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Autore: Mirokia    11/05/2009    4 recensioni
Inuyasha: esperto professore di ballo classico e moderno.
Kagome: semplice ballerina incredibilmente dotata per il ballo moderno.
Entrambi legati dalla passione per il ballo si innamorano, nonostante le difficoltà della vita odierna.
"Sai ballare?"
"Certo! Per chi mi hai presa?"
"Guarda che sono esigente!"
"Cosa...?"
"Devi farmi innamorare dei tuoi passi...vediamo cosa sai fare..."
Genere: Generale, Romantico, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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Dance&love

Dance&love

La candela nel baratro

 

 

Kagome stava aspettando nella hall dell’albergo.

Era distratta. Pensava al padre, a come poteva essere cambiato in quei due anni, se l’avrebbe riconosciuta, che cosa gli avrebbe detto. Forse “ciao, papà, sono tua figlia Kagome, lieta di rivederti” Naa, troppo formale e spedita.

Magari un “ciao, papi!” con tanto di abbraccio fino a spezzargli le ossa. No, questo era decisamente drammatico. Si diede un pugnetto in testa per schiarirsi le idee e non fece nemmeno in tempo a metterle in ordine, che venne raggiunta dai suoi due accompagnatori.

 

“Ma non è possibile..” si ritrovò a predicare a bassa voce alzando gli occhi al soffitto.

Davanti a lei si trovavano i due individui con cui avrebbe voluto non avere nessun tipo di contatto.

Il primo era ovviamente Inuyasha. Chi potevano scegliere come accompagnatore se non lui? Aveva una giacca di pelle nera sopra una maglia bianca e dei jeans stinti. Proprio azzeccato l’abbinamento.

L’altra persona, invece, non avrebbe voluto neanche guardarla.

Con una felpa verde scuro e dei pantaloni neri a vita bassa, Naraku stava lì, con il suo solito sguardo da drogato.

 

“Cosa c’è? Non mi vuoi?” Era Inuyasha ad aver parlato, dopo aver notato con piacere l’espressione sconsolata della ragazza.

 

“Io non ho aperto bocca. Vogliamo andare?” tagliò corto Kagome uscendo dall’hotel. Naraku fulminò l’insegnante con gli occhi, prima di uscire anche lui.

 

Utilizzarono i mezzi pubblici. Inuyasha si fece ripetere più volte l’indirizzo da Kagome e poi chiedeva informazioni, con una disinvoltura incredibile, ai conducenti dei mezzi. Dove aveva imparato il francese così bene, non si seppe mai. Naraku stette in silenzio per tutto il tragitto e teneva gli occhi fissi a terra, quasi gli facesse male alzarli appena.

 

Finalmente raggiunsero la destinazione prefissata.

Non fu difficile trovare la palazzina dove abitava l’uomo, ma Kagome pensò immediatamente di aver sbagliato strada. Eppure la via era giusta e il numero dell’abitazione anche. Non potevano esserci stati errori.

E allora perché si sentiva così fuori luogo? Inuyasha rispose ai suoi pensieri mentre si accendeva una sigaretta.

 

“Non vive certo nel lusso, tuo padre.”

La palazzina era piuttosto mal messa. C’erano crepe dappertutto e il portone era vecchio e scolorito. Di certo non una delle più belle case di Parigi.

Kagome si accostò alla porta ma…non c’erano citofoni! Come avrebbe fatto?

Sconsolata, si voltò per chiedere aiuto agli altri due: lo sguardo di Naraku era assente, mentre Inuyasha si era già allontanato e aveva preso aria nei polmoni, pronto a mettersi a gridare.

 

“Ehi, voi della palazzina! Siete morti assieme alla casa o è sopravvissuto qualcuno?...Allora?” urlò con potenza e sembrò che volesse svegliare anche le vie accanto dal sonnellino pomeridiano.

Kagome si vergognò quando un uomo si affacciò al balcone, urlando un “chi è che fa casino a quest’ora?!” chiaramente alterato.

 

“E’ tutto tuo.” Le disse Inuyasha lasciandole la parola. Che bastardo.

