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Autore: Piperilla    24/10/2016    1 recensioni
In un mondo come quello moderno, in cui l'unicità di ogni persona rappresenta un Universo a sé, le cose non sono mai o bianche o nere. Eppure, è così che appaiono Richard e Agathe: lui, ormai un uomo fatto, algido, composto, più simile a un gentiluomo d'altri tempi che non a un uomo d'affari e di cultura del ventunesimo secolo; lei, ancora adolescente, dal temperamento impetuoso e la lingua tagliente, con l'argento vivo addosso e a prima vista impossibile da fermare: non potrebbero essere più diversi. Come il bianco e il nero. Tra due estremi ci sono un'infinità di sfumature... quante ne servono perché due mondi - e due persone - apparentemente agli antipodi si incontrino a metà strada?
[Tratto dal capitolo 40]
«Non mi illudo che possa bastare così poco per legarti a me» replicò Richard. [...] «Anche se vederti questi gioielli addosso me ne dà la piacevole illusione ».
«Se ti assecondassi, finiresti per credere che sia la realtà» mormorò lei.
«No, mia piccola Agathe, mai» sospirò Richard contro la sua pelle. «Quest’illusione è amara e non mi appaga. Quello che voglio è che sia tu a legarmi a te. Sii pure la mia carceriera».
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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La neonata relazione tra lui e Leah aveva convinto Damon a coinvolgerla – in barba a tutte le possibili catastrofiche conseguenze – nell’ultimo progetto di Alan: riunire le due persone più ostinate di tutta Hersham, Richard Prescott e Agathe Williams.
   Certo, forse avrebbe dovuto parlarne con gli altri prima di portare con sé Leah alla prima di una serie di riunioni strategiche, spiegare che adesso aveva un modo di tenerla a bada e impedirle di prendere fuoco – che fosse per l’indignazione dello scoprire di una relazione tra una ragazza a malapena maggiorenne e un uomo che poteva esserle padre o per la rabbia di essere stata tenuta all’oscuro di tutto non importava – e convincerli che poteva aiutarli in molti modi. Sì, forse avrebbe fatto bene ad accennare alla cosa, invece di presentarsi a casa di Alan con Leah e un sorriso a trentadue denti stampato sulla faccia. Anche perché era l’unico a sorridere: gli sguardi degli altri andavano dalla confusione di Thomas e Moses, all’inquieto sbigottimento di Lara e infine al chiaro terrore che riempiva gli occhi di Alan.
   «’giorno» salutò noncurante Damon, lasciandosi cadere su una sedia libera subito imitato da Leah, che si accomodò al suo fianco. «Vogliamo cominciare?»
   Lo sguardo che gli scoccò Alan era di panico e furia in eguale misura. «Leah, tesoro, che bello averti qui con noi!» disse con un sorriso talmente tirato da essere palesemente falso. «Peccato non avessimo idea che saresti venuta anche tu…» aggiunse a denti stretti.
   «Be’, a cosa si deve questa…» Leah lasciò vagare lo sguardo sul gruppetto disomogeneo seduto intorno al tavolo, «riunione?».
   Alan strattonò con un dito il colletto della propria camicia, in evidente difficoltà, e Damon sorrise placido.
   «Ecco, vedi…» esordì titubante il giornalista.
   «Diciamo che adesso ti raccontiamo una storia e ti spieghiamo qual è la situazione» intervenne l’altro con tranquillità. «A patto, però, che giuri di non andare fuori di testa e di non uccidere nessuno».
   Leah assottigliò lo sguardo e strinse le labbra. «Avete combinato qualcos’altro alle mie spalle?» sibilò minacciosa, rivolta ad Alan.
   «Ma no» rispose Damon, appoggiandole una mano su quella di lei con fare rassicurante. «Questo ormai è tuo appannaggio, o sbaglio?». Rivolse un’occhiata divertita al padrone di casa. «Il suo portatile ne sa qualcosa…»
   Il pallore sul volto del giornalista fu rapidamente sostituito da una calda sfumatura cremisi.
   «Non mi dire che… che… sei stata tu!» ruggì con rabbia e incredulità.
   «Certo che sono stata io. Chi, sennò?» rispose Leah senza fare una piega. «Così imparate a manipolarmi, tu e quell’altro bel soggetto del tuo compare!»
   «Io… io… ah, lasciamo stare!» grugnì rassegnato Alan, nascondendosi il volto tra le mani.
   «Che ne dite di proseguire?» propose la biologa. «Voglio sentire questa storia di cui parlava Damon».
