancellata dall'improvviso arrivo di un nuovo individuo, Eros, il quale si rivela essere fratello, per giunta gemello, di Ares. E' subito odio quello che prova Ares nei confronti di suo fratello. Ma questa burrascosa relazione è destinata a cambiare portando i due ragazzi verso il punto di non ritorno.
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Incest | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Dopo l'accaduto, la vita dei gemelli iniziò lentamente a cambiare; se in meglio o in peggio neanche loro potevano dirlo. Semplicemente la vita di uno cominciò a far parte di quella dell'altro, diventando sempre più consapevoli della presenza di un'altra persona e iniziarono a conoscersi, come se prima d'ora fossero stati semplicemente estranei. Rincominciarono da zero, parlarono tanto, di cose importanti, del più e del meno, non importava di cosa, alla fine l'importante era parlare e crearono così un nuovo legame. Cominciarono a consumare le colazioni e i pasti assieme, dividendosi i compiti e le faccende domestiche, e persino ad andare a scuola insieme con la macchina. Questo nuovo rapporto portò in casa un'aria serena che prima non c'era mai stata, tuttavia c'erano alcuni momenti di difficoltà, come quando una volta Eros sorprese il fratello senza la maglietta addosso e non poté fare a meno di fissare quel bel corpo sensuale. Lì iniziavano i problemi perché non potevano dimenticare, non dopo tutto quello che era successo. Si trovavano come in bilico su un filo sottilissimo, e bastava un niente per far si che i gemelli cadessero nell'oscurità più buia e piacevole, verso il punto di non ritorno, e non potevano certo immaginare che quel punto non fosse poi così lontano.

Tutto successe una mattina, una come tante altre, dopo aver passato la sera e buona parte della notte a giocare alla Play, Ares si era addormentato nella sua stanza insieme al fratello, che era a metà tra lo sdraiato e il seduto mentre lui aveva cercato la comodità poggiando la testa sulle gambe di Eros. Quanto tutto questo sarebbe durato? Non potevano saperlo e neanche lo volevano, vivere questa felice illusione era sicuramente più soddisfacente. Spezzare l'armonia non era un'opzione, loro non avrebbero mai desiderato uscire da quella piccola bolla di felicità che era diventata la routine quotidiana, ma si dice che quando una persona è troppo felice, la sfortuna sia dietro l'angolo ad aspettarla. Quella mattina i gemelli si erano svegliati che il sole era già alto nel cielo, come sempre si erano diretti in cucina per fare colazione dopo una lunga doccia, quando un suono improvviso attirò la loro attenzione. Si trattava di un email arrivata sul computer di casa con mittente loro padre. La sua assenza da casa era stata prolungata a causa di alcuni disguidi a lavoro e non sarebbe tornato che dopo dieci giorni, per cui quale poteva essere il motivo di quell'improvvisa email? Doveva essere per forza qualcosa di grave o lui non avrebbe mai scritto. L'aprirono assaliti da mille dubbi e domande. Non era affatto lunga, dopotutto il padre non era il tipo da perdersi in chiacchiere inutili. Essendo sempre di fretta per lavoro era diventato un uomo coinciso e preciso in quello che faceva, valeva a dire impeccabile.

 

Ora: 02.14

Mittente: Papà

Oggetto: Importante!

Testo: Scusate se velo dico con così poco preavviso ma è una questione urgente. Ares ti ricordi di

Michael? Eravate molto legati da piccoli anche se sono passati molti anni dall'ultima volta

che vi siete visti... comunque mi hanno chiesto un favore a cui non posso assolutamente

rifiutare e si tratta di ospitare Michael per alcuni giorni a casa nostra. Non so dirvi

esattamente per quanto tempo perdurerà questa situazione, ma almeno finché la sua famiglia

non si sarà sistemata. Quindi siate ospitali e cercate di non combinare casini in mia assenza.

Dovrebbe arrivare domani per mezzogiorno circa.

