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Autore: NightWatcher96    25/10/2016    2 recensioni
Mikey è scomparso misteriosamente e niente è come un tempo ma tutto cambia con l'arrivo di un cucciolo di tartaruga così grazioso che rimpiazzerà il secondo del Team B.
Tutto raccontato dai membri della famiglia.
Genere: Avventura, Azione, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: April O'Neil, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Angolo dell'Autrice

E finalmente aggiorno con la terza parte del capitolo. Guai, guai e guai. E mentre mi arrovello il cervello (?) per il proseguimento, abbraccio di cuore tutte le mie lettrici più affezionate! Enjoy!



Chapter 5: Evil Hand (Part III)

Non avevo cenato con la mia famiglia quella stessa sera, né un saluto per augurare la buona notte, solo un silenzio e sguardi così taglienti che avrebbero potuto uccidere. Ero così frustrato, incazzato e addolorato da tutto ciò che era accaduto in tutto questo tempo che cominciavo a soffocare nella tana; inoltre, il macigno che gravava sul petto mi martellava la testa con un pensiero che non riuscivo a decifrare.
Guardavo e riguardavo la mia piccola tartarughina appisolata sul cuscino, che avevo docilmente coperto con una mia vecchia sciarpa di lana, e il batticuore per l'ignoto ricominciava, come se il mio malessere, anzi, la mia ansia, proveniva da lei.

Sospirai, deglutendo un groppo che serrava la mia gola e mi avvicinai. Mikey era così carino mentre dormiva tranquillo, su un fianco, con le zampette anteriori ciondolanti e le altre appoggiate sulla stoffa. Il semplice ricordare del danno che aveva provocato Donatello mi mandò nuovamente in bestia.

"Mikey, tu non sei un peso per me. Gli altri non comprendono. Hanno paura di affezionarsi"- sussurrai, mentre con un dito l'accarezzavo. "Hai un posto speciale nel mio cuore. Loro non sanno un bel niente".

Il mio trovatello ebbe un fremito, sbadigliò a bocca spalancata e si stiracchiò, guardandomi con i suoi splendenti occhioni. Un sorriso accennato appena mi scaldò il cuore e guaì a bassa voce.  Non era la stessa forza frizzante di quando l'avevo trovato nelle fognature.

"Ehi, che c'è?"- chiesi apprensivo, avvicinandomi ancora di più. Mikey sembrava piuttosto letargico, senza la forza per muoversi. "Mi sembri malandato. Ti fa male la zampetta?".

Mikey annuì piano e richiuse gli occhi nuovamente. Un'idea mi illuminò: forse aveva fame.

"Ti va qualcosa da mangiare?"- formulai. "C'è qualche foglia di insalata, della pizza, qualcosa... non so...".

La tartarughina guaì piano nuovamente. Mi stava preoccupando un po’ troppo ma ero deciso a capirci di più. Dandogli un sorriso luminoso, mi precipitai in cucina alla ricerca di qualcosa da mangiare.
Quando avevo Spike, mi bastava qualche fogliolina di insalata per sfamarlo ma qui Mikey era differente. Aveva divorato la pizza ma non sapevo effettivamente che altro amava mangiare. E così avvolto nei miei pensieri non mi resi conto di una luce filtrante dalla cucina.

Quando riconobbi Donatello, alle prese con un bicchiere di succo di pera, il mio volto divenne improvvisamente privo di espressioni. Stoico.  Ardeva ancora la rabbia che covavo verso di lui, i ricordi recenti dolevano nel petto. Per nulla al mondo lo avrei perdonato facilmente.

Senza degnarlo di una sola occhiata, mi avvicinai alla credenza, alla ricerca di qualcosa da mangiare, dato che Don aveva occupato il frigorifero. C'erano dei biscotti, qualche croccantino commestibile, dei cracker... nulla di effettivamente nutriente per il mio amico.