 

“Ehm…mi scusi…Vorrei sapere se qui vive un certo Kristoph Higurashi…” chiese la ragazza più silenziosamente che poteva.

 

Higurashi? Sì, stava qui.” Rispose l’altro.

 

“Stava?? Perché, ora dove si trova?”

 

Ma tu chi sei, scusa?” domandò l’uomo grattandosi la pancia.

 

“Sua figlia.”

 

“Sei sua figlia e non sai che cosa gli è successo?” a quella domanda, Kagome si fece più seria che mai ed iniziò a preoccuparsi. Non riuscì neanche a rispondergli per lo spavento, così l’uomo continuò.

 

“E’ in ospedale. Sembra che sia grave.”

Una pugnalata colpì in pieno stomaco la povera ragazza. No, non avrebbe retto anche questo. La mente le si fece annebbiata e, inconsapevolmente, perse l’equilibrio e svenne. Naraku la soccorse per primo e Kagome riuscì a intravedere il suo viso da drogato prima che la vista la abbandonasse e attorno a lei diventasse tutto buio.

 

§§§

 

“Oh, ma guarda. Si è svegliata.”

Kagome fu destata da una voce calda e profonda. Aprì gli occhi e il suo sguardo incontrò quello di Inuyasha. Quegli strani occhi dorati le mettevano lo stomaco in subbuglio. Si accorse di avere la testa appoggiata sulle gambe del ragazzo.

 

“Dove…Dove siamo?” chiese alzandosi in fretta e tenendosi tra le mani la testa che le girava ancora.

 

“In ospedale. Da tuo padre.” Rispose Inuyasha.

 

“Mio padre?? Dove??” si agitò Kaggy.

 

“Tranquillizzati. Stavamo aspettando che ti svegliassi per chiedere a qualcuno di potergli fare una visita.

 

Kagome era troppo confusa per ragionare e si fece trascinare dai due accompagnatori, che si avvicinarono ad una infermiera e le chiesero qualcosa che lei non avrebbe mai capito. Magari quando sarebbe tornata a casa, avrebbe fatto un corso intensivo di francese…

L’infermiera annuì più volte e li accompagnò alla porta desiderata.

Kaggy ebbe quasi timore di aprire quella porta, ma si fece coraggio e la spalancò.

 

Sul letto d’ospedale vi era un uomo. Era circondato da fili e una flebo con del liquido verdastro troneggiava sulla sua testa. Si guardarono entrambi.

Kagome fece un singhiozzo. Si era ripromessa di non piangere, ma non ce la fece e lasciò cadere qualche goccia sulle sue guance.

 

“Sei proprio tu, Kagome?” chiese suo padre guardandola con stupore.

 

Aha!” fece l’altra, e corse verso il suo letto abbracciandolo delicatamente.

Prima che potessero entrare anche Naraku e Inuyasha, si presentò un’altra infermiera, che disse che le visite erano riservate ai soli parenti.

 

“Io sono il fratello maggiore. E lei è mia sorella.” Fece Inuyasha in un francese perfetto, indicando Kagome. Naraku non seppe cosa dire e fu costretto a lasciare la stanza.

“Fai il bravo, là fuori.” Gli disse Inuyasha con un sorrisetto prima di entrare.

 

“Vedremo chi riderà per ultimo, professore.” Sussurrò di rimando il moro.

 

Kagome e Inuyasha presero una sedia ciascuno e si sedettero accanto al letto dell’uomo.

 

“Che ti è successo, papà? Come mai sei in queste condizioni?”

 

Ahh tesoro! Tuo padre è un uomo sfortunato, gliene capitano di tutti i colori! Sembra che mi sia venuto uno strano tipo di influenza…non so nemmeno io cos’è!” rispose con il suo solito tono di voce caloroso.

 

I due parlarono ancora per un po’ e Inuyasha ascoltava ogni singola parola, invidiando un po’ quel rapporto padre-figlia che lui non aveva mai avuto.

Ad un tratto però…Kristoph si fece serio. Gli occhi gli divennero lucidi e fece un lungo respiro prima di iniziare di nuovo a parlare.