Buona notte

 

Ares mugolò disperato.

<< Con domani a mezzogiorno non intenderà... >>

<< Tra mezzora precisa. >> sospirò Eros.

<< Avvisarci prima no, eh? Quel vecchiaccio... >>

Eros rise alle esasperazioni del fratello.

<< A proposito chi è Michael? >>

<< A giusto tu non puoi conoscerlo, in fondo avevo otto anni l'ultima volta che l'ho incontrato. Michael è mio cugino, cioè... tecnicamente è nostro cugino anche se non lo conosci affatto. Da come lo ricordo è un tipo sportivo e solare, tuttavia è un po'... >>

<< Un po'? >>

<< No, niente. >> Bisbigliò rivolgendo lo sguardo altrove.

Dopo poco squillò il campanello e la porta si aprì rivelando un ragazzo alto dai capelli biondi e gli occhi azzurri che sembrava essere appena uscito da una fiaba. Anche Eros pur essendo un maschio dovette ammettere che non era affatto un brutto ragazzo, anzi era abbastanza figo. Michael sorrise.

<< AARREEEESSS! ♥ >> Urlò precipitandosi ad abbracciare Ares quasi stritolandolo e stampandogli un bacio sulla guancia senza guardare minimamente Eros.

<< E staccati! >> si dimenò Ares ma il cugino non si mosse.

Eros si sentì improvvisamente turbato da quel gesto espansivo. Nemmeno lui osava fare tanto nonostante fosse suo fratello, anche se forse aveva fatto o almeno pensato a qualcosa di diverso. Michael si accorse subito dello sguardo infastidito del cugino e ne sembrò compiaciuto.

<< Ma mi sei mancato così tanto! >>

Ed Eros ebbe l'impressione di vedere un sorrisetto divertito rivolto proprio a lui.

Seguirono altre effusioni prima che il nuovo arrivato facesse le dovute presentazioni rivolgendo finalmente lo sguardo a Eros.

<< E così tu sei il vociferato gemello? >> disse porgendo la mano.

Eros gliela strinse deciso. Michael sorrise e lo attirò a sé in modo che solo loro due potessero sentire.

<< Ares mi ha parlato tanto di te, ci divertiremo un mondo in questi giorni. >>

Eros si scostò piano dalla stretta osservandolo attentamente. Non sapeva quale fosse il suo piano ma di una cosa era certo, non si fidava affatto del sorriso di quella persona.

Michael ritornò a importunare Ares restandogli sempre più vicino del dovuto.

<< Sta sera dormo in camera tua vero? >>

Ares lo guardò di traverso mentre il fratello ascoltava il dialogo in silenzio.

<< Veramente credevo dormissi in salotto... abbiamo anche un comodissimo divano-letto. >>

<< E daiii! In fondo anche quando eravamo piccoli dormivamo assieme e abbracciati. >>

<< Ma... >>

<< Ti pregoooo. >> Lo interruppe facendo gli occhi dolci.

<< E va bene – si arrese infine Ares – ma dov'è Eros? >>

Non si era reso conto che nel frattempo suo fratello se n'era andato lasciandoli soli. Michael ridacchiò compiaciuto.

<< Mmmh, avrà avuto di meglio da fare. >>

I problemi non fecero che aumentare col passare delle ore. Michael restava sempre appiccicato ad Ares impedendo ai fratelli di avvicinarsi e stroncando sul nascere ogni conversazione tra i due. Ares sembrava non accorgersi di niente o forse era solo abituato agli atteggiamenti espansivi e provocatori del cugino. Eros invece era quasi al suo limite, Michael lo irritava altamente e non sopportava di vederlo così vicino a suo fratello. Era gelosia? Ma di cosa in fondo? Ares era suo fratello gemello, non si erano scambiati una parola per quattro anni e ora tutto a un tratto avrebbe volentieri tirato un pugno a quell'estraneo che metteva le mani dove non ci dovevano stare. La goccia che fece traboccare il vaso arrivò esattamente nel momento in cui Michael decise di andare a fare il bagno insieme ad Ares “come quando erano piccoli”. Eros si mosse senza rendersene conto trascinando per i capelli il cugino fuori dal bagno ignorando i suoi lamenti di dolore.