Neanche nei mobili della cucina. Solo olio, qualche scatola di legumi e della pasta... e il che ciò mi riportava a ricordi felici dove Mikey cucinava. Il nostro piccolo cuoco. Con la coda dell'occhio notai un piatto con dell'insalata, tonno, mais e pomodoro che aveva portato April. Forse per Mikey poteva andar bene: dopotutto, non era un cucciolo ordinario.

Donatello ancora non si era spostato dal frigo, anzi, mi guardava timorosamente ma anche con uno sguardo assai determinato. Voleva parlare con me ma io non volevo affatto. Non ero sicuro di poter tenere sotto freno la mia rabbia.

"Come sta Mikey?"- domandò.

Socchiusi maggiormente gli occhi e non gli risposi, ignorandolo deliberatamente. Donatello non si arrese e si piantò davanti al frigo, impedendomi di raggiungere il piatto scelto e filarmela in camera mia.

Ruggii pericolosamente ma ancora non parlai. Donnie non si ritrasse, invece, anzi, fece coraggiosamente un passo avanti e rimase impalato.

"So che probabilmente sei ancora incazzato con me e mi dispiace infinitamente ma ho bisogno di controllare e sapere come sta Mikey. La sua zampetta necessita cure e trattamenti ogni ora"- disse. Come unica risposta ottenne una dura scrollata di spalle verso la mano che me la stringeva e un nuovo ringhio. "Raph, per favore... non voglio il tuo silenzio...!".

Lo spinsi malamente di lato e finalmente presi il piatto, aggiungendoci la tazzina da caffè contenente del formaggio tagliato a cubetti. Mi infilai sotto un braccio una bottiglia d'acqua per me e del latte e lasciai Donatello solo al suo dolore.

Sentii dei sbuffi tipici di chi era in procinto di piangere ma non me ne importai. Per la prima volta non mi sentivo in colpa.

"Ehi, Mikey, sono tornato"- sussurrai, una volta in camera mia. La tartarughina guaì lentamente ma non alzò la testa dal cuscino. "Come va? Ti vedo piuttosto malandato, lo sai? Io penso che tu abbia solo bisogno di mangiare qualcosa". Gli spinsi sotto il naso un pezzetto di formaggio e lui ne mangiò un pochino ma al prossimo girò la testa lontano e guaì con aria infelice.

Un feroce batticuore batté contro lo sterno: avevo tanta paura per le sue condizioni rivolte al peggio e la letargia che mi stava mostrando non prometteva nulla di buono.

"Prova con del tonno e insalata... è davvero buono"- continuai, con mano tremante. Mikey sollevò la testolina solo per leccarmi affettuosamente il pollice. "Bevi almeno un po' d'acqua..."- gemetti, ma neanche stavolta ottenni un consenso.

Realizzai dolorosamente che quello stupido di Donnie avesse pienamente ragione, in cucina, circa il visionare attentamente Mikey e a malincuore, mettendo doverosamente a parte l'orgoglio, mi convinsi a cercare il suo aiuto.

"Tieni duro..."- sussurrai, accarezzandogli la testolina. "Maledizione, se sei freddo!".

In fretta, raccolsi l'intero cuscino e mi precipitai immediatamente verso la cucina, sperando di trovarci nuovamente Donatello... invece mi accolse solo il buio. Stavo lasciandomi avvolgere dall'ansia e dalle paure più vivide, legate al peggioramento ingente del mio piccolo amico letargico e non sapevo proprio cosa fare.
Mentre mi muovevo rapido nel resto del corridoio, mi scontrai dolorosamente contro quello che rivelò essere il maestro Splinter.

"Raphael, cosa ti inquieta tanto, figlio mio?"- domandò, accendendo la luce. Gli mostrai Mikey e mi meravigliai di notare un flash di dolore nei suoi occhi. "Vieni, andiamo subito da Donatello".

