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Autore: Padme Undomiel    11/05/2009    5 recensioni
Lei cerca il vero amore, lui lo ha appena perduto... Cosa succederebbe se, durante una vacanza al mare, i due si incontrassero? A volte, quando meno te lo aspetti, i tuoi sogni possono avverarsi...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hikari Yagami/Kari Kamiya, Ken Ichijoji, Miyako Inoue/Yolei, Takeru Takaishi/TK
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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What If Dreams Came True epilogo
Epilogo


Sembrava essere insito nel suo carattere, quel vizio di disperdere gli oggetti che più erano indispensabili per la casa.
D'altronde, chiunque avesse dato un'occhiata anche solo alla sua camera, avrebbe subito capito che la parola ordine sembrava essere inesistente nel suo vocabolario personale: tutto era alla rinfusa, tutto era lasciato al suo destino. Le foto che aveva sviluppato il giorno prima erano ancora sparse sul tavolino, in bella vista e ancora senza un luogo adatto dove conservarle; i cd che aveva ascoltato fino a poco tempo prima erano ammucchiati sul suo letto, così pericolosamente vicini a cadere per terra; giornali e libri vari erano sul pavimento, sfogliati distrattamente dall'alto del suo letto quando si annoiava; il portatile, ancora acceso, sfoggiava sullo schermo la pagina che stava consultando; il bicchiere vuoto di the freddo, infine, era ancora sul comodino, accanto al letto.
Era il consueto disordine che regnava nella sua camera da quando era iniziato l'autunno ed erano tornati a casa: non era mai stato un problema. Spesso, anzi, perdeva la testa quando qualcuno cercava di riordinare tutto, perché non aveva alcuna idea di dove i suoi oggetti fossero stati spostati.
Ma succedeva spesso che, quando era davvero di fretta, tutto ciò che cercava sembrava essere magicamente scomparso, come fosse un'azione volontaria.
Quella mattina, era di fretta. E quella maledetta spazzola per capelli non voleva saperne di farsi trovare.
Imprecò tra sé, mentre pensava che avrebbe potuto accorgersi con un po' di anticipo dell'orario, invece di restare con le mani in mano. D'altra parte, non era certo colpa sua se tutti quanti sembravano conoscerla per la sua fama di ritardataria cronica: era il tempo, che correva troppo veloce quando doveva rallentare, e rallentava quando doveva volare via in un secondo. Era solo questione di ingiustizia da parte della stupida convenzione degli orari, tutto qui.
D'altra parte, lui non mancava mai di sorridere di questo suo vizio, e di farle notare che forse avrebbe dovuto essere meno distratta. Sbuffò, mentre spalancava diversi cassetti, nella speranza di trovare quella spazzola. Ovvio che la prendeva in giro, si disse: era un ragazzo così preciso che era assolutamente impossibile pensare che avrebbe ritardato anche per un secondo all'orario stabilito per l'incontro.
Si rassegnò all'idea di doverlo sentire ridere sommessamente, durante la spiegazione che lei gli avrebbe fornito per l'ennesimo, odiato ritardo, che sembrava essere la sua condanna.
Finalmente, quando ormai cominciava a perdere ogni speranza, ricordò di averla appoggiata sulla scrivania la sera precedente, prima di mettersi a fantasticare sulle foto splendide che aveva ritirato dal fotografo. Si precipitò a controllare, e non riuscì a reprimere un piccolo strillo di gioia, quando la scorse.
"Bingo!"
C'era ancora una misera, flebile possbilità di ritardare di meno tempo, rispetto alle altre volte.
Corse davanti allo specchio, cominciando a pettinarsi i lunghi capelli viola e osservando il suo riflesso con aria attenta.
Miyako Inoue poteva essere molto obiettiva con se stessa, quando si osservava allo specchio. C'erano giorni in cui quegli occhiali che le permettevano di rimediare alla sua miopia le apparivano brutti, grotteschi, da donna anziana. Giorni in cui quell'aria sempre spensierata le appariva monotona e poco interessante, giorni in cui avrebbe dato tutto l'oro del mondo per poter apparire intelligente e affascinante.
Ce n'erano stati tanti, in cui aveva guardato Hikari con aria imbronciata e le aveva detto che avrebbe fatto di tutto, pur di essere bella e graziosa come lei, pur di non risultare sgradevole agli occhi dei ragazzi della sua età. Perché le ragazze con gli occhiali erano automaticamente brutte e antipatiche, per tutti.
In effetti, Hikari aveva sempre riscosso più successo di lei, a volte anche rovinando i suoi stupidi sogni di essere apprezzata. Ricordava bene la sua delusione, quando Wallace, la sua vecchia fiamma, aveva mostrato chiaro interesse per Hikari, senza considerarla più di tanto: era allora, che aveva cominciato a pensare che per i ragazzi fosse importante solo l'aspetto fisico, che fossero tutti uguali e tutti interessati solo alle superficialità.
In fondo, non era certo colpa sua se non rappresentava l'ideale di bellezza comune, no? Non potevano semplicemente accettarla per come era dentro, o cercare di capirla, quantomeno?
Poi era arrivato lui, e tutto era cambiato improvvisamente.
Il suo volto si illuminò del suo solito sorriso, mentre ripensava all'espressione di lui quando gli aveva parlato della faccenda.

"Sinceramente non riesco a capire, Miya" aveva ammesso, con le sopracciglia corrugate e quell'aria pensierosa che lei tanto adorava osservare. Era così da lui. "E' un discorso privo di senso."
"Non lo è, invece" si era intestardita lei, sicura delle sue convinzioni. "Insomma, hai mai visto qualche bel ragazzo preferire ragazze occhialute e dal carattere strano, piuttosto che alcune più normali e più belle? Spiegamelo, visto che è anche il nostro caso."
Lo aveva visto arrossire lievemente al complimento sottinteso sul suo aspetto fisico -che comunque non rendeva nemmeno l'idea: avrebbe dovuto dire stupendo-, ma il suo sguardo si era riempito di disapprovazione pura. L'aveva fissata per un attimo, quasi togliendole il respiro per l'intensità del sentimento che traspariva dai suoi occhi piuttosto che dalle sue parole. Poi aveva sospirato.
"Non riesco davvero a capire la mentalità delle... persone... che hai incontrato" aveva detto infine, stringendo gli occhi alla menzione delle sue vecchie infatuazioni. Miyako aveva capito benissimo che era davvero geloso, ma si era limitata a sorridere tra sé, senza farglielo notare: non era il caso che si sforzasse di negare, dopotutto. "Credimi se ti dico che ne ho viste tante, di ragazze che di solito piacciono, ma nessuna..."
Era arrossito violentemente, ma aveva esitato solo un attimo.
"Nessuna... ha il tuo carattere solare, la tua gioia di vivere, la tua spensieratezza e allegria di sempre. Nessuna è mai stata intraprendente e sensibile come te, nessuna può eguagliarti. Il tuo carattere... è assolutamente unico: ne abbiamo già parlato quest'estate, ricordi?"
"Dovresti spiegarmi come farei a dimenticarlo, dato che è stato uno dei momenti più belli di quel mese" aveva risposto lei, immensamente felice per la risposta e con gli occhi che le brillavano. Non riusciva a credere che lui la pensasse così: sembrava troppo bello per essere vero.
"E gli occhiali... non ti penalizzano affatto. Io... io penso che tu sia bellissima..."
Lo aveva detto in un sussurro, imbarazzato come non mai, a testa bassa, rosso come un peperone.
Non aveva potuto fare altro che sporgersi verso di lui e baciarlo, con l'unica consapevolezza di essersi innamorata dell'unico uomo sulla faccia della terra che avesse compreso e amato anche le sue innumerevoli imperfezioni.
Non era mai stata così felice.

Da quando era con lui, l'immagine che vedeva allo specchio era sempre meno banale, meno brutta, meno da odiare: ora vedeva una ragazza diciannovenne sempre spensierata, nella quale il suo ragazzo aveva visto del bene, aveva visto qualcuno da amare.
Un altro dei motivi per cui chi lo avesse mai odiato avrebbe dovuto rispondere a lei. Perché da quando erano insieme -le sembrava già una vita, a giudicare dalla gioia che provava-, lui le aveva solo regalato momenti di pura felicità, che le avevano dimostrato che il vero amore non è solo fantasia, ma anche reale.
Gettò uno sguardo alle foto che li raffiguravano insieme -spesso scattate a tradimento, vista la sua avversione alla macchinetta fotografica-, rendendosi conto che quella serenità si avvertiva anche da fuori: come non cogliere la perfezione del loro rapporto, totalmente diverso da quelli che immaginava, ma proprio per questo ancora più stupendo?
Un bussare prepotente alla porta la fece sobbalzare bruscamente, mentre si rendeva conto che qualcuno cercava in tutti i modi di riportarla con i piedi per terra.
"Sì? Chi è?" chiese ad alta voce, infastidita.
"Potresti deciderti a darti una mossa? Non posso farlo aspettare giù in eterno, lo sai."
Miyako sospirò, esasperata. Mancava la solita presa in giro per ogni ritardo: se n'era quasi dimenticata.
L'intruso, a qu
anto pareva, non mancava mai di ricordarlo.
Lui non aspettò risposta, e si sporse dalla porta, ghignando da dietro i suoi occhiali da Inoue. "Credo che il tuo ragazzo passerà più tempo con me, piuttosto che con te, e penso proprio che non voglia, a giudicare dalle occhiate piene di aspettativa che lancia alla volta di questa stanza quando crede che non lo scruti. Non avevate un appuntamento urgente?"
"Mantarou, per favore, sto arrivando" replicò lei, mettendosi frettolosamente le scarpe e dandosi un'ultima controllata allo specchio. "Se puoi riferirglielo..."
Suo fratello maggiore, Mantarou, rise, passando una mano tra i suoi corti capelli biondi. "Credi davvero che lui non conosca i tuoi orari, sorellina? E' rassegnato, povero ragazzo. Mi chiedo che abbia fatto di male per meritarsi una ritardataria come te." Replicò, prendendola in giro come suo solito, come faceva da quando aveva scoperto della sua relazione con lui.
