The first
time that I felt it
(Elena – 6x02)
7:00 a.m.
La sveglia dell’Iphone di Damon inizia a
pigolare fastidiosa, ma prima che il suono arrivi alle orecchie dei due amanti
trascorre ancora del tempo, un tempo in cui Elena si rannicchia ancor più
stretta tra le braccia di lui, lasciandosi cullare dal calore tiepido dei loro
corpi nudi avvinghiati.
Solo quando ormai l’ansia e il dubbio si affacciano alla soglia delle
loro coscienze, entrambi si muovono appena mentre Elena lo incita piano a
spegnere il telefono.
-Cavolo-
Lui si passa una mano sul volto e poi torna ad immergersi, ruotando
appena il busto, nei capelli di Elena.
Lei sorride leggera, provando a bearsi per un istante di quel tocco
intimo, ma poi sospira consapevole di dover rompere l’incanto.
-Io vado di là-
-No resta con me-
Lui farfuglia nel sonno, biascicando parole come fanno i bambini quando
non vogliono saperne di alzarsi e chiedono ancora cinque minuti.
-Damon-
La voce monitoria lo obbliga a staccarsi appena, consapevole di non poter
averla vinta, non stavolta. Le ha già fatto pressione la sera prima e deve
accontentarsi del fatto che lei abbia ceduto senza troppe storie e gli abbia
concesso di passare la notte insieme. Perché è questo che fa Damon, raccoglie
briciole di lei.
Così sospira profondamente e senza aprire ancora gli occhi appiccicati di
sonno e di tepore, cerca le sue labbra per baciarle teneramente, ma senza
trattenersi troppo altrimenti altre parti del suo corpo si sveglieranno molto
in fretta.
-D’accordo…-
-Tu dormi-
Elena ha gli occhi aperti mentre posa una mano sulla sua guancia e lo
osserva abbandonato sul cuscino con le pozze chiare ancora nascoste dalle
palpebre chiuse; così non può vederla sorridere totalmente vinta da quella
bellissima visione di lui che si bea del suo tocco dolce. Si allunga di nuovo
per lasciargli un ultimo bacio, quando sente le mani di Damon muoversi quasi
istintivamente lungo la linea dei suoi fianchi, pizzicandola pericolosamente.
-Ok vado-
Si alza leggermente col busto, coi capelli che le scendono lungo la
schiena e un alito di freddo le sfiora la pelle scoperta adesso che ha scostato
le coperte per sgattaiolare via, ma Damon è più veloce e nel buio della camera
spalanca quei suoi occhi troppo azzurri che la cercano e una sua mano forte
raggiunge svelta la sua nuca per tirarla un’ultima volta sulle sue labbra. Lei
non protesta minimamente e lascia che si trovino in un bacio profondo, carico
di amore e desiderio.
Quando la lingua di Damon trova la sua e il suo stomaco si aggroviglia in
un miscuglio di sensazioni Elena capisce che deve davvero fuggire.
-Lasciami andare…-
-Non ti sto trattenendo-
Adesso che i loro occhi si incontrano, Elena può ammonirlo anche con lo
sguardo ricevendo un’alzata di sopracciglio seguita da uno sbuffo.
-Si va bene, lo sto facendo…ma che posso farci, mi piace fare l’amore con
te-
La pelle d’oca le graffia la pelle non a causa del freddo, non stavolta.
Ma dall’intensità dispiegata tra le sfumature di azzurro mentre pronuncia
quelle parole che hanno un significato carico ben preciso.
Gli ha resistito due mesi.
Due mesi da quando è riapparso, dopo anni, nella sua vita e sono bastati
per farla capitolare, per farle tornare a battere il cuore e le gambe a
tremare. Sono stati sufficienti per far sì che lui le parlasse con quel tono,
quell’inflessione nella voce da cui trapela tutto il suo bisogno di lei.
In un modo in cui solo Damon sa parlarle, e lo ha sentito di nuovo sotto
la sua pelle.
Come la prima volta.
Deve deglutire tutta la paura pronta ad assalirle gli occhi e il cuore
per riprendere lucidità e decidere finalmente di fuggire, non prima di avergli
sfiorato una guancia col dorso di una mano.
E Damon capisce che in quel tocco ci sono tutte le parole che lei ancora
non sa dire.
E per adesso va bene così.
Quando vede la porta chiudersi e lei sparire, sprofonda nuovamente nel sonno
immerso nel profumo di lei, con quel “ti
amo” non detto che muore sulle sue labbra.
Elena si è defilata fuori dalla stanza di Damon con i vestiti sgualciti infilati
alla rinfusa e un volto stranamente rilassato nonostante le occhiaie, perché
non può negare a se stessa quanto sia riposante dormite tra le braccia di
Damon. Ed un brivido freddo le corre lungo la colonna vertebrale al pensiero di
quanto tutto questo sia terribilmente sbagliato.
E’ sempre lì che si torna, allo sbaglio. Al non giusto, all’errore.
Come può tutto questo essere un errore?
Oh, lo sa fin troppo bene.