Mio fratello fece un leggerissimo sorriso quando mi vide "nella sua casa" ma automaticamente morì nel vedermi lontano e soprattutto distaccato. Il maestro ci osservò e comprese che avrebbe dovuto dire lui qualcosa.

"Donatello, abbiamo un problema con il nostro piccolo amico"- spiegò, afferrando piano il cuscino dalle mie mani per offrirglielo. Don fece per raccoglierlo con foga quando ruggii adirato.

"Non gli farò del male... fidati..."- sussurrò, appoggiando il fagotto sul banco da lavoro con alcuni pc. Attaccò un filo con una ventosa sul guscio di Mikey e un altro sui piastroni, passando subito ad armeggiare con il suo pc. "Dunque...".

Il nervosismo non cessava di martellarmi la testa e il mio respiro cominciava a crescere incostante. La mia mente era annebbiata, davanti ai miei occhi tutto sembrava più offuscato e le tempie mi pulsavano di dolore.

"Andrà tutto bene, Raphael"- sentii mormorare a malapena dal sensei. Lo guardai stralunato ma negai. "Hai bisogno di calmarti un po' e prendere un respiro profondo. Vuoi un po' d'acqua?".

Negai lentamente, tornando a fissare la mia tartarughina che non combatteva nemmeno contro Donnie con tutti i suoi tocchi. Mi faceva male il cuore vederla in quello stato.

Improvvisamente Donatello si raddrizzò e sospirò pesantemente. "Mikey è in letargia. Sinceramente non so da cosa dipenda questa cosa ma so per certo che generalmente questo stato si verifica nei cuccioli che hanno subito dei traumi o dei blocchi intestinali. I sintomi sono inappetenza, letargia e nessun segno di miglioria, costante sensazione di dormiveglia. Questo anticipa la morte".

"E' COLPA TUA!"- urlai a pieni polmoni. "Mikey sta male perché lo hai fatto cadere in terra!".

"No, te lo posso assicurare! L'ho scansionato con il mio sistema a raggi-x e non sono risultate fratture celebrali o danni agli organi di nessun tipo! Eccetto la zampetta... ma nulla di più!"- replicò Donatello, cercando di contenere la paura per mia rabbia accecante. "Io lo definirei uno stato di profonda crisi...".

"E da cosa sarebbe scaturita?"- chiese una voce alle nostre spalle. Fearless Leader Leonardo era proprio lì, con la stampella sotto l'ascella e l'aria preoccupata.

"Non so. Mikey mi sembra piuttosto infelice...".

Il sensei, a quel punto, si lisciò la barba con fare pensieroso: si era accorto prima di tutti noi dell'enorme empatia della tartarughina e della sua grande somiglianza al nostro fratellino. Probabilmente era accaduto qualcosa durante la sua permanenza qui alla tana che l'aveva condotta in quello stato moribondo.

"Mikey è molto freddo... non mi piace. Dobbiamo aiutarlo a mangiare pasti caldi, acqua tiepida con tre gocce di essenza di camomilla per evacuare più spesso e dargli opportunamente del latte che non sia di mucca. Opterei per lo stesso latte in polvere che si danno ai trovatelli tipo gattini o cagnolini. Oppure latte di capra"- continuò Donatello, sistemando meglio la sciarpa sul corpicino di Mikey.

"Me ne prenderò cura personalmente"- mormorai a denti stretti.

"Raphael, posso chiederti di poter tenere per qualche minuto la tua piccola amica con me? Ho bisogno di capire alcune cose"- chiese improvvisamente il sensei, con un leggero sorriso sincero. Potei solo annuire stordito e seguire con lo sguardo il prelievo di Mikey e l'uscita dal laboratorio.

Rimasti da soli, pensai bene di uscire letteralmente dalla tana. Ero preoccupato per Mikey, sì, ma avevo bisogno di trovare il mio fratellino adorato.

"Dove vai?"- chiese Leonardo, con voce autoritaria. "Fra poco sarà l'alba e non è prudente esporsi in superficie".