"E' evidente che qualcosa, in questa ritardataria, ci trova" ribatté lei soddisfatta, girandosi finalmente a guardarlo. "Anche con qualche minuto in più d'attesa."
"Per la verità sono trenta minuti d'attesa tutti i giorni" disse l'altro, ironico fino all'ultimo. Poi alzò le spalle, e si diresse verso la porta. "Contento lui..."
Miyako gli fece una linguaccia da dietro, pur sapendo che non l'avrebbe mai vista. Era da quando era tornata da quella splendida vacanza e aveva annunciato a tutti la notizia del suo felice incontro, che Mantarou aveva preso a comportarsi in maniera davvero strana. Tanto per cominciare, aveva subito voluto conoscere lui, e sembrava essere diventato un suo amico, dato che gli parlava ogni volta che loro due si vedevano. Poi aveva preso a prenderla in giro scherzosamente, ma così facendo aveva solo aumentato i momenti di dialogo fra loro.
Che fosse tutta una sua reazione all'idea che lei potesse aver trovato il ragazzo giusto dopo tanto tempo?
Scosse la testa e corse fuori, sapendo di trovarlo nel salotto, non vedendo l'ora di poterlo scorgere, di potergli parlare, di poter passare del tempo con lui.
Lui era lì, in piedi, ad osservare la città dalla finestra, di spalle. La sua visione era sempre perfetta, con quell'aura di intelligenza e serietà che tanto lo caratterizzavano.
"Ken!" esclamò lei, correndogli incontro.
E Ken Ichijouji, il suo ragazzo, la persona che amava con tutte le sue forze, si voltò verso di lei, i suoi occhi colore del mare accesi di gioia, la bocca piegata in un lieve sorriso.
Lo abbracciò, sentendo la felicità pervaderla nuovamente.
Un secondo, e le sue labbra erano su quelle di lui, uniti in un piccolo bacio di saluto.
Un secondo, e Miyako Inoue ricordava perfettamente quanto profondamente amasse il ragazzo dai capelli scuri che la stringeva dolcemente accanto alla finestra aperta.

"Questo è il Colosseo... I Fori Imperiali... Takashi che si è parato davanti all'obiettivo..."
Hikari Yagami rise di gusto, osservando la posizione scomposta del giovane batterista della band nella foto, davanti a quello che sembrava il Pantheon. "Ci teneva a comparire, eh?" chiese, rivolta al ragazzo biondo che sedeva accanto a loro sull'erba, nel parco che frequentavano di solito.
Yamato Ishida annuì, un lampo di divertimento nei suoi occhi colore del ghiaccio. "E' un esibizionista" commentò brevemente.
Sentì una risata gioiosa al suo fianco, e non poté fare a meno di voltarsi a guardare il ragazzo che le stringeva dolcemente la mano, accanto a lei.
Takeru Takaishi sembrava diverso da quando lo aveva conosciuto, due mesi prima. Era sempre più raro leggere la tristezza nei tratti del suo volto, bello e dolce allo stesso tempo. Il suo sorriso, che le aveva fatto battere forte il cuore la prima volta che lo aveva visto, era sempre più spensierato, sempre più frequente sulle sue labbra. Gli occhi, di un azzurro chiaro, sembravano essere sempre accesi di una luce nuova, soprattutto quando si posavano sulla sua figura.
Era nuovo, ma era il vero Takeru: lo sapeva, e non poteva non gioire per questo.
"E' così tipico di lui" commentò lui, rivolgendosi al fratello maggiore, tornato da poco dall'ultimo concerto, tenutosi in Italia. "Pare che voglia sempre mettersi in mostra! Però, chissà cosa sarebbe la band, senza di lui..."
"Più seria e meno allegra, credo" rispose Yamato, sulle labbra un lieve accenno di sorriso. Era quella l'espressione che rivolgeva sempre a Takeru, ogni volta che gli parlava. Hikari non poté fare a meno di sorridere, intenerita. Era così bello pensare che, dopo tanti anni di silenzi e rancore, tutto fosse tornato normale, per loro: non era giusto che persone straordinarie quali erano i due fratelli avessero dovuto soffrire per così tanto tempo.
"Sono contenta che siate stati bene, lì a Roma" disse lei, dando ancora un'occhiata a quelle foto così belle di luoghi dove non aveva mai messo piede. Non si sarebbe mai stancata di sognare di visitarle sul serio, quelle città. "Sembra un posto stupendo."
"Yamato, mi passi le foto, per favore?" chiese Takeru tutt'a un tratto, tendendo la mano libera verso il maggiore. L'altro annuì, tendendogli il contenitore con aria lievemente sorpresa.
Poi Takeru si volse verso di lei, e le passò il tutto, con un sorriso dolce. Hikari lo guardò stupita.
"Cosa c'è?" gli chiese, non riuscendo a capire. "Non dovevi guardarle tu?"
"Lo so che volevi ammirare il paesaggio, ma non avresti avuto il coraggio di chiederlo, no?" rispose lui, allargando il sorriso. Quello che riservava esclusivamente a lei, quello che le scioglieva il cuore. "Me lo hai detto la prima volta che ci siamo conosciuti, quanto ti piace viaggiare e scattare foto a ciò che vedi, così... tieni, dai."
Era 
sempre così premuroso con lei, non poté fare a meno di pensare, sorridendogli grata e prendendo in mano il pacco. Non c'era stata una volta in cui Takeru avesse preferito pensare a sé, in cui l'avesse trattata con noncuranza o nascosto il sentimento profondo che provava per lei. Era davvero un ragazzo fantastico, e ne aveva prova ogni giorno che passava insieme a lui.
Cosa aveva fatto per meritare una tale fortuna?
Pensava a tutte le esperienze che avevano condiviso in quei due mesi, mentre ammirava le foto che Yamato aveva scattato. Lui le aveva parlato di Catherine, le aveva detto tutto quello che aveva sbagliato con lei, tutto quello che invece sembrava essere così diverso e così superiore con Hikari. Le aveva spiegato che il suo amore non sarebbe stato quell'attaccamento ossessivo che aveva provato con la ragazza francese, che non avrebbe soffocato la sua libertà, che avrebbe pensato al bene di entrambi, piuttosto che a se stesso, alle sue promesse ed esperienze passate, e alle sue delusioni.
"E' qualcosa che sarebbe dovuta accadere, credo" le aveva detto un giorno, con espressione seria e pensierosa. "Dovevo rendermi conto di quanto la mia vita fosse vuota, prima di trovare la mia vera strada, il mio vero destino."
E Hikari era perfettamente d'accordo con questo pensiero: sapeva che niente, nella vita, accadeva per caso, e l'esperienza di Catherine lo aveva aiutato ad essere più sereno con se stesso. Non gli aveva messo fretta, e gli era sempre stata accanto, sapendo che Takeru aveva bisogno della sua vicinanza per mettere tutto a posto.
"Non credere che sarei la stessa persona, senza di te" ripeteva sempre, guardandola con quegli occhi carichi di sentimento. "Mi hai dato tantissimo, sarei stato perso se non ti avessi conosciuta."
Ogni volta che glielo diceva, Hikari non poteva fare a meno di ricordare quella sera al Full Moon, quando aveva parlato con Ken della sofferenza di Takeru, la prima volta che si era accorta della maschera che indossava.
"Lui ama profondamente la vita, e si aggrappa con convinzione ad ogni speranza che possa aiutarlo. E sta' certa che tra qualche tempo ne troverà una."
Le sue guance si tinsero di un delicato rossore, mentre coglieva lo sguardo di Takeru fermo sulla sua figura, profondo e intenso come sempre. Ancora le sembrava difficile credere che fosse lei, la speranza di cui Ken parlava, quella sera che sembrava così lontana dalla gioia di quella mattina.
Takeru rise piano, sfiorandole una guancia. "Dovresti viaggiare" si limitò a commentare, chiaramente divertito dalla reazione che credeva essere relativa alle foto. "Se ti piace così tanto, cosa ti trattiene?"
Hikari alzò le spalle. "Non ne ho mai l'occasione, purtroppo" gli rispose. "Ma non devi preoccuparti."
Fu allora che lei scorse un nuovo lampo di gioia nei suoi occhi, mentre un sorriso assorto gli increspava le labbra. Prima che potesse chiedere spiegazioni, però, il bacio dolce di Takeru fermò ogni parola in gola, lasciando il posto solo a loro due, alla bellezza del loro stare insieme, all'amore profondo che sentiva di provare per lui e che sentiva ricambiato.
"Ne avrai l'occasione, fidati" le disse piano, nel tono di voce una nota di gioia che non comprese, mentre la stringeva a sé. "Ti darò l'occasione giusta, se me lo permetterai."
Hikari non riusciva a comprendere, ma si abbandonò a quell'abbraccio, l'unico che la facesse sentire completa in ogni momento. Lo amava incondizionatamente, e sentiva che non ne avrebbe mai avuto abbastanza di lui, del suo profumo, del suo calore, della sua bellezza interiore ed esteriore, della sua voglia di vivere che trapelava da ogni sguardo. Non avrebbe potuto scegliere altri che non fosse lui, per sempre.
Era per questo motivo che aveva voluto quell'incontro, quel giorno. Aveva approfittato dell'appuntamento che Takeru aveva indetto a tutti quanti per chiedere un ulteriore favore, che l'avrebbe resa davvero felice.
Era giusto che le due persone più importanti della sua vita si incontrassero e si conoscessero, no?
"Non stiamo aspettando solo Ken e Miyako, vero?" La voce di Yamato, di spalle a scrutare con occhi attenti la tranquillità del parco, arrivò improvvisa, distogliendola dalle sue riflessioni.
Takeru sospirò. "Direi di no, anche se non so ancora di chi si tratta" disse, con voce incuriosita, scostandola lievemente per poterla guardare negli occhi.
