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Autore: fri rapace    12/05/2009    9 recensioni
“Lo sai bene cosa hai fatto. Bello scherzo che avete congegnato voi quattro deficienti! Ma saremo solo tu e io a pagarne le conseguenze. Mi hai rovinato la vita per sempre, Lupin.” Allargò lo squarcio nella sua veste, mostrandogli la benda macchiata di sangue.
Remus ebbe un sussulto (...) Non sapeva a che scherzo si riferisse il Serpeverde, ma capì cosa aveva fatto. La sua spalla, la ferita!
“No!” urlò. “No! Severus, no…”
“No? Oh, certo, sei deluso. La tua intenzione era quella di sbranarmi, non intendevi certo limitarti a un solo morso...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Severus Piton, Sirius Black | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Remus aprì gli occhi a fatica. Era passata, un’altra luna piena era passata, doveva solo stringere i denti per un po’ e anche il dolore gli avrebbe dato tregua. Attraverso le palpebre socchiuse vide, sdraiato nel letto accanto al suo, un ragazzo con dei lunghi capelli neri appiccicati alla fronte e al viso. Lo riconobbe: era Severus, che lo fissava con un'espressione di odio tale che si sentì annichilire.
“Lupin,” soffiò tra i denti. Si levò a sedere con una smorfia, una mano premuta sulla spalla destra: si vedevano delle bende attraverso la sua veste strappata. “Preparati. Stanno venendo a prenderti!” proseguì, con un sorriso soddisfatto sul volto mortalmente pallido.
“Prendermi?” chiese Remus, smarrito.
“Sì, Lupin. E ti porteranno via di qui, per sempre. Silente non permetterà che tu rimetta piede in questa scuola.”
Il suo sorriso si allargò così tanto che sembrò mangiargli la faccia.
Remus cercò di riflettere sulle sue parole, ma la febbre gli impediva di pensare con lucidità.
“Chi mi viene a prendere? Mamma e papà?”
Severus lo guardò con commiserazione.
“Ma quanto sei stupido, Lupin? Non la mammina e il papino, gli Auror. Stanno arrivando. Vengono a prenderti per chiuderti ad Azkaban!”
Remus non poté trattenere un gemito strozzato. La luna piena, gli Auror… Severus ferito! Doveva aver commesso qualcosa di orribile.
“Oh, cosa ho fatto? Cosa ho fatto?” mormorò, artigliando il lenzuolo con le mani.
“Lo sai bene cosa hai fatto. Bello scherzo che avete congegnato voi quattro deficienti! Ma saremo solo tu e io a pagarne le conseguenze. Mi hai rovinato la vita per sempre, Lupin.” 
Allargò lo squarcio nella sua veste, mostrandogli la benda macchiata di sangue.
Remus ebbe un sussulto e ignorando le fitte che gli frustavano il corpo a ogni minimo movimento, si sedette al centro del letto. Non sapeva a che scherzo si riferisse il Serpeverde, ma capì cosa aveva fatto. La sua spalla, la ferita!
“No!” urlò. “No! Severus, no…”
“No? Oh, certo, sei deluso. La tua intenzione era quella di sbranarmi, non intendevi certo limitarti a un solo morso. Era tutto preparato, non provare a negare! È stato Black a dirmi che ti avrei trovato in fondo al tunnel, a dirmi come rendere innocuo il Platano Picchiatore!”
“Sirius?”
Era frastornato. Perché Sirius aveva fatto una cosa del genere? Pensava, si illudeva, di essere suo amico! Un amico?… no, un animale domestico da aizzare contro i compagni di scuola che lo infastidivano, ecco quello che era. D'altronde uno come lui non poteva di certo ambire a essere qualcosa di più. Per Merlino! Aveva condannato un innocente a patire la sua stessa sorte. Non avrebbe potuto perdonarselo mai.
Azkaban era una buona idea, sperò che venissero presto a prenderlo. Rinchiuso lì dentro non avrebbe più potuto nuocere a nessuno.
Si afferrò i capelli con le mani, iniziando a tremare in maniera incontrollata.
Severus ghignò. “Devo ammetterlo, sei un ottimo attore, Lupin. Ma frignare non ti farà evitare di finire ingabbiato, bestia!”
“Oh, Sev!”
Remus la sentì appena, la voce della ragazza. Una voce familiare.
Lily Evans stava correndo verso il letto di Severus, lo sguardo preoccupato. “Per fortuna stai bene! James mi ha raccontato tutto!”
“Potter?” sputò il ragazzo, la voce carica di disgusto.
