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Autore: Aryia90    24/10/2016    0 recensioni
Sono trascorsi centocinquant'anni dall'ultima volta che il Governo ha dovuto affrontare una rivolta, ma a GroundTown la morsa di terrore e disperazione in cui vengono tenuti i cittadini sembra non dover avere mai fine.
Natale si avvicina, ma nessuno ha voglia di festeggiare. Alexi e la sua famiglia attendono con orrore il Giorno dei Doni, durante il quale i Cercatori annunceranno pubblicamente i nomi dei sospetti ribelli che verranno imprigionati e giustiziati.
Dopo aver perso suo padre, Alexi teme che il prossimo ad essere trovato possa essere suo fratello Joshua. Il loro legame, come quello con sua madre e sua sorella Rose, è stato forgiato da anni di sofferenze e da quel fuoco battagliero che li accomuna dalla nascita. Quello stesso fuoco che ha fatto condannare a morte il padre tanti anni prima.
Questa Vigilia di Natale, però, accadrà qualcosa che cambierà le loro vite per sempre.
Saranno costretti ad intraprendere un lungo viaggio che li condurrà in luoghi misteriosi. Molte verità verranno svelate e Alexi imparerà a conoscere meglio la sua famiglia, il suo Paese e se stessa, andando in contro al suo destino di guerriera, di ribelle.
Un'inevitabile battaglia sta per avere inizio.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Trascorsero le ultime mattine nei boschi a nuotare e pescare. L'imminente sopraggiungere della brutta stagione non avrebbe permesso loro di continuare ancora a lungo.

Un giorno, mentre facevano colazione, fu Daphne a stabilire che era ora di smettere.

- Da oggi non nuoterete più nel lago, intesi?

I fratelli annuirono.

- Tra poco scenderà la prima neve. Dedicatevi alla caccia e alla corsa, così riuscirete a rimanere ben caldi. Non accendete fuochi però. In questo periodo i Cercatori sono dappertutto.

Nei giorni che trascorsero, Josh insegnò ad Alexi a cacciare e scuoiare un piccolo animale con solo a disposizione qualche pietra e un bastoncino (anche se ci mise più tempo a convincerla a farlo che ad insegnarglielo). Evitarono i combattimenti più violenti, limitandosi all'autodifesa, per non lasciarsi lividi sul corpo che potessero attirare l'attenzione di qualcuno. Quando tornavano a casa, si preparavano per affrontare la giornata che li attendeva.

Alexi accompagnò Rose a scuola, le diete un bacio sulla fronte e la guardò correre in classe, puntuale come sempre. Lei si diresse con calma verso la sua aula, o meglio verso il vecchio stanzino adibito ad aula scolastica. Le sedie erano cinque, ma tutti sapevano che Martin Tan non si sarebbe più presentato. Dopo che era stato trovato suo fratello maggiore l'anno precedente, aveva abbandonato la scuola per andare a lavorare. Inoltre, più si avvicinava il Natale, più genitori tenevano a casa i figli per trascorrere più tempo possibile in loro compagnia.

Negli ultimi giorni a lezione c'erano state solo lei e Tina, una ragazza piuttosto simpatica che veniva dall'alta borghesia della città. Tina non aveva bisogno di lavorare. Suo padre era l'unico notaio di tutta GroundTown. Tra i suoi incarichi erano comprese le autorizzazioni dei processi di indagine sui cittadini trovati. Non che avesse scelta, ovviamente, ma per quel suo lavoro così riccamente retribuito il signor Deep non era ben visto dalla comunità. Molti lo chiamavano 'il venduto' o 'lo schiavo della corona'. Alexi aveva imparato dai suoi genitori che si trattava solo di un pover uomo che, se avesse disobbedito, avrebbe firmato la condanna a morte di tutta la sua famiglia in una volta sola.

Tina era una ragazza gentile. Un po' viziata a volte, e decisamente insensibile alle problematiche dei poveri, ma buona. Non era colpa sua se aveva avuto il lusso di crescere in un ambiente privilegiato senza mai patire la fame o il freddo. Non li conosceva e non era in grado di attribuire loro il giusto valore.

Alexi si trovava bene con Tina. La ragazza possedeva risorse che per lei erano inimmaginabili, come i libri ad esempio. Talvolta le passava di nascosto qualche antico romanzo. Alexi li divorava in un secondo, meravigliata da quei mondi lontani così diversi. Un paio di volte le aveva portato anche dei libri di botanica, con cui aveva approfondito le proprie conoscenze e quelle di Josh, e dei libri di arte. L'arte però non la capiva. Quale essere umano poteva sprecare la sua vita a gingillarsi con pennelli e colori brillanti, mentre la sua famiglia moriva di fame? Supponeva ci fosse qualcosa di più sotto, perché nessuno nell'intera GroundTown aveva mai nemmeno pensato di fare una cosa del genere.

