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Autore: xX__Eli_Sev__Xx    24/10/2016    0 recensioni
"Remus deglutì a vuoto, poi sollevò lo sguardo. – È che non riesco… – esordì. – Ho passato dodici anni della mia vita a convincermi che avrei dovuto odiarti, che per anni ci avessi mentito facendoci credere di tenere a noi e poi ci avessi traditi per Voldemort. E poi di punto in bianco scopro che non è così… che non ci hai mai mentito, che non hai mai voluto tradirci o farci del male, e che tutto l’odio che mi ero imposto di provare era ingiustificato e sbagliato. – sospirò. – Ho dovuto convivere con la perdita del mio migliore amico e con orribili bugie per anni e anni, e adesso che tutto è cambiato radicalmente, io non… nonostante tu sia innocente, non riesco a guardarti con occhi diversi. – ammise, abbassando lo sguardo.
- Non mi credi? –
Lupin sollevò lo sguardo di scatto. – Ma certo che ti credo. –
- Allora perché ti comporti così? – chiese Sirius, un profondo dolore a perturbare i suoi occhi.
- Perchè non riesco a togliermi dalla testa tutto il dolore e la rabbia che ho provato in questi anni. Non riesco a dimenticarlo e a superarlo, anche sapendo a verità. – "
[Missing Moment della long "When you're gone"]
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Remus Lupin, Sirius Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
- Questa storia fa parte della serie 'Missing Moments "When you're gone"'
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ANGOLO DELL’AUTRICE
Ciao a tutti ;)
Rieccomi qui con una nuova storia: un Missing Moment della mia long When you’re gone.
Questo particolare momento si colloca all’interno del quattordicesimo capitolo della storia, poco dopo la visita di Remus e Lily a Sirius.
È completamente incentrata su Remus e Sirius, dato che mi sono accorta che ho dedicato loro poco spazio, all’interno della long. ;)
Ovviamente questa shot può essere letta solamente da chi ha letto When you’re gone.
Che altro dire?
Spero che vi piaccia.
A presto con altre shot…
Eli  
 
 
Forgiveness
 
 
Understanding is the first step to acceptance,
and only with acceptance can there be recovery.
Harry Potter e il Calice di Fuoco
 
 Remus era fermo sul marciapiede di fronte al numero 12 di Grimmauld Place da quasi un’ora, indeciso sul da farsi.
 Aveva camminato avanti e indietro più volte, spaventato all’idea di entrare e affrontare Sirius, ma consapevole che avrebbe dovuto farlo prima o poi.
 Il giorno prima aveva accompagnato Lily a fare visita a Sirius e la ragazza si era accorta di quanto diffidente e freddo Remus fosse stato nei confronti di Black. E quando il Mannaro le aveva spiegato che non riusciva a guardare il suo migliore amico con gli stessi occhi di un tempo, a causa di ciò che era successo in quei dodici anni, Lily gli aveva consigliato di parlare con lui e farsi raccontare la sua versione della storia. E per quanto Lily fosse giovane, Remus sapeva che aveva perfettamente ragione e che quello sarebbe stato l’unico modo per riuscire a perdonare Sirius e tentare di recuperare la loro amicizia.
 Perciò si fece coraggio e raggiunse la porta. Prese un bel respiro e bussò.
 Dopo qualche secondo, la porta si aprì e Sirius comparve sulla soglia. Quando lo vide sul suo volto fece capolino un’espressione di pura sorpresa nel vederlo nuovamente lì.
 - Remus – disse. – È successo qualcosa? –
 Lupin scosse il capo. – Sono venuto per parlarti. –
 Sirius aggrottò le sopracciglia. – D’accordo. – concesse. – Entra. – concluse, quindi si scostò per permettergli di varcare la soglia.
 Remus entrò e appese il mantello all’appendiabiti, seguendo poi Black in salotto.
 L’Animagus prese posto sulla poltrona e indicò il divano, dove Lupin si sedette, poggiando le braccia sulle ginocchia e abbassando lo sguardo.
 Sirius lo osservò per qualche secondo, poi sospirò. – Fammi indovinare. – esordì. – Sei qui per sentire la mia versione della storia. –
 Remus sollevò lo sguardo di scatto. – Come…? –
 - Credi che non abbia notato come mi guardi? Credi che non mi sia accorto che sei rimasto sulla difensiva per tutto il tempo, ieri, mentre Lily era qui? – domandò, poggiando le mani sui braccioli della poltrona. Sospirò. – So bene che dubiti di me, e che il fatto che io possa fare del male a qualcuno, a Lily in particolare, ti spaventa. –
 Il Mannaro abbassò lo sguardo. – Non è questo. –
 - Allora cos’è? – chiese Black, sporgendosi sulla poltrona, parlando con calma e pazienza.
