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Autore: cioco_93    26/10/2016    2 recensioni
- Quando hai 25 anni ti sembra che il mondo è ai tuoi piedi.
Pensi che hai tutta la vita davanti per realizzarti, crescere, innamorarti, vivere.
Ma purtroppo non è per tutti così. -
Ritorno a scrivere con una storia più agrodolce del solito, dove Damon ed Elena incroceranno I loro destini in maniera forte e passionale ma con una data di scadenza.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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 1. The day that i met him

- Elena sei pronta.?? – mi richiamò Caroline oramai sulla porta.
- Si, si eccomi – dissi saltellando verso di lei mentre tentavo di infilarmi le converse – dovrei trovare il tempo di svuotare definitivamente tutti gli scatoloni, ho ancora un sacco di belle magliette disperse la dentro– commentai sorpassandola per andare a chiamare l’ascensore.
La mia bionda amica ovviamente evitò di commentare, ma mi bastò il suo sguardo per intendere la sua totale disapprovazione sul fatto che non avessi ancora sistemato la mia camera.
Erano passati oramai quasi tre mesi da quando io e la mia migliore amica ci eravamo trasferite in quel piccolo loft su due piani nei pressi del New York Presbiterian, e il fatto che io non avessi ancora disfatto del tutto la mia roba iniziava a dare sui nervi anche me.
Comunque ovviamente era stata un’idea di Care trasferirci: non potendo accettare quello che mi stava capitando, ne l’idea che l’affrontassi da sola tenendo all’oscuro di tutto i miei genitori, aveva deciso di trasferirci insieme nei pressi dell’ospedale, in modo che potessi esser più comoda a raggiungere il pronto soccorso in casi d’emergenza e soprattutto non essere da sola. Scontato dire che mi ero opposta fermamente, ma quando Caroline Forbes si metteva in testa una cosa, dissuaderla era impossibile. Era sempre stata così, fin da quando eravamo piccole, e cambiarla a 25 anni era impensabile, ma le volevo bene proprio anche per questo. Senza di lei sarebbe sicuramente stato tutto più duro.
- Allora ho parlato ieri al telefono con il dottor Brown, e mi ha detto che per questa visita puoi stare tranquilla, le sedute di chemio le stabilirete oggi, prima deve controllare come sono i risultati della PET posto operatoria – iniziò a spiegarmi mentre uscivamo dal palazzo.
- Oramai stai iniziando a parlare come un medico. Ti ci vedo con un camice bianco – la presi in giro io.
- Risulterei sicuramente favolosa, ma sto bene dove sto – rispose lei divertita e così cinque minuti dopo arrivammo in ospedale, e in altri cinque eravamo già nel reparto di oncologia.
Oramai mi sentivo tristemente troppo a mio agio lì.
Quando infatti mi avevano diagnosticato il cancro 3 mesi prima, all’inizio dell’estate, ero stata ricoverata d’urgenza per un’intera settimana. Esami del sangue, TAC, PET,… insomma mi avevano rivoltato come un calzino per capire a che stadio ero e cosa potessero fare per salvarmi, o quanto meno allungare il più possibile la mia permanenza tra i vivi. Da lì, essendo “solo” al secondo stadio del tumore, avevano deciso per l’operazione chirurgica, che però era dovuta avvenire in ben due visite alla sala operatoria: nonostante infatti non fossi ancora in condizioni critiche, il mio tumore non era piccolino, e per evitare di indebolire troppo il mio corpo avevano optato per tagliuzzarmi due volte. Erano un continuo avanti e indietro e a due settimane dall’ultima operazione quindi, ero di nuovo lì e il momento più temuto dalla sottoscritta era arrivato: la chemioterapia.
- Allora Elena, come ti senti oggi.?? – mi chiese gentilmente il medico non appena entrammo nel suo studio.
- Per una che al cancro decisamente bene Dottor Brown – risposi con sarcasmo al dottore.
- Elena.!! – cercò di riprendermi Caroline nell’immediato, odiava le mie pessime battute sulla mia malattia.