Sospira affaticata dalla situazione e si infila in camera di Julie per
prendere le cose che le occorrono e farsi una doccia veloce, il sonno ormai le
è già passato.
*****
-Tua zia è veramente un mito-
-E ha una casa bellissima-
-Come mai Alec tu non l’hai mai sfruttata?-
Kayla allunga una mano per rubare un po’
di pop corn dalla ciotola che si sono portati in
mansarda e punta svelta gli occhi chiari su Colin.
-Perché non è suo nipote davvero!-
-Ma che c’entra….lui la chiama zia-
-Che poi questa cosa è inquietante, insomma voi state insieme e
condividete i parenti-
-Ma non sono parenti davvero!-
Per la ragazzina, l’unica più sveglia nel gruppo ad aver inquadrato la
situazione dei due amici, non c’è speranza nel farlo capire anche agli altri
così scuote la testa in segno di resa.
Nadia e Alec intanto, sdraiati sulle coperte posate sul pavimento in
mansarda dove sono riversi a pancia in giù e le mani conserte sotto al mento
tutti disposti in cerchio tra gli amici, si guardano nella penombra della
stanza attraverso i commenti curiosi e una insolita leggerezza in cuore; non
stanno facendo nulla di che se non chiacchierare, raccontarsi storie di paura e
fare del buon gossip. Nel particolare sono tutti molto contenti di quel party,
forse perché Jinny Finn ha
tirato uno schiaffo a Chuck Prasbie dopo averlo
pizzicato a provarci con Lucy Convington, o perché al
gioco della bottiglia Luke finalmente ha potuto dare un bacio a Claire.
Insomma ordinaria amministrazione di ciò che rende una festa qualcosa di
cui parlare.
-E poi tuo padre è un gran fico-
-E’ vecchio-
-E’ un uomo…-
Alec e Colin ridacchiano per l’espressione infastidita di Luke
all’affermazione di Claire.
-Concordo con C-
Adesso anche Colin volge lo
sguardo verso Kayla, suscitando le risate sommesse di
Nadia e Alec.
-E’ un uomo vecchio-
-E’ affascinante-
-E poi che occhi-
-Oh, chissà come doveva essere da giovane…-
-Più o meno come adesso….solo magari con un improbabile golf largo con lo
scollo a v e lo spolverino di pelle-
-Agghiacciante il look di quel tempo-
-Mio padre è sempre stato vecchio anche da giovane-
Kayla sospira e poi rotea l’attenzione
verso un silenzioso Alec.
-Anche tua madre è bellissima, cos’è questa storia che avete tutti
parenti belli?-
-Già, ho visto le foto in salotto di tuo zio e tua zia e pure loro sono
dei gran fighi-
-Eppure tu Alec sei un cesso-
Il ragazzo ride infastidito e cerca di picchiare gli amici intenti a
deriderlo.
-E poi pensavo…che i vostri genitori sono tutti legati….sono tutti amici…quindi
magari erano un gruppo come noi-
-Mio padre è più grande di cinque anni di loro-
-Che cosa curiosa-
Rimangono un attimo in silenzio, le ragazze più dei ragazzi intente a far
considerazioni con Nadia che sospira. Se solo potesse confrontarsi su tutte le
sue paranoie con una di loro, ma ancora non si sente pronta. Non se deve
sputtanare suo padre o la mamma di Alec, anche se si tratta di una cosa del
passato.
-Comunque Nadia, ottimo ingresso in società-
Adesso la ragazzina volge lo sguardo un po’ assonnato verso una Claire
avvolta nel suo pigiama color lavanda, intenta a fissarsi lo smalto – che poi
cosa vedrà con quel buio – sorridendole dolcemente.
-Grazie dell’approvazione…io sono contenta-
-Direi, lo schiaffo di Prasbie preso alla tua festa sarà argomento di
conversazione da qui a Natale-
-Che figura-
-Anche lui poteva evitare-
-Ma è un coglione, si sa!-
-Ma comunque, immagino che anche a Los Angeles avrai fatto delle gran
feste-
Lei sembra pensarci un momento, mentre la curiosità dei presenti attende
di essere soddisfatta.
-Diciamo che mia madre è molto brava nell’organizzare i party-
-Che tipo è tua madre? Fa la giornalista in tv, giusto?-
-Davvero? Io non lo sapevo, su quale canale?-
-Non è proprio giornalista, cura la rubrica di intrattenimento del
telegiornale locale di LA-
-Figo-
-Sarà super bella anche lei-
-Ma quindi vive laggiù?-
-E non viene mai qua?-
La ragazzina prova a prendere aria tra tutte quelle domande improvvise e
per un istante lo sguardo scuro si adombra di tristezza e Kayla
sembra intuirlo.
-Andiamo, è una figata, puoi spostarti tra le due città più belle
d’America con la scusa perfetta! Ti invidio, anzi dammi una scusa per venire
con te la prossima volta-
Nadia le lancia uno sguardo di gratitudine, quando Colin e Luke iniziano
a punzecchiarsi con Alec, rompendo quel momento e coinvolgendo le ragazze. E
così tra una chiacchiera e l’altra finiscono per addormentarsi.