   «Molto bene» rispose l’interpellato. «C’era una volta, in una bella cittadina non lontano da Londra…»
   «Non avrai intenzione di raccontarla davvero così!» gemette Leah.
   «È una storia, no?» replicò sogghignando Damon: sperava davvero che mettendo un pizzico d’ironia nella forma, Leah si distraesse abbastanza da non infuriarsi per il contenuto delle sue parole. «Dov’ero rimasto? Ah sì, la graziosa città vicino Londra. In questa città viveva un uomo molto noto per la sua sapienza: alla sua grande conoscenza, tuttavia, non si accompagnava l’umiltà ma un grande orgoglio e questo, insieme a un pessimo gusto in fatto di donne, fece sì che l’uomo in questione arrivasse alla veneranda età di quarantadue anni single e ben determinato a restare tale».
   «Okay, ho capito che stiamo parlando di Richard» commentò la donna senza battere ciglio. «Quello che non capisco è perché ne stiamo parlando… e soprattutto, per quale motivo lui qui non c’è».
   Damon le batté la mano sulla spalla con fare paterno, guadagnando all’istante un’occhiataccia.
   «Ora ci arrivo, mia cara» disse giulivo. «Una bella sera d’inizio autunno il nostro sapiente, più orgoglioso e pieno di sé che mai, si scontrò, letteralmente, con una donna di cui, fino a quel momento, aveva ignorato l’esistenza…»
   «Chissà perché la cosa non mi sorprende» bofonchiò Leah a mezza voce.
   «…e che in qualche modo lo colpì» proseguì Damon, senza dare cenno d’averla sentita. «Se non altro, per il suo atteggiamento tutt’altro che accondiscendente e la lingua tagliente».
   Leah inarcò le sopracciglia. «Questa è una novità: da quando in qua a Rick piacciono le donne che non lo ossequiano?»
   Alan non riuscì a trattenere un ghigno. «Da quando ne ha trovata una in grado di dargli del filo da torcere».
   Leah si lasciò andare contro lo schienale della sedia. «L’ho sempre detto che Richard aveva bisogno di essere maltrattato un po’».
   «Posso continuare?» chiese Damon, serrando le labbra per non scoppiare a ridere. Ricevuto un cenno d’assenso dalla donna, prese un respiro profondo per calmarsi. «Controllato e razionale com’era, il sapiente non era affatto propenso a cedere al fascino della giovane pulzella: dopo averci girato intorno per un po’ e aver cercato delle giustificazioni per starle lontano – giustificazioni che poi aveva puntualmente ignorato nonostante le avesse cercate con tanta costanza – alla fine ha ceduto, grazie anche alle pressioni della… bisnonna della fanciulla».
   Le pupille di Leah si dilatarono: stava cominciando a mettere insieme i pezzi. «Oddio. Oh, Dio. Te lo sei inventato…»
   «Per niente» rispose compiaciuto Damon. «Ora, per fortuna di tutti – e soprattutto del protagonista della nostra storia – la fanciulla ha raggiunto la maggiore età solo pochi mesi dopo il loro primo incontro, spazzando via ogni ostacolo legale a… qualunque cosa ci fosse tra loro, il che non è mai stato molto chiaro a nessuno. E quando, dopo una serie di incomprensioni e peripezie degne di una soap opera, finalmente sono riusciti a stare insieme felici e contenti, la stupidità ha preso il sopravvento sul nostro poi-non-tanto-sapiente, che per paura del padre di lei – più che giustificata – e del giudizio delle masse – assolutamente incomprensibile – ha troncato in modo netto e inaspettato con la fanciulla».
   Leah scosse la testa come un cane bagnato, quasi che questo potesse mettere in ordine le informazioni appena ricevute e dar loro un senso.
   «Okay, io… non credo d’aver capito bene» disse esitante dopo qualche momento.
   «A Settembre Rick si è scontrato con Agathe in un locale, ne è stato affascinato, ha iniziato a cercare informazioni su di lei, spiarla e seguirla, Agathe è stata attratta da lui, hanno iniziato una relazione clandestina quasi interamente platonica, si sono innamorati, lasciati un paio di volte per colpa della gelosia e di qualche incomprensione che ora non ti sto qui a raccontare, sono riusciti a trovare un equilibrio e poi Rick ha mandato tutto all’aria, come suo solito» sintetizzò Alan in tono spiccio. «Così è più chiaro?»
   La donna chiuse gli occhi e iniziò a prendere dei respiri lenti e profondi. Alan e Damon si scambiarono uno sguardo preoccupato: quella sorta di meditazione era il modo di Leah di trattenersi dall’esplodere.