 Remus deglutì a vuoto, poi sollevò lo sguardo. – È che non riesco… – esordì. – Ho passato dodici anni della mia vita a convincermi che avrei dovuto odiarti, che per anni ci avessi mentito facendoci credere di tenere a noi e poi ci avessi traditi per Voldemort. E poi di punto in bianco scopro che non è così… che non ci hai mai mentito, che non hai mai voluto tradirci o farci del male, e che tutto l’odio che mi ero imposto di provare era ingiustificato e sbagliato. – sospirò. – Ho dovuto convivere con la perdita del mio migliore amico e con orribili bugie per anni e anni, e adesso che tutto è cambiato radicalmente, io non… nonostante tu sia innocente, non riesco a guardarti con occhi diversi. – ammise, abbassando lo sguardo.
 - Non mi credi? –
 Lupin sollevò lo sguardo di scatto. – Ma certo che ti credo. –
 - Allora perché ti comporti così? – chiese Sirius, un profondo dolore a perturbare i suoi occhi.
 - Perché io... – Remus strinse i pugni. – Quando ti ho perso mi ha fatto così male… eri il mio migliore amico. Una delle poche persone che mi avesse accettato nonostante tutto, e l’idea che mi avessi mentito e che ti fossi approfittato di tutti noi era così terribile e dolorosa che... – chiuse gli occhi e volse lo sguardo. – Non riesco a togliermi dalla testa tutto il dolore e la rabbia che ho provato in questi anni. Non riesco a dimenticarlo e a superarlo, anche sapendo a verità. –
 Sirius sospirò e abbassò lo sguardo. – Lo capisco. – disse, sorprendentemente.
 Remus aggrottò le sopracciglia, spostando lo sguardo sul viso dell’amico, perplesso di fronte a quelle parole, che mai si sarebbe aspettato di sentire.
 Black gli rivolse un mezzo sorriso. – Ti racconterò com’è andata, se vorrai ascoltarmi. –
 Gli occhi del Mannaro agganciarono quelli di Sirius per qualche secondo, e alla fine annuì.
 
 - Non so perché abbia chiesto a James e Lily di scegliere Peter come custode segreto. – esordì Sirius. – Forse avevo paura che se Voldemort mi avesse trovato sarebbe riuscito a farmi confessare, e che James e Lily sarebbero morti a causa mia… non lo so. Col senno di poi, non riesco a capire come abbia potuto consigliare loro di scegliere Peter, sapendo quanto debole e influenzabile fosse. Sono stato un codardo e non potrò mai perdonarmi una cosa del genere. Tredici persone innocenti sono morte a causa di Peter e del suo tradimento, e per poco la mia scelta di tirarmi indietro non costava la vita a due dei miei migliori amici. – sospirò. – Quella sera, quando ho raggiunto Godric’s Hollow e ho visto la casa semidistrutta, ho capito ciò che era successo. Poi quando ho visto Peter fuggire, l’ho seguito. Ero furioso. Non capivo come avesse potuto tradire i nostri migliori amici, le stesse persone che avevano scelto di dargli piena fiducia, scegliendolo come custode al posto mio. – strinse i pungi e volse lo sguardo, puntandolo verso la cucina. – L’ho affrontato e quando mi ha raccontato la verità ero pronto ad ucciderlo. Non avevo idea che James, Lily e Harry fossero sopravvissuti. Se lo avessi saputo sarei andato da loro immediatamente… ma credevo che Voldemort li avesse uccisi e avevo deciso di ripagare Peter con la stessa moneta. Ovviamente, lui è stato più scaltro. – una risata priva di ogni traccia di allegrai lasciò le sue labbra. – Mi ha attaccato per primo e la deflagrazione dell’incantesimo ha ucciso tutte le persone che si erano radunate intorno a noi. Io in un certo senso sono stato fortunato: ho solamente perso i sensi. Ma quando mi sono risvegliato mi sono ritrovato ad Azkaban. – chiuse gli occhi. – Non ho avuto la possibilità di difendermi o spiegare, né quella di avere un equo processo. Peter era scomparso e fingendosi morto aveva alimentato i sospetti degli Auror, che avevano incolpato me per quegli omicidi. E nonostante James e Lily avessero assicurato che non ero stato io a tradirli, non è servito a tirarmi fuori di lì, considerato che nemmeno mio fratello Henrie mi aveva difeso di fronte ai suoi colleghi. –
 Remus abbassò lo sguardo.