 

Kagome, tesoro mio, ora che ci sei, ho deciso…ecco, ho deciso di dirti finalmente alcune cose…delle cose di cui non ti ho mai parlato…e me ne pento…

Anche la figlia divenne seria d’un colpo.

 

“Di che si tratta papà? Sono pronta ad ascoltarti, per tutto il tempo che vuoi.

 

“Bene.” L’uomo fece nuovamente un respiro profondo.

“Tu conosci il vero motivo per il quale io e tua madre ci siamo separati?”

 

“…Era perché lei ti tradiva.” Disse convinta.

 

“No, tesoro. Era l’esatto contrario.”

Già a quell’affermazione, Kagome si alterò, ma il padre cercò di tranquillizzarla.

“Stai calma, non è solo questo che volevo dirti. Vedi, io tradivo tua madre. L’ho tradita con una donna più giovane e bella di lei. Era bionda e aveva dei grandi occhi azzurri come il ghiaccio. Ci siamo messi insieme, e io vivevo una doppia vita. Dal lunedì al venerdì stavo con te, tua madre e tua sorella, mentre nel week end mi vedevo con l’altra donna…

 

“Allora non erano viaggi di lavoro…” Kagome si stupì di non aver mai capito niente.

 

“No, non lo erano. Vorrei parlarti seriamente, Kagome, e finalmente confidarti tutto quello che mi sono tenuto dentro. Io e quella donna ci siamo amati spesso. Il nostro amore era incontrollabile, era qualcosa di eccezionale. Ma questa passione è sfociata in qualcosa che non doveva accadere…

Kagome aveva già un presentimento e Inuyasha se ne accorse solo dandole un’occhiata.

“Lei è rimasta incinta. E io non lo sapevo. Quel periodo era un po’ critico per noi. Litigavamo sempre più spesso e lei era così nervosa…Non potevo sapere. Così ho pensato che, in fondo, tra noi non potesse funzionare e sono tornato da tua madre, come afflitto dalle mie responsabilità. Fece una pausa per far riprendere la figlia. Lei era stranamente lucida, e lo guardava in faccia senza mai distogliere lo sguardo.

 

“Continua.” Disse.

 

“Dopo un anno, quella che era stata la mia amante, mi mancava. Decisi di andarla a trovare, almeno come un buon amico. Ma quando sono arrivato a casa sua, era tutto diverso da come lo ricordavo. La sua abitazione sembrava cadere a pezzi…”

 

-Come la tua, d’altronde.- pensò Kagome istintivamente.

 

“…bussai alla sua porta. Lei mi aprì. La sua casa era un disastro, ma ora non sto a dirti. Appena mi vide, mi urlò contro tutta la rabbia che provava per me. Era talmente furiosa che mi raccontò della sua dolorosa gravidanza, di come aveva partorito tutta sola e di come aveva iniziato a perdere soldi per prendersi cura della bambina. Perché era una femmina, sai? Mi ha raccontato di come non riusciva a nutrirla, perché era troppo povera. E infine mi ha raccontato di averla lasciata in un orfanotrofio, all’età di un anno e mezzo, perché lì si sarebbe sicuramente trovata meglio e non avrebbe sofferto la fame. E ha detto che quando si sarebbe arricchita, sarebbe tornata a prenderla e avrebbero vissuto felici. Senza di me. Io restai basito e mi sentii morire. Lei mi sbattè la porta in faccia e io piansi molto.”

 

Nella stanza cadde un silenzio disumano, rotto solo dal ticchettio dei macchinari dell’ospedale.

Inuyasha, che non si era perso una sola vocale, si azzardò a parlare.

 

“Che fine ha fatto adesso la bambina?”

Kristoph lo guardò a lungo, poi scosse la testa.

 

“Non lo so.”

 

“Papà io…ho un’altra sorella?” chiese la ragazza, incredula che tutto questo stesse realmente accadendo. Il padre annuì.

 

Cosa sai dirmi di lei? Voglio sapere. Voglio sapere tutto di lei.”