“Sì,” tagliò corto lei. “Ma tu stai bene? Per fortuna James è intervenuto prima che Remus… Oh… Remus?”
La ragazza sembrò accorgersi solo in quel momento che c’era anche lui nella stanza, aggrovigliato tra le lenzuola e in preda alla disperazione.
“Remus, stai male? Chiamo Madama Chips?”
“No,” la pregò lui, nascondendo il viso tra le mani.
Sentì la ragazza avvicinarglisi. Gli posò una mano sulla spalla.
“Remus?”
“Lily, lascialo stare, non lo toccare!” la avvertì Severus. Sembrava più geloso che preoccupato.
“Ha ragione lui. Sono pericoloso, stammi lontano!”
“Ma Remus, non è stata colpa tua! James mi ha raccontato tutto! Quello sciocco di Sirius ha voluto fare un… beh… un terribile scherzo. Davvero orribile… ma sai com’è, a volte sembra perdere l’uso della ragione… e comunque non è successo nulla!”
“Nulla?” gemette Remus. “Nulla? Trasformare Severus in un mostro come me è nulla secondo te?”
La ragazza lo guardò stranita. “Di cosa stai parlando?”
“Ho maledetto Severus…”sbirciò dalla finestra dell’infermeria, sulle spine. “Ma quando vengono a prendermi per portarmi ad Azkaban? Io non posso rimanere qui!” fece per scendere dal letto, ma era molto debole e Lily lo bloccò con facilità.
“Remus, tu non hai fatto niente. James ha fermato Severus prima che ti raggiungesse!”
Remus trattenne il respiro, incredulo. “Non mentirmi, Lily! Severus mi ha detto… mi… mi ha mostrato la ferita!”
“Sev!” urlò con rabbia. “Cosa hai raccontato a Remus?”
“Io… ma lui… lui ha cercato di uccidermi, volevo solo fargliela pagare!”
“Sev! Lo sai che non devi comportarti così, perché lo fai… perché? Io non ti capisco… per quanto mi sforzi…”
Non c’era più ira nella sua voce, sembrava solo molto dispiaciuta.
“Perché difendi sempre loro e te la prendi con me?” ribatté il ragazzo, con astio e incredulità. “Hai visto che avevo ragione, Lupin è davvero un lupo mannaro! Io ti avevo avvertito, ti avevo messa in guardia, quei quattro poco di buono…”
“Ma io lo sapevo già, Sev…”
“Cosa?”
“… ma ho promesso di non dirlo.”
“Promesso di non dirlo? È un mannaro, Lily, un mostro!” ora Severus stava quasi urlando.
“E io sono una Mezzosangue, i tuoi amici considerano anche me, un mostro!” anche Lily aveva alzato la voce e il suo viso era acceso dalla rabbia. “Remus non ha colpa per quel che è successo e il professor Silente lo ha nominato Prefetto anche se è un lupo mannaro, questo non ti dice niente?”
“Sì, bel Prefetto… un incapace, ecco quello che è, la sua unica preoccupazione è coprire i suoi amici,” sputò Severus. Ma poi sembrò riflettere sulle parole della ragazza e il realizzare che Silente sapeva già di Remus ebbe su di lui l’effetto di uno schiaffo. “Silente sa cos'è? E gli permette di stare qui, in mezzo a noi?”
“Certo, Sev.”
“Ma… è un mostro, avrebbe potuto mordermi, uccidermi.”
“Non l’ha fatto.”
“Ma allora… davvero non ho morso Severus? Ma… la sua spalla…” Remus non riuscì a starsene zitto, malgrado i due ragazzi lo stessero del tutto ignorando. Non che gli dispiacesse, essere ignorati era una cosa positiva, per quelli come lui.
Lily gli si sedette accanto, stringendogli la mano destra con forza, come se cercasse di bloccarne il tremito.
“Ora calmati, Remus. È stato il Platano Picchiatore a colpire Severus sulla spalla, prima che riuscisse a fermarlo. Tu non hai fatto niente,” disse, levandogli così il macigno che gli stava comprimendo dolorosamente il cuore.
“Non ho morso Severus?”
“No, razza di imbecille! No! Mi stavo prendendo gioco di te, la tua stupidità è un invito a prendersi gioco di te! Capisco la tua delusione, in fondo miravi ad uccidermi e non ti è riuscito neppure di mordermi. Sei un incapace come mannaro così come lo sei come Prefetto!”
“Adesso basta, Sev. Lascialo stare, non vedi che è sconvolto?”
“Anche io sono sconvolto!” gemette lui, gettando occhiate colme di risentimento alle loro mani intrecciate.
