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Autore: GHENEA    27/10/2016    3 recensioni
"Pensi davvero di non aver scelta.
Sei convinta al cento per cento che quella sia l’unica possibilità.
E poi scopri che l’inevitabile era evitabile.
Questi sono i momenti più disperati; ti senti morire, perchè in fondo sapevi che le cose potevano andare diversamente, ma non mi sono mai spinta oltre, per paura di sbagliare o di cercare l’inesistente. Mi rendo finalmente conto di tutta la sofferenza che avrei potuto evitare, se solo non avessi avuto paura."
Rachel ha avuto una vita difficile, basata su scelte che forse non erano corrette, ma non sembra rendersene conto finché non incontra quel rompiscatole di Garfield che come un'uragano sconvolgerà lei e la sua traumatica vita.
Lei sarà in grado di accettarlo? la scelta finale la farà bene?
non vi dico altro e vi lasco a questa storia (se così si può definire).
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beast Boy, Raven, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Pioggia.
Gocce che cadono furiose sul terreno, creando un suono che ora non riesco a sentire. Sembra di essere in una bolla; le gocce bagnate che mi aggrediscono sembrano frutto della mia fantasia. Un sogno; solo uno stupido sogno. Eppure sento lo sforzo dei muscoli, la confusione in testa, la rabbia nelle vene. Una serie di cose che se stessi dormendo non potrei provare. Mille luci mi circondano, annebbiandomi la mente, non riuscendo più a creare pensieri concreti mi limito a seguire ciò che il corpo mi impone di fare, con una disperata enfasi che mai forte come ora l’avevo sentita. Mille voci sembrano chiamarmi mentre calde, lacrime bagnate si fanno strada nel mio viso già umido. Anche i capelli sono ormai completamente fradici e sembra che tutto un tratto il mio corpo sia diventato così pesante. Il peso però che sento è interiore. Come quando vidi il sangue scarlatto di Arella sul pavimento, un colore così forte e intenso che faceva male vedermici riflessa. L’acqua si infrange nel terreno producendo lievi scintille mentre i miei piedi calpestano velocemente l’asfalto senza alcuna idea di dove stessi andando. C’èro solo io e la mia ira, in quel marciapiede scolo. Penso che in tutta la mia vita non sia mai riuscita a correre così velocemente e per così tanto tempo. Perché per quanto ne sappia sembrano passati giorni dall’ultima volta che ho sentito i vestiti asciutti; sembra un miraggio lontano il focolare della casa di un tempo, quasi mai esistito. Sembravo muovermi a passi di danza, poggiando i piedi con forza per poi rilanciarmi con più velocità; la stanchezza mi scivolava via come la pioggia ora. Poi i palazzi prendono posto nel vuoto paesaggio, incroci ormai troppo familiari; parchi, cartelli, insegne, cartelloni passano di sfuggita nel mio campo visivo prendendo poi una scalinata verso l’alto. Non sono padrona dei miei movimenti eppure sento che è quello che voglio; come quel bacio sullo scoglio.
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Partiamo subito dal presupposto che tutte le volte che torno dal cimitero sono abbastanza emotivo. Ovviamente questo non giustifica il fatto che sia riuscito a dimenticarmi l’ombrello a scuola con l’alluvione che infuriava su Jump City, ma, seguendo un ragionamento contorto, mi manleva dal mio non stupore nel girare l’angolo della strada per casa mia e sentirmi buttato a terra da un corpo umano. La cosa che mi ha fatto leggermente trasalire è stato il fatto che quel corpo era della protagonista di tutti i miei pensieri; ancora più interessante è stato il momento in cui mi ha puntato un coltello alla gola mentre era ancora sopra di me. Non saprei se sentirmi emozionato o terrorizzato, ma nel dubbio sarò entrambi. Non misi subito a fuoco l’immagine, ma sentivo chiaramente la fredda lama pungermi il collo, mentre la mia schiena si stava infradiciando insieme ai vestiti. Quando vidi il suo viso per poco non mi sentì mancare. Era rigato dalle  lacrime, ma aveva un’espressione vuota: i suoi occhi non dicevano niente, sarebbe sembrato il corpo di un cadavere, per via dello stesso pallore e del tocco gelido. Le iridi violacee erano spente senza più la minacciosa scintilla che hanno di solito. Profonde occhiaie solcavano la parte inferiore degli occhi mentre i capelli bagnati incrociavano il suo viso. Non saprei se essere felice o meno di vederla in questo stato, ma mi sono mancati così tanto i suoi lineamenti che ho quasi dimenticato la presenza della lama sul mio collo. Quasi.
“perche!?!”
Me lo chiede quasi urlando e io so già cosa intenda. Ho avuto così tanta paura di questa domanda che non mi sono mai fermato a pensare ad una risposta concreta.
“perché mi hai tradita come hanno fatto tutti?! Io mi fidavo Gar, mi fidavo ciecamente di te e tu l’hai uccisa. Hai ucciso mia madre!”
Mi spezzano il cuore le sue parole e resto pietrificato nel vederla così. Colma d’odio e rabbia. Sono davvero stato capace di ridurla in questo stato?
“è colpa tua se ora lei non c’è più; è colpa tua se ho perso l’unica persona che mi voleva bene. Lei mi ha sempre protetto e io non sono stata in grado di proteggere lei. Sarebbe ancora cui se non fosse stato per te!”
Preme con più forza la presa con il coltello e una goccia di sangue si confonde con l’acqua fredda della pioggia. Ha ragione; ha terribilmente ragione. Per quanto possa averla protetta ho pur sempre fatto in modo che lei soffrisse, ma l’ho fatto per lei.
Per lei e per Arella.