 

Anya mi ha lasciato una sua foto. Non l’ho mai vista dal vivo.” Kristoph prese il portafoglio dal comodino e ne estrasse una foto, che mostrò a Kaggy. Lei osservò la dolce bambina con le lacrime agli occhi: era bellissima. Due occhioni azzurri e delle labbra piccole a forme di rosa. Le braccine sembravano piccoli salsicciotti.

 

“Che bella…”

 

“Già…” fece Inuyasha dietro di lei.

 

“Papà, chi è Anya?” all’improvviso quel nome si fece largo tra i suoi ricordi, ma erano ricordi offuscati e non sapeva rimetterli in ordine.

 

Anya era la mia amante.”

 

“Ah…Come si chiama la bimba?”

Il padre fece un sorriso sforzato.

 

Anya l’ha voluta chiamare con il nome che io adoravo tanto. La chiamò Kagome.”

 

K-Kagome?? Si chiama come me?? Kagome Higurashi??” la figlia aveva gli occhi stralunati.

 

“Sì. Ma…Ho saputo che alla fine Anya non è riuscita nel suo intento. Non è riuscita a riprendersi la bambina.”

 

“Perché?”

 

“Perché era già stata adottata da qualcun altro. Una famiglia inglese, se non erro. Quando è stata adottata, Kagome aveva circa 7 anni e, per ringraziare la famiglia che l’aveva presa con sé, aveva deciso di cambiare nome e diventare a tutti gli effetti la loro figlia.” Kagome stava iniziando a ricollegare tutto e ogni pezzo del puzzle stava tornando al suo posto.

 

“E come ha deciso di chiamarsi?”

 

“……London Smith.”

 

Kagome si sentì cadere in un baratro senza fondo.

E non sapeva se avrebbe più rivisto la luce.

Ma una piccola candela accesa c’era.

Sì, c’era, ed era dietro di lei e le appoggiava una mano sulla spalla.

 

“Non disperare. Ci sono io qui con te.” Le sussurrò Inuyasha.

Dopo queste parole, la ragazza svenne per la seconda volta consecutiva.

 

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Ta-daaaan!

Non ve l’aspettavate eh?

Eh, già, chi si aspettava la mia ricomparsa? (ennesimo silenzio generale e palla di fieno che rotola nel deserto)

Nessuno! Allora avevo ragione ^^.

Mi sono presa il mio bell’anno di pausa (non so se è davvero un anno, ma approssimo sempre per eccesso xD).

Come va con questo capitolo? Ricordate ancora qualcosina di questa ff? O avete già gettato tutto nell’angolo della dimenticanza? ^^.

Volevo ringraziare Silvia, che mi ha fatto capire quanto piaceva questa storia e quanto sia stata egoista a non farla finire. Ma le idee svaniscono col tempo e la fantasia con esse. Anche se spero che questo capitolo sia stato abbastanza fantasioso ^^.

Ringrazio di cuore anche chi continua a seguirmi e a recensire, quindi grazie a mistica88, jessy101, tomikkbill, pretty e FlyingSquirrel.

Naturalmente il grazie è rivolto anche a colore che hanno messo la mia ff tra i preferiti, ovvero:

1 - abbie
2 - Allimac
3 - anon19000
4 - AYRILL
5 - Bchan
6 - BebyChan
7 - Carotina
8 - DarkyChan
9 - eiby
10 - Erinlaith
11 - excel sana
12 - fmi89
13 - fra007
14 - giagiotta
15 - hachi22
16 - jessy101
17 - Kaggy92
18 - kaggy_chan
19 - Kagome 13
20 - kagome93
21 - kagome95
22 - kagomechan89
23 - kagura_san
24 - lady_black
25 - Michiyochan
26 - Millennia Angel
27 - mistica88
28 - nefertade
29 - SangoHachiko

30 - sfigatalcubo
31 - sweetprincess
32 - zac
33 - _Dana_

 

Siete davvero tanti! Sono commossa *______*

GRAZIE GRAZIE A TUTTI !!

 

ALLA PROSSIMA !!!

   
 
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