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Autore: Ashbear    12/05/2009    4 recensioni
[Rinoa e Squall, Quistis e Seifer] Si può fare sempre la scelta giusta, se ci viene data la possibilità di realizzare i nostri sogni tramite una semplice risposta: sì o no? Una bugia che cambierà per sempre una nazione, una settimana che cambierà per sempre la storia.
Attenzione: la traduzione è stata completamente rivista e corretta; attualmente, abbiamo aggiornato i primi 22 capitoli con la nuova traduzione, fatta sulla base dell'ultima versione della storia rilasciata dall'autrice originale.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quistis Trepe, Rinoa Heartilly, Seifer Almasy, Squall Leonheart
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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All the wisdom to lead,
All the courage that you need.
You will find when you see,
We are one.

--Simba (Return to Pride Rock)

CRIMSON LIES
scritto da Ashbear, tradotto da Erika, Shizuru117, Alessia Heartilly, Shu e Youffie
~ XXV. MILITANZA ~

"Il nome di nostra figlia." Squall rimase immobile, senza fiato.

Alex chiuse gli occhi, voltandosi. Voleva andarsene, ma sapeva che Squall l'avrebbe fermata. Per così tanto tempo, lei era stata l'unica con cui Rinoa poteva confidarsi, e ora era la persona che aveva tradito il suo segreto. Dirlo a Irvine e Zell era una cosa... ma dirlo a Squall era completamente diverso. Avrebbe dovuto essere Rinoa a dirglielo, e gliel'avrebbe detto... prima o poi.

Il tempo ora era un fattore irrivelante, bisognava gestire il problema di quel momento... nello specifico, l'uomo fulminato che stava immobile di fronte a lei. Forse, se lui avesse detto qualcosa... se avesse avuto una qualche reazione oltre ai commenti iniziali, e invece c'era completo silenzio... E il silenzio la stava uccidendo.

La mente di Squall correva al ritmo di migliaia di domande al secondo... come, quando, perché? Come aveva fatto a non accorgersene due anni prima, al Garden? Come aveva fatto a non accorgersene la prima volta che aveva visto Allison? Quando l'aveva scoperto Rinoa? Quando aveva intenzione di dirglielo? Perché...

Perché?

Perché, dopo tutto quello che avevano passato nelle loro brevi vite, il destino era stato così crudele? Che Hyne fosse un dio così malvagio da lasciar accadere una cosa simile? Perché il destino li aveva uniti - solo per separarli brutalmente?

E perché, perché Rinoa non glielo aveva detto...

Che la sua fiducia fosse persa e il suo spirito distrutto a tal punto da non potersi più fidare di lui? Il loro passato non aveva significato niente? Dubitava anche del suo amore per lui?

Lei lo aveva lasciato.

Non importava il motivo, o come erano andate le cose, i fatti rimanevano quelli: lei l'aveva fottutamente lasciato. Avrebbe dubitato della sua innocenza, se Rinoa fosse tornata dopo l'attacco? Possibile che avesse così poca fiducia in lui? Non lo aveva contattato dopo essere fuggita...

L'aveva aspettata, dannazione a lei, l'aveva aspettata... ma lei non c'era.

"Squall," lo pregò Alex. "Per favore, di' qualcosa."

"Dimmelo," rispose lui con una sorta di ruggito basso e roco. "Dimmi che Allison è mia figlia. Voglio sentirlo da te. Voglio sentire quelle parole."

Anche se il suo cuore non aveva certo bisogno di conferme, la sua mente logica le voleva. Ma fu la risposta che gli diede Alex che chiuse la questione, o qualsiasi dubbio che ancora rimaneva nella sua mente.

"Squall, non sono io a doverti dire quelle parole. Non posso. Per favore, parla con Rinoa."

"Hai dannatamente ragione. Credimi... le parlerò sicuramente. Come ha potuto?"