****
-Ok, e con questo pacco ho ufficialmente comprato tutti i regali di
Natale-
Caroline sorride soddisfatta mentre spunta un foglio di carta; come
sempre è riuscita a rispettare la sua tabella di marcia completando la lista
dei regali entro dieci giorni dalla Vigilia perché non si sa mai che debba
cambiare qualcosa e le cose sono tante, per ciascuna deve meditare un pacchetto
apposito, che si addica alla persona cui è destinato. Insomma ci vuole tempo e
cura, non è roba per principianti.
-Puoi comprare anche i miei già che ci sei?-
Gli occhi azzurri roteano niente affatto divertiti in direzione di Bonnie
che ridacchia, con Elena in sottofondo intenta a soffocare una risata mentre
affetta le mele per il dolce che devono preparare per la loro serata a tre, in
vecchio stile. Stefan si è offerto di portare Julie, Matty
e James al cinema, invece Alec ha una cena con la squadra, così casa Salvatore sarà
a loro completa disposizione.
Le due osservano Caroline mettere in un posto sicuro la lista.
-Oh sì, deridetemi pure mie care…ma tanto sappiamo tutte come andrà a
finire quando tra due settimane mi chiamerete in preda al panico perché non avrete
idee per i vostri regali-
-Beh scusa, sennò a cosa ci servi?-
Stavolta è Bonnie che ride alla battuta di Elena, mentre ruba una fetta
di mela e segue la bionda che si aggira per la propria cucina intenta a metter
su l’impasto della torta di mele.
-Senti dammi qualche suggerimento per Enzo…-
-Oh ma che spiritose, davvero…non vedo l’ora di vedere le vostre facce
quando scarteremo i regali-
-Lo sai che vale la regola per cui si fanno i regali ai figli, mentre per
gli adulti vale la coppia-
-Questa storia la inventano le persone come te, prive di originalità-
-Devo prendere un mutuo per fare un regalo a tutti-
-Per questo io non ho fatto figli-
Elena sorride a Bonnie che continua a rovinarle il duro lavoro mangiandole
le mele, così le bacchetta una mano. Caroline intanto sbatte le uova e pesa lo
zucchero.
-Come vi pare, fate pure-
-Eddai Care, tanto vinci tu tutti gli anni-
-A proposito quando li scartiamo?-
-Direi in montagna, esclusi ovviamente quelli in famiglia….-
-Cosa hai preso a Stefan? Io seriamente non so cosa prendere a Enzo-
-Chiudi la porta-
Bonnie corre a chiudere la porta della cucina, al piano di sopra ci sono
in mansarda Julie e James che guardano la tv mentre aspettano che Stefan, di
ritorno dal turno all’ospedale, si faccia una doccia e si cambi, mentre Matty è a giocare chissà dove in casa.
Care non vuole che sentano nulla, così abbassa leggermente la voce.
-Allora…Stefan è facilissimo, mi appunto sempre le sue osservazioni su
cose che gli piacciono o mancano….quest’anno gli ho preso il nuovo Apple
Watch…-
Le due amiche si guardano perplesse, Caroline ha sempre fatto regali un
po’ strani a Stefan; la bionda di contro versa lo zucchero e poi si dirige a
prendere lo sbattitore.
-Mi ha piantato una storia assurda sul modello di un suo collega
all’ospedale e di quanto sia utile rispetto al cellulare, un cercapersone
evoluto insomma, che lo fa sentire di nuovo uno specializzando!!! Vallo a
capire mio marito…-
Sospira trasognante, alzando velocemente gli occhi chiari sulle amiche
mentre srotola il filo del frullino elettrico e attacca la presa.
-Oh e invece a Nadia…oh adorabile, le ho preso un nuovo zaino per la
scuola, quello che ha è vecchio e ne avevo visto uno tutto in pelle….-
-Wow-
-Ti sei data da fare…-
Care fa partire il frullino e il rumore elettrico copre per un attimo le
loro voci finché lo zucchero e le uova non si sono ben amalgamate, poi lo
spegne e si dedica agli altri ingredienti.
-Sentiamo voi due invece….visto che fate tanto le grosse-
-Non facciamo le grosse, solo che non ce ne preoccupiamo adesso-
-E poi Alec e James me lo dicono cosa vogliono….-
-E rovinare la sorpresa…!-
-Perché, la lettera di babbo Natale di Matty
non è prevedibile?-
-Ma lui mi mette molte scelte e non sa fino all’ultimo cosa lo aspetti-
-Prima o poi dovrai dirgli che non esiste-
-Accendi il forno….-
Bonnie si alza dallo sgabello su cui era comodamente seduta superando le
due amiche in piedi, entrambe intente a lavorare ai rispettivi compiti l’una
accanto all’altra.
-Lo so, già non fu facile con Julie che comunque lo aveva scoperto dal
fratello minore dei gemelli Parker…e tutto sommato poi l’ha presa bene…ma Matty…-
-Non credo che i Parker abbiano l’innocenza adeguata per credere in babbo
Natale-
-I Parker sono i Parker-
-Adesso non esagerare-
Bonnie torna seduta al suo posto.