- Non preoccuparti Caroline, finché ci ride su va ancora tutto bene – la pacò dolcemente l’uomo – comunque, scherzi a parte ho visto giusto 5 minuti fa i risultati della PET. Non sono malaccio per le tue condizioni, quindi potrei azzardare che abbiamo guadagnato un bel po’ di tempo coll’operazione – affermò sorridendo.
- Quindi vuol dire anche che la chemio non sarà troppo aggressiva.?? – chiesi speranzosa.
- Esattamente. Ti presenterai qui da lunedì ogni due settimane per adesso. Soprattutto le prime volte ti consiglio di esser accompagnata, perché non è escluso che tu possa sentirti male a causa di nausee, giramenti di testa, ecc – iniziò a spiegarmi serio – Non posso vietarti di non divertirti, ma almeno il giorno prima delle sedute evita di bere, e non strafogarti di cibo. Tutto chiaro.?? – domandò in conclusione guardando sia me che la mia amica.
- Certo, l’accompagno io lunedì e la controllerò come un falco – affermò fiera la mia amica.
- Su questo non avevo dubbi – constatò divertito il medico – Fissate le prime due chemio, e a seguire, salvo ci siano ovviamente dei problemi, noi ci rivediamo la settimana a seguire del secondo trattamento. Va bene.?? – chiese l’uomo cercando il mio sguardo.
- Agli ordini Doc – risposi io facendo il saluto militare facendolo scoppiare a ridere.
- Dott Brown, dove dobbiamo andare a segnarci per lunedì.?? – gli domandò gentilmente Care prima di uscire.
- In fondo al corridoio a destra. Sappiatelo, se manca l’infermiera dovrete aspettare, ultimamente non sono di buon umore, meglio non farle arrabbiare – ci spiegò per concludere con toni finti terrorizzati.
Salutammo cordialmente l’uomo e non appena uscimmo dallo studio pregai la mia bionda amica di farmi uscire da quell’ospedale e andare ad aspettarla giù.
Ovviamente non dovetti insistere nemmeno troppo: la triste verità di una malata di cancro e che per assurdo si può ottenere quasi tutto con la scusa di esser moribonda.
Non appena uscì all’aria aperta iniziai a cercare sigarette e accendino in borsa. Il fatto di avere un tumore non aveva fatto si che smettessi di fumare, soprattutto contando che non era nemmeno ai polmoni, ma ovviamente mi concedevo questo piccolo lusso sola in assenza della mia migliore amica, che ovviamente non approvava il mio “sconsiderato” comportamento.
Il problema come al solito fu che nonostante avessi trovato le sigarette al primo colpo, l’accendino nella borsa era decisamente scomparso.
Mi accucciai davanti all’ingresso come una scema, e con tanto di borsa atterra iniziai a rovistare dentro la mia Louis Vuitton senza ritegno, quando la pallida mano di qualcuno non iniziò a sventolarmi un accendino sotto gli occhi. Alzai di scatto lo sguardo per ringraziare il mio salvatore, e persi in men che non si dica la capacità di parlare.
Davanti a me c’era un ragazzo, probabilmente il più bello che abbia mai visto: alto, capelli selvaggi e neri come la pece, un fisico che da sotto quella sua maglietta scura e aderente dava tutta l’idea di esser perfetto, e due occhi talmente azzurri da potersi confondere con l'oceano.
- G – Grazie – balbettai come una 15enne rialzandomi e accendendomi la sigaretta.
- Figurati, so benissimo cosa vuol dire rimanere senza un accendino. Soprattutto quando sei già pronto mentalmente di poterti godere la tua sigaretta – disse lui regalandomi un sorriso meraviglioso – Brutte notizie all’orizzonte.?? – chiese poi dal nulla riprendendosi l’accendino e dando fuoco alla sua sigaretta.
- Come scusa.?? – chiesi perplessa.