Remus cercò di riprendere il controllo. Non era successo nulla.
'Grazie, Lily', pensò, incapace di parlare ancora.
Le sorrise, mentre lei gli stringeva più forte la mano.
“Aspetta solo che metta le mani su Sirius,” disse dopo un lungo istante. Stava ancora sorridendo, ore dopo, quando si parò con i pugni alzati davanti al suo caro amico.





“Vado piuttosto di fretta, Black. Al contrario del tuo, il mio tempo libero non è illimitato.”
“Taci, Mocciosus!”
Piton storse la bocca nel sentirlo rivolgersi a lui con quell’orribile appellativo, come quando erano ragazzi. Come osava quel lurido, inutile evaso! Si leccò appena le labbra, prima di abbozzare un sorriso mellifluo. “Oh, tu resta pure qui, non c’è bisogno che mi accompagni alla porta, so che non vuoi rischiare di esporti ai terribili pericoli che io e gli altri membri dell’Ordine corriamo là fuori. Al contrario di te, naturalmente.”
Ora era così facile umiliare quell’essere spregevole, e si propose di farlo a ogni occasione che gli si presentava. Era una persona generosa e non poteva rifiutargli lo stesso trattamento che Black aveva riservato a lui per i sette anni passati assieme a Hogwarts.
“Non osare darmi del vigliacco!” il volto di Black era deformato dall’ira.
Una sensazione di grande soddisfazione invase come un’onda calda il corpo di Piton.
Estrasse la bacchetta nel medesimo istante in cui la impugnò il suo nemico di sempre.
“Bene, bene.” Lupin si schiarì la voce. “Come ai vecchi tempi, vedo.”
Il mannaro... era davvero ironico che quella bestia fosse, a parere suo, l’unico con un minimo di cervello nella banda di Potter, il che la diceva lunga sulla drammatica situazione in cui versavano le zucche vuote degli altri tre.
“Avanti, Lupin,” lo invitò. “Vuoi unirti anche tu a Black? due contro uno, proprio come ai vecchi tempi. Oh, aspetta… eravate quattro contro uno, non due, se ben ricordo.”
Black rise, una risata aspra, di scherno. “Oh, povero, piccolo, incompreso Mocciosus! Tutti contro di lui! E dimmi, quando mai Remus ti avrebbe attaccato? Rammentamelo, perché non ricordo…”
Piton strinse le labbra, mentre ripensava allo scherzo orchestrato da Black, di come i quattro arroganti Grifondoro ne fossero usciti, come sempre, puliti. E lui, l’unica vittima della situazione, cosa ci aveva guadagnato? Il vedere Lily, la sua Lily, consolare l’animale che l’aveva quasi ammazzato!
Si rivolse all’uomo, con voce gelida. “Ha cercato di uccidermi. È vero, quella volta era solo e senza bacchetta, ma il fatto che fosse in forma di mannaro non credo sia da sottovalutare. Un lupo mannaro contro un ragazzino di quindici anni.”
Black non sembrò affatto colpito dalle sue parole e nemmeno Lupin. Strano. Forse le strisce di pelle che mancavano dal suo viso non erano l’unica cosa che aveva perso con gli anni e le svariate trasformazioni. A quanto pareva, aveva perso anche la capacità di recitare la parte del povero martire. Che grande interpretazione, quella nell’infermeria di Hogwarts, anni prima. Lily aveva pensato che fosse sconvolto, schiacciato dal senso di colpa per averlo morso, invece lo era perché aveva temuto di finire ad Azkaban, ne era certo.
Fu preso dall’improvviso desiderio di Cruciarlo.
Ma il mannaro era chiaramente ignaro di quello che gli passava per la testa, malgrado non stesse cercando affatto di chiudere la mente, in quel momento. Oltre che un pessimo pozionista, era anche un pessimo Legilimens, e lì si fermò, la lista delle cose in cui era pessimo era troppo lunga.
Lupin gli si rivolse allargando le braccia, con aria esasperata. “Ancora con questa storia? Sono passati vent’anni, non è ora di andare oltre? E poi Pit… cioè, Severus… mi sembra che ti abbia già spiegato un milione di volte che io non ne sapevo nulla, che è stata tutta colpa di quel cagnaccio pulcioso di Sirius!” sventolò un indice accusatorio verso il compare, brandendolo come fosse un’arma. “Suisssh!” soffiò, imitando il suono di una spada che tagliava l’aria e fissando insistentemente Black tra le gambe.