-E a Damon cosa hai comprato?-
La domanda della brunetta cade nel vuoto costringendo Elena a rallentare
le sue operazioni di affettatura, colpita in pieno dal pensiero di lui.
Lei gli dovrebbe fare un regalo? Non saprebbe nemmeno cosa, e forse non
sarebbe il caso. A quale titolo poi? Non conosce più i suoi gusti, cosa
potrebbe piacergli, se ascolta la stessa musica. E’ sempre stato difficile fare
i regali a Damon, per questo preferiva stupirlo portandolo in qualche posto
nuovo o a qualche concerto.
E’ totalmente persa nei suoi pensieri che non si accorge degli sguardi
curiosi delle sue amiche adesso che le sue mani hanno smesso di tagliare e le
orecchie di ascolta.
-Cosa-
-Oh niente-
-Ti osservavamo-
-Si è sempre avvincente…sai, il tuo sguardo-
-Quando si parla di lui-
-Avete finito?-
Alza il tagliere e lo reclina sulla ciotola dove ha già messo altre mele
affettate, accompagnando le fette col coltello per poi posare il tagliere e sbucciare
altre mele con una insolita agitazione.
-Allora, vuoi sapere cosa gli ho preso?-
Elena sospira fintamente disinteressata.
-Sentiamo-
-Due biglietti per i Knicks-
Adesso volta lo sguardo sorpreso verso la bionda.
-Come saprete lui e Stefan andavano a vederli sempre il 26 dicembre per
la partita amichevole di Natale…era una loro tradizione e visto che Damon manca
da tanto tempo…-
-E’ davvero un bel pensiero Care-
Bonnie le sorride, colpita profondamente dal suo gesto affettuoso, di
contro Elena sente una voragine amara spalancarsi nel petto perché lei non ha
idee e questo dimostra che, forse, non lo conosce davvero più.
-Dio Elena, tu hai mille cose che puoi fargli non fare quella faccia-
-Non so di che parli-
-TI prego avevamo detto basta fingere-
La donna sospira e prende il limone per bagnare le mele per evitare che
si anneriscano, poi ci versa sopra lo zucchero e dopo si passa le mani sul
grembiule per dirigersi nel reparto spezie e cercare la cannella, sotto lo
sguardo preoccupato delle amiche.
-Non avevo nemmeno pensato di fargli un regalo, onestamente…-
-Beh non farglielo allora….le cose tra voi sono già abbastanza
complicate-
-Concordo con Bon-
Caroline si abbassa per prendere una teglia dallo sportello inferiore e
la posa sull’isola per poi imburrare lo stampo.
-Comunque….come va tra voi?-
Elena è tornata con la cannella e inizia a spolverare le mele.
-Va…non…non pensiamo troppo a…insomma, parliamo, ci sentiamo quando ne
sentiamo il bisogno, lui mi racconta del lavoro, delle sue giornate, di tutte
le scemenze che dice e mi domando come possano i suoi clienti prenderlo sul
serio!-
-E’ Damon, un ammaliatore per natura-
-Giusto-
-Non voglio pressarti, ma con Aaron, invece?-
La domanda resta appesa nel vuoto quando sentono le voci provenire dal
piano di sopra; finalmente sono tutti pronti per partire.
Arrivano in cucina dove Stefan sfila uno spicchio di mela dalla ciotola
di una Elena che inutilmente protesta e poi va a dare un bacio a sua moglie.
-Siete pronti?-
-Sì andiamo-
-Mi raccomando non fate confondere vostro padre-
Caroline, Elena e Stefan si dirigono in corridoio con le belve e la mora fa
altrettante raccomandazioni a suo figlio.
-Oh e dimenticavo Care, oggi ho incontrato Kai,
ti ricordo che dobbiamo invitarli a cena…ha detto che sentiva lui Jo e Ric-
Caroline rotea gli occhi chiari scocciata, non ha mai avuto molta
simpatia per Kai, ma d’altronde è il fratello di Jo e due cene l’anno sono d’obbligo. Quindi o fissano dopo
le vacanze o come minimo se lo ritrova a Natale.
-D’accordo ma è un periodo pieno-
-Non è necessario farla adesso, ma non fingere di non ricordartene-
-Ancora non capisco perché sia tanto tuo amico-
-Puoi arrabbiarti con Damon, è lui che lo ha sentito-
-Oh, ti pareva! Tuo fratello è sempre il solito-
Lui ridacchia e poi esce trascinato dalle belve agitate, lasciando le tre
amiche alla loro serata tranquilla senza figli e tanto spazio per le
chiacchiere.
****
Settembre 1995
Elena e Caroline sono sedute in salotto
a casa Salvatore, intente a guardare un nuovo episodio di Beverly Hills 90210
mentre aspettano che Stefan finisca di parlare a telefono con sua madre, i loro
genitori sono via per l’anniversario di matrimonio e Lily Salvatore ha chiamato
suo figlio per sapere se è tutto a posto. Devono uscire, è sabato e Caroline ha
meditato mille cose da fare per il loro intenso pomeriggio. La scuola è già
iniziata da un po’ e prima che piombino nel periodo di test e valutazioni
vogliono godersi ancora la libertà post estate.