Quel giorno Tina la salutò calorosamente. Siccome erano ancora sole (i professori di solito non erano particolarmente puntuali alle lezioni dell'ultimo anno), la ragazza estrasse un grande libro dalla borsa di pelle che aveva appoggiato ai suoi piedi.

- Guarda cosa ti ho portato! - dalla sua voce trapelava tutto l'orgoglio.

- Incredibile, è un libro enorme! Ma cos'è? - Alexi si allungò per toccare la spessa copertina.

- Non ti emozionare troppo, nessun romanzo, solo uno sciocco libro di favole illustrato. Ma pensavo fosse meglio di niente! L'ho rubato ieri dalla biblioteca di papà. Non se ne accorgerà mai. Non me lo ha mai letto, nemmeno quanto ero piccola. E, ad essere sincera, ne sono felice. Sembra di una noia mortale... uno di quelli che piacciono a te insomma!

Alexi rimase qualche istante con il volume tra le mani, poi, ricordandosi dove si trovava, lo nascose rapidamente nella sacca.

- Non ho mai letto una fiaba. Conosco solo quelle che mi raccontavano da piccola. Queste sono favole diverse? Potrei leggere qualcuna a Rose questa sera.

- Non ne ho idea onestamente. Sai che non amo leggere.

Tina si sistemò una ciocca riccia che le scivolava sul viso, poi estraesse il suo lucidalabbra alla pesca (era l'unica ragazza a possedere un tale oggetto in tutta la città) e se lo mise come se fosse la cosa più normale del mondo. Alexi si era abituata a questa sua stranezza, ma gli altri per strada le fissavano sempre.

- Ne vuoi un po'?

Alexi storse il naso.

- No, grazie.

- Oh, Aly, non troverai mai un ragazzo se insisti a comportarti così!

Mentre Tina scuoteva la testa esasperata e Alexi rideva per quella strana priorità della sua amica, entrò la signora Rutterford e la lezione cominciò.

Quella sera, mentre Alexi aspettava che sua madre rientrasse e che lo stufato di erbe selvatiche fosse pronto, si concesse qualche minuto per aprire il libro che Tina le aveva portato.

Leggere non era illegale in città, ma nessuno possedeva libri. Solo i ricchi potevano permettersi certi vezzi, e una ragazza della sua età che passava il tempo libero tra le polverose pagine di carta era quanto meno considerata strana. Sua madre le impose di farlo solo in casa e solo dopo il tramonto, così da non far sorgere sospetti.

Una bellissima illustrazione fatta a mano rappresentava cavalieri ritti sui propri destrieri. Catturò immediatamente la sua attenzione, facendole subito pensare ad Alessandro Magno. Decise che quel libro le sarebbe piaciuto e si mise a leggere.

"C'era una volta, in una terra lontana, un Regno in cui tutti i cittadini erano padroni della propria vita. La gente viveva in belle case, in alti palazzi solidi e robusti e nessuno doveva mai patire la fame o il freddo. La natura umana condusse però alcune di queste persone a volersi elevare al di sopra dei propri compagni, e fu così che nacquero i Magnifici. I Magnifici erano un gruppo terrorista che distrusse e devastò il Regno, minacciando di annientarlo definitivamente se non avessero ottenuto il potere assoluto. Bombardarono le sedi del potere, uccisero i soldati e le persone comuni che non giuravano loro eterna fedeltà. La guerra durò moltissimi anni e lasciò dietro di sé macerie e feriti. Quando in fine i Magnifici presero il potere, dei cento fondatori ne erano sopravvissuti solo tre. Fu allora che decisero che il Governo del nuovo Stato sarebbe spettato a quel triumvirato di assassini, sostituendo ogni Magnifico nel momento della sua morte con un fedele discepolo. Tutti i cittadini furono duramente tassati come punizione per la resistenza mostrata negli anni degli scontri e i soldi ricavati vennero utilizzati per costruire un sontuoso palazzo, che sarebbe diventato sede dei Magnifici e del Governo, una grande prigione e una florida città che accogliesse tutti gli eroi di quella lunga guerra. Le sette città che si erano opposte al nuovo Governo furono lasciate bruciare fino a che non rimase altro che cenere della ricca civiltà che aveva pacificamente vissuto lì solo alcuni anni prima.

La gente iniziò a morire di fame. Le case furono costruite con fango e paglia. I più fortunati, coloro che vivevano vicino ai boschi, impararono a tagliar la legna per costruire case più solide."

Alexi fece un piccolo salto sulla sedia quando sentì il rumore della porta che si chiudeva alle sue spalle. Sua madre si avvicinò e le diede un bacio sui capelli.

