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Autore: _MartyK_    25/10/2016    1 recensioni
Seoul, Corea del Sud. Anno 2110. Sei ragazzi alieni sbarcano sulla terra con un solo obbiettivo: uccidere gli ibridi nati da relazioni scandalose tra gli umani e i loro predecessori.
Alex e Jungkook sono studenti modello, i classici secchioni del liceo. Tormentati dai bulli, trovano conforto nella cultura e nelle materie scientifiche.
Come s'incroceranno i loro destini?
Dal capitolo 1:
Aveva fame, non di carne umana. Non stavolta.
Aveva fame di complimenti, di adorazione, gli sarebbe piaciuto avere una folla personale di fans. Perchè lui era il migliore, il più bello, il più tenace, possedeva quella marcia in più che nemmeno gli altri cinque messi insieme sarebbero riusciti a raggiungere.
Come avrebbe ucciso gli ibridi? Semplice, partendo dall'interno. No, non dal cuore, ma dai sentimenti.
Gli umani: esseri così patetici da rispondere a qualsiasi questione con cose del tipo 'segui il tuo cuore'. Lui i cuori li divorava.
E avrebbe divorato anche quello della ragazza che aveva appena sfiorato la sua spalla, probabilmente impegnata a dirigersi verso la sua classe. Gli bastò un'occhiata in volto per identificarla con nome e cognome.
Alex Park, la secchiona della 3C.
[Tipo di coppia: Het. Accenni di YoonKook]
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Erano le quattro del pomeriggio e i sei ragazzi erano appena usciti da scuola.
Sebbene avessero un'intelligenza fuori dal comune, erano stati talmente sbadati da dimenticare di trovarsi un alloggio in cui stare per un po'.
Seoul non era molto bella d'inverno, il tempo metteva sempre quella strana malinconia nel cuore, come se stesse per scoppiare l'Apocalisse da un momento all'altro.
E in effetti era così. Prima o poi si sarebbe messo a piovere.
Namjoon portò le braccia dietro la testa, rivolgendo lo sguardo al cielo. I compagni lo imitarono.

- Cosa c'è hyung?- mormorò Jimin, guardandolo di sottecchi.

- Niente, questo posto fa schifo- borbottò l'altro infastidito, per poi prendere a camminare senza una meta precisa.
Un paio di minuti dopo si fecero vive le prime gocce di pioggia, che andarono a bagnare i loro volti.
Yoongi si scompigliò i capelli e sbuffò: non avevano nulla con cui proteggersi. Le gocce erano sempre più numerose e sempre più violente, se la prima si era posata delicatamente - quasi come fosse il fruscio della brezza marina - sulla guancia della testa azzurra, le altre non erano dello stesso avviso.
In poco tempo scoppiò un vero e proprio temporale e i giovani furono costretti a trovare riparo in qualche vicolo cieco.
Taehyung ne approfittò per far sapere alla sua combriccola che aveva un certo languorino allo stomaco. Dei sorrisi maliziosamente malvagi si dipinsero sui volti dei suoi amici che, non curandosi minimamente della pioggia incessante, sgattaiolarono via dal rifugio alla ricerca di carne umana.
Per loro fortuna le auto non erano le sole cose che circolavano in città, esistevano anche passanti imbacuccati dalla testa ai piedi con tanto di ombrello a proteggerli dal brutto tempo. Non ci misero molto a sfoggiare finti sorrisi e a recitare la parte di quelli appena arrivati.
Come di routine, li condussero in posti cupi e appartati, per poi dare il via al rituale.
Più addentavano carne, più la fame era crescente; più divoravano cuori, più volevano andare oltre.
Nella foga si erano pure levati i cappotti e le sciarpe, lasciando così allo scoperto il loro vero aspetto. La carnagione era pallida, cadaverica e i vestiti tutti rovinati a causa della precedente esplosione.
Ma a sorprendere i malcapitati non era il loro aspetto simile a quello dei vampiri della televisione, quanto i loro occhi di ghiaccio, inespressivi al massimo.
E anzi, cambiavano colore a seconda delle emozioni e delle sensazioni che provavano. Ad esempio, diventavano rosso fuoco quando era ora di mangiare.



Il macabro buffet venne interrotto dall'arrivo dei poliziotti, le cui auto emettevano un lamento decisamente assordante. Gli alieni erano sensibili agli ultrasuoni in generale e ciò non poteva far altro che metterli in difficoltà.
Vennero accerchiati con aria minacciosa e si sentirono urlare un pauroso 'mani in alto!'.
Hoseok mollò a terra il cadavere di un uomo e alzò le mani in segno di resa, scrollando le spalle con nonchalance. Si era accorto che era tutta una farsa, in realtà quegli idioti se la stavano facendo addosso dalla fifa.