Elena continua a guardarsi
distrattamente intorno, domandandosi se Damon apparirà da un momento all’altro.
Lo ha perso di vista per tutta l’estate, quando a fine giugno lui è partito per
un viaggio di un mese col suo amico Klaus e lei ha ricevuto giusto qualche
inaspettata cartolina. Sono diventati una sorta di amici da quando – quel marzo
per il compleanno di Stefan – si è imbattuta in lui e si è creata una strana
intesa, fatta di chiacchiere rubate nelle pause di studio, improvvise sue
apparizioni alle loro improbabili serate cinema o film a casa loro.
Una strana amicizia è la giusta definizione,
perché Elena con lui si sente un po’ in soggezione, le fa uno strano effetto,
molto diverso da quello dei suoi amici coetanei. Si è detta che dipenderà dalla
differenza di età, ma la verità è che lei, quando è con Damon, si sente quasi
un’altra.
Tuttavia Elena ancora non lo sa,
non sa di non essere pronta, di non poter guardare fino infondo cosa le stia
accadendo, ci è troppo dentro e solo un osservatore esterno potrebbe aiutarla a
dare un nome allo strano tumulto che le agita il cuore.
Quella domenica ci sarà –tra l’altro-
la partita di inizio di campionato di basket e Stefan ci tiene che suo fratello
ci sia, glielo ha sentito dire a Care qualche giorno prima e lei sta covando
una muta speranza nel vederlo comparire lì.
Prova, con un sospiro, a reprimere
tutti quei pensieri inutili e ruba a Care un sorso di coca mentre la bionda si
agita, commentando l’episodio in tv e richiamando inutilmente l’attenzione di Elena.
-Allora…?-
-Si scusa, non lo so Care, non sono
convinta di questa scelta di Brandon….guarda Kelly come si sta riducendo-
-Vabbè tu tanto sei sempre e solo
pro Dylan-
-Oh ancora con questa storia-
Elena rotea gli occhi e ride
leggera, dimentica di tutte le sue preoccupazioni su Damon. Non fa in tempo a
controbattere che appare Stefan dicendo loro di spegnere perché possono uscire.
-Proprio sul più bello!-
-Dai tanto martedì danno le
repliche, lo sai-
-Comunque sei incorreggibile-
-Vi prego possiamo sbrigarci??-
-Chi devi vedere con tutto questo
entusiasmo, eh???-
Stefan storce il naso e si dirigono
verso la metro a piedi quando un clacson attira la loro attenzione e quando
Elena scorge, da dietro le sagome di Care e Stefan, un frammento azzurro di una
carrozzeria a lei familiare, lo sente, per la prima volta, con coscienza.
Quel battito in meno che le ferma
il cuore e le frena il respiro.
Per la prima volta Elena realizza –
quasi con vergogna, nascondendosi dietro ai suoi amici, con le guance che si
colorano in modo incontrollato – di quanto lo avesse atteso inconsciamente, di
quanto avesse desiderato rivederlo. Prima era solo un’idea, un pensiero che l’aveva
accompagnata in sottofondo durante la sua estate, ma adesso.
Adesso le è esploso tra le mani.
E si sente meno libera del solito,
quasi terrorizzata che gli altri si accorgano di quell’impercettibile
cambiamento nel suo sguardo scuro adesso che la Camaro li affianca e lui si
mostra in tutta la sua bellezza mentre si sfila gli occhiali e si aggiusta i
capelli un po’ scombussolati dal vento entrato dalla capotta abbassata.
E con quel sole del primo pomeriggio
che trafigge i suoi mari azzurri – Elena non lo sa quanto lui stia lottando per
non cercarla sfacciatamente con lo sguardo – lei gli sembra quasi un abbaglio.
Sente le voci di Caroline e Stefan
che lo salutano, qualche risata, qualche battuta, l’invito di lui a salire per
accompagnarli e lo stupore di suo fratello che non ha capito che in realtà
Damon spera di poter rubare un po’ di tempo alla ragazzina nascosta dietro di
loro.
La stessa che, adesso che i due
salgono, si trova totalmente davanti a lui voltato verso il lato passeggero
mentre Stefan tiene reclinato il sedile per farla salire e lei finalmente alza
il suo sguardo sprofondando nei suoi occhi chiari.
E lì, nel momento in cui un timido
ma esplicito sorriso le ha appena increspato le labbra, stretto tra un “sono
felice di vederti” e un “dove cavolo eri finito”, Elena capisce che Damon per
lei non è solo un amico.
E una nuova e strana paura le secca
la gola, con un insolito formicolio a farle prudere le mani strette nel
tentativo di resistere dallo sfiorarlo.
-Allora ragazzina...vuoi farmi
aspettare ancora?-
Nel sorriso apparentemente derisorio
lei può giurare di avervi scorto una sottile e impercettibile sfumatura di chi
ha atteso a lungo e ha finalmente trovato quel che cercava. E così sentendo
cresce un sorriso in risposta, si sposta i capelli in quel suo gesto che le da
sicurezza e sale dietro senza perderlo di vista.