   «Fatemi capire» esordì Leah quando finalmente riaprì gli occhi. «Richard ha avuto una relazione con Agathe? La stessa Agathe coetanea di tua figlia» ringhiò all’indirizzo di Damon, «e che potrebbe essere sua figlia?»
   «Uhm… zia?». La voce di Lara era incerta, e la ragazza sembrava temere la furia della sua madrina al pari degli altri presenti. «Non è… non ha…». Deglutì e si sforzò di mettere insieme una frase di senso compiuto. «Non si è comportato male. Prescott, intendo. Con Agathe è stato sempre…», s’interruppe per un momento, «quasi sempre buono. Voglio dire… è stato gentile, si è preoccupato di… di proteggerla quando c’era Noah nei paraggi…» disse con uno sguardo di scuse a Moses, «e l’ha aiutata, con le domande per il college, con lo studio, con… con un sacco di cose. E non l’ha mai forzata a fare niente. Anzi» aggiunse, improvvisamente esasperata, «è sempre stato lui a tenere a bada Will riguardo certe… cose» concluse arrossendo. «Anche dopo che è diventata maggiorenne. Solo qualche volta è stato un po’…»
   «Vigliacco» ringhiò Thomas.
   «Stupido» decretò fosco Moses.
   «Irrazionale» commentò Alan.
   «Vittima dei propri sentimenti» disse Damon. Gli altri tre lo guardarono male e lui allargò le braccia. «Cosa? Andiamo, lo sappiamo tutti che con Will, Richard si è comportato come il classico innamorato che non sempre riesce a ragionare. Non sapeva cosa significasse amare davvero, e non è stato all’altezza della propria reputazione di uomo irreprensibile: tutto qui!»
   Lara annuì, palesemente d’accordo con suo padre, e i tre uomini la guardarono insoddisfatti.
   «E la sua ultima decisione?» chiese Moses con una buona dose d’irritazione. Accanto a lui, Thomas annuì frenetico per confermare il proprio appoggio alle sue parole. «Anche in quello è stato vittima dei suoi sentimenti?»
   «Oh, no» rispose Damon. «In quel caso si è trattato di puro e semplice terrore, e sebbene non gli faccia onore, non può essere un motivo per crocifiggerlo. Ha sbagliato? Sì. L’ha fatto col solo intento di ferire Will? No. Richard prova per lei esattamente quello che provava prima di lasciarla, e ci sta male quanto lei… solo che non lo vuole ammettere. Credo sia più ostinato di quanto chiunque potesse immaginare».
   Leah incrociò le braccia al petto e lasciò scorrere lo sguardo sui cinque che discutevano animatamente.
   «Quindi è per questo che siamo qui?» chiese infine. Tutti si zittirono di colpo. «Per convincere Richard a tornare da Agathe?»
   «E quando mai Rick s’è fatto persuadere a cambiare idea da chicchessia?» chiese retoricamente Alan. «No, quello che secondo me dobbiamo fare è costringerli a incontrarsi, in modo che entrambi possano rendersi conto di quello che provano e tornare sui propri passi. Provare a farli ragionare è inutile: tra i due non si sa chi è più testardo…» brontolò, ricordando il periodo in cui lo storico si era allontanato da Hersham.
   «Sempre agire alle spalle, quindi» commentò sarcastica Leah. «Sta diventando il tuo marchio di fabbrica…»
   «Senti, Leah, puoi lanciarmi tutte le frecciatine che vuoi, ma so per esperienza diretta che Agathe è testarda quanto Richard, e da quello che ho visto, entrambi hanno deciso di fingere fino alla morte che sia tutto a posto e che non pensano più l’uno all’altra». Alan lanciò uno sguardo eloquente a Thomas, Lara, Moses e Damon. «Sbaglio?»
   «Ha ragione» disse Thomas dopo una breve esitazione. «Will si comporta come se niente fosse, ma dopo l’incontro… i due incontri ravvicinati che ha avuto con Prescott negli ultimi giorni, è stata costretta ad ammettere che lui non le è ancora indifferente».
   «Lo stesso vale per Rick» intervenne Damon. «Sembra essere tornato l’uomo di ghiaccio che era prima di conoscere Agathe – e già questo non è che sia un gran risultato – ma appena la vede, le parla o anche solo la pensa, di colpo perde tutto il proprio aplomb. E diciamocelo, non è che sia proprio da lui».
   «E costringerli a un confronto è l’idea migliore che avete avuto?» chiese scettica Leah. «Per vostra stessa ammissione quei due si evitano come la peste: non avete pensato che metterli nella stessa stanza e forzarli a parlare potrebbe soltanto peggiorare la situazione?»