 Black sospirò. – Ogni giorno passato in quel carcere in balia dei Dissennatori era una tortura. Quei mostri riescono a strapparti l’anima soltanto passandoti accanto. Distruggono ogni parte di te con un solo respiro e la loro sola presenza è capace di trasformare in realtà i tuoi peggiori incubi. Sentire i loro sussurri e il loro respiro e le grida degli altri prigionieri era terrificante. – raccontò, a bassa voce. – L’unica cosa che riuscivo a percepire a parte dolore e senso di colpa era la paura… la paura che potessero strapparmi l’ultima parte di me che mi era rimasta. – abbassò lo sguardo, riuscendo a stento a nascondere le lacrime che minacciavano di rigargli le guance. – I Dissennatori mi hanno privato di ogni ricordo felice, di ogni momento di gioia a cui avevo tentato di aggrapparmi per andare avanti. E per dodici anni ho dovuto convivere con incubi terribili e con la consapevolezza di essere odiato dai miei migliori amici e da mio fratello per qualcosa che non avevo fatto. Ho gridato così a lungo da perdere la voce. Ho pianto così tante volte da credere che non avrei più avuto lacrime da versare. Ho implorato così tante volte il vostro perdono da averne perso il conto. – si schiarì la voce, che si era incrinata pericolosamente, poi si mise in piedi e raggiunse la finestra, puntando lo sguardo. – Non so come io sia riuscito a sopravvivere ad Azkaban. A volte ho creduto di non potercela fare, dopo ore e ore passate a essere torturato dai Dissennatori. Credevo che ogni giorno sarebbe stato l’ultimo. E, alla fine, mi ritrovavo a pensare che non sarebbe stato tanto male morire, piuttosto che doversi sottoporre a una cosa del genere per un solo giorno di più. –
 Le lacrime rigarono le guance di Remus e il suo cuore andò in frantumi.
 - Poi pensavo a voi. – aggiunse Sirius, scacciando le lacrime che gli avevano rigato le guance con un rapido gesto della mano. – Pensavo a James, Lily e Harry… a Henrie, Marion e Lily. E a te, Rem. – mormorò con un sorriso malinconico. – Era il pensiero che avrei voluto rivedervi e riabbracciavi a mandarmi avanti ogni giorno e a spingermi a resistere. Ed è stato quello stesso pensiero a spingermi a tentare la fuga. Volevo rivedervi e spiegarvi. Volevo che sapeste che ero innocente e che… –
 Prima che potesse concludere, Remus lo raggiunse e lo fece voltare verso di sé, poi lo abbracciò, circondandogli il petto con le braccia e chiudendo gli occhi, lasciando che le ultime lacrime sgorgassero dai suoi occhi.
 Sirius, nonostante fosse stato colto di sorpresa da quel gesto, ricambiò, aggrappandosi alle spalle dell’amico e affondando il viso nell’incavo del suo collo. Chiuse gli occhi e si lasciò andare a quella stretta rassicurante e famigliare, beandosi della vicinanza con Remus e del contatto fra i loro corpi.
 - Mi dispiace... – sussurrò Remus. – Mi dispiace tanto, Sirius. –
 - È acqua passata. –
 - Non solo per quello che è successo, ma per aver dubitato di te e averti odiato per così tanto tempo, quando non lo meritavi. – spiegò Lupin, allontanandolo da sé per guardarlo negli occhi. – Avrei dovuto crederti. Avrei dovuto capire. Sei il mio migliore amico e invece di fidarmi di te ho preferito… –
 Sirius accennò un sorriso. – Nessuno poteva sapere. – affermò, interrompendolo e asciugandogli le guance con il pollice. – Non ve ne ho mai fatto una colpa. Era legittimo dubitare di me. –
 - Tu con me non l’hai mai fatto. – gli ricordò Lupin, abbassando lo sguardo. – Quando hai scoperto che ero un Lupo Mannaro non hai dubitato di me nemmeno per un secondo. Non mi hai mai odiato o avuto paura di me… eppure io l’ho fatto. E non posso fare a meno di sentirmi un amico orribile per aver provato tanto odio nei tuoi confronti. –
 - Smettila, Rem. – replicò Sirius, dandogli un buffetto sulla spalla. – Tutti hanno dubitato di me, ma, come ti dicevo, è acqua passata. Adesso sono qui e i miei amici sanno la verità. Questo è ciò che conta. –
 Remus lo osservò per qualche secondo, poi sorrise. – Mi sei mancato così tanto, Sir. –
 Sul volto di Sirius si aprì un enorme sorriso, privo di ogni traccia delle lacrime versate poco prima, solo colmo di gioia e affetto. – Anche tu mi sei mancato tantissimo, Remus. – disse e poggiò una mano sulla sua spalla, stringendola. Poi indicò il divano, in modo che potessero nuovamente sedersi e chiese a Kreacher di preparare loro del tè.