Hikari sorrise, divertita. Aveva deciso di mantenere il segreto, in attesa che quel caro ritardatario si facesse vivo. E poi, anche Takeru nascondeva qualcosa da un paio di giorni, e sembrava avere tutta l'intenzione di aspettare la coppia dei suoi migliori amici per rivelare il motivo di tanta gioia. "Non vi preoccupate, ormai non manca molto" rispose a entrambi. "In effetti, dovrebbe già essere qui..."
Uno squillo improvviso del suo cellulare la fece zittire di colpo, mentre un'improvvisa felicità si impossessava di lei. Era il segnale. Era arrivato.
Finalmente.
Si liberò dolcemente della presa di Takeru, lanciandogli un'occhiata significativa. "Aspettami qui, tornerò subito" gli disse. Gli occhi di lui si spalancarono, pieni di sorpresa, ma annuì.
"Sono sempre qui" disse semplicemente.
E allora si allontanò, verso l'entrata del parco, felice come una bambina, in attesa di rivederlo, dopo così tanto tempo. Si guardò intorno per qualche istante, tentando di scorgerlo, poi fece un largo sorriso, e cominciò a correre.
Come non riconoscere quella folta, indomita chioma castana?
Vide che lui l'aveva riconosciuta, e il sorriso giocoso che tanto le era mancato illuminò il suo viso.
Lo abbracciò forte.
"Sempre il solito ritardatario" disse, ridendo. "L'appuntamento era venti minuti fa!"
Rise anche lui, abbracciandola. "L'importante è che mi sia fatto vivo, no?" scherzò, con il suo solito tono allegro. "Ti trovo davvero bene, sorellina."
"Mi sei mancato tanto, Taichi!"

"Potresti aspettarmi, per favore? Sono rimasta indietro!"
Ken Ichijouji si voltò, sorpreso, verso la giovane dai capelli viola che cercava a stento di raggiungerlo, e che camminava ad un'andatura così tranquilla che nessuno avrebbe mai sospettato del loro disastroso ritardo, guardandola.
"Non sto correndo" obiettò, scrutandola.
Miyako sbuffò, incrociando le braccia e assumendo un broncio da bambina, tipico di quando era offesa con qualcuno. Spesso, quel qualcuno era lui. "Certo, e allora sono io che ho le allucinazioni" disse, guardandolo male. "La verità è che sei arrabbiato con me per il ritardo, e allora corri per arrivare in tempo all'appuntamento con Takeru, in modo tale che tu possa rimediare al mio disastro."
Ken battè le palpebre, fissandola. "Come?"
"Lo sai che non è colpa mia!" continuò invece Miyako a voce alta, come se lui non avesse detto nulla. "E va bene, sono distratta e non guardo mai l'orologio, disperdo gli oggetti per la camera, penso ad altro e mi dimentico di quello che devo fare, ma non lo faccio certo per fare un dispetto a te! Quindi... non mi sta bene che tu te la prenda con me, perché tanto non riesco ad arrivare mai puntuale!"
Ken rimase in silenzio, ad ascoltare lo sfogo di Miyako con un sorriso intenerito sul volto. Se solo lei si fosse mai resa conto di quanto era dolce quel senso di colpa per quello che succedeva ogni giorno che lei cercava di mascherare con l'indignazione. Se solo avesse saputo quanto lui adorasse quel suo broncio infantile, che la rendeva spontanea e più che mai sincera. Se solo avesse notato la bellezza del suo volto, anche quando era imbronciato.
E, per quanto due mesi fossero passati dal loro primo incontro, Ken sapeva che non si sarebbe mai abituato a lei.
Non a Miyako Inoue, l'unica ragazza che avrebbe mai amato.
L'unica persona che, con il suo carattere estroverso e sempre pronto al sorriso, riusciva a completare quel suo essere troppo rigido e riflessivo.
E stare con lei aveva cambiato tantissime cose. Prima fra tutte, una grande, eccessiva, infinita serenità che lo coglieva ogni volta che incontrava lo sguardo pieno di determinazione di Miyako, ogni volta che bisticciavano riguardo ogni tipo di argomento, ogni volta che lei quasi supplicava di perdonarla per le cose impulsive che uscivano dalle sue labbra, ogni volta che lui non esitava un attimo a concederle il perdono, ogni volta che la baciava dolcemente e sentiva, in risposta, la conferma di un amore incondizionato, sincero e senza limiti.
Semplicemente, ora che aveva trovato lei, non riusciva a pensare alla sua esistenza di prima, nella quale mancava la sua risata genuina, le sue dolci pazzie giornaliere, il suo broncio.
Avrebbe tanto voluto avere la forza per dirle ad alta voce, tutte queste cose. Avrebbe voluto, perché spesso il suo carattere riservato accendeva le sue guance, lo costringeva a balbettare, ad abbassare lo sguardo ad ogni pensiero 
rivelato su di lei. Forse i gesti erano l'unica cosa che le permettevano di rendersi conto quanto lui fosse niente, senza di lei.
Le si avvicinò piano, e le sfiorò i capelli viola che tanto amava in una lieve carezza. Sentì Miyako smettere di parlare improvvisamente, mentre lo guardava. "Basta, Miya" le disse piano. "Non ce l'ho con te, ci mancherebbe. Mi dispiace di averti lasciato indietro."
"Sicuro?" chiese lei dubbiosa, scrutandolo. Lui annuì.
"Certo che sì."
E allora Miyako sorrise, illuminandolo con il suo sorriso solare. "Pensavo davvero di aver oltrepassato il limite, con il ritardo di oggi. Era davvero mezz'ora?"
Ken ridacchiò, e le cinse le spalle con un braccio, mentre proseguivano insieme. "Diciamo che hai superato te stessa" si limitò a dire, lanciandole un'occhiata divertita. Tempo prima non avrebbe mai nemmeno considerato l'idea di non rispettare l'orario stabilito, soprattutto se si trattava di qualcosa che lo incuriosiva parecchio. Lei aveva cambiato davvero tutto.
"Piuttosto, era davvero un incontro così importante?" chiese lei, e Ken poteva giurare di aver colto una nota della sua famosa curiosità nel suo tono. "Non mi hai detto niente al riguardo! Di cosa si tratta, esattamente?"
Il ragazzo alzò le spalle, perplesso quanto lei. "Te l'ho detto, Takeru è stato molto criptico a riguardo" le rispose, ripensando alla chiamata telefonica che aveva ricevuto quella mattina presto. Aggrottò le sopracciglia, pensieroso. "Mi ha detto solo che aveva qualcosa da comunicare a tutti, e di incontrarci al parco. Ha detto anche che ci sarebbe stato Yamato, e Hikari... E mi sembra che avesse accennato qualcosa sul non fare ritardo..." aggiunse, sorridendole scherzoso.
"Ma che antipatico!" esclamò lei, non riuscendo, però, a trattenere una risata, che rese inutile il suo vano tentativo di fingersi offesa per questo. "Davvero ti ha detto solo questo?"
Ken cercò di riflettere, nel caso qualcosa gli fosse sfuggito. Ogni indizio poteva essere importante, dopotutto. E poi, Takeru non era mai stato così misterioso, da quel che ricordava...

Era stupito, e anche decisamente preoccupato. "Takeru, sono le sette e mezza del mattino" aveva obiettato pacato, stringendo la cornetta del telefono in attesa di sentire il vero motivo della chiamata. "Come mai sei sveglio così presto?"
"Dai: lo so benissimo che eri sveglio" aveva risposto tranquillo Takeru, con un tono di voce spensierato. Ken aveva preferito evitare di dirgli che aveva colto nel segno. "Non ti disturbo, vero?"
"Andiamo: cosa è successo?" aveva chiesto ancora, reprimendo la preoccupazione. La situazione gliene ricordava un'altra, vissuta poco tempo prima e superata. Almeno si sperava. "L'ultima volta che hai telefonato in ore del genere è stato per via di Catherine, e spero vivamente che non sia lo stesso motivo a spingerti, questa volta."
La risata di Takeru lo aveva fatto accigliare maggiormente. "Va tutto bene, Ken, sul serio" aveva risposto stranamente, prima di riprendere a parlare. "Ascolta, voglio chiederti un favore. Hai impegni oggi, in mattinata?"
"Esco con Miyako" aveva replicato lui, arrossendo lievemente. Provava un certo imbarazzo a discutere con il suo migliore amico della sua vita sentimentale. "Perché?"
"Meglio così. Perché non passate per il solito parco? Ho una cosa da dirvi, anche a Miyako. Facciamo per le 11:30, va bene?"
"Aspetta... cosa?" Ken aveva battuto le palpebre, scioccato. Cosa voleva dire tutto questo? "Cosa dovresti dirci? Non riesco davvero a capire..."
"Accetta e basta, d'accordo? Mi serve che ci siate tutti. Verranno anche Hikari e Yamato."
Aveva aspettato una risposta, speranzoso, e Ken non aveva saputo come altro ribattere.
"D'accordo, ci saremo." Aveva detto infine, e poteva essere sicuro che dall'altro capo del telefono Takeru avesse sorriso.

"Suppongo che non ci sia altro." Le disse infine. "Ne so quanto te."
"Va bene: appena arriveremo lì, chiederemo subito una spiegazione, o non mi chiamo più Miyako!" aveva esclamato lei decisa, mostrando la sua grande impazienza verso le sorprese.
Lui dovette ricordarsi di concentrarsi sulla strada, piuttosto che sulla sua ragazza. Succedeva spesso, che si fermasse a fissarla senza pensarci più di tanto.
Erano davvero in ritardo, e lo sapevano entrambi.
"Vorrei proprio sapere cosa sta architettando..." disse tra sé, pensieroso.
"Ehm... Ken?"
Il tono colpevole di Miyako lo distolse bruscamente dalle sue riflessioni. Si voltò ancora, non nascondendo la sua sorpresa. Da dove veniva tutta quella timidezza, ora?
"Dimmi" la spronò lui, scrutandola.
Miyako prese a guardare altrove. "E' solo... non ce l'hai con me, vero?"