   «Allora che facciamo?» domandò Moses di rimando, scoraggiato. «Non è come se Agathe fosse disposta a tornare indietro: ormai è concentrata soltanto sugli esami e sull’Accademia. Non ci ha ascoltati prima, quindi dubito che inizierà a farlo adesso».
   «Io non ho detto che la vostra idea è completamente da buttare» obiettò Leah. «Quello che vi contesto è l’intenzione di costringerli a parlarsi, cosa che risulterebbe immediatamente evidente, se li lasciaste soli con l’inganno. Se invece li facciamo finire nella stessa stanza ma con altre persone intorno a smorzare la tensione e impedire loro di saltarsi alla gola…». Leah lasciò la frase in sospeso, sperando che qualcuno avesse capito che intendeva, ma i quattro sguardi maschili di profonda confusione che ricevette in risposta la demoralizzarono all’istante.
   Per sua fortuna, almeno c’era Lara.
   «In quel caso, l’indifferenza che riescono a mostrare stando lontani potrebbe crollare un pezzetto alla volta, e magari ricomincerebbero almeno a parlarsi, il che sarebbe un gran passo avanti» disse la sua figlioccia.
   «Esatto!» esclamò compiaciuta e sollevata Leah. «Allora? Che ne pensate?»
   «Penso che in ogni caso non abbiamo molte alternative» disse franco Damon. «Bisogna tentare: dopo tutti i drammi che hanno messo in piedi quei due, mi rifiuto di accettare che si separino per un motivo così stupido!»
   «E pensare che Rick aveva paura di te, quando vedeva Agathe di nascosto» sghignazzò Alan. «Temeva che se avessi scoperto cosa c’era tra loro, l’avresti ammazzato».
   «Un paio di volte ho pensato di farlo» ammise l’altro, «ma poi mi sono accorto di quanto fosse preso e ho deciso che era meglio lasciare che se la sbrigassero da soli».
   «Ottima scelta» convenne il giornalista. «Ha dato risultati fantastici…»
   «Fatta eccezione per gli ultimi sviluppi» brontolarono in perfetta sincronia Lara e Thomas.
   Leah inarcò le sopracciglia. «Abbiamo un’altra coppietta benedetta dal Destino, qui, a quanto pare» commentò. «Questi due si capiscono talmente bene che è ovvio che sono le due metà della stessa mela».
   «Qui dentro ci sono solo coppie benedette dal Destino» commentò distratto Damon.
   Alan e Leah si voltarono di scatto verso di lui. «Cosa?» tuonarono, anche loro in perfetta sincronia.
   «Che significa che qui dentro ci sono solo coppie? Vuoi dire che finalmente Alan ha trovato l’amore?» chiese a bruciapelo. Per la prima volta da quando era entrata nella stanza, guardò davvero Moses e lo indicò. «Sei tu!» ululò.
   «Aha!» preferì urlare Alan con l’aria di chi la sa lunga, l’indice puntato contro Damon. «Lo sapevo che alla fine avresti ceduto!»
   «A che avrebbe ceduto?» intervenne Lara, sospettosa. Il suo sguardo si assottigliò quando suo padre e la sua madrina arrossirono ed evitarono i suoi occhi. «C’è forse qualcosa che dovete dirmi?»
   «Io… noi… ecco… voglio dire…». Il balbettio incoerente di Leah si scontrò con lo sguardo inquisitorio di Lara.
   «Io e Leah abbiamo deciso di provare a stare insieme». Damon sganciò la bomba con tutta la tranquillità del mondo e osservò sua figlia con le sopracciglia inarcate. «Problemi?»
   Contrariamente a quanto lui e Leah si aspettavano, sul volto della ragazza si schiuse un gran sorriso.
   «Accidenti, lo sapevo!» ridacchiò compiaciuta, guardando prima Leah e poi suo padre. «L’ho detto anche a Will, che avrebbe avuto molto più senso se tu avessi sposato la zia Leah invece della mamma!»
   Alan fissò i suoi amici con un’espressione compiaciuta quanto quella della ragazza. «In pratica lo sapevamo tutti… tranne voi due. Comincio a credere che Rick e Agathe non siano i più testardi di Hersham…»
   Moses gli rifilò uno scappellotto dietro la nuca.
   «Sta’ zitto, tu» bofonchiò amorevole. «Noi due saremmo diventati un altro grande esempio di cocciutaggine, se Agathe non ci avesse messo il suo zampino».
