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Autore: Gwen Chan    24/10/2016    0 recensioni
Un fandom e tre settimane per scrivere quante più storie possibili per celebrare la notte dei fantasmi. Vediamo dove arriviamo, shall we?
Presenza di AU.
Questa raccolta partecipa al contest “Halloween Party – La Grande Zucca” a cura di Fanwriter.it!
Genere: Generale, Horror, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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• Iniziativa: Questa storia partecipa al contest “Halloween Party -La Grande Zucca ”a cura di Fanwriter.it!
• Numero Parole: 944
• Prompt/Traccia: A fa il guardiano notturno presso il Museo Nazionale; B è un/a ricercatore/trice. Notte di Halloween. B ha dimenticato qualcosa nel suo ufficio. Si sentono strani rumori dalla sezione egiziana.


Una notte al museo
 
Alexis sapeva poco dello schivo guardiano notturno del museo, sebbene le occasioni per approfondire la conoscenza non fossero mancate. Persino il nome dell’altro uomo gli era stato riferito da terzi, insieme all’invito a non farsi ingannare dal suo giovane aspetto.
“È qui da più tempo di tutti noi.”
Alexis aveva scosso la testa, sorvolando sull’informazione come una dovuta esagerazione, l’unica spiegazione razionale che fosse disposto ad accettare. Nemmeno lui, tuttavia, poteva ignorare il fatto che in dieci anni di lavoro al museo, il signor Hassan non fosse invecchiato di un giorno. Nel salutarlo prima di avviarsi verso il proprio ufficio, si sforzò di trovare sul viso altrui una ruga che provasse errate le sue convinzioni, ma senza successo. Lo vide allontanarsi verso l’entrata est dell’edificio, lungo i corridoi decorati a zucche e ragni finti per la settimana di Halloween.
Alexis proseguì in direzione opposta, con la fronte corrugata. Dimenticare in ufficio un anno di ricerca in documenti non era stato di certo fra i suoi piani. Stava discutendo con sé stesso circa la sua costante distrazione, quando un tonfo lo distrasse dai suoi pensieri.
Si fermò nel corridoio deserto, sotto lo sguardo severo delle repliche di busti greco-romani. Silenzio. Alexis rimase immobile, in attesa. Ancora silenzio. Poi, quando stava per attribuire il suono udito alla stanchezza e alla tensione, eccolo di nuovo, un pesante strofinio, come se qualcosa di massiccio fosse trascinato sul linoleum. Pareva provenire da un punto imprecisato alle sue spalle.
Forte di tale convinzione, Alexis fece dietro front e affrettò il passo, arrestandosi in ascolto ogni volta che il silenzio veniva spezzato. Udì cigolii e strani stridii e ticchettii. Seguirono fruscii e, ci avrebbe messo la mano sul fuoco, persino colpi di tosse. Tutto, fuorché la cacofonia del sistema di allarme, pensato per avvertire della presenza di un intruso. Avrebbe scambiato due paroline col tecnico.
Si accorse di stare correndo, la mente che si andava via via riempiendo di ipotesi per nulla logiche, tutte infine incentrate sul misterioso guardiano notturno. Il guardiano che non aveva saltato un giorno di lavoro. Il guardiano che dimostrava vent’anni da sempre. Il guardiano che sembrava prediligere la sezione egizia più di qualsiasi altra. Alexis si portò una mano al cuore, perché era da lì che giungevano i rumori. Ancora pochi passi e sarebbe stato davanti al fatto, giusto il tempo di voltare a destra. Tastò le tasche per trovare la mini-torcia che portava sempre con sé. La prese e accese con le dita che tremavano come non avevano mai fatto prima. L’entrata alla sala dei sarcofagi era ormai a pochi passi.
Si fece coraggio e saltò nel quadrato di luce. C’era il guardiano notturno, seduto su una sedia pieghevole ai piedi di uno dei sarcofagi. Nulla di strano, se non fosse stato per il fatto che il sarcofago avesse il massiccio coperchio aperto e che una figura dalle fattezze femminili vi stesse seduta, visibile solo fino alla cintola. Delle bende si aggrovigliavano sul pavimento. Alexis trattenne il respiro. Davanti ai suoi occhi la mummia si erse in tutta la sua altezza, aiutata dal guardiano a uscire dal sarcofago. Da principio solo un cadavere, sotto gli occhi di Alexis stava rinascendo a nuova vita, come se millenni non fossero trascorsi dalla sua morte.
“I miei gioielli sono al solito posto?” la udì domandare.
“Sì, madre” rispose il guardiano, porgendole la chiave di una delle teche. D’accordo, questo era troppo. Una persona dotata di buon senso sarebbe fuggito, ma Alexis era insieme così affascinato e terrorizzato dalla scena da aver scordato come muovere le gambe. Le mani lasciarono la presa sulla torcia, che rotolò fino a sbattere contro la parete.
La donna si voltò a fronteggiarlo.
“Chi c’è?” chiese con la voce imperiosa di una regina.
“Nessuno” ribatté il guardiano con noncuranza. Alexis si accorse troppo tardi che si stava muovendo verso di lui, gli occhi accesi di un’innaturale luce verdastra, le labbra curvate a ripetere una formula incomprensibile.
Aprì la bocca per urlare, ma il torpore si era già impadronito di lui.
La mattina dopo si svegliò tutto intorpidito su uno dei divanetti nell’ingresso, con un violento mal di testa proprio in mezzo agli occhi. Se li stropicciò con energia.
“Che cosa è successo?”
“Vi ho trovato svenuto vicino all’ala egizia. Cosa ci facevate lì in piena notte?”
La spiegazione era giunta da una delle donne che si occupavano della pulizia del museo. Alexis, tuttavia, vi prestò poca attenzione. La sua mente, infatti, liberata dal torpore, stava già ricostruendo gli avvenimenti della sera prima. Alexis corse fino alla sezione egizia, il cuore che batteva all’impazzata, già pronto a confermare con le i fatti le immagini che si agitavano nella sua testa come frammenti di un sogno.
“Non è possibile!” gridò invece, battendo i palmi sul sarcofago sigillato. Si voltò verso la teca, chiusa e con tutti i gioielli al loro posto. Si inginocchiò sul pavimento, alla disperata ricerca di un qualsiasi segno, un’impronta, un capello. Nulla.
“Cercate qualcosa?”
Il guardiano notturno lo fissava dall’ingresso, il viso impassibile nella sua enigmatica serietà. Alexis lo afferrò per le spalle, vomitandogli addosso un torrente di domande: “Voi! Vi ho visto! Chi siete? Cosa siete?”
Il guardiano si portò un dito alle labbra. “Avete sognato.”
“Ma!”
“Avete sognato. è per il vostro bene” ripeté, liberandosi senza difficoltà dalla stretta e allontanandosi. Le iridi scintillarono una volta di quel verde mortale. Alexis allungò una mano per trattenerlo, nel protestare la propria sanità mentale, ma già l’interesse per il fatto andava scemando. Nella sua testa ora c’era la nebbia.
Un sogno.
Già, un sogno.
 
Note: AU. Alexis è Cipro. Hassan è Egitto e la mummia è Antico Egitto.
   
 
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