Se prima era stupito, ora era confuso. "Ti ho detto di no. Per quale motivo dovrei?" le chiese, domandandosi cosa avesse fatto, questa volta, per farle credere una cosa così assurda.
"Beh... E' che tu volevi sapere il segreto di Takeru. Io, invece... Ho rallentato di proposito, prendendomela comoda."
"Miya, se è ancora per la faccenda del ritardo, sappi che..." provò a dire, ma lei lo interruppe.
"No! Ho rallentato perché questa era la nostra uscita, e volevo stare un po' di più da sola con te! Ecco perché potresti avercela con me!"
Ken si fermò di botto, stupito, imbarazzato, e divertito insieme.
"Fatto apposta...?" chiese incredulo.
Ma prima che potesse fare alcunché, Miyako accostò le sue piccole labbra alla sua guancia. "Ma non lo faccio più, promesso!"
Poi, sempre con la massima incredulità da parte del ragazzo, cominciò a correre, liberandosi del suo abbraccio.
"Muoviti, Ken! Arriveremo in ritardo!" gli gridò da dietro, sorpassandolo.
Ken rimase immobile, per un momento confuso. Cambiava idea con la rapidità con cui il vento cambia la sua direzione, e lo stupiva e lo riempiva di gioia con le sue manifestazioni di amore di ogni giorno.
Non avrebbe mai, mai, potuto fare l'abitudine con Miyako Inoue.
Sorrise, mentre cominciava a correre, cercando di raggiungerla.
"Aspettami..."

Era pace totale, era silenzio rilassato, era tranquillità serena.
Appoggiato al tronco di un grande pino che lo sovrastava, era in silenzio, intento a posare il suo sguardo su tutto il parco che li accoglieva, in quella fresca mattina di inizio ottobre. Il sole filtrava dolcemente dalle fronde degli alberi, donando all'ambiente circostante un'atmosfera di soffusa luminosità.
Quando non era impegnato con i suoi troppi impegni, adorava sedersi in quel luogo, e rifletteva, immerso nell'erba e in totale contatto con la natura.
Contatto.
Tempo prima, probabilmente, la natura era il suo unico appiglio alla vita. Era l'unica fonte di benessere, di serenità nel suo animo perennemente tormentato. Solo riposando in quel parco riusciva a rendere meno oscuri i suoi pensieri.
Non aveva dimenticato quanto contasse per lui quel piccolo spazio verde, in una città grande come Tokyo: d'altronde, era lì che aveva scritto la sua prima canzone, lì dove si rifugiava per sfuggire al suo passato e al suo senso di colpa. Ed era contento di poter condividere questa serenità con suo fratello, quella mattina.
Si voltò a osservarlo, cauto, e la visione riuscì a strappargli un piccolo sorriso.
Takeru si guardava continuamente intorno, probabilmente curioso di sapere il motivo di tanta gioia da parte di Hikari, corsa via diversi minuti prima. Sembrava perplesso dal suo ritardo, e sempre più impaziente di conoscere l'identità del ragazzo che lei doveva presentargli.
Parve cogliere il suo sguardo, perché si voltò verso di lui, lievemente sorpreso. Poi sorrise incerto, quasi non sapesse come comportarsi con uno dei suoi tanti silenzi.
"Non so davvero cosa pensare della sorpresa di Hikari" spiegò, in riferimento al suo comportamento di poco prima. "Ti confesso che sono confuso: non credevo che mi avrebbe tenuto sulle spine fino all'ultimo."
Il disagio nel fare conversazione ancora non era svanito dal suo tono di voce, ma lui non riusciva a biasimarlo per questo: anni interi di silenzi non sarebbero svaniti nel nulla nel giro di due mesi. Ma era quella voglia di parlare con lui, e quelle nuove certezze che avevano entrambi, a rendere tutto così bello e semplice allo stesso tempo.
E Yamato Ishida sapeva che suo fratello Takeru era ciò che più gli era mancato, nel suo tour in Italia con la band. Aveva di nuovo un rapporto fraterno sereno, dopo averlo desiderato e essersi biasimato per anni per quel suo carattere chiuso e difficilmente comprensibile che lo aveva allontanato da lui. Aveva colmato quel vuoto che sentiva da quel giorno lontano quando i loro genitori decisero di separarsi, da quando li avevano divisi e costretti a diventare estranei l'un l'altro.
Ed era felice.
Dopo così tanto tempo.
Scrollò le spalle, cercando di scorgere la figura della ragazza da capelli scuri, sparita chissà dove. "Sarà importante" rispose. "Hai visto com'è corsa via all'improvviso."
"Sembrava davvero felice per qualche motivo" disse ancora Takeru, sospirando. "Ma immagino che non potrò sapere nulla finché non vedrò questa persona davanti a me. Il guaio è che questa sorpresa sembra essere più difficile da interpretare del previsto..."
Yamato scosse la testa, divertito. Se solo Hikari avesse saputo che non era l'unica, a nascondere qualcosa... "Tu non le hai ancora detto della proposta che hai ricevuto ieri, però" obiettò, continuando a guardarsi intorno con aria tranquilla.
Calò un breve silenzio che gli fece intendere di aver indovinato. "Oggi glielo dirò, quando questa faccenda si sarà sistemata" disse il minore, e Yamato colse un tono di gioia nella sua voce. "Quando arriveranno anche Ken e Miyako, naturalmente" aggiunse subito dopo, ridendo. "Da quando stanno insieme, lui non fa che ritardare a ogni appuntamento..."
Il giovane cantante sorrise tra sé. Da quell'estate, tanto era cambiato, e tutto sembrava essere tornato al proprio posto, come se tutte le tessere di un mosaico fossero state riordinate improvvisamente. Anche Ken era riuscito a trovare la propria gioia, confidando in quella di una ragazza completamente diversa da lui. Lo vedeva più sereno, meno preoccupato della tristezza di Takeru e sua, di cui si era sempre interessato fin dalla morte di suo fratello Osamu, quando era piccolo.
E meno puntuale, ovviamente. Pareva che Miyako fosse riuscita a renderlo meno rigido alle regole.
"Credi che accetteranno la proposta?" chiese a Takeru, voltandosi infine a guardarlo.
Lui si strinse nelle spalle, ma Yamato vide i suoi occhi color del cielo illuminarsi di improvvisa dolcezza. "Io voglio solo che siano... che sia felice: quest'estate mi ha completamente cambiato, e io non ho dimenticato tutto quello che ha fatto per me. Spero che lo facciano. E poi a Hikari piace viaggiare, hai visto anche tu come guardava quelle foto di Roma."
Yamato osservò l'espressione sul viso di Takeru, e non poté fare a meno di sorridere tra sé. Il loro stare insieme aveva fornito al giovane cantante la prova che le sue supposizioni estive erano infondate: aveva capito già dal suo breve soggiorno nell'hotel che quella dolce ragazza dai capelli scuri avrebbe cambiato qualcosa, in suo fratello. Quando le aveva parlato per la prima volta, sul molo, aveva sentito la sua preoccupazione sincera per Takeru, e attraverso i suoi occhi lucidi alla sua menzione della separazione dei genitori aveva scorto un sentimento profondo a cui aveva subito dato un nome. Hikari era innamorata di lui. Aveva cominciato da allora a chiedersi se suo fratello fosse pronto ad amarla a sua volta, dopo l'infatuazione per Catherine, ma la vera prova l'aveva ottenuta quando aveva letto la strofa della sua ultima canzone scritta da Takeru: erano parole ispirate, e troppo. E Yamato non aveva dovuto pensare troppo a chi fosse -forse inconsciamente- dedicata: aveva osservato il loro legame, la loro confidenza, la naturalezza del loro rapporto.
Ma solo al concerto aveva capito esattamente cosa fare, aveva trovato una soluzione che riappacificasse loro due e che aprisse gli occhi a Takeru. E Truly Madly Deeply aveva funzionato per entrambi gli scopi: il minore era riuscito a perdonarlo per tutto, e contemporaneamente aveva compreso il suo sentimento per Hikari. Aveva scorto la luce nuova nei suoi occhi, quando l'aveva guardata e l'aveva abbracciata, alla fine della canzone. Aveva scorto, e lo aveva fatto in silenzio, confidando in una buona risoluzione del tutto.
Ma sapeva che c'era qualcuno ancora dubbioso riguardo la faccenda, e quel qualcuno era Ken. La sua conversazione avvenuta la sera prima del concerto gli aveva fatto comprendere quanto fosse grande la sua preoccupazione per suo fratello, e quanto questa gli avesse nascosto la verità chiara che lui aveva scorto giorni prima. Lo stesso giovane dai capelli scuri, non senza un'aria imbarazzata, gli aveva raccontato di come avesse frainteso il suo suggerimento, di come avesse creduto di far bene, di come avesse cercato di separarli e poi di rimediare all'accaduto. Ma Yamato non l'aveva giudicato: comunque fosse andata, era passato, e ora tutto sembrava essere al suo posto.
E Takeru amava Hikari sul serio, lo poteva avvertire dal suo tono di voce raddolcito quando parlava con lei, di lei, per lei. Avrebbe fatto di tutto per renderla felice, e lo sapevano tutti. E lui, Yamato, non avrebbe scelto ragazza migliore per suo fratello, perché lei lo aveva capito e aiutato come nemmeno lui aveva mai fatto in tutti quegli anni.
"Dovresti stare tranquillo. Saranno tutti felici di accettare, specialmente Hikari." Disse tranquillo, ricevendo in risposta un'aria grata da parte di Takeru, visibilmente rassicurato.
Un improvviso vociare in avvicinamento lo distrasse, e si voltò nella direzione da cui proveniva, incuriosito. Scorse due figure che camminavano insieme, che dovevano essere un ragazzo e una ragazza. Aguzzando ulteriormente lo sguardo, riconobbe Hikari nella figura della ragazza, ma era sicuro di non aver mai visto il viso dell'altro da qualche parte.