-Sempre il solito impaziente
Salvatore!-
La prima volta che è scattato quell’interruttore
che ha iniziato a trasformare la loro amicizia in amore.
***
Quella sera le tre, sedute sul divano a mangiare torta e guardare
programmi inutili visto che per la maggior parte del tempo chiacchierano, si
ritrovano finalmente come ai vecchi tempi a condividere un po’ della loro vita,
soprattutto ora che Bonnie è tornata.
-Così porti Enzo dai tuoi?-
-Sì, passiamo lì il pranzo di Natale-
-Wow, è un evento….da quanto non gli porti qualcuno?-
Bonnie infilza un pezzo di torta mettendosi meglio seduta in mezzo alle
due amiche e fissa un punto indistinto del soffitto con fare pensieroso.
-Mmm….vediamo…considerato che gli ultimi due
ragazzi li avevo in Francia e che non li ho mai portati qui…-
-Oh giusto, i fidanzati immaginari-
Elena scoppia a ridere suscitando il fastidio di Bonnie.
-Ehi, erano reali-
-Scusa ma…come si chiamavano? Remì?-
-No macchè era tipo….Roland? O…no dai
com’era….Jerome?-
La mora si trattiene la pancia ricordano quel periodo in cui la tecnologia
non consentiva ancora a Bonnie di rendere immediato il contatto virtuale oltre
oceano e le ragazze avevano visto i suoi fidanzati francesi conosciuti al
college solo in qualche foto.
Bonnie era andata a studiare in Francia e da allora si era sempre trovata
ragazzi europei, l’ultimo incontrato a Londra era stato l’unico che poi aveva
davvero avuto intenzione di trascinare fino in America tanto era presa e cioè
Enzo.
-Erano Reneé e Jaque….!-
-Ahhhh-
-E’ vero!-
La risata incontenibile di Elena coinvolge anche Caroline, mentre Bonnie
risentita si rannicchia sotto il plaid che le copre, incrociando le braccia
sotto al seno.
-Spiritose-
-Ok ok scusaci-
-Ora riprendiamo il controllo-
-Oddio, muoio….-
-Insomma dicevamo…-
-L’ultimo fidanzato portato a casa prima di Enzo-
Bonnie si allunga per tagliarsi un pezzo di dolce extra, sotto lo sguardo
fintamente composto delle amiche.
-Kai-
-Oh-
-Davvero??-
Le amiche si lanciano uno sguardo furtivo da sopra la testa di Bonnie.
-Sì certo-
-Caspita-
-Comprendo…insomma dopo Kai devi essere sicura
di non scioccarli oltre-
-Dai Care, non puoi odiarlo ancora-
-Non lo odio, solo che non lo sopporto-
-Devi invitarlo a cena ricordatelo-
Elena la sfotte, memore delle parole di Stefan.
-Se non la smetti invito pure te-
-Ma come mai tutto questo fastidio? Per sua moglie?-
-Lei è abbastanza insopportabile in effetti, alle riunioni scolastiche
pianta sempre delle storie-
-Io non la conosco per nulla, ma lui mi sembra contento-
Elena cruccia lo sguardo perplessa per l’affermazione di Bonnie.
-E quando lo avresti visto? O sentito…-
-Lo sapete che quando torno mi capita di rivederlo…ora saranno stati
quanto….cinque anni che non ci sentivamo? Così l’altro giorno l’ho sentito per
un caffè-
-E Enzo???-
-Enzo ha capito benissimo, sa che ci sono affezionata, ma è passato tanto
tempo, nutro un profondo affetto per Kai, insomma è
stato il mio primo grande amore!-
-Mi ha sempre fatto strano questo tuo rapporto con lui-
Gli occhi verdi si inclinano di lato verso la bionda.
-Non sono strana io, ma tu che il tuo primo amore te lo sei sposato, non
puoi capire cosa voglia dire-
-Che sciocchezze-
-Secondo te perché Enzo mi ha capita? Perché ce lo ha avuto pure lui,
come la maggior parte della popolazione mondiale-
Caroline storce il naso, in effetti lei l’uomo di cui era innamorata se
lo è sposato, non ha avuto altri amori all’infuori di Stefan.
-Sì ma il primo amore non si scorda mai, no? Quindi c’è sempre qualcosa
di strano… come se fosse la prima volta-
-Certo che non si scorda, proprio per questo è speciale! Ma si cresce e
si ricorda con grande affetto e simpatia per tutto quello che ha rappresentato
in quel momento…Kai non sarà mai una persona
qualunque per me, avrò sempre un pensiero particolare per lui, ma è solo
questo…sono felice per lui, per la sua famiglia…-
-Beh è che mi sembra insolito-
-Care, hai amato solo un uomo, il che va benissimo sai quanto ti ritenga
fortunata ma…non per tutti è così, la maggior parte delle persone non sta tutta
la vita col primo amore-
-Lo so, ci mancherebbe….ma la mia era una nota positiva non fraintendere-
Bonnie ridacchia e poi si voltano entrambe verso l’insolito silenzio
riserbato da Elena su quell’argomento.