- Sei uscita come una furia, stavi perfino per buttarmi giù, e dopo di che ti sei messa a cercare le tue sigarette. Di solito è sintomo di chi è nervoso, e uscendo da un ospedale è facile dedurre che hai ricevuto qualche brutta notizia – si spiegò con un’alzata di spalle.
- Dio scusa, non ti avevo nemmeno visto – dissi imbarazzata – comunque no, in verità oggi le notizie erano perfino positive se così si può dire – iniziai a raccontare – solo che non amo gli ospedali, quindi ho lasciato la mia amica prenotare le sedute di chemio e me ne sono uscita di corsa – raccontai semplicemente, per poi rendermi conto di star parlando a un emerito sconosciuto.
- Ti capisco, anch’io cerco di evitare questo posto, ma quando tuo fratello e tuo padre sono dei medici, per riuscire a vederli ti tocca a entrare anche qua dentro – replicò lui con l’ennesimo ghigno.
- Mio padre è chirurgo pediatra, ho presente la situazione – risposi con un sospiro.
- Lavora qui.?? – chiese lui curioso.
- No no, a Mystic Falls. Virginia – specificai.
- Chiaro. Comunque piacere, sono Damon – proclamò in fine allungando la mano, ma non feci in tempo a rispondere che Caroline comparve alle mie spalle.
- Mamma mia, alla faccia del “le infermiere non sono di buon umore” – esordì la bionda raggiungendomi – sembravano quasi scocciate anche solo per il fatto che abbia chiesto la sessione della mattina – continuò furibonda – Ho decisamente bisogno di un bicchiere di vino per rilassarmi. Che ne dici.?? – concluse poi cambiando in men che non si dica i toni.
- Andata – le risposi ridendo io per suo comportamento quasi bipolare, e non feci in tempo a chiedere dove volesse andare che la ragazza era già partita come un treno. Divertita dal suo comportamento la seguì senza aggiungere altro, quando mi ricordai dello sconosciuto di nome Damon che aveva assistito a tutta l’iperattività di Caroline.
- Bhè, ci si vede – dissi girandomi di volata per salutarlo, e ritornare nell’immediato a rincorrere Caroline, senza ovviamente aspettare risposta.

- No, dai li ho detto “ci si vede” – constatai esasperata per l’ennesima volta al bar alla mia migliore amica – Che poi, l’unico posto in cui potrei a quanto pare incontrarlo è l’ospedale. Wo che romanticismo – continuai il mio monologo.
- Secondo me la fai troppo tragica. E poi era davvero così figo sto tipo.?? – domandò sorseggiando perplessa il suo bicchiere di vino.
- Giuro Care. Solo che tu eri troppo arrabbiata con le infermiere per notarlo– commentai ridendo.
- Bhè ti ha detto come si chiamava.?? – chiese la ragazza a quel punto curiosa, come se avesse avuto un’idea.
- Damon – risposi secca e sicura – Ti conosco, cos’hai in mente.?? – le domandai quasi con timore.
- Bhe hai detto che suo padre e suo fratello lavorano lì. Si potrebbe fare una ricerca tra i medici dell’ospedale, beccare i due con lo stesso cognome, conoscerli, e per puro caso rincontrare questo fantomatico Damon – iniziò a spiegarsi lei come se fosse la sua migliore idea, ma il suo entusiasmo, venne interrotto in men che non si dica dal mio realismo.
- Io… ti ringrazio, sarebbe anche divertente come cosa, ma…- tentai di riportarla con i piedi per terra, ma no mi fece finire la frase.
- Non è detto. Magari se amassi qualcuno, avresti una buona motivazione per lottare ancora di più – disse dolcemente lei.
- Caroline Forbes, tu sei una ragione più che valida per lottare per rimanere su questo mondo, ma io sono pur sempre una mina vagante: un giorno salterò in aria e distruggerò tutto quello che ho intorno e devo limitare i danni.* Tu starai male, i miei staranno male, perché coinvolgere altri.?? È già uno schifo così, non credi.?? – le dissi come se il mio discorso potesse esser mai veramente capito da lei.