Era strano, pensò Piton, molto strano. Il mannaro non era solo trasandato, pallido e con le occhiaie come di consueto, ma sembrava anche piuttosto stordito. Probabilmente aveva alzato un po’ troppo il gomito assieme al suo caro amichetto ubriacone e nullafacente.
“Mi risulta arduo scordare che ho rischiato seriamente di diventare un essere miserabile come te,” sputò, felicissimo di essere riuscito, per una volta, a smuoverlo. Lupin in genere accoglieva con un sorriso le sue offese, cosa che lo faceva uscire dai gangheri molto più degli insulti di Black. Ma in quel momento non stava affatto sorridendo, anzi, sembrava decisamente offeso.
“Ah, è così? Ti credi tanto migliore di me?” gli chiese Lupin, lo sguardo cupo.
“Ovviamente.”
Il mannaro urlò, caustico. “Ah!”, per poi far vagare lo sguardo per la stanza, l’aria all’improvviso sognante. “Mi spiace contraddirti, ma io sono molto, molto, molto meglio di te. Intanto mi lavo i capelli, ogni tanto… e con lo shampoo alla fragola che Tonks casualmente dimentica sempre nel nostro bagno, perché così ho un profumo talmente buono! Da mangiarmi di baci! Poi sono simpatico, e carino e so baciare così bene…”
Piton restò a bocca aperta, incredulo e profondamente disgustato. Che diavolo stava dicendo? Per Merlino! Li stava prendendo in giro o aveva passato la mattinata attaccato a una bottiglia di Whiskey Incendiario?
Anche Black sembrava spiazzato dall’uscita dell’amico. “Beh, sono contento che tu abbia finalmente acquistato una maggiore opinione di te stesso,” iniziò cauto, abbassando appena la bacchetta. “Ma… sei sicuro di sentirti bene?”
“Sì,” esclamò con entusiasmo. “Ma ora devo intervenire, ho avuto come un’illuminazione! E devo agire prima che mi fermino!” si scarmigliò i capelli con una mano. “So come risolvere la vostra situazione, essere sulla stessa barca sono sicuro che aiuterà a superare i vostri dissapori.”
Balzò verso di loro e li spinse a terra, prendendo entrambi di sorpresa, tanto che gli riuscì di atterrarli con estrema facilità.
E poi li morse.
Entrambi.
Piton trasalì violentemente, inorridito. Ecco il perché del discorso sconclusionato e imbarazzante che avevo messo in piedi: voleva attaccarli, prendendoli alla sprovvista! Un’ottima interpretazione, come sempre.
Si portò il braccio leso davanti agli occhi, come se all’improvviso gli fosse diventato estraneo. Gli tremava violentemente e non riusciva a fermarlo.
Lupin non aveva affondato i denti nella carne abbastanza da farlo sanguinare, me erano chiaramente visibili i segni rossi lasciati dalle sue zanne infette! Sarebbe bastato quello a tramutarlo in un orrido mostro?
“Remus!” sentì biascicare Black. “Tu… tu mi hai morso!” lo vide tirarsi su a sedere, non sembrava particolarmente spaventato, solo pensieroso. “Sono già un Animagus, ora cosa mi succederà? Mmm… diventerò un cane mannaro, o un Animagus a forma di lupo?” valutò ad alta voce, con con la stessa enfasi che avrebbe potuto mettere davanti alla scelta di un nuovo tendaggio per nascondere il ritratto di quella pazza della madre.
Piton si riscosse, aveva ancora la bacchetta in pugno e la brandì verso Lupin, che seduto davanti a lui… non ci poteva credere… seduto davanti a lui, rideva!
Qualcuno stava correndo giù per le scale a rotta di collo, ma lui lo ignorò. Chiunque esso fosse, non gli avrebbe impedito di concludere quello che era quasi riuscito a fare due anni prima, nella Stamberga Strillante. Peccato solo non avere a disposizione un bel Dissennatore in quel momento, avrebbe dato volentieri a Lupin l’occasione per mostrare loro come sapeva baciare bene, mentre la guardia di Azkaban gli succhiava via l’anima!
Levò la bacchetta, pronto a colpire.
“Expelliarmus!”
Troppo allibito per reagire, neanche si accorse che la propria bacchetta veniva scagliata per aria. Un altro Lupin era apparso sulla soglia della stanza.
“Ninfadora! Che hai fatto? Non era questo il piano!” ansimò, con il fiato corto.
“Uff… è davvero una noia che tu riesca a sentire anche attraverso i muri… e poi… Remus! Non chiamarmi Ninfadora! Ma quante volte te lo devo ripetere, ancora?!” gli rispose l’altro se stesso.