- Scusa Alexi, non volevo spaventanti, ma eri così concentrata sul tuo nuovo libro.

- Sì è vero, ma solo perché questo libro di fiabe è davvero... insolito. Dovresti leggerlo.

Daphne rise di cuore.

- Oh, tesoro! Mi piacerebbe avere il tempo di leggere le favole, ma temo di dover mandare avanti una casa e tre figli! È uno dei libri di Tina?

- Sì, lo ha preso dalla biblioteca di suo padre. Dice che da lei nessuno lo ha mai letto. Però mamma, sul serio, c'è qualcosa di strano. Il libro racconta di un luogo in cui le case erano solide, alte più piani e la gente viveva felice! Poi dei ribelli, dei criminali, chiamati i Magnifici... - Daphne sbiancò di colpo. Prese il libro di mano alla figlia.

- I Magnifici hai detto?

- Sì, proprio come quelli di Crown City. Insomma questi cento Magnifici iniziano a fare una rivolta per prendere il potere...

- Basta così. - il tono serio e lo sguardo severo di sua madre la fecero preoccupare.

- Domattina restituirai il libro a Tina. Dovrai dire che era un libro noioso e che non hai capito la storia. Chiaro? Devi usare queste precise parole! Poi non ne parlerete mai più. Chiedile un libro più allegro, più stupido, più leggero, vedi tu. - era così scossa che le tremavano le mani.

- Mamma va tutto bene? - domandò Alexi titubante. La donna si riscosse da quello stato di shock.

- Va tutto bene. Io non ho fame, vado in camera mia. Per favore prepara tu la cena per Rose e Josh.

Detto ciò, salì le scale di corsa e si chiuse la porta alle spalle.

Quando Joshua tornò a casa e vide la tavola apparecchiata per tre si preoccupò. L'ultima volta che la madre non aveva cenato con loro era stata la sera della Vigilia di Natale, quando avevano portato via loro padre.

La mattina seguente Alexi si alzò al canto del gallo, scese in cucina e vi trovò sua madre. Gli occhi erano arrossati, scure occhiaie le solcavano il viso, rughe da stress mai viste prima le incorniciavano occhi e bocca.

- Mamma stai bene? Non hai dormito?

La donna non rispose, non sollevò nemmeno lo sguardo, ma si alzò e mise del pane e un pezzetto di formaggio in un piatto che appoggiò davanti alla figlia.

- Da oggi niente più escursioni nei boschi. Niente addestramento. Niente caccia. Per le prossime settimane ce la caveremo anche senza la selvaggina. Potrete solo studiare a casa. Appena finita la scuola tu e Rose tornate qui. Non andrete a casa di nessuna amica. Niente uscite speciali. Lo stesso vale per te, Josh. Appena finisci in fabbrica, torni. È tutto chiaro?

Sapevano entrambi che non c'era possibilità di protestare. Joshua però si rabbuiò e tornò in camera sua senza fare colazione.

- Gli passerà - rispose fredda alla muta domanda di Alexi.

La ragazza però sapeva che non gli sarebbe passata. Josh era un uomo adulto ormai. Rimaneva in casa per aiutare, ma anche perché stava aspettando che Anna compisse venti anni, l'età in cui il matrimonio diventava legale. Lui e Anna erano fidanzati ormai da due anni, ma lei era un anno più piccola di Josh e per questo non potevano stare insieme se non nei rari momenti rubati dopo il lavoro o dopo cena. Tutti si aspettavano che il matrimonio sarebbe stato celebrato il giorno del suo ventesimo compleanno, ad aprile. Due ragazzi innamorati come loro raramente desideravano aspettare oltre.

Alexi invidiava questo aspetto della vita di suo fratello. Anche lei avrebbe voluto essere amata così sinceramente da qualcuno, ma in città i ragazzi della sua età era tutti o troppo stupidi o troppo impegnati a sopravvivere. E in fondo, anche lei lo era.

Prese del formaggio e un po' di miele, conservato di solito per le occasioni speciali, e andò a bussare alla sua stanza.

- Avanti - disse Joshua in tono freddo.

Alexi fece capolino da dietro la porta. Appoggiò il piattino sul letto e guardò suo fratello.

- Anna capirà. - gli disse dolcemente. - Ti ama come non ho mai visto amare nessuno. A parte la mamma e il papà, forse. Lei capirà. E tra qualche mese potrete costruirvi una casa con il legno scuro che papà ha messo da parte per te e potrai stare con lei ogni giorno.

Joshua strinse sua sorella senza parlare. Si sentiva spesso egoista. Riusciva a trarre da lei molta più forza di quanta fosse in grado di fornirle. Un fratello maggiore avrebbe dovuto essere più coraggioso.

 

 

   
 
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