- Non è giusto, io voglio divertirmi ancora un po'- borbottò con finta disapprovazione Taehyung. Jin gli sibilò un 'ma che cazzo stai facendo?' e lui ammiccò nella sua direzione.
Mosse un passo verso gli uomini e uno di loro prontamente sparò.
Il proiettile penetrò velocemente la parte destra del suo addome, la scena era così patetica che il moro la visse quasi a rallentatore.
Quel piccolo aggeggio s'infiltrò al suo interno, bruciava, ma non abbastanza da farlo accasciare a terra privo di vita. Altro passo verso di loro, altro sparo.
Stavolta all'altezza del cuore.
Già, ma lui non aveva un cuore. Monitorava il proprio corpo con il cervello. L'ordine, la tecnologia e la razionalità erano i principi su cui si basava la sua esistenza.
Dei sentimenti chissenefrega.
Continuò ad avanzare, barcollante, ma ancora forte. Del sangue fuoriusciva dai fori che gli avevano procurato e questo non gliel'avrebbe mai perdonato.
I suoi amici non facevano nulla, aspettavano un suo segnale. Segnale che arrivò nel momento in cui Tae inarcò le labbra in un sorriso strafottente.
Prese un uomo per il colletto della camicia e avvicinò pericolosamente il suo viso a quello dell'altro.

- Non sai ancora di cosa sono capace- sussurrò al suo orecchio.
Prima che quello potesse proferire parola o che gli altri potessero correre in suo aiuto, i ragazzi si fiondarono addosso come uno tsunami in preda alla collera della natura. Namjoon aveva una tale potenza da riuscire a staccare la testa di un tizio con la sola forza delle braccia. Inutile dire che è impossibile descrivere ciò che si prova nel subire una cosa del genere, probabilmente si muore all'istante.
Gli altri si limitarono a ficcare le mani nel petto dei poveretti e ad estrarre i cuori palpitanti, squarciando e sfigurando appieno i loro corpi.
Una volta terminato il lavoro, si pulirono leccandosi le mani insanguinate e lanciarono sguardi minacciosi a chiunque li guardava con timore.
Avrebbero dovuto spremere le meningi per trovare dei buoni nascondigli, intanto si erano risparmiati la cena.
Non sapevano però di essere stati adocchiati dalla loro preda numero uno: Alex.








* * *









La notte era giunta, le stelle erano alte nel cielo e la luna piena dominava sul paesaggio in tutto il suo splendore.
Alex non riusciva a prendere sonno, le cose che aveva visto erano troppo anche per la sua mente. Non le avrebbe metabolizzate in fretta.
Si tirò le coperte fino in testa e si nascose sotto il letto, chiudendo gli occhi in modo forzato.
Le immagini scorrevano insistenti davanti ai suoi occhi, un po' come se stesse vedendo un film in 3D.
Taehyung, il suo compagno di banco, quello di poche parole, che sopravvive a proiettili sparati a raffica. Per non parlare di quelli che aveva soprannominato 'guardie del corpo', che se ne stavano lì impalati a gustarsi la scena.
Dopo un po' non ce la fece più e corse via, non ebbe voglia di vedere il resto, non era pronta.
Aprì gli occhi di scatto e dischiuse la bocca in un gemito muto. Il respiro era affannato e irregolare.
Tirò la testa fuori dalle coperte per prendere aria e cercò di calmarsi pensando alla perfezione della matematica, al fascino della fisica e alle parole che Seneca disse ad un suo allievo: non lasciarti sfuggire un'ora sola.
E così fu. Non perse tempo e crollò nel mondo dei sogni, lì dove ogni cosa era bella, tranquilla e felice.


Due ore dopo essersi addormentata incominciò a sentirsi strana, incominciò il suo inferno.

Si trovava sul tetto di un grattacielo, l'aria era gelida e il vento le scompigliava i capelli. Soffriva di vertigini, non seppe neanche perchè si sporse così tanto da perdere l'equilibrio e cadere giù.
L'ultima cosa che vide fu Taehyung che comparì dal nulla, la sua mano tesa verso di lei e un sorriso candido sul suo volto.
Urlò e si dimenò come poteva, era pur sempre sospesa nel vuoto. Urlò il suo nome fino a sgolarsi, fino a ridurre la sua voce ad un impercettibile lamento.
Vedeva le finestre del grattacielo scorrere verso l'alto, segno che stava precipitando.
Pianse tanto, si disse che non poteva fare una fine del genere, era ancora troppo giovane.
Pregò che l'impatto col suolo fosse meno doloroso possibile, ma ciò non avvenne.
I lineamenti dolci, le labbra schiuse in modo da mostrare i denti e gli occhi dalla forma allungata erano le uniche cose che circondavano quel posto.

Taehyung era l'unico ad infestare la sua mente.