"Come ha potuto! Non osare dirle una cosa del genere. Dopo tutto quello che è successo, quello che ha passato... non osare farle del male in qualunque modo. Farà di tutto per proteggere Allison... se cominci a comportarti così, se ne andrà. Per quanto ti ami, e per tutti gli dei possibili, ti ama davvero, se ne andrà... non per ferirti, non perché lo vuole, solo perché è stata ferita troppe volte e non permetterà che Allison viva lo stesso inferno. So che adesso sei arrabbiato, ma non è cambiato nulla, Squall. Lei e Allison hanno bisogno di te come loro cavaliere... mente, corpo e spirito. Non dire cose che rimpiangeresti. È ancora volubile, non sai cosa le ha fatto passare Bennett... non potresti mai immaginarlo. Quattro giorni con te non possono far dissolvere i due anni di torture, ricordatelo."

Alex afferrò il piccolo anello di Griever che aveva al collo, tirando appena la catenina. Squall non disse nulla, fissò solo oltre lei, con gli occhi che non tradivano alcuna emozione.

"Per favore, Squall, se Ellione fosse qui ora vorrebbe che tu ti calmassi prima di parlare con Rinoa. Mettiti nei suoi panni, e pensa a cosa ha sopportato."

"Giusto... se Ellione fosse qui," replicò lui, tagliente. "Ma non c'è. E fidati, tu non sei affatto Ellione."

"Lo so," disse lei amaramente. "E tu non sei affatto Laguna, quindi non commettere i suoi errori."

*~*~*~*~*

Mentre calava la notte, la Lagunarock atterrò vicino al Garden di Balamb. Alex tornò alla zona dell'equipaggio, senza dire una parola a Rinoa di quello che era successo. La verità era che dovevano affrontare loro questa cosa, da soli.

Come avrebbero dovuto fare fin dall'inizio.

Quando l'aveva lasciato, Squall non aveva detto altre parole dopo l'ultimo commento. Le aveva voltato la schiena, e si era diretto dove Alex l'aveva trovato.

Rinoa era seduta su uno dei sedili, e fissava l'orizzonte lontano. Zell e Allison gattonavano insieme sul pavimento. Irvine era sceso dal ponte di comando, e ora guardava l'intenso nascondino a cui giocavano i due 'bambini' del gruppo. Alex si sedette accanto a Rinoa, guardando l'esperto di arti marziali che si muoveva intorno ai sedili, ma senza mai perdere di vista la bambina.

"Rinoa, sembra davvero che ci sappia fare," ammise Alex senza secondi fini, solo a scopo di conversazione.

"Sì, è sempre stato bravo con i cadetti più piccoli. Vorrei solo che Squall..."

"Cosa? Fosse bravo coi bambini? Non dirlo nemmeno, Rin. Ci sono persone che per natura non sono a proprio agio con i bambini... e non sono brave con loro. Comunque, quando si tratta di tuo figlio, impari... e poi arrivi ad apprezzare altre cose che potresti aver perso. A volte, avere un bambino cambia il tuo modo di vedere le cose... alcune cose non vengono naturali a tutti... alcune cose vengono naturali dopo che è passata la paura."

"Lo so... scusa. È che non riesco a immaginare Squall per terra con Ally a quel modo."

"Rinoa, non ne ha mai avuta la possibilità. Le persone possono sorprenderti. Squall può sorprenderti. Forse non gattonerà mai, ma esserci per il primo dentino è altrettanto importante."

"Alex, lei ha già messo i dentini."

"Ok, ok... esserci quando perderà il primo dentino può essere altrettanto importante. O... esserci per il primo giorno di scuola, o il primo appuntamento, o quando si sposerà..."

"Ho capito! Per favore, è ancora piccola. Non ho bisogno di pensare a quando si sposerà. Me lo immagino, lei che ha un appuntamento e Squall che spaventa a morte il povero ragazzo..."

"Esattamente." Alex mise la mano su quella di Rinoa. "Ti ama. Ama lei... forse non è ancora pronto ad ammetterlo, tutto lì. Per lui è tutto nuovo. Quattro giorni fa, non eri altro che un ricordo. Oggi sei reale."

"È anche sposato," disse a bassa voce Rinoa, perché la sentisse solo Alex.

"Rinoa... è sposato solo sulla carta. Ci sono cose più importanti... come il legame che condividete. In più, sono abbastanza sicura che sua moglie sia interessata a quell'altro ragazzo."