Lo vedono dal suo sguardo perso che qualcosa dei loro discorsi l’ha
turbata e non gli serve certo un interprete per capire quali pensieri la
affliggano.
Perché lei in che categoria rientra? Il suo primo amore le brucia ancora
sulla pelle per la notte di qualche giorno prima, eppure lei si è costruita una
vita senza lui.
E allora, qual è il discrimine? Non è possibile che il primo amore ti
susciti ricordi ed emozioni, al punto da capitolare di nuovo con lui? Oppure è
perché Damon è più di questo? Non dovrebbe essere nella categoria delle persone
che hanno accumulato sufficiente esperienza?
O forse ha una categoria tutta sua, delle ragazzine ferite che si
rifugiano in un altro rapporto, ma Elena questo non è ancora in grado di
ammetterlo.
-Elena? Stai bene?-
Gli occhi scuri si accendono di attenzione volgendosi un po’ allarmati verso le due amiche.
-Sì, si scusate…penso che sia bello che tu possa avere questo rapporto
con Kai…-
-Mi spiace, non volevo turbati-
-No Bon, che dici….è solo che…-
-Stavi pensando se per te e Damon è lo stesso…-
Elena abbassa appena lo sguardo verso il dolce, senza osservarlo
veramente e una punta di vergogna le colora le gote.
-Già-
-Vuoi…parlarne?-
-No….ma forse potrebbe aiutarmi…se tu mi spiegassi….di Kai. Cioè l’ho capito ma…con Damon è così….è così vivido,
il ricordo….che è come se potessi sentirlo, come la prima volta-
-Beh, io posso dirti solo che sono felice con Enzo, davvero. Kai non lo penso minimamente in nessun senso; poi c’è
complicità, affetto e una confidenza dettata dal fatto che lui mi ha conosciuta
in un momento intenso per la vita di una persona quale è l’adolescenza, sarà
sempre diverso anche da tutti i ragazzi che ho avuto dopo di lui, perché è
stato il primo in tutto e queste sono cose che ti segnano. Ma basta, solo
questo. Non mi agito se lo vedo, non sono arrabbiata con lui per come è finita
tra noi, anzi sono contenta così per quanto all’epoca possa aver pianto….-
-Lo capisco Bonnie, davvero-
-Elena…-
Care non fa in tempo a dir nulla che il cellulare di Elena si illumina
vibrando, è Aaron che la chiama, non lo sente dalla sera prima e vorrà come
sempre sapere dei ragazzi e se a casa è tutto a posto. La donna si irrigidisce
e afferra il telefono sbloccandolo, poi si alza dal divano e si dirige in
corridoio quasi vergognandosi della presenza delle amiche.
***
New Heaven
Aaron sospira e si lascia andare contro la poltrona in pelle della sua
stanza di docenza presso la New Haven University. Ha finito di correggere le relazioni del Corso
di Storia Medioevale del terzo anno e gli sta friggendo il cervello, inoltre
dovrà rileggere la lezione che dovrà tenere quel Mercoledì a Yale, su invito di
un suo collega vista la sua specializzazione nella materia.
E’ abbastanza stanco e vorrebbe tanto andare nel suo appartamento – un
piccolo monolocale che usa come punto di appoggio quando ha un periodo fitto
all’Università e tornare a casa gli farebbe perdere troppo tempo dato che ci
impiega un’ora e mezzo se non c’è traffico – e riposarsi, magari guardando un
po’ di sport, tra l’altro deve anche ricordarsi di chiamare suo zio Maxwell di
cui ha una chiamata persa, ma prima tra i vari studenti succedutisi a
ricevimento non è proprio riuscito a rispondergli.
Nel momento in cui si alza dalla poltrona per prendere una bottiglietta
d’acqua sepolta sotto qualche manuale, sente bussare alla porta e quasi
distrattamente farfuglia un invito ad entrare. Afferra la bottiglia e la stappa
voltandosi leggermente quando riconosce la voce alle sue spalle.
-Scusi professore, posso disturbarla?-
Una ragazza di circa 24 anni entra nella stanza, i capelli biondi
scivolano in morbidi boccoli sulle spalle avvolte in un piumino beige ben
stretto per ripararsi dal freddo di dicembre e al campus c’è già aria di neve.
Le mani infreddolite allentano la presa sulla sciarpa, mentre il laccio della
borsa a tracolla carica di libri rischia di scivolarle dalla spalla leggermente
reclinata per assecondarne il peso. Quando incontrano gli occhi chiari della
dottoranda, quelli azzurri di Aaron si accendono in un sorriso e le fa cenno di
entrare mentre lei si chiude la porta alle spalle, facendo scattare la
serratura della porta per poi voltarsi mentre posa delicatamente la borsa a
terra i libri sul tavolo.
Mentre si sfila la sciarpa copre le distanze tra lei ed il professore,
fino a che non si trova a pochi centimetri da lui, allungano le mani verso il
collo dell’uomo ed incontrare le sue labbra.
Aaron si lascia andare a quel bacio pericoloso, gustando per un istante
la consistenza delle labbra giovani per poi allontanare leggermente la ragazza.