<< Puoi fartelo benissimo dopo! >> aveva urlato involontariamente.

Nessuno dei presenti si era aspettato una reazione del genere, neanche lui stesso. Ares che era rimasto leggermente impaurito si chiuse in bagno senza dire una parola. Eros era paonazzo in viso e col fiato corto, non sapeva spiegarsi quello che era successo, al contrario di suo cugino che rideva divertito.

<< La gelosia è una brutta cosa vero? >>

Quella sera ognuno andò a dormire nella stanza che gli era dovuta in assoluto silenzio, ma Eros non riuscì a chiudere occhio neanche per un secondo.

L'indomani mattina tutto sembrò essere tornato alla “normalità”. Ares era tranquillo e si comportava come al solito, sembrava essersi completamente dimenticato dell'accaduto ed Eros ne fu sollevato. Per fortuna era lunedì, il che voleva dire restare a scuola e quindi non vedere la faccia di Michael per gran parte della giornata. Eros non era mai stato più felice di andare a scuola in vita sua.

Purtroppo le cose belle durano sempre troppo poco e infatti le due arrivarono in un baleno. Non aveva per niente voglia di tornare a casa, sentiva ancora l'irritazione che gli provocava suo cugino attraversargli i nervi delle mani. Era una situazione pericolosa, lui era pericoloso. Ormai non si riconosceva più. Che cosa stava diventando? La gelosia probabilmente lo stava consumando dentro, ma in fondo, lui non aveva alcun diritto di essere geloso. Il suono della campanella lo destò improvvisamente dai suoi pensieri. Raccolse le sue cose e lo zaino uscendo dalla classe. In lontananza vide Ares aspettarlo appoggiato al cancello d'ingresso della scuola. Indossava un paio di pantaloni aderenti neri e una maglietta bianca, ma anche con quel semplice abbigliamento Eros lo avrebbe volentieri divorato... e in tutti i sensi. Anzi a pensarci bene quei vestiti erano decisamente di troppo, in quel momento avrebbe tanto voluto strapparglieli di dosso per poter ammirare ciò che nascondevano.

Non andava affatto bene. Doveva smettere di fare questi pensieri perversi su suo fratello. Era una bestia, un mostro e lo sapeva, sapeva di non essere normale. Se solo anche Ares fosse stato “anormale” come lui allora... ma questo era del tutto impossibile. Una volta che lo ebbe raggiunto Ares gli sorrise salutandolo ed ad Eros gli si strinse il cuore.

<< Andiamo? >>

Non voleva tornare a casa. Il solo pensiero di suo fratello tra le braccia di Michael lo faceva ribollire, non avrebbe sopportato quella visione e non voleva spaventare di nuovo Ares facendo qualcosa di sconsiderato. Doveva inventarsi una scusa.

<< Scusa ma... sono sorti dei problemi. Roba da rappresentante d'istituto sai... mi devo trattenere fino a tardi non so esattamente per quanto ma non aspettatemi per cena. >>

Eros distolse involontariamente lo sguardo, consapevole di star mentendo non riusciva a guardarlo negli occhi.

<< Ok. >> gli rispose semplicemente.

Non disse altro anche se probabilmente sapeva che quella era una scusa bella e buona, e se ne andò via con alcuni compagni di classe. Eros sospirò sommessamente. Era il peggiore.