"Seifer?" Rinoa guardà l'amica, meravigliata.

"Uhm... ecco... lui... non che agli altri piaccia particolamente, però."

"Beh, è stato tipo il mio ex-ragazzo e poi è stato quello che ha cercato di sacrificarmi ad Adele."

"Dannazione Rinoa, certo che ti scegli proprio i migliori."

"Eh già!" Non poté fare a meno di ridere.

Le risate si interruppero quando una piccola mano sfiorò il ginocchio di Rinoa. "Mami?"

"Dimmi Ally, tutto ok?"

"Ell... mia baba." La bimba puntò il dito contro all'uomo biondo nascosto dietro un sedile.

"Zell, le hai rubato il biberon? Non costringetemi a separarvi."

Lui saltò velocemente in piedi per difendersi. "Ha cominciato lei!"

"Certo Zell, dai la colpa alla bambina. Ora, se fate i bravi, vi do un cracker per uno. Ma dovete giocare da bravi." Rinoa allungò due cracker alla figlia; Ally camminò incerta verso il suo nuovo amico per condividere il premio.

"Rinoa," disse Squall con tono ufficiale. "Abbiamo il nulla osta per entra al Garden. Vi aspettano tutte e tre in infermeria. La dottoressa Kadowaki vuole la documentazione medica per il database del Garden. Ho un appuntamento con Cid sulla situazione attuale... Non so quanto ci metterò. Non aspettare che torni, stanotte."

"Tornare dove?" chiese Rinoa.

"Tornare... dovunque tu sia. Ho solo bisogno di sistemare alcune faccende. Sarò nel mio ufficio... Zell starà con te e Alex per stasera. Sarete protette da qualcuno di cui posso fidarmi per tutto il tempo."

Alex distolse lo sguardo dalla coppia. Zell colse l'espressione del suo viso e realizzò velocemente che stava nascondendo qualcosa... poi si ricordò di quanto a lungo Alex era rimasta fuori. Prese in braccio la bambina, trovando un sedile libero, e fece un cenno leggero del capo verso Ally. Alexandra fece di sì con la testa.

Squall sapeva di Allison.

"Irvine, tu verrai con me, Cid ha bisogno anche del tuo rapporto. Secondo Galbadia, il Garden sta dando rifugio a dei criminali ricercati... dobbiamo chiarire i fatti... strano come possano apparire le cose se una persona non ha abbastanza coraggio da tornare e dire le cose come stanno."

Alex si morse il labbro per tenere per sé il commento, mente lei e Zell si scambiavano uno sguardo veloce. Fortunatamente, Rinoa stava mettendo via le cose di Allison e ascoltava solo a metà ciò che Squall stava dicendo. C'era ora un silenzio imbarazzato sull'intero gruppo, esclusa Allison.

"Mami... notte-notte?"

Squall si avvicinò a Zell, guardando la bambina che teneva in grembo. Guardandola negli occhi, i suoi stessi occhi... in qualche modo, la verità sembrava dolorosamente ovvia. Per un momento, non riuscì a focalizzare l'attenzione su nulla tranne che su sua figlia...

La bambina gli allungò il cracker, offrendogliene un po'. "Tu?" chiese, innocente.

"Io? Uhm... no, è tuo, ma grazie."

"Tu?" La piccola lo guardò, con le briciole che cadevano sul pavimento.

Squall sembrò confuso per un momento; una delle rare occasioni in cui osservatori esterni potevano intuire che fosse stato davvero preso alla sprovvista. Alex si voltò verso Rinoa con un'espressione del tipo te l'avevo detto, mentre i due continuavano il loro dialogo confuso.

"Io?" chiese di nuovo il Comandante.

"Tu?" La bambina puntò nella sua direzione. "Chi?"

"Oh." Finalmente lui capì. Si abbassò al suo livello, inginocchiandosi per terra. "Sono Squall Leonhart Comandante del... uhm... sono Squall."

"Skall?"

"Sì... Skall," ripeté lui. "Sono un amico della tua mamma."

"Mami?" La bambina puntò verso Rinoa. "Dove papi?"