 Entrambi presero posto sul divano, uno accanto all’altro, continuando ad osservarsi, come se lentamente, dopo anni di lontananza, si stessero riscoprendo.
 - Sono felice che tu abbia voluto ascoltare la mia versione della storia. – sbottò Sirius, dopo un momento di silenzio.
 - È stata Lily a consigliarmi di farlo. – spiegò Remus, poggiando la schiena alla spalliera. – Sapeva che se l’avessi fatto, tutto sarebbe stato più semplice e le cose fra noi sarebbero tornate esattamente come prima. –
 Sirius sorrise. – È molto matura per la sua età. –
 - Sì, lo è. – confermò. – Anche se, purtroppo è stata costretta a crescere. – fece notare, con un sospiro.
 - Perdere i propri genitori non è facile. Soprattutto a quell’età. – replicò Black. – Posso solo immaginare quanto abbia sofferto. –
 - Sì, ha sofferto molto. – confermò Lupin. – Sua madre era tutto per lei. La persona a cui più teneva a questo mondo. E non credo di averla mai vista così persa come dopo la morte di Marion. – poi accennò un sorriso. – Ma contro ogni previsione si è rivelata forte e combattiva. Ha combattuto e l’ha superato. Ed è tornata a sorridere. –
 Sirius sorrise dolcemente. – Tieni molto a lei. –
 - È la figlia di Marion e Henrie. –
 - Non è soltanto questo. – disse l’Animagus, scuotendo il capo. – Lei è importante per te. In un modo in cui nessun altro lo è mai stato. –
 Lo sguardo di Remus agganciò quello di Sirius. Per un lungo momento si osservarono, senza parlare o muoversi, gli occhi puntati gli uni negli altri.
 - Non ha paura di me. – disse Remus alla fine.
 - Dovrebbe averne? –
 Lupin scosse il capo. – Tu non capisci, Sirius. – replicò. – Quando quella notte alla Stamberga Strillante hanno scoperto che ero un Lupo Mannaro, Harry, Ron e Hermione si sono allontanati… forse non consapevolmente, ma è successo. Da quel momento in poi sono rimasti a distanza e il loro rapporto con me è cambiato. – spiegò. – Ma Lily… lei stranamente non aveva paura. Aveva capito che ero diverso fin dal primo anno, e quando la Luna Piena è finita e io sono tornato ad Hogwarts per fare le valige, lei è venuta da me. E sai cosa mi ha detto? – chiese. – Che ero una brava persona e che nemmeno la Luna Piena avrebbe mai potuto cambiare questo. Poi mi ha abbracciato. Ed è stato in quell’istante ho capito che lei era diversa. – abbassò lo sguardo e sorrise al ricordo di quel giorno. – Lei mi guarda come se fossi normale. Come fai tu. –
 - Tu sei normale. – disse Sirius.
 Lupin sorrise, incontrando gli occhi dell’amico. – Sappiamo entrambi che non è vero. Ma quando siete tu e Lily a guardarmi riesco a sentirmi normale. – rispose. – Per questo tengo a voi più che a chiunque altro. –
 
 Dopo quel giorno, la situazione tra Remus e Sirius migliorò.
 I mesi passarono e gli ingranaggi della loro amicizia sembrarono tornare a girare nel verso giusto. I due passavano insieme la maggior parte del loro tempo, sia per occuparsi del lavoro del nuovo Ordine della Fenice, sia per non rimanere soli. Sirius aveva ripreso a tenere compagnia a Lupin durante le trasformazioni e in cambio Remus rimaneva per giorni interi a Grimmauld Place quando Sirius si sentiva particolarmente giù di morale o aveva bisogno di compagnia.
 E, lentamente, i due tornarono ad essere Remus e Sirius.
 Lunastorta e Felpato.
 I Malandrini.
 Proprio come una volta.
   
 
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