“E tu evita di mordere chiunque ti capita a tiro quando hai le mie sembianze! La gente potrebbero iniziare a pensare che sono pericoloso!” si interruppe, accigliandosi. “Però la gente pensa già questo di me, quindi…” si strinse nelle spalle, con un sorriso divertito e lo sguardo complice fisso negli occhi dell'altro.
Black scoppiò a ridere di gusto, mentre la Metamorfomagus riacquistava con una strizzata d’occhi il proprio aspetto, quasi scomparendo nei vestiti ora troppo grandi per lei.
“Lunastorta, Tonks… siete stati fantastici!” ululò, rotolandosi sul pavimento. Anche l’imbranata iniziò a ridere, seguita dal mannaro che gli porse una mano per aiutarlo a rialzarsi. Piton la ignorò deliberatamente, ma lui non accennò a ritrarla.
“Ecco…” si giustificò Lupin, rivolgendosi a lui. “Tonks mi ha chiesto perché tu mi odi tanto, e beh… si è un po’ risentita per quello che è successo anni fa. Per quello che ci ha fatto Sirius, e perché tu mi hai fatto credere di averti morso. Mi hai fatto morire...”
“Purtroppo no, Lupin. Purtroppo no.”
Il mannaro ghignò, per nulla offeso.
“E poi era stufa di sentirvi litigare come ragazzini. Lo siamo tutti, a essere sincero.”
Lo sguardo dolce con cui Lupin guardò quell’impiastro di Auror malriuscito fece smuovere qualcosa dentro Piton.
Era la colazione che gli stava per tornare su.
“Beh, direi che io ho pagato abbastanza per la mia colpa. Remus non mi ha morso, ma in compenso mi ha dato un sacco di botte. Mai fare arrabbiare un lupo mannaro, soprattutto nei pressi del plenilunio,” ridacchiò Black.
“Piacevole saperlo. Ti ha pestato, mi auguro danneggiandoti in maniera importante, perché si è risentito per la tua inettitudine, causa della non riuscita dello scherzo?” sibilò Piton.
“Dai, Severus! Lo so che non credi sul serio che fossi in combutta con quell’idiota senza cervello di Felpato!” rise Lupin, aprendo il palmo della mano che ancora gli porgeva.
“Oh! Vi state divertendo, ragazzi? È l’ora del tè, ve lo servo subito.” Molly Weasley era sbucata dalla cucina, reggendo un vassoio carico di tazzine vuote. “Naturalmente, Severus, ti fermi anche a cena. Questa volta non accetto scuse. Sarà divertente, vedrai, hai bisogno di svagarti un po’ anche tu, caro.”
Piton avvertì una morsa stringergli la gola.
“Ci sarà tutta la famiglia! Tu puoi sederti tra Fred e George, forse ti riesce di tenerli a bada.”
Il mago scattò in piedi, scansando con un gesto brusco la zampa del mannaro.
Raccolse la bacchetta e si diresse con lunghe, decise falcate verso la porta senza dire una parola, sfregandosi con forza il braccio infetto contro il mantello. Non solo lo aveva usato per spostare Lupin, sfiorandolo suo malgrado, ma poteva ancora scorgere su di esso l’impronta dei denti di Tonks. Cupe visioni di lui trasformato in un imbranato cronico al pari della sua ex allieva o Paciock lo accompagnarono fino all’uscita, scalzate solo dalla vivida immagine di una cena a Grimmauld Place con la famiglia Weasley al completo, la Metamorfomagus, il mannaro e l’evaso. Forse persino Potter!
Non aveva già pagato a sufficienza per i proprio sbagli? Non aveva già sofferto abbastanza?
Si Smaterializzò, ripensando con nostalgia alla corsa nel tunnel sotto il Platano Picchiatore per sfuggire al lupo mannaro. Situazione quasi desiderabile, al confronto di una cena a Grimmauld Place.















Una piccola fic su un missing moment, lo scherzo a Piton, di cui ho letto diverse versioni, io l’ho sfruttato per costruirci sopra qualcosa di diverso (e immagino un po' stupido...)


Ringrazio Antote e Mina85 per aver commentato la mia altra fic.

ps, Mina!!! Tu azzecchi sempre in pieno cosa non va nelle mie storie!! Non so se hai notato, ma ho corretto il capitolo 2 della mia long fic in base ai tuoi suggerimenti, grazie^^
uuu! Ringrazio anche quell’anima pia della mia beta, Eli79, che si deve sorbire in anteprima le mie storie infarcite di errori di battitura.
Ciao
Fri.
   
 
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