La giovane chiacchierava serenamente con lui, con un sorriso felice che non poteva essere frainteso: il ragazzo al suo fianco doveva essere la persona che Takeru doveva assolutamente conoscere.
"Eccola" disse a suo fratello, che sussultò e si alzò in piedi, presto imitato dal maggiore.
"Hai idea di chi potrebbe essere, quel ragazzo?" chiese Takeru, puntando lo sguardo sulla coppia che si avvicinava sempre di più a loro.
Yamato si limitò ad alzare le spalle, perplesso quanto lui.
"Scusate il ritardo" si scusò Hikari, senza però far sparire quel sorriso spontaneo che aveva sul volto. Incrociò per un istante lo sguardo curioso di Takeru, prima di cominciare a fare le presentazioni. "Taichi, questo è Takeru Takaishi, e quello è Yamato Ishida, suo fratello. Takeru, Yamato, questo è Taichi Yagami, mio fratello maggiore."
Solo allora si permise di osservare da vicino il nuovo arrivato. Aveva una massa indomita e ribelle di capelli castani, degli occhi scuri così simili a quelli della ragazza di suo fratello, ma pieni di una spensieratezza e una sicurezza che a lei mancavano. L'espressione del suo viso denotava una grande allegria, che sembrava essere il suo modo di affrontare la vita, ma anche una determinazione e una forza d'animo a non finire. Il suo modo di vestire, semplice e assolutamente non elegante, faceva intendere che non ci teneva all'etichetta, o alle rigide regole della formalità. Doveva avere all'incirca la sua età, ma in tutti i suoi anni di vita non aveva mai visto qualcuno che gli assomigliasse in alcun modo: era come se una personalità giocherellona, intraprendente e spensierata combaciasse perfettamente con un lato di forza e sicurezza che disponevano positivamente a un'amicizia con lui.
Tutto questo notò, mentre Taichi assumeva per un attimo un'aria sopresa, prima di sorridere e porgere a Takeru la mano destra, in attesa che la stringesse. "Piacere di conoscerti, Takeru" gli disse, strizzando un occhio in maniera complice. "Ero davvero curioso di conoscerti, ma i miei studi fuori Tokyo non me l'hanno mai permesso: Hikari non fa che parlarmi di te. Finalmente posso stringere la mano al ragazzo di mia sorella."
"Taichi!" lo rimbeccò affettuosamente Hikari, arrossendo.
Ma Takeru non si scompose: ricambiò il sorriso, e gli strinse la mano. "Piacere mio, Taichi" rispose. "Anche io ho sentito molto parlare di te."
"Direi che siamo avvantaggiati, allora!" replicò l'altro, ridendo, e scatenando una risata da parte di tutti.
Yamato sorrise tra sé, lievemente in disparte. Sentiva di non potersi intromettere in quella scena di presentazione: semplicemente, non aveva il carattere predisposto a ridere e scherzare, e avrebbe solamente rovinato l'umore di questo nuovo incontro. Perché Taichi Yagami sembrava essere il suo completo opposto, e anche solo guardandolo si provava allegria spontanea. Takeru aveva bisogno di un momento in cui lui, Yamato, non avrebbe dovuto interferire, in cui avrebbe guardato quel sorriso che desiderava rivedere dalla sua infanzia sul suo volto.
Non sarebbe stato lui a renderlo sempre felice, come tanti anni prima: ognuno di loro aveva preso la sua strada, e anche se quel legame non si sarebbe mai spezzato perché troppo profondo, Takeru aveva trovato qualcuno da amare, per cui fare tutto senza rimpianti.
Lo aveva accettato, era sereno così.
Avrebbe solamente voluto conoscere il nuovo inizio che avrebbe seguito questa conclusione.
Avrebbe voluto sapere quale sarebbe stato il suo, di destino.
C'era davvero un posto anche per lui, nel mondo?
Sospirò, sorridendo della scena.
Forse bisognava solo aspettare...


"Quindi, a dispetto di tutto quello che si pensava di me, eccomi finalmente con la testa sulle spalle, a studiare come mai nella vita." Terminò il discorso Taichi, con un largo sorriso.
Vide Hikari ridere, accanto a lui. Sembrava che non potesse essere più felice di così. "E' stata una decisione che ha lasciato tutti a bocca aperta" spiegò, rivolta a lui e suo fratello, appena distante.
"Davvero? E perché?" domandò, guardando Taichi con aria incuriosita. "Avevi altri progetti per il futuro?"
Fu il turno del ragazzo dai capelli scuri di ridere. "Progetti? Non proprio" rispose, lanciandogli un'aria di puro divertimento dai suoi occhi scuri, dello stesso colore di quelli di sua sorella. "Diciamo solo che tempo fa non mi sarebbe mai nemmeno passato per la testa. Chiamala vocazione in ritardo..."
Takeru Takaishi non poteva fare a meno di ammirare quel ragazzo. Aveva qualcosa nel suo modo di fare, nelle sue espressioni, nel suo sguardo, che metteva subito a proprio agio chi lo ascoltava, e allo stesso tempo che faceva capire quanto si dedicasse totalmente a tutto ciò che faceva, senza mai una resa, senza mai tirarsi indietro. E il fatto che avesse deciso di impegnarsi a fondo nello studio dopo aver passato una vita a fare totalmente l'opposto sembrava esserne una prova sufficiente.
Ed era sinceramente felice di averlo conosciuto. Quando Hikari glielo aveva presentato, per un attimo aveva temuto di dare una brutta impressione di sé, considerando quanto la sua ragazza ci tenesse al parere di suo fratello maggiore: ora poteva dirsi certo che quell'incontro avesse solo giovato al suo umore euforico.
E poi, Hikari aveva sperato tanto che accadesse: lo vedeva nella sua espressione mentre guardava ora lui, ora Taichi. Sembrava essere al settimo cielo, e Takeru non avrebbe mai potuto chiedere di più: tutto quello che voleva era la sua felicità. Rendeva più luminosa la sua, quel giorno.
Ed era splendida, mentre anche i suoi occhi ridevano. Non poté fare a meno di sorridere, mentre la guardava parlare con suo fratello. Certe volte si chiedeva se quello che faceva per lei fosse sufficiente, se il semplice amarla non fosse troppo poco, se avrebbe fatto meglio a dimostrarlo in maniera più convinta.
Ma poi incontrava il suo sguardo semplice e sincero, e tutti i suoi dubbi svanivano all'istante. Tutto quello che lei voleva era la sua presenza accanto, il saperlo innamorato di lei come nessun altro, il saperlo sempre a sua disposizione, nel bene e nel male. E il tempo che passavano insieme era una testimonianza forte e profondamente dolce della grandezza del suo sentimento, per Hikari.
Forse era questo che era andato storto, quando era ancora con Catherine. Con lei, era un attaccamento morboso di ogni giorno, un tentativo quasi ossessivo di dimostrarle il suo affetto.
Non era così che si amava. Solo in quel momento poteva capirlo. Amare non significava distruggere la propria serenità e far soffrire la propria compagna cercando di farle del bene.
Ma forse, qualcosa per Hikari poteva farla. Era proprio per questo che aveva in serbo quella sorpresa, che per lui era tanto speciale: sperava che accettasse la proposta, sperava che ne fosse felice.
Ora che tutto era al proprio posto, sarebbe bastata solo quest'ulteriore soddisfazione per renderlo il ragazzo più fortunato al mondo, probabilmente.
"Se è quello che vuoi, ce la farai, Taichi" riprese il discorso poi, con aria incoraggiante. Credeva davvero in ogni parola che diceva. "Certe volte, nemmeno ci accorgiamo di avere la chiave d'accesso ai nostri sogni a portata di mano, e sprechiamo tante occasioni. Ma io credo che tu non abbia problemi di questo tipo, dico bene?"
Scorse Yamato lanciargli una breve occhiata, e quando si voltò per incrociare il suo sguardo notò un sorriso increspare le sue labbra e raddolcire la sua espressione, altrimenti sempre apparentemente impassibile. E si disse che suo fratello doveva aver capito anche troppo bene da dove provenisse quel discorso.
Aveva perso molti anni nell'autocommiserazione.
Ma sapeva che avrebbe recuperato tutto il tempo perduto. E lo sapeva anche Yamato, dietro quel sorriso che doveva essere di sostegno morale.
Hikari gli andò vicino e gli prese la mano. Takeru non poté fare a meno di notare, ancora una volta, quanto la giovane fosse attenta ai suoi sentimenti, sia di sofferenza sia di gioia. Non avrebbe mai potuto ricambiare tutti i doni che lei gli aveva offerto, senza chiedere nulla in cambio.
"Grazie del sostegno" rispose Taichi, con aria piacevolmente sorpresa. Poi gli strizzò ancora l'occhio. "Sai, era esattamente così che immaginavo il ragazzo di mia sorella: una persona sensibile, educata ma non troppo seria. Direi che hai il permesso di stare con Hikari."
Takeru rimase un attimo sorpreso, non sapendo come rispondere all'affermazione dell'altro. Si decise a considerarlo un complimento. "Beh... Grazie. Ne sono felice anche io."
"Taichi, per favore..." disse piano Hikari, e Takeru notò un lieve rossore colorarle le guance. Doveva essere davvero in imbarazzo. "Non lo mettere a disagio."
"Tranquilla, sorellina: non ho detto niente, dopotutto" replicò lui, sorridendo con aria furba. "Prometto che lo lascerò in pace, da adesso in poi."
"Hikari, Takeru! Siamo qui!"
Un urlo improvviso e piuttosto affannato risuonò all'improvviso nel parco altrimenti tranquillo, e tutti si voltarono di scatto nella direzione da cui proveniva.
"La voce è inconfondibile" disse Yamato, parlando dopo minuti di silenzio totale. Hikari rise, lanciando un'occhiata a Takeru.
"Era Miyako! Sono arrivati, alla fine!" Gli disse.
Takeru, in tutta risposta, sgranò gli occhi colore del cielo, trattenendo a stento una risata sconvolta. "Non è possibile! Quello non può essere Ken!"