Nessuno nella stanza poté respirare, e Rinoa si sentì affondare il cuore, mentre cercava di trattenersi dal piangere davanti a tutti. Squall voleva quasi urlare che era proprio lì, di fronte a lei... ma l'unico padre che lei aveva conosciuto era Richard Bennett.

Lentamente allungò una mano a toccarle la guancia. "Lui, uhm... papi non è qui adesso, ma ti vuole bene comunque. Vuole che tu e mami rimaniate con me, per un po'."

"Skall," Ally puntò il dito e sorrise dicendo il suo nome.

"Sì, papi vuole che rimaniate con Skall per un po'. Vuole che non vi succeda niente. Vuole che io protegga te e mami."

La bambina rosicchiò il suo cracker fino a che non ne rimase solo un pezzettino. Guardò Squall che sembrava nervoso. Ancora una volta, gli allungò l'ultimo pezzo di cracker. Lui sospirò e lo prese... e mangiò il pezzo rimasto.

"Grazie, Allison... grazie."

Si alzò, non voleva parlare con nessuno in quel momento. In qualche modo, l'emozione che sentiva avrebbe tradito i suoi sentimenti... in un così breve periodo di tempo, la sua vita era cambiata nella maniera più drammatica. Cinque giorni prima, non aveva ragioni per vivere, ora aveva tutte le ragioni per non morire.

Una famiglia.

In qualche modo, la rabbia per l'inganno di Rinoa lo tratteneva dall'abbassare la guardia. In quel momento, aveva solo bisogno di stare solo; aveva bisogno di tempo per riflettere su ciò che aveva scoperto. Ma soprattutto, aveva bisogno di calmarsi prima di parlare con Rinoa. Alex aveva ragione, lei era ancora troppo fragile. Gli avrebbe detto la verità... lui sapeva che l'avrebbe fatto.

*~*~*~*~*

Guardò le luci lampeggianti sui pannelli di controllo mentre formavano una combinazione ipnotizzante. Erano atterrati quasi quindici minuti prima, ma lei era rimasta nella cabina di pilotaggio. Selphie se n'era andata con un cortese saluto, ma non con lo stesso entusiasmo di prima... Poteva capire quanto fosse dura da accettare per i suoi amici più stretti; cosa avrebebro pensato gli altri, al Garden?

"Un guil per i tuoi pensieri?" chiese una voce maschile dietro di lei.

Lisciandosi i vestiti, si alzò. "Seifer, solo tu useresti un luogo comune come quello."

"Nah, sono serio," disse fingendo di mostrarle le tasche vuote. "Mi servono davvero un paio di guil. È tardi e ho bisogno di prendere qualcosa al distributore."

Lei sorrise appena. "La mensa dovrebbe essere ancora aperta. Sono sicura che puoi prenderti qualcosa."

"Ah già... manda il criminale ricercato in una mensa piena di SeeD affamati. Potresti, già che ci sei, mettermi un cartello sulla schiena con scritto Prendete a calci nel culo il Cagnolino della Strega."

"Beh," esitò lei. "Onestamente, lo farei... ma ci ha già pensato Zell tre ore fa."

Offrendole la mano, lui si avvicinò di un passo. "Se ti fa sentire meglio, Quistis, nemmeno io voglio andare là dentro."

"Pensi che se ne accorgeranno se rimaniamo per tutto il resto delle nostre vite nella Lagunarock?"

"Fidati, a me piacerebbe... ma Leonhart vuole che vada dal dottore. Secondo me hanno paura che mi sia preso qualcosa, forse mi faranno fare il test per la rabbia o una cosa così."

"Seifer, è una procedura standard per tutti gli ospiti del Garden fornire tutta la documentazione medica... almeno, per tutti coloro che si fermano per un periodo di tempo significativo."

"Sì, penso che tra i dieci e i vent'anni basti."

"Sei preoccupato per quello, vero?"

"Cerco di non pensarci. È che non sono mai stato bene nei vestiti a righe... mi fanno i fianchi grossi."