- Non sono d’accordo – sentenzio severa – ma finché non sarà il momento giusto, ti lascerò nelle tue convinzioni – aggiunse poi fiera del suo ragionamento.

Quando tornammo a casa, non era nemmeno così tardi per esser un venerdì sera, al che decisi quindi di dedicarmi, con grande stupore di Caroline, finalmente a sistemare un po’ la mia camera.
Non che fosse chissà quanto grande, non che avessi chissà quanto da sistemare, ma svuotare gli scatoloni oramai era diventato inevitabile.
Inizialmente non avevo intenzione di dedicarmi chissà quanto a quell’appartamento che mi avrebbe ospitato solo finché sarei rimasta in vita, ma giustamente Caroline mi aveva fatto ragionare su come avrei dovuto vivere comunque in un bel posto, ordinato e piacevole, per non ricordarmi sempre di quanto stesse andando tutto a rotoli nella mia vita.
- Hai fatto qualche ritrovamento interessante.?? – chiese la mia coinquilina entrando in camera.
- Qualche paio di scarpe e pantaloni fantastici di cui mi ero dimenticata l’esistenza – dissi divertita sedendomi sul letto.
- Mi ha appena chiamato tua madre comunque – m’informò non appena si sedette al mio fianco – mi ha chiesto se stavi bene, perché è preoccupata che quest’estate non hai trovato un solo week end per scendere a Mystic Falls – continuò.
- Glie lo dirò prima o poi, e solo che non voglio fargli stare male – le dissi cercando il suo appoggio, ma sapevo bene quanto fosse contraria a questa mia farsa.
- Elena… Negarli di vederti, per non fargli capire che stai male, è fargli perdere del tempo prezioso che potreste passare insieme – tentò di farmi notare per l’ennesima volta.
- Gli racconterò tutto dopo la prima chemio. Ok.??- cedetti infine.
- Meglio che niente – affermò lei sorridendo – Comunque vuoi una mano.?? – domandò poi alzandosi in piedi e guardandosi intorno.
- No tranquilla, credo he per oggi abbia dato. Domani devo passare in Galleria, meglio che dorma un po’ – replicai serena.
La ragazza a quel punto non controbatté, mi abbracciò silenziosamente e mi lasciò preparare per andare a letto. Feci tutta con molta calma, persa nei ricordi felici passati con la mia famiglia, ma esattamente quando chiusi gli occhi, la prima cosa che ritrovai nei miei sogni, furono due incredibili occhi di ghiaccio.

*Cit. Colpa delle stelle

Buonasera.!!
Anche se a ora tarda, eccomi qua con il primo capitoletto della storia.
Come anticipato dal prologo partiamo già con il problema principale della storia: Elena ha il cancro.
Non è un tema facile, ma mi piace nelle mie storie "leggere" affrontare sempre qualche tematica diversa. Come già anticipato le cose che scriverç saranno abbastanza documentate, e come al solito mi permetto di parlarne perchè so purtroppo di cosa parlo.
Detto ciò, questa è comunque una FF e con happy ending o meno (questo lo scoprirete solo leggendo) spero di avervi introdotto in maniera degna.
Elena è malata, lo sa, si sta curando, ma comunque si è chiusa a guscio per evitare i così detti "danni collaterali". Purtroppo la verità è che quando qualcuno affronta malattie del genere, a starci male oltre il paziente è anche tutto il contorno, ovvero amici e parenti.
In questo caso parliamo della nostra Caroline, migliore amica di Elena, e dei suoi genitori che purtroppo ancora non sanno la vertà perchè la nostra Gilbert cerca di "proteggerli" dal dolore.
E poi nel capitolo spunta un affascinante Damon, che inizia a turbare Elena per la sua bellezza, e per la sua voglia, in parte, di saperne di lui.
Ora questa storia sarà impostata in due parti, ma per capire quello che intendo dovrete leggere il seguito ahahha ok basta, febbre e stanchezza mi portano il delirio.
Fatemi sapere cosa ne pensate.!!
Un bacio
A.

  
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