Non replicai e a pugni stretti marciai fuori il laboratorio. Non avevo voglia di stare a sentire i miei fratelli: avevo solo bisogno di stare da solo...
 


Ero sul terrazzo di un edificio evacuato.
Avevo sentito dell'alta concentrazione di radioattività causata da un'esplosione mesi prima e del disagio causato a numerosissime famiglie ora chissà dove.
L'aria era fredda contro il mio corpo ancora caldo di rabbia e le nuvole minacciose in cielo lasciavano presagire un nuovo temporale, di quelli abbastanza violenti dove la pioggia non si sarebbe fermata tanto presto.
Restare da solo, come avevo sperato, non mi stava aiutando. Anzi, senza nessuno a tenermi occupato di mente, pensavo e ripensavo a tutto ciò che era accaduto nelle nostre vite, lasciando un segno indelebile.

-Mikey, dove sarai?- pensai amareggiato. Uno schizzo di pioggia mi raggiunse il cuoio capelluto: la pioggia cominciava a cadere leggera. "Vedrai, ti troverò e ti riporterò a casa, te lo prometto".

Mentre le prime gocce di pioggia cadevano, anche le mie lacrime lasciarono i miei occhi stanchi della mia stessa vita... e fu allora che catturai un movimento con la coda dell'occhio. Nel cielo, a debita distanza da me, un fascio di luce dorata stava svanendo lentamente. Era un portale senza ombra di dubbio di medie dimensioni ma completamente differente da quello dei Kraang.

"Guai"- ironizzai per lo più a me stesso. Ignorando deliberatamente la pioggia che cadeva tutt'intorno sempre più fitta, mi avvicinai in modalità Ninja Stealth verso la fonte luminosa.

Balzai su un paio di condizionatori d'aria, mi catapultai con alcuni fili dell'alta tensione ormai inagibili, superai tre gole di tre edifici inagibili e mi catapultai su uno spazio di cemento destinato al parcheggio di elicotteri.
Spalancai gli occhi: dentro quel portale intravidi chiaramente Neutralizer ma non sembrava in perfetta forma. Il suo corpo era sollevato nel vuoto dorato, verso l'esterno e violente scariche elettriche attraversavano continuamente il suo corpo, come delle catene. Le sue urla erano strazianti e soffriva atrocemente.

"Guarda, guarda! Come ci sei finito in quella ragnatela fulminante?"- schernii, brandendo automaticamente i Sai.

Neutralizer mi guardò con furente rabbia ma sogghignò, malgrado il dolore. "Sei capitato giusto in tempo per morire. Dì le tue ultime preghiere, tartaruga!".

"Frase scontata! Mi dispiace per te, ma non morirò oggi né per mano tua"- fu la mia rapida risposta.

Neutralizer allargò un sorriso pericoloso e dolorosamente sollevò il braccio destro: un fascio bianco-viola crebbe come una sfera dal suo palmo e un potere gelido e caldo come il sole si convogliò in una violenta scarica elettrica dalla punta dorata. Io ero il suo bersaglio: ebbi solo il tempo razionale di scansarmi velocemente con un salto e una capriola verso nord ovest, prima di rendermi conto di essere in trappola.

Dov'ero atterrato inizialmente era un alto edificio che sorgeva in mezzo ad altri decisamente più bassi, a livello di ospedali e supermercati. Non avevo vie di fuga, eccetto un traliccio dove avrei potuto arrampicarmi, spiccare un volo nel vuoto e afferrare una bandiera americana che sventolava nel vento della tempesta.

Mi ero lasciato battere già sul terreno, dannazione!

"La tartaruga non può sfuggire, a quanto vedo. Ho fatto fuori il tuo ex-animale domestico senza questo potere, adesso farò lo stesso con te e al contempo vedrò che capacità ho acquisito!"- esalò Neutralizer, mentre i suoi occhi si scurivano completamente di nero.