Non ricordava di aver mai visto il suo migliore amico correre, se non in qualche partita di calcio: il fatto che non si facesse scrupoli nell'affrettarsi per le strade, seguito a ruota da Miyako, sembrava far capire che questa volta il ritardo era davvero eccessivo, e che lo sapevano entrambi.
Era davvero uno spettacolo spassoso, notare come fosse cambiato Ken Ichijouji da quando aveva conosciuto Miyako Inoue. Takeru rise fino alle lacrime, osservando le due figure avvicinarsi sempre di più a loro.
"Sembrano stremati: forse è meglio se ci avviciniamo anche noi" osservò la ragazza, lievemente preoccupata per l'aspetto scomposto che aveva la coppia.
Takeru annuì, lanciandole un'aria divertita. "Forse, dici?" scherzò. "Sembra che non riescano a fare un passo di più! Andiamo loro incontro."
Hikari annuì, poi si voltò verso Taichi, che osservava la scena con aria incuriosita. "Torniamo subito: sono arrivati Miyako e Ken. Non ci vorrà molto."
"Oh, fai pure con comodo" replicò lui con un sorriso tranquillo.
"Takeru."
La voce di Yamato lo bloccò mentre cercava di raggiungere i suoi due amici: si voltò, con un'aria interrogativa. "Cosa c'è?" gli chiese, cercando di decifrare l'espressione curiosa sul suo volto. Anche dopo essersi riappacificati, il giovane cantante restava comunque un mistero quasi insolvibile, alle volte.
Poi il maggiore gli fece un cenno con la testa. "Tocca a te, adesso" fu tutto ciò che disse, ma il sentimento di gratitudine che Takeru sentì nel petto riuscì a placare la strana ansia che si faceva sentire da quando aveva scorto Ken e Miyako in lontananza. Sorrise, rassicurato.
"Incrociamo le dita" rispose. "Ti faccio sapere subito la risposta."
Yamato annuì, e tornò ad osservare il paesaggio intorno a lui, senza aggiungere altro. Takeru rimase a guardarlo con affetto per qualche istante. Tempo fa, la serenità con la quale i due fratelli riuscivano a parlarsi lo avrebbe lasciato stupito e incredulo: le attenzioni che ora il maggiore sembrava manifestare più apertamente sarebbero state solo un desiderio irrealizzabile, per lui. Ma infine, dopo tanti anni passati a chiedersi perché mai Yamato lo odiasse tanto, e a sentire la sua mancanza come nessun altro al mondo, aveva ottenuto quelle manifestazioni di affetto che gli erano sempre mancate.
Solo ora comprendeva quanto doveva costare al giovane cantante l'aprirsi completamente agli altri, e quanto ci tenesse al loro rapporto fraterno. Era stato davvero uno stupido, quando aveva pensato di essere il solo a cercare quella confidenza distrutta a causa del divorzio dei genitori, anni prima.
Sorrise tra sé, e avanzò verso i due nuovi arrivati, cercando di controllare il respiro e di pensare alla maniera migliore per rivelare il suo progetto senza causare reazioni esagerate.
"Adesso lo svelerai, il tuo segreto?" chiese divertita Hikari, sempre al suo fianco. Takeru ridacchiò, osservando la sua educata curiosità e il sorriso carico di aspettative che aveva assunto il suo viso così dolce.
"Esatto: l'attesa è finita, finalmente" replicò. "Ma non so come tu possa prenderla, in tutta sincerità."
"Eccoci. Scusate davvero il ritardo." Ken Ichijouji, appena arrivato, aveva l'aria stravolta di chi era stato costretto a correre per tutto il tragitto. Ansimava, mentre si voltava indietro per aspettare la sua ragazza, decisamente più distrutta di lui: a quanto pareva, Miyako non era abituata a correre così tanto per così tanto tempo.
Takeru fece un sospiro, pieno di scherzoso rimprovero. "Dovreste essere più puntuali, lo sapete?" affermò, scrutandoli con aria di serena disapprovazione. "L'appuntamento era alle 11:30, e adesso sono..."
"Sì, lo so: ora sono le 12:30. E' stata colpa mia, d'accordo?" Miyako era appena sopraggiunta, e lo stava guardando con occhi di fuoco. "E poi, non è il caso di prendersela tanto, dato che, se permetti, questa mattina dovevo passarla con Ken, e abbiamo dovuto cambiare programma per una tua sorpresa! Quindi, se hai intenzione di passare tutto il tempo a farci la predica, sappi che..."
Ken sospirò, con un lieve sorriso sulle labbra. Sembrava essere abituato a scene di questo genere: quando Miyako Inoue era irritata, riusciva difficilmente a stare in silenzio senza dire la sua. Hikari, dal canto suo, rise ancora.
"Miya, va tutto bene, non ti preoccupare" la rassicurò a voce alta, cercando di sovrastare le proteste della ragazza dai capelli viola. "Siamo contenti che siate venuti, piuttosto."
Takeru vide Ken lanciargli un'occhiata penetrante, mentre si voltava verso di lui. "Adesso puoi spiegarci il motivo del nostro incontro oggi" disse, cercando, probabilmente, di comprendere quale fosse il suo umore, per farsi un'idea di cosa aspettarsi.
Il ragazzo dai capelli biondi sorrise tra sé. Sapeva di aver lasciato tutti perplessi con quella novità, ma non aveva potuto fare a meno di mantenere il segreto fino a quel momento. Voleva che tutti lo sapessero di persona, senza ricorrere a quell'oggetto a volte fastidioso qual era il telefono.
"Ragazzi, vi chiedo scusa per tutto questo mistero" si scusò sinceramente, guardando ognuno di loro. Curiosità, impazienza e dubbio erano dipinte sui loro volti immobili ad ascoltare. "E' solo che... E' un evento che mi ha reso molto felice, e ci tenevo solo a fare le cose per bene, senza fretta."
"Cosa ti è successo?" domandò Hikari, stringendo dolcemente la sua mano destra, con una luce nuova negli occhi da quando lui aveva menzionato la sua felicità. Sembrava quasi che non avesse atteso altro che vedere il suo sorriso sincero da quando si erano conosciuti, considerò lui, con un nuovo slancio d'amore verso la sua ragazza.
"Avevo ancora una questione da risolvere, fino a poco tempo fa" continuò poi lentamente, cercando le parole giuste quasi con accanimento. "Diciamo che avevo bisogno di sentire qualcuno dopo un po' di tempo, e così..."
Prima di tutti gli altri, notò il volto di Ken irrigidirsi, mentre i suoi occhi colore del mare si sgranavano, pieni di sorpresa e sconcerto come erano stati poche altre volte. Takeru seppe subito che il suo amico doveva essere arrivato alla conclusione sbagliata, ma si sforzò di non ridere.
"Così ho mandato una mail a Parigi, l'altro giorno. E il destinatario era Catherine."
Calò un silenzio teso, in cui Hikari sobbalzò, e Miyako e Ken si fissarono, con aria di sgomento e orrore puro. Il giovane biondo stette in silenzio, aspettando la reazione verbale degli altri.
Che, puntualmente, non si fece attendere.
"Che cosa?" Lo strillo di Miyako era così pieno di indignazione e di rabbia pericolosa, che ebbe l'effetto di spaventare seriamente Takeru. Forse avrebbe dovuto spiegarsi subito. "Come sarebbe a dire, Catherine? Pensavo che non fossi così meschino da fare una cosa del genere, Takeru Takaishi! Pensavo fossi una persona per bene!"
"Hai davvero fatto... cosa?" esclamò invece Ken, con l'aria più incredula che lui gli avesse mai visto sul volto sempre ponderato e tranquillo.
"Hai tradito la mia migliore amica, accidenti! E lo dici così, davanti a tutti, senza vergognarti affatto?" Continuò la ragazza più grande, più minacciosa che mai.
"Pensavo che lo sapessi, che lei non vuole più parlarti. Perché lo hai fatto?" riprese il giovane dai capelli scuri, sempre fissandolo.
"Come hai potuto essere così falso e perfido con lei?"
"Immagino che non ti avrà risposto."
Sentiva la coppia continuare a parlargli, ma al momento non gli interessava quello che dicevano: il silenzio di Hikari lo aveva messo in allerta. Temeva di averle dato l'impressione sbagliata, come era successo con Miyako e, forse, con Ken.
Si voltò verso di lei, timoroso di vedere rabbia o delusione immotivata sul suo bel viso sempre sereno.
Hikari lo fissava in silenzio, negli occhi scuri nessuna traccia di sospetto o di aria ferita. Era ferma, ad aspettare ulteriori spiegazioni, senza alcun timore. "E com'è andata?" chiese semplicemente, nella voce solo uno strano tono incerto, come se non sapesse come comportarsi.
Takeru si sentì scaldare il cuore. Lo aveva capito, ancora una volta: non aveva creduto in alcun tradimento da parte sua, e aveva solo accettato il fatto che lui si fosse sentito così nostalgico di un'amicizia che era durata tre anni, e che si era deteriorata ingiustamente. Non avrebbe mai potuto amare nessun'altra: Hikari era l'unica davvero degna di tutto l'amore possibile.
Le sfiorò la fronte con un bacio pieno di gratitudine e di rassicurazione. "E poi ho ricevuto risposta. E mi piacerebbe che la smetteste, voi due: pensate davvero che potrei dimenticare Hikari per tornare a crogiolarmi nella mia vita passata?" Aggiunse, rivolto a Ken e Miyako, ammutoliti dopo l'affermazione della giovane dai capelli scuri.
"Beh, io... Insomma, non è normale: perché cercare di contattare qualcuno che ti ha solo fatto del male?" balbettò Miyako, per una volta senza parole. "Sembrava piuttosto strano, e così..."
"Così hai creduto qualcosa di impossibile" ribatté Takeru ridacchiando, e notò con la coda dell'occhio il sorriso di Hikari estendersi a quell'ennesima manifestazione d'amore da parte sua.