Si svegliò di soprassalto e si passò una mano sulla fronte sudata, nel tentativo di asciugarla.
Accese l'abatjour sul comodino e si posizionò di fronte all'unico specchio presente nella sua cameretta.
Voltò il viso prima da un lato e poi dall'altro, notando il cambiamento di colore degli occhi. Non erano mai stati così fluorescenti, nitidi.
Poteva vedere benissimo delle macchie bluastre vicino alle pupille, mentre il resto delle iridi era azzurro.
Deglutì a vuoto e si mise a letto ancora frastornata dalla sua immagine.
Ti aiuterò io, si sentì sussurrare. Se fosse successo in un altro momento si sarebbe chiesta chi fosse stato a parlare, ma ora era troppo stanca per farlo.

Il suo era un sonno innocente.








* * *









A scuola procedeva tutto normalmente: i professori spiegavano e lei ascoltava ininterrottamente, il tutto sotto gli occhi vispi e curiosi di Taehyung.
Si era accorta che irrompeva nell'istituto assieme agli altri cinque tutto imbacuccato, lo faceva dal giorno dello scontro con la polizia.
Evidentemente non voleva essere riconosciuto.
A volte si beccava domande fin troppo personali e riusciva ad eluderle facendo riferimento alle lezioni. Essere secchiona aveva i suoi vantaggi.
O forse no.
Durante la ricreazione ebbe voglia di uscire fuori a fare quattro passi e il suo compagno di banco si offrì di accompagnarla.
Ancora non si spiegava come mai riceveva tutte quelle attenzioni, ma poco importava. Scrollò le spalle e annuì.
Il suo cuore perse un battito quando si sentì prendere sotto braccio dal ragazzo.
Arrossì all'inverosimile e sgranò gli occhi, Taehyung fece finta di ridere soddisfatto. In realtà la sua era una risata beffarda, il suo piano stava andando a meraviglia. Percepire le forti emozioni che Alex provava non poteva far altro che aumentare il suo già elevato egocentrismo.
Sapeva di esserle andato in sogno, lo aveva fatto di proposito. E sapeva anche di essere il fulcro dei suoi pensieri.
Beh, forse non proprio, ma si stava avvicinando.


La sua euforia si spense quando si ritrovò di fronte ad un attacco a Jungkook da parte dei soliti bulli. Dov'è che erano gli altri tre quando servivano?
Restò impassibile al suo posto, Alex fece qualcosa che non si aspettò di vedere.
Scansò quei tizi grandi due volte più di lei e si bloccò alla vista di quel poveretto col volto insanguinato e bagnato dalle lacrime.
Cedette e s'inginocchiò di fronte a lui, accarezzandogli il volto. Tae fece per intervenire, ma venne bloccato da Jimin.

- Non farlo, vediamo che succede- consigliò.

- Cosa vuoi che succeda?! Devo fermar...- il castano venne nuovamente bloccato dal compagno, che si mise l'indice sulle labbra.
Alex sorrideva rassicurante al corvino, gli stava anche parlando ma non riuscì a capire cosa si dissero.




- Come ti chiami?- fece lei, passando una mano sulla sua guancia. Il ragazzo si perse nel suo tocco, chiudendo gli occhi e assaporandolo appieno, come se prima o poi si dimenticasse della bellissima sensazione di vuoto che torturava il suo addome.

- J-Jeon Jungkook, tu?- balbettò insicuro.

- Alex Park, perchè quelli ce l'hanno con te?- continuò l'altra cocciuta. Vide il ragazzo scrollare le spalle, indifferente. Si limitò a non rispondere.
Lei poggiò le mani sulle sue ginocchia e si tirò su, tendendo la mano a Jungkook.
Per un attimo, un solo attimo subì uno scherzo del destino. Tutto era buio attorno a loro ed era appena diventata fredda e apatica come Taehyung nel suo sogno.
Un flashback. Uno stupido flashback che venne interrotto dal tocco della mano di lui che afferrava la sua.
Sussultò leggermente e trattenne il respiro, poi lo guardò meglio in volto. Togliendo tutto quel sangue era carino.
Si diressero verso il bagno, ignorando bellamente Taehyung e gli altri tre.
C'era qualcosa che non andava, non aveva mai visto Alex così spavalda da quando aveva messo piede sul suolo terrestre. Perchè lo stava aiutando?
I Bangtan Sonyeondan non avevano ancora fatto i conti con le conseguenze dell'incontro dei due ibridi.
Quello era soltanto un assaggio.


***
Annyeong genteee!! Finalmente (seh come no) ho pubblicato il terzo capitolo xD vi avviso dicendovi che avete a che fare con una tipa il cui cervello è una fontana di idee, per cui prima o poi posterò una nuova fanfiction :) intanto sorbitevi sta roba XDXD ringrazio tantissimissimo i lettori silenziosi, le persone che hanno inserito le storie tra le preferite/seguite e insomma TUTTI. Mi rendete felice <3 scappo via, bacioniiii _MartyK_ <3
   
 
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