I miei occhi si spalancarono quando mi resi conto che era di Slash che parlava. "Che cosa gli hai fatto, maledetto?!"- urlai, rialzandomi in piedi con i Sai ben stretti.

"Non ha voluto seguirmi. Anzi, si è impicciato un po' troppo e ha pagato per la sua stupidità"- rise Neutralizer, mentre muoveva una mano e alle sue spalle il portale si chiudeva. Atterrò silenziosamente davanti al mio cospetto guardandomi con furia ceca. "Non sai quanto ho desiderato vedere te e la tua assurda famiglia morire...!".

Guardai disperatamente il traliccio alle mie spalle. Potevo raggiungerlo e svanire, malgrado scappare non mi entusiasmasse troppo.

Neutralizer mi sferrò una nuova ondata elettrica e per un pelo la evitai incurvandomi pericolosamente all'indietro ma così facendo il nemico mi colse di sorpresa e mi colpì con una violenta tallonata sulla vecchia frastagliata rottura del mio piastrone. Guaii di dolore e caddi ruzzolando nel cemento.

-Devo andarmene... o questo pazzo mi eliminerà...!- pensai, rialzandomi in piedi. Nella mia cintura avevo delle bome fumogene.

"Il tuo fratellino"- mormorò vagamente Neutralizer. "...non ha più bisogno di essere cercato. E' all'altro mondo".

"STA ZITTO! STUPIDAGGINI!"- urlai, non volendo sentire.

"Il plutonio che scorre in me mi rende un Dio. Posseggo il potere della veggenza. Il tuo fratellino è stato ucciso tre settimane fa da una discreta iniezione di plutonio nelle segrete umane che voi chiamate laboratori di genetica, per ordine della Federazione Protezione Terra"- continuò Neutralizer, con voce letale. "Un essere umano ha goduto nel vederlo morire atrocemente. E' un uomo senza scrupoli. Da secoli cambia il suo corpo per non lasciare questo mondo. Il tuo fratellino è stata un'ottima cavia per lui ma ora desidera un nuovo giocattolo".

I miei Sai piombarono sul cemento: lo shock mi aveva pietrificato. A nord-est c'era davvero un edificio che aveva dei nessi con l'FBI ed era costantemente finanziato dal Presidente. Neutralizer inclinò il capo verso sinistra senza smettere di sogghignare.

"Fa male, non è così?"- disse.

"P-perché me lo hai detto?"- mormorai, tremante.

"Per vederti distruggere pezzo per pezzo. So quanto ci tenessi al tuo sporco fratellino e dirti effettivamente ciò che avresti scoperto in due settimane mi ha entusiasmato. Avevo anche già previsto questo tuo shock"- rispose malignamente Neutralizer. "Puoi scegliere di morire qui o implodere. Come preferisci. A te la scelta".

Senza Mikey... che cos'ero?
Senza il mio fratellino... che speranze nutrivo per il futuro?
Senza il mio angelo custode... che significato aveva la vita stessa?

Chinai la testa e mi arresi senza neppure provare a combattere. Neutralizer sogghignò e mi puntò un dito contro.

"Un solo granello di plutonio e imploderai come una stella senza vita..."- sentii vagamente mormorare.

Improvvisamente, come una forza divina o magia, mi sentii sollevare come un supporto e una nuvola di fumo esplose fra me e Neutralizer. Quest'ultimo gridò violentemente, in preda al dolore vivido e il mio corpo si sollevò come se stessi volando.

"L'acqua e l'elettricità non vanno d'accordo..."- fu un sussurro. "...Raphie, non perdere la speranza...".

I miei occhi si spalancarono e mentre cadevo nel vuoto un sorriso crebbe sulle mie labbra. Mikey. Forse lo avrei rivisto non appena il mio corpo si sarebbe disfatto della mia anima spezzata.
E il buio mi rapì...
 
  
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