"La vuoi smettere di darmi la colpa? Guarda che io..."
Miyako sarebbe andata avanti per molto, probabilmente, se Ken non le avesse posato dolcemente due dita sulle labbra: il silenzio da parte della giovane fu istantaneo. Il suo ragazzo sembrava essere l'unico capace di zittirla.
"Takeru avrebbe dovuto essere più chiaro, Miya" la rassicurò lui, gettandogli un'occhiata piena di rimprovero. "Hai detto che ti ha risposto?" chiese poi, con un'aria, se possibile, ancora più sconvolta di prima. "Mi sorprende: quest'estate hai cercato di contattarla più volte, e tutte senza risultato."
Dimenticare quei momenti, anche a distanza di tempo, sembrava impossibile: Takeru aveva sofferto davvero molto, ogni volta che era stato costretto a chiudere la chiamata senza risposta da parte della giovane francese.
"E' per questo che le ho scritto, invece di chiamarla" rispose tranquillo, lasciando che la gioia lo sommergesse. "Le ho detto che sono riuscito a dimenticarla, che ho trovato l'amore vero, ma che non riuscivo a dimenticare la nostra confidenza e la nostra amicizia finita in un battito di ciglia. Le ho scritto che mi dispiaceva, chiedendole se qualcosa poteva essere salvata. E lei mi ha risposto."
Abbracciò piano Hikari, sentendo il bisogno di renderla partecipe della sua serenità. "Era felice di questa risoluzione, e mi ha detto che era sparita dalla mia vita proprio per permettermi di smetterla con la mia infatuazione. Vorrebbe che tornassi a parlare con lei."
"E' fantastico: sono felice per te, Takeru" le sussurrò la giovane dai capelli scuri, stringendolo a sua volta. "Così, adesso sei totalmente soddisfatto, vero?"
"Ora capisco il perché di tanta fretta nell'informarci." Replicò Ken, con un sorriso sereno. "Mi fa piacere che tutto si sia sistemato. Sul serio."
"Io continuo ad essere perplessa. Avessi passato io un'esperienza simile, non avrei cercato a tutti i costi di riallacciare i ponti. Ma se a te fa piacere..." Disse invece Miyako, con aria dubbiosa ma in fondo non contraria a tutto ciò.
"E non è finita qui." Dichiarò Takeru, ridendo delle espressioni di puro stupore sul viso di tutti. Chissà come avrebbero preso anche quella novità, si chiese. Finalmente avrebbe saputo se tutti i pezzi mancanti sarebbero andati al loro posto, se era destino che fosse così.
"Ancora no? E allora cosa manca?" chiese esterrefatta la giovane dai capelli viola, scrutandolo a bocca aperta.
Lui sorrise. "Il viaggio a Parigi per tutti."
Hikari alzò lo sguardo, incredula. "Cosa?"
Era perfettamente visibile la speranza nei suoi occhi: per un istante Takeru seppe perfettamente che Yamato aveva avuto ragione, che avrebbe accettato di buon grado. L'ansia svanì com'era arrivata, come se il vento fresco di quella mattina lo avesse improvvisamente portato via.
"Catherine mi ha chiesto di andarla a trovare questo Natale, ma di portare con me anche la ragazza che tanto mi aveva cambiato." Continuò, notando le guance di Hikari accendersi di rosso per la gioia. "Dato che in quel periodo la famiglia di mio zio Michel sarà fuori città per un viaggio, mi ha lasciato la casa a disposizione. E pensavo di invitare anche voi due: abbiamo iniziato insieme durante una vacanza estiva, e non voglio che ci separiamo anche durante quest'esperienza. Vorreste accompagnarmi?"
"Sei sicuro di volerci con voi, Takeru?" chiese Ken pacatamente. "Non vorremmo essere di troppo."
Lui, in tutta risposta, rise. Certe volte, il suo migliore amico si faceva troppi problemi: figuriamoci se, dopo tutte le vicende passate, avesse intenzione di lasciarlo indietro con la sua ragazza. "Non preoccuparti, non c'è alcun problema: tutt'altro" rispose sereno. "Vorrei che ci accompagnaste entrambi."
Vide Miyako sorridere entusiasta, e lanciargli uno sguardo pieno di spensierata gioia. "E' fantastico! Sarei davvero felice di venire con voi: sarebbe tutto come quest'estate, no?"
"Senz'altro" rispose Ken, arrossendo improvvisamente quando la ragazza al suo fianco lo abbracciò, al settimo cielo.
Ma Takeru aveva occhi solamente per Hikari, e per la felicità incredula che trapelava dal suo volto, mentre lo fissava pieno di gratitudine.
"Non posso credere che faresti questo per me" disse lei, con voce rotta dall'emozione. "Sapevi dall'inizio quanto mi sarebbe piaciuto visitare Parigi..."
"Questo e altro: non è affatto un peso, per me." Replicò Takeru, prendendole il viso tra le mani e guardandola negli occhi. "Catturerei una stella per te, se solo avessi il potere di farlo. Lo sai che non chiedo di più: voglio solo mettere la parola fine a questa storia, per incominciare un nuovo capitolo della mia vita insieme a te."
Fu lei ad unire le loro labbra in un dolce bacio, che valse più di mille risposte verbali.
E Takeru seppe, rispondendo a quel bacio, che la fortuna gli aveva sorriso più del previsto. Aveva amici che gli erano accanto, un fratello sempre presente anche a distanza, una famiglia che gli voleva bene, e una ragazza di grande bontà e semplicità pronta a seguirlo in ogni passo della sua vita.
Seppe che aveva atteso per tutta la vita di vedere esaudito almeno uno dei suoi desideri sinceri e innocenti, e che solo quando ormai aveva perso ogni speranza, tutti quelli che gli erano stati negati si erano avverati.
Lì, nella calma del parco, sotto un cielo cosparso di nubi, tra gli alberi alti che filtravano dolcemente la luce del sole, provò una grande, totale, incollabile fede in una maggiore serenità, da quel momento in poi.
Aveva trovato il modo di affrontare la vita, e di donarsi completamente agli altri senza danneggiarsi.
E tutto il mondo era per lui, adesso.


Taichi Yagami osservava, e non riusciva a capire.
C'era qualcosa che sfuggiva alla sua comprensione, nell'immagine dei quattro ragazzi poco distanti da lui, intenti a chiacchierare insieme con il più largo dei sorrisi sul volto.
Stentava addirittura a riconoscere sua sorella. In tutti gli anni della sua vita, mai Hikari gli era sembrata così radiosa, così tranquilla, così piena di vita: per qualche motivo, sembrava che la presenza di quei tre ragazzi accanto a lei l'avessero cambiata completamente.
E non era solo questione di Takeru, il suo ragazzo, che notava lanciarle continuamente sguardi dolci. Aveva una confidenza e un apparente legame con i suoi nuovi amici che dava dell'incredibile, come se facessero tutti parte di una grande famiglia. Taichi ricordava bene quanto fosse difficile, nei primi tempi della sua infanzia, trovare degli amici veri, data la sua fragilità e la sua tendenza ad affidarsi completamente a lui: sembrava essere cambiato tutto in meglio, quella mattina.
Forse era semplicemente stato fuori città per troppo tempo. Avrebbe seguito gli sviluppi della cosa in prima persona, invece di trovare tutto pronto, che attendeva solo una sua approvazione.
Sorrise, sereno. Sua sorella gli era mancata molto, in quegli anni, ed era felice di vederla tanto tranquilla, insieme ai suoi amici.
Diede un veloce sguardo al ragazzo silenzioso che sedeva poco distante da lui, ricordando che doveva essere il fratello di Takeru. Non riusciva davvero a capire perché stesse appartato in un angolo senza aprire bocca, dato che lui era stato lasciato indietro da Hikari senza una spiegazione esattamente come il ragazzo dai capelli biondi: doveva essere un tipo abituato a starsene per conto proprio, senza interagire con gli altri, e di solito persone come lui non entravano nelle sue simpatie. Tuttavia, c'era qualcosa nell'espressione del suo viso che lo fece fermare, sorpreso: era davvero molto simile alla sua quando osservava sua sorella, mentre seguiva con lo sguardo Takeru.
Forse non erano poi così dissimili.
Si avvicinò a lui, sedendosi accanto sotto un grande pino. "Non riesco a capire" disse all'altro, aggrottando le sopracciglia. "Cosa sta succedendo, tra tutti loro? Sembra che si conoscano da una vita, invece è solo da due mesi."
Il ragazzo biondo non alzò lo sguardo, ma sorrise mestamente per qualche motivo sconosciuto. "Ma hanno imparato a vivere insieme, e non hanno intenzione di lasciarsi andare" disse solo, e Taichi colse, sorpreso, una nota di amarezza nel suo tono. "Certe amicizie non si spezzano facilmente, e durano in eterno."
Il giovane dai capelli scuri pensò automaticamente a Sora, alla loro amicizia che durava da anni e al loro legame che mai si sarebbe allentato, e capì di cosa il fratello di Takeru stesse parlando. L'unica cosa che non riusciva a capire era la sua tristezza apparentemente immotivata.
"Non c'è motivo di essere tristi, sai?" ribatté, sorridendogli. "So per esperienza che legami del genere aiutano a migliorarsi. Conosco una ragazza dal tempo delle elementari, e ti assicuro che sarei stato totalmente senza freni, senza di lei!"
Ridacchiò tra sé, pensando alle tante pazzie che aveva fatto con lei, e a quanto fosse impaziente di vederla, quel giorno. Non si sentivano da tanto tempo, ormai: doveva essere cambiata tanto anche lei. Pochi minuti ancora, e si sarebbe avviato per raggiungerla al luogo dell'appuntamento.
"Penso solo che sia qualcosa di esclusivo per alcuni: non tutti hanno la fortuna di avere amici così." Ribatté l'altro, e Taichi vide i suoi occhi chiari stringersi, e il suo volto diventare una maschera di granito. Lo scrutò in silenzio, ancora una volta stupito dall'umore tetro del suo interlocutore: sembrava che stesse parlando per esperienza, che lui non fosse stato così fortunato, che, anzi, non avesse mai avuto un amico sincero, a giudicare dalla sua scarsa loquacità.