Quistis abbassò lo sguardo al pavimento, prima di fare un grosso respiro. "Seifer, lo stai facendo di nuovo. Stai cercando di nascondere quello che provi con il sarcasmo. Non l'ho mai visto prima... beh, veramente sì... ma ho scelto di ignorarlo."

"Avevi altre cose per la testa... lo so. Ironico come tutto torni sempre a Squall."

Lasciandogli la mano, Quistis si sedette al posto del pilota. "Tornare a Squall," ripetè. "Seifer, non ho un posto in cui andare."

"Eh?" Si grattò la testa, confuso dall'improvviso cambio di argomento.

"Non ho più una casa... non che sia mai stata una casa. L'appartamento. È che non ho una camera al Garden. Sono stata lì per quasi tutta la vita, ma non ho una casa."

"Adesso tocca a me dirti basta. Quistis, è sempre stata casa tua. Forse ora come ora non hai un letto in cui dormire, ma è un posto in cui ti senti al sicuro. Le persone che ci vivono ti hanno sempre accettata, sempre ammirata. Nessuno sa la verità tranne noi, e con il tempo impareranno a perdonare. Non dico che possano dimenticare... Diamine, nessuno dimenticherà mai cosa ho fatto io... ma questi sono i tuoi amici, e la tua famiglia. Ti ameranno, non importa che hai fatto, e... e... io faccio schifo in queste cose carine."

"No, non fai schifo. Penso che te la stia cavando piuttosto bene. Facciamo un patto, quando hai finito in infermeria andiamo insieme alla mensa. E poi non ti presto guil... ma ti racconto lo stesso quel che penso."

"Ooooh... pensieri? Che coinvolgono panna montata, magari?"

"Seifer!"

"Ok, ok... stavo scherzando. Ti sei guadagnata un appuntamento galante... alla mensa."

*~*~*~*~*

L'incontro con il preside era la norma militare... briefing, rapporti e scartoffie infinite. Irvine, lauren, Squall e Cid erano nella piccola stanza delle riunioni. Mentre la mente del Comandante sembrava attenta a ciò che succedeva intorno a lui, il suo cuore era tutto focalizzato su Allison. In qualche modo, la sensazione di essere lui quello che era stato tradito continuava a insinuarsi nei suoi pensieri. Era un pensiero che pregava Dio di potersi scrollare di dosso, ma gli rimaneva comunque appiccicato. Aveva bisogno di parlare con Rinoa, subito. Aveva bisogno di sentirlo dire da lei.

"Squall?" Lauren lo guardò, mentre gli altri due uomini uscivano dalla stanza per una pausa caffè.

"Che c'è?" Si guardò notando, notanto che erano gli unici due nella stanza.

"Il preside ha concesso una pausa. Posso portarle qualcosa, signore?"

"No."

"Hey, non sono affari miei, ma non sembra che lei sia il membro della società più produttivo, qui. Lavoro per lei da un po' e non l'ho mai vista in questo stato. Sono sicura che qualsiasi cosa potrebbe aspettare fino a domattina, se lei preferisce andare a parlare con..."

"Hai ragione, non sono affari tuoi."

"Mi scusi, signore."

Guardandola, intuì che Lauren si sentiva molto a disagio nell'affrontarlo così apertamente. Aveva lavorato per lui e non aveva mai detto nulla più del necessario. Fingeva di lavorare, ma lui riuscì a vedere che stava disegnando sul suo taccuino.

"Potresti almeno fingere di lavorare," disse accennando al blocco note.

"Mi scusi, signore, è un'abitudine nervosa."

Si alzò e si avvicinò a lei, guardando il foglio. "Beh, non voglio vederti farlo ancora durante il mio orario di lavoro. Ma... sembra che tu sia molto brava."

"Signore?"

"I tuoi schizzi sono molto belli. È un GF, quello?"

"No, a dire il vero è il mio stemma di famiglia... quando sono stata trasferita qui da Galbadia, mio padre mi ha dato alcune foto di mio nonno. Per quel che ne so, questa è la creatura incisa sugli scudi."

"La tua famiglia è molto importante per te, vero?"

"Sì, Comandante Leonhart."

"Puoi farmi un favore?"

"Certo, signore."