   «Anche noi» intervenne Thomas, indicando se stesso e Lara. «Soprattutto io, che ci ho messo più di quattro anni per confessare a Lara quello che provo».
   «Magari è l’aria di Hersham a renderci così ostinati e ciechi» sorrise lei.
   «Forse» convenne Moses. «Adesso, non dovremmo occuparci degli unici due che hanno ancora la testa troppo dura?»
   «Giusto». Damon decise di prendere in mano la situazione e si sporse verso gli altri. «Io avrei un’idea…»

Richard si stiracchiò soddisfatto.
   Ormai le sette erano passate da un po’, e cominciava ad avere fame: per fortuna aveva appena controllato l’ultimo mucchio di carte che la segretaria gli aveva lasciato sulla scrivania, ed era quasi pronto per andarsene.
   Dopo aver rimesso tutto in ordine, lo storico si alzò e prese la giacca: se l’era infilata per metà quando una cacofonia di voci e rumori si levò nel corridoio e i suoi tre migliori amici fecero irruzione nell’ufficio.
   «C’avrei scommesso che era ancora qui» disse Damon, molto fiero di sé, agli altri due.
   «Sì, sì, lo sappiamo: Rick è il tuo fratellino mancato e tu sai tutto di lui, puoi anche leggergli nel pensiero, se ti va» sbuffò Alan.
   «Che ci fate qui?» chiese sospettoso il proprietario dell’ufficio: era successo di rado che uno di loro si presentasse sul posto di lavoro di un altro, e trovarseli tutti e tre di fronte e sorridenti proprio lì aveva fatto scattare la vena di paranoia che aveva sviluppato in tanti anni d’amicizia.
   «Ti portiamo a cena: lavori troppo, e hai bisogno di staccare la spina» rispose Leah, prendendolo sottobraccio e ignorando i tentativi di resistenza dell’amico.
   «Io veramente volevo andare a casa» disse diffidente Richard.
   «Te lo puoi scordare: basta fare l’asociale. Stasera si sta tutti insieme!» replicò Alan, afferrandolo per l’altro braccio e aiutando Leah a trascinarlo lungo il corridoio.
   «Ma io…» tentò ancora Richard, metà della giacca che pendeva verso il pavimento.
   «Niente “ma”» lo interruppe risoluto Damon, piazzandogli le mani in mezzo alla schiena e spingendolo in avanti. «Oggi festa!»
   Richard si rassegnò: se anche avesse avuto la forza di opporsi, essere assalito da tutti e tre contemporaneamente azzerava le sue possibilità di spuntarla.

«Pa’, ti dispiace se prendo un altro libro?»
   Evan alzò lo sguardo dagli incartamenti che stava controllando e scrollò le spalle. «Non hai bisogno di chiedermi il permesso, Ura: questa biblioteca è di tutta la famiglia» commentò.
   Il suono attutito del campanello che trillava nell’ingresso li raggiunse, e mezzo minuto più tardi Lara, Thomas e Moses si precipitarono nella stanza… solo per immobilizzarsi nello scorgere Evan.
   «Ehm… uhm… avvocato. Buonasera» salutarono impacciati Moses e Thomas, poco abituati a girare per casa Williams come nella loro.
   «Buonasera Evan» salutò felice Lara, scoccando all’uomo un sorriso a trentadue denti.
   Padre e figlia si accigliarono: non che ci fosse qualcosa di strano nell’allegria di Lara, ma il suo sorriso era troppo entusiasta anche per lei.
   «Ragazzi, è un piacere vedervi» disse disinvolto Evan. «Volete sedervi?»
   «Oh no, avvocato, grazie» rispose Moses, recuperando il proprio charme. «Siamo solo venuti a prendere Agathe».
   La diretta interessata drizzò le orecchie mentre un campanello d’allarme le scattava nella mente.
   «Siete venuti a prendermi… per andare dove?» chiese guardinga.
   I tre sorrisi rassicuranti che ricevette in risposta non la convinsero neanche per un secondo.
   «State studiando tantissimo e io sto lavorando senza sosta, ma ogni tanto bisogno anche staccare la spina, ed è esattamente quello che faremo stasera» disse Moses.
   «Io non…» esordì Agathe, ma prima che potesse finire la frase, suo padre aveva fatto un imperioso cenno d’assenso ai suoi amici e Lara l’aveva afferrata per un braccio.
   «Adesso ti do una mano a prepararti e poi andiamo!» dichiarò con tanta decisione da zittire l’amica, che si rassegnò: a quanto pareva, non poteva sfuggire al proprio destino.
   
 
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