E, per la prima volta, si sentì in colpa per ciò che aveva, e per ciò che ragazzi con un carattere completamente opposto cercassero disperatamente. Quel giovane -doveva chiamarsi Yamato, se non sbagliava- sembrava avere un bisogno disperato di qualcuno che lo capisse, che volesse accoglierlo come amico.
E Taichi Yagami amava le sfide: non c'era alcun problema, se cercava di rendersi disponibile a essere suo amico. Avrebbe fatto di tutto pur di riuscire nella sua impresa: avrebbe cercato di capire che tipo fosse, e se i due potevano aiutarsi a vicenda.
E poi, in ogni caso, si sarebbero incontrati lo stesso, negli anni a venire: Hikari era fidanzata con il fratello di Yamato, giusto?
Guardò l'orologio, trattenendo un'esclamazione di orrore: non mancava molto all'orario stabilito per l'appuntamento. Doveva agire, e in fretta: sperava solo che Sora avrebbe approvato.
"Senti... Yamato, giusto? Puoi venire con me!" esclamò, incoraggiante, e l'altro si voltò a guardarlo, con l'aria più perplessa che Taichi avesse mai visto. "Intendo... Devo incontrare una mia amica in un bar, tra poco, e mi piacerebbe che tu venissi con me. Hai qualche problema al riguardo?"
Calò un silenzio strano, in cui gli occhi di Yamato lo scrutarono, e lui si sentì quasi trapassare dall'intensità di quell'occhiata. "Perché?" gli domandò, quasi sospettoso.
"Beh, tanto per cominciare, non abbiamo avuto modo di parlarci prima, e mi piacerebbe conoscere i miei futuri parenti" iniziò, sorridendo al pensiero. "E poi, credo che tu abbia bisogno di trovare dei veri amici, giusto? Io sono disposto a tentare, e Sora non avrà nulla da ridire."
"Faresti questo per me?"
La voce del giovane sembrava uscita a stento, e i suoi pugni erano serrati. Sembrava quasi una supplica, e Taichi capì che aveva fatto bene a prendere la sua decisione, come al solito. Non aveva mai visto un ragazzo tanto solo, in vita sua.
Rise. "Certo! Allora, ci stai?"
Con sua grande sorpresa, vide Yamato fare un sorrisetto. "Sarò d'intralcio al tuo appuntamento" disse, con un tono che imbarazzò Taichi. Sembrava quasi che avesse capito qualcosa che il ragazzo dai capelli scuri non aveva mai detto.
"Non è proprio un appuntamento, io..." protestò in fretta, capendo il fraintendimento. "Non è che Sora e io siamo... beh... Non sarai d'intralcio, ti ho appena invitato!"
Con suo grande sollievo, Yamato fece cadere il discorso, non costringendo Taichi ad addurre scuse di nuovo. In compenso, abbassò lo sguardo per qualche secondo, perso nei suoi pensieri: si chiese se avrebbe mai accettato di aprirsi al mondo che li circondava.
"Non sono molto socievole" lo avvertì.
Taichi rise di nuovo, e gli porse la mano. "Secondo te a cosa serve la mia presenza?" scherzò. "Non ho problemi con questo."
Yamato esitò ancora; poi, prese incerto la mano che lui gli tendeva, e sorrise lievemente. "Ti ringrazio."
"Figurati. Ci conviene sbrigarci, però" rispose allegramente lui, avviandosi verso il gruppo dei quattro ragazzi per avvisarli della loro decisione. Aveva come l'impressione che ora non fosse solo sua sorella ad avere intrapreso un nuovo sentiero nella sua vita: ora aveva qualcuno che contava su di lui per aprirsi di più alla vita, e non si sarebbe mai tirato indietro.
Ora capiva, Taichi. Capiva che le scelte di un giorno potevano cambiare il corso di un'intera esistenza. E Hikari non era l'unica ad avere capito come fare.
Quel giorno, aveva trovato un amico, con cui sentiva di poter andare d'accordo, nonostante la differenza di carattere.
E chi poteva sapere quanto la vita avrebbe dato loro in più, dopo un gesto, una frase, una decisione, un sorriso?
Chi poteva sapere se la vita avrebbe mai smesso di donare gioie nel dolore, e sogni nella disperazione?


  
E' passato quasi un anno da quando ho iniziato a scrivere questa storia... E finalmente, quando l'estate si avvicina e tutto ritorna come un anno fa, sono riuscita a mettere la parola "fine" a questa tanto sudata ff! Ho passato questo anno a cercare di capire come fare per scrivere quello che sentivo senza ripetermi mai, a sforzarmi di soddisfare i miei lettori, a cancellare capitoli interi, alle volte, per impegnarmi di più in un secondo momento... Ci ho messo davvero tutto il mio impegno, e spero che la mia fatica sia servita a qualcosa!
E come lasciare la mia storia senza un meritato lieto fine? Ho sempre pensato che non esista un preciso momento in cui tutto termina, di punto in bianco, e ho preferito lasciare il finale a interpretazione libera... Ognuno dei protagonisti ha ottenuto i mezzi per trovare la propria felicità: che sia un sogno realizzato, un sentimento scoperto solo dopo aver creduto di conoscerlo, una persona capace di guardare oltre le apparenze e ammirare ciò che vede e una che sappia ridare il sorriso alle giornate di tetra pioggia, o solo un fratello da amare... Dopo tanto soffrire, è un bene riscoprire la vera felicità nelle piccole cose, in serenità quotidiane, ed è proprio questo che il mio epilogo voleva mettere in risalto.
Ma come dimenticare i momenti di sconforto, dove avrei volentieri rinunciato a tutto il mio lavoro? So che ciò che mi ha spronato a continuare sono state le opinioni che i miei lettori fidati mi hanno lasciato, e non posso fare a meno di pensare che senza non avrei continuato, fino alla fine!! Non credo di poter ringraziare abbastanza quelle persone che hanno seguito, gioito, sofferto almeno un po' con i personaggi della mia storia: avete davvero fatto tantissimo, sul serio!! E' anche a voi che dedico l'epilogo di questa ff, insieme a tutte le persone che mi hanno seguito e incoraggiato dietro le quinte! In particolar modo... Rob, questa è anche per te! Ti voglio bene, mia lettrice n.1!! ^^ Chissà cosa avrei fatto senza i tuoi consigli e le tue correzioni!!
Ringrazio Shine, sempre pronta a chiedermi impaziente la data del prossimo aggiornamento, assurdamente felice ogni volta che leggeva e mi parlava delle sue impressioni personali, assurdamente fanatica per Ken e Yamato (XD) e per le coppie di questa ff! Ti assicuro che il tuo sostegno mi è stato molto utile, e parlo soprattutto di quelle volte in cui minacciavo di non voler scrivere più per assenza di ispirazione... Sono io a ringraziare te e non il contrario, anche perché so che le storie troppo semplici non ti sono mai piaciute, e invece sei riuscita a trovare del buono anche in questa storia, spronandomi e incoraggiandomi in tutti i modi possibili!! Ti voglio bene, e ti ringrazio sentitamente per tutto ciò che hai fatto e che fai per me!
Come non citare Mystery Anakin? Non ho scordato quanto hai fatto per leggere e commentare la mia storia, anche se di questo mondo non te ne intendi... So che è stato uno sforzo in più, e proprio per questo ti ringrazio tanto! Tu eri con me quando l'ho iniziata, ricordi? Sei stato il mio secondo lettore in anteprima, dopo Rob, e mi hai dato pareri e commenti che mi hanno spinto a continuare quando avevo scritto pochissimi capitoli! Grazie tantissime, e spero che mi seguirai le prossime volte (sperando non su Digimon, eh? XDXD) Ti voglio bene!
A Suzuna
un grande ringraziamento, per l'esuberanza nei commenti e l'entusiasmo per la Takari (e per Takeru ^^) , per gli incoraggiamenti e i tanti complimenti, e per la costanza nel recensire o seguire in genere! Il tuo è stato un aiuto importante, perché mi hai dato obiettivi precisi da raggiungere e un grado a cui arrivare: mi sono costantemente messa in discussione, ed è stato molto utile e costruttivo! Alla fine di questa storia, mi dispiace solamente di non poter continuare a migliorarmi con i tuoi commenti, o di non sentirmi più rincuorata da quello che pensi di me e del mio modo di scrivere!! Ma spero di ritrovarti in futuro, o di leggere qualcosa scritta anche da te! Grazie davvero tanto, spero che questo epilogo in cambio del tuo sostegno sia un modo sufficiente di ricambiarti!! Alla prossima!
Infine, Dena, da cui ho ricevuto spesso scuse per essersi dimenticata di recensire... Posso assicurarti che le volte in cui non ho letto commenti non sono importanti, vista la soddisfazione che mi hai dato con tue recensioni positive... Ti ringrazio molto, e sono felice di averti soddisfatto in quello che ho fatto, e che il mio sforzo sia servito anche a interessarti a questa storia! Come sopra, spero davvero di ritrovarti in eventuali altri lavori (di cui ho già qualche idea), o di leggere alcuni tuoi ! Sarei davvero contenta se andasse così... Grazie sul serio, e alla prossima! :)
Vorrei ringraziare anche chi ha recensito alcuni miei capitoli, anche se non è riuscito ad arrivare fino alla fine: Ice_Princes, ladystorm94, li_l, HikariKanna, Roe! Anche se in pochi capitoli, i vostri pareri mi hanno fatto piacere, e vi ringrazio davvero tanto! Oltre a loro, anche tutti quelli che hanno inserito questa fanfic tra i preferiti: non sapete che piacere mi avete fatto! Sono sinceramente felicissima! **
E qui si conclude la mia storia... Un abbraccio a tutti quelli che hanno seguito e apprezzato, e spero di rivedervi alla prossima! :)
Padme Undomiel
   
 
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