"Di' agli altri che devo andare, ho qualcosa... qualcosa di più importante da fare."

*~*~*~*~*

La stanza era sorprendentemente buia. Rinoa gettò le sue cose su una sedia. Il Garden le aveva assegnato una suite per gli ospiti, con due camere da letto. Alex era stata lasciata libera dalla dottoressa poco prima, e aveva riportato Allison alla loro camera comune. Lo staff delle infermiere aveva fatto un migliaio di domande a Rinoa, e poi un altro migliaio l'aveva fatto la Kadowaki.

Se fosse spuntata l'inevitabile domanda sul nome del padre... Rinoa non avrebbe saputo come rispondere. Ma non aveva dovuto, in un modo o nell'altro la dottoressa sapeva. La domanda non fu mai fatta direttamente. L'informazione ora era salvata nel database del Garden, accessibile più o meno a chiunque. Eppure, non l'aveva ancora detto a Squall.

Zell l'aveva scortata alla sua camera; poi era rimasto fuori a far la guardia, in attesa che Irvine gli desse il cambio.

Immaginò che Alex fosse già andata a letto, e aveva il disperato bisogno di parlare con qualcuno. Rinoa camminò nella stanza per un momento, prima di aprire appena le tende. La luna piena sembrava quasi un fantasma con la nebbia che saliva dall'acqua sottostante, dando alla metà illuminata della stanza un'atmosfera di rivelazione, mentre l'altra metà rimaneva un vuoto buio. Un'improvvisa ansia la invase, fino a quando il suono lieve del chiacchericcio di Allison in sottofondo la raggiunse.

Era una lingua che solo la bambina poteva capire, ma ogni giorno Rinoa imparava qualcosa di più. Decifrare il codice segreto di una bambina di sedici mesi era diventato naturale. Parole e sillabe diventavano più riconoscibili ad ogni loro conversazione. Era qualcosa di loro, una lingua condivisa dalle due... da madre e figlia.

Allison aveva un vocabolario tutto suo. Per lo meno, anche la parola "Squall" ne faceva parte.

Decise di non accendere la luce, ed entrò nel cucinino. La luce sopra al lavandino sarebbe stata più che sufficiente.

"Ti ho aspettato al campo fiorito."

Rinoa sussultò; non si aspettava che qualcuno fosse sveglio, e tantomeno che le parlasse. Ad ogni modo, la tensione non si dissolse quando riconobbe la voce. Anzi, aumentò. Il suo corpo era quasi paralizzato, ma non sapeva perché... Perché lui era lì? Voltandosi verso l'angolo, riconobbe a malapena una sagoma umana.

"Squall, che ci fai qui?"

Lui non rispose.

"Squall..."

"Lo sai che ti ho davvero aspettato al campo fiorito? Dopo Deling. Ho pensato che forse... soltanto, forse... ma... no."

La voce. La frase. Qualcosa non andava. Da quando si erano rivisti, tre giorni prima, lui non si era messo sull'offensiva o cose simili. Ora invece sì. Non aveva bisogno di leggergli gli occhi, perché per una volta la sua voce mostrava l'emozione che lui cercava duramente di nascondere.

"Come? Come dovevo fare ad arrivarci, Squall... e per quale motivo? Mi avevi già etichettata come un'assassina," supplicò, cercando di rimanere forte. Anche se ora manteneva fermamente la sua posizione, dentro di sé Rinoa desiderò essere andata al loro posto. Quell'opzione non le si era mai presentata, allora. "Ti ho visto là sopra, a Deling, Squall... non dimenticare che ti ho visto. Per quanto volessi andarci... non potevo rischiare."

"Perché? Perché non potevi rischiare, Rinoa?" Non era propriamente una domanda, era più una sfida. Lei si mise immediatamente sulla difensiva. Non l'avrebbe ingannata. Lei, allora, aveva tutte le ragioni.

E lui tutti i torti.

"Mi avresti consegnata alle autorità... dannazione, Squall, ti ho visto."

"Avrei potuto," la corresse lui. "Avrei potuto consegnarti alle autorità. Ti avrei ascoltata, se tu me ne avessi dato la possibilità. Ma non l'hai fatto. Di nuovo... ti chiedo perché."