Passò il pomeriggio a girovagare per la città senza una meta precisa fermandosi su una panchina di tanto in tanto per riposarsi. Era rimasto in giro per evitare di pensare ad Ares ed invece era proprio quello che stava facendo da quando si erano lasciati davanti all'ingresso della scuola. Tentò di distrarsi in ogni modo possibile ma fu inutile. Non poteva dimenticarsi di quegli occhi blu mare, quelle labbra sottili, quella pelle morbida e inviolata. Non poteva dimenticare il dolce calore che emanava il suo corpo bisognoso, non dopo quella notte almeno. Il detto “occhio non vede, cuore non duole” era decisamente una cazzata, ed Eros poteva confermarlo. Tornò a casa solo quando furono le nove passate e dopo essere passato in un bar a prendere qualcosa da mangiare. Trovò Ares e suo cugino intenti a giocare alla play in salotto, li salutò con tono indifferente. Ares se ne accorse e si girò verso di lui per osservarlo di sottecchi. Michael prendendo la palla al balzo lo abbracciò con fare capriccioso.

<< Areees! Non è giusto, mi stai stracciando voglio la rivincita! >> piagnucolò tra le sue braccia.

Eros non sentì la risposta chiudendosi direttamente in camera sua, era meglio così.

Passò un'ora buona prima che i rumori provenienti dal salotto si affievolissero segno che i due erano andati a dormire. Eros si distese sul letto immergendosi nei suoi pensieri, cosa che ultimamente faceva troppo spesso. Il silenzio era assoluto, interrotto solo dai ticchettii costanti dell'orologio fino a quando pochi minuti dopo non sentì qualcuno bussare piano alla porta. Si tirò su a sedere giusto in tempo per vedere la testa di suo fratello sbucare da dietro la porta.

<< Posso? >>

<< Entra. >>

Ares entrò cercando di fare il meno rumore possibile ed a Eros sembrò di avere un déjà-vu. Si avvicinò al letto iniziando a parlare.

<< Michael si è addormentato, ma è scomodo dormire con lui, occupa tutto lo spazio e tira perfino i calci mentre dorme, credo di avere un livido dietro la schiena! Per cui... mi chiedevo se... non potessi rimanere a dormire qua con te... so che ti reco solo fastidio ma.. ecco... dormire con te è molto più... piacevole... >>

Ares aveva il viso completamente rosso dall'imbarazzo, cosa che Eros trovò estremamente dolce e sexy. Non si fece ripetere due volte la richiesta facendogli spazio nel letto. Mentre Ares si coricava sentì dei brividi percorrergli il corpo e allo stesso tempo la temperatura corporea aumentare

<< Grazie. >> sussurrò Ares accoccolandosi al suo petto.

Eros lo circondò con le braccia e non passò molto tempo prima che suo fratello si addormentasse profondamente permettendogli così di osservarlo attentamente senza essere disturbato. Osservò i lineamenti delle guance, del naso, della labbra, fino a scendere dal mento alla cavità del collo dove avrebbe tanto voluto marchiarlo. Cosa voleva Ares da lui? Ma soprattutto, cosa lui voleva da Ares? Cosa si aspettava da lui? Non fece in tempo a collegare i pensieri che già aveva intrappolato quelle labbra in un casto bacio, un contatto fugace e quasi inesistente che però cancellò ogni dubbio o indecisione.

<< Tu dovresti essere solo mio. >>

 

Ares si risvegliò all'improvviso che erano appena passate le sei di mattina trovando lo spazio del materasso accanto a sé vuoto. Si alzò dal letto per andare a cercare suo fratello quando sentì delle voci provenire dal corridoio davanti la camera.

<< Eh così? – rimbombò la voce di Michael – non solo sei uno schifoso omosessuale, ma anche un maniaco pervertito che ci prova con suo fratello? >>

Ares perse un battito.

<< Non sto di cosa stai parlando. >> rispose glaciale Eros.

<< Ah no? Eppure non ero io quello che stava baciando Ares prima, che strano. Ma lascia che dica una cosa depravato, ad Ares non importa un cazzo di te, per lui sei inutile. Non ti ha mai considerato parte della famiglia. Ti odia, ti ha sempre odiato e avrebbe preferito che tu non fossi mai esistito. >>

 

  
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