-Liv…-
-Mi sei mancato…sono felice che tu sia qui questa settimana…-
Lui si passa una mano tra i capelli provando a farla scostare da lui, ma
il suo calore e il suo profumo sono invitanti, troppo. E lui è solo e
arrabbiato con sua moglie.
Ed ecco che Elena torna a tormentarlo, la donna che ha sposato e che
supera di gran lunga ogni altra donna o ragazza che abbia conosciuto.
Perché lui, sua moglie, l’ha amata davvero, l’ha sposata perché ne era
follemente innamorato e quando lei sorride e gli dedica delle piccole
attenzioni, lo sente ancora il suo cuore che si accende per lei.
L’ha sposata nonostante il sospetto, la paura, che lei non lo amasse
quanto lui. E’ meravigliosa, una madre eccezionale, capace, intelligente, di
una bellezza disarmante; per farlo capitolare le ci sono voluti giusto quei dieci
secondi in cui un pomeriggio di ottobre particolarmente caldo, a lezione di filosofia
del diritto, lei seduta qualche fila più in la, ha preso una matita tra le
labbra e ha sollevato la massa di capelli scuri per farsi una croccia e fermala
con la matita; le è bastato quel gesto per fargli salire la voglia di
conoscerla e sapere cosa si nascondesse dietro quegli occhi tristi. E lui ci ha
messo almeno un mese per trovare il coraggio di parlare, e un altro mese per chiederle
di scambiarsi gli appunti davanti a un caffè; mille domande sparse qua e la per
scoprire qualcosa di più. Poi aveva conosciuto Stefan e Caroline, Rebeka, e da
piccoli frammenti aveva capito che quel suo sorriso un po’ spento era dovuto a
una ferita silenziosa che non amava condividere.
Poi d’un tratto lei aveva invertito la rotta, spezzato il suo regime di
distanze e muri, e aveva accettato uno, due, tre inviti a cena fin quando non
aveva trovato il coraggio di baciarla, e cavolo quanta paura. Elena gli
incuteva un terrore mai provato prima, per quel suo sguardo dolce, ma
impenetrabile come di chi nasconde un dolore che non sa raccontare.
E poi aveva visto i sorrisi, le carezze, i pensieri dolci di lei farsi
più frequenti e si era illuso di averla così conquistata.
Ma era giovane, erano giovani.
E lui non lo aveva ascoltato molto quello strano presentimento, quella
voce che gli diceva di non buttarsi perché gli occhi di Elena erano troppo
profondi, troppo inesplorati per affogarci dentro.
Ma la paura di perderla era tale da averlo spinto a proporsi alla soglia
della laurea e il suo sì era stato immeditato.
E dopo anni ormai aveva accettato le sue ombre, i suoi silenzi
inspiegabili, aveva ascoltato nel silenzio, certe notti, le sue lacrime
trattenute lasciandole il suo spazio, come tanti invisibili momenti in cui
lasciava defluire fuori quel misterioso tarlo del passato che si portava
dentro.
E lui non aveva mai chiesto, mai scavato. Forse questo era uno dei loro
più grandi problemi, non essersi conosciuti e scoperti fino infondo.
Perché Aaron non si riteneva un uomo presuntuoso al punto dal credere di
sapere tutto della sua Elena, che forse davvero sua non lo era mai stata.
E ultimamente la distanza lo stava divorando, lasciandolo spiazzato e
triste, consumandolo, lui che aveva solo bisogno di quel calore che lei non
sembrava più in grado di dargli. Aveva anche tentato di riavvicinarsi, ma senza
successo, soprattutto ultimamente che la vedeva sempre più strana, più persa in
chissà quali pensieri.
Perché lui la osserva sua moglie, anche se è stanco o arrabbiato. La
vede, e ha visto che è cambiato qualcosa in lei, come se il suo più grosso lucchetto
fosse ceduto a causa della ruggine e del tempo, arrivando a smuovere la sua
anima fredda e riaccenderla.
Lo ha capito dallo sguardo più acceso, dal bisogno che ha di parlare con
le sue amiche, dal modo in cui si tortura i capelli. Ma ancora Aaron, dopo
quasi vent’anni, non è riuscito a trovare il nodo, il punto che lega tutte le
sfaccettature di Elena.
E così, alla fine, aveva ceduto agli sguardi dolci e calorosi della sua
dottoranda, così attenta e rapita da lui, capace con quel suo entusiasmo
giovanile di travolgerlo e ridargli vita, di farlo sentire importante, voluto.
Perché, infondo, è quello che desiderio tutti, sentirsi amati.
Capitolo eterno, lungo, toccata e
fuga. Troppo di fretta, sono in ritardo e non solo qui…stasera mi sono concessa
il lusso di scrivere mangiando tempo al mio studio e la pagherò cara….orari
assurdi e io deliro!!!
Scusate, davvero. Dovevo scrivere e
postare, ma nel delirio chissà che roba ne è uscita e io, siccome sono pessima
e sempre di corsa, non ho manco il tempo di ringraziarvi ma giuro…da metà
Novembre come va va…finisce questa situazione odiosa!!!!!!
Vi voglio bene
Eli