"Perché? Perché diavolo avrei dovuto rischiare... la mia vita per una possibilità, Squall? Non potevo rischiare." La rabbia nella voce di Rinoa iniziava a tradirla. Dopo tutto quello che lui aveva scoperto della sua vita... non aveva alcun diritto.

"Avevamo promesso."

Lei rimase senza fiato, e cercò di trattenere le lacrime... aveva ragione lei, dannazione. Ma... anche lui aveva ragione... avevano promesso. Le cose erano cambiate.

"Tu non hai mantenuto la promessa. Avevi promesso di proteggermi, mio cavaliere, avevi promesso di stare dalla mia parte qualunque cosa fosse successa. Non sei stato con me. Tu hai mentito."

"Non valeva la pena rischiare, per parlarmi? Hai scelto di non parlarmi. Non ho avuto altra scelta che crederti colpevole. Sei scappata... mi hai tradita."

"Cosa? Te l'ho detto, Squall, Ellione mi ha avvertito che sarei morta se fossi rimasta. Ho dovuto scappare, non è stata una mia scelta."

"Nessuno può prevedere il futuro... sono parole tue. Anche tu sapevi che Ellione non poteva vedere nel futuro. Solo quello che avrebbe potuto essere... ma sei fuggita. Trovo strano che tu, prima di allora, sia stata disposta a mettere a rischio la tua vita così tante volte. Eppure, quella volta non sei rimasta a difendere noi, la tua presunta famiglia. Perché, Rinoa? Perché stavolta era diverso?"

"Non volevo morire!" Lei sbottò, la frustrazione che cresceva per il tono e la linea del suo interrogatorio. Gli voltò le spalle, smettendo di guardare nell'angolo buio. Lentamente si avvicinò alla finestra, cercando di ridarsi un contegno. Per la prima volta lo sentì muoversi, rompendo l'immobilità soprannaturale dell'angolo. Squall si alzò dalla sedia e si avvicinò a lei, pur mantenendo le distanze.

"Perché?" Era una richiesta. Diretta. Semplice.

Voltandosi a guardarlo, gli vide gli occhi per la prima volta. Gli occhi che conosceva al di là di ogni dubbio. Gli occhi che tradivano le sue parole. Contenevano non solo il tono con cui parlava, ma erano anche pieni di...

Prima che Rinoa potesse pensare a cosa voleva dire, qualcosa di profondo dentro di lei ebbe la meglio.

"Perché non era la mia vita." Non poteva più sostenere il peso della bugia. Sedendosi sul divano, si strinse forte lo stomaco mentre le lacrime le cadevano libere sul viso. Questa volta fu un sussurro. "Squall, perché non era la mia vita."

Per un momento, lui la guardò soltanto, mentre la luna si rifletteva sulle sue guance macchiate di lacrime. Il suo cuore non poteva più sopportare la tortura a cui lei si stava sottoponendo. A cui lui la stava sottoponendo. Sedendosi accanto a lei, la voce perse lentamente i toni aspri. Le prese la mano con la sua, tremante. Il contatto diede ad entrambi la forza di continuare.

"Era la vita di chi, Rinoa?" sussurrò. Posandole una mano sulla guancia, le asciugò attentamente le lacrime.

Lei alzò lo sguardo su di lui, appoggiando il viso sulla sua mano gentile. I loro occhi si incontrarono, prima che lei, finalmente, parlasse.

"Quella del nostro bambino."

*****
Note delle traduttrici: capitolo rivisto e betato da DefenderX.
Stavolta non sono stati inseriti capitoli vecchi rivisti: vogliamo darvi il tempo di leggere i 10 già postati^^
Vi ricordo, se volete ricevere via email notifica degli aggiornamenti, che potete iscrivervi alla newsletter che abbiamo aperto per questo^^
Citazioni di apertura: tratta dal film "Il Re Leone (Return to Pride Rock)".
Tutta la saggezza per comandare,
Tutto il coraggio di cui hai bisogno.
Li troverai quando vedrai
che siamo una cosa sola.
- Alessia Heartilly

   
 
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