 Dopo esser stato con i miei genitori ho capito di aver fatto la cosa giusta, per quanto terribile ed ingiusta sia stata. Ho mantenuto fede ad una promessa e ho protetto la ragazza che amo e per quanto lei possa odiarmi ora a me basta che sia salva e fuori pericolo; per questo non mi muovo; rimango fermo immobile aspettando che si sfoghi senza imporre resistenza.
 Cavolo, quanto sono cambiato.
 Alzo lo sguardo e la fisso intensamente negli occhi; in quegli occhi che mi hanno colpito subito vedo per un istante la solita luce che vedevo di solito. Sembra quasi che stia combattendo contro se stessa; per un momento la presa si fa meno sicura mentre continua a fissarmi,  mentre io memorizzo ogni minima sfumatura del suo pungente sguardo, che ora sembra così fragile. Un’espressione mortificata si fa strada sul suo volto mentre la vedo tornare la solita Rachel. Per un istante rivedo l’odiosa ragazza che mi ha da subito colpito, con la sua eleganza e la sua determinazione. È così che la vorrei ricordare; è così che vorrei vederla seppure per l’ultima volta: bella e letale come solo lei può essere e mi toglie il fiato averla ora così vicina a me.
Molla la presa sul pugnale, che scontrandosi sull’asfalto emette un suono sordo. Sento il suo respiro, ogni suo battito del cuore. Ogni suo singolo muscolo sembra essersi sciolto sotto il mio tocco. Le sue mani chiuse a pugno mi tengono con forza la giacca ormai scura per l’enorme quantità d’acqua accumulata. Non resisto e d’istinto le circondo le fragili spalle con le mie braccia, delicatamente, per paura di spezzarla di nuovo. Ho come l’impressione di sentirla sussurrare parole in rima, quasi una formula, ma poi riconosco la melodia e mi rendo conto che è la stessa canzone che ha infranto i miei incubi quella volta, settimane fa. Ora che ci penso sembra che si stia ripetendo tutto: la pioggia batte, lei come non l’ho mai vista, spoglia di tutte le sue difese, di tutte le sue corazze.
Singhiozzi sonori, mi invadono la testa facendomi sentire solo peggio.
“perche Gar?”
La voce coperta dalle lacrime è leggera, quasi un sussurro, ma mi raggiunge forte e chiaro.
“perché non scappi, non cerchi di proteggerti?”
Dal tono di voce sembra che sia molto stanca e probabilmente le domande sono retoriche, ma mai la risposta a tutto mi sarebbe sembrata così chiare.
“perché io ti amo Rachel Roth e non potrei desiderare di meglio che starti accanto.”
Sento i suoi respiri più lenti e rilassati mentre la presa si indebolisce; si deve essere addormentata, ma non mi pare un buon posto dove fare un sonnellino questo. La prendo in braccio come uno sposo farebbe con la sua amata e la porto verso casa mia, sperando che il riscaldamento si sia già accesso. La sento così leggera, mentre tento di proteggerla dall’acqua con la mia esile figura, a volte mi soffermo a guardarla dormire con un volto sereno ma sempre rigato dalle lacrime perse. Arrivo finalmente davanti alla soglia di casa e non senza difficoltà, riesco ad aprire la porta di casa.
 Grazie al cielo i caloriferi sono accesi e bollenti. Prendo dall’armadio tutte le coperte che trovo, mentre appoggio Rae sul letto. Ha i vestiti fradici e non ha nemmeno una giacca, quindi mi sento in dovere di cambiarle i vestiti. Il solo pensiero mi fa arrossire in un modo sconfinato, ma se non voglio che si prenda un malanno serio devo farlo. Le tolgo la maglia, cercando di non soffermarmi più di tanto sul reggiseno, fortunatamente sportivo, ma che comunque lascia una buona parte di pelle scoperta. Davvero tanta pelle. Sposto lo sguardo e vado a prendere una mia maglia e una felpa che ovviamente le calzano, si e no il doppio. In tutto ciò, strano ma vero, lei continua a dormire beata e questo non mi rassicura molto. La infilo sotto tutte le coperte, togliendole alla veloce i leggins bagnati. Ti prego Gar mantieni il controllo. Mantieni il controllo. Non lasciare che i tuoi istinti abbiano la meglio.
Ripetendomi questo mantra in testa, le butto un piumino addosso, sopra alle altre coperte (forse ho un po’ esagerato, ma meglio prevenire che curare) e corro a cercare quel diamine di termometro, che mammamia non è mai al suo posto. Lo trovo dentro il porta spazzola (ormai non mi faccio più domande) e corro a misurarle la febbre.
39.5 dannazione, come immaginavo.
Mi dirigo in cucina e bagno una pezza da metterle sulla fronte imperlata di sudore mentre aspetto che l’acqua bolla per la borsa d’acqua calda. Vado in bagno dove prendendo un’asciuga mano e tento di asciugarla al meglio i capelli corvini.
Passa così una mezz’ora a tentare di ricordarmi i migliori modi per aiutarla. Quando credo di aver finito vado a cambiarmi anche io, cercando di fare il più velocemente possibile; le cambio qualche volta la pezza mente trovo la medicina che cercavo. Ovviamente non posso dargliela ora, ma spero che si svegli in tempo per potergliela dare. Prendo una sedia e la porto vicino al mio letto osservandola dormire: il respiro lento alza e abbassa le coperte mentre sembra che si stia calmando. Tento di pensare positivo, ma l’unica cosa che mi frulla in testa è se abbia sentito o no ciò che le ho detto. Lo so è molto egoistico, ma sono accadute davvero un sacco di cose ultimamente. Ricordo che mia madre voleva sempre vedermi sorridere, anche quando le cose si mettevano davvero male è grazie a lei e al suo ricordo che ho affrontato la vita; spero che Rae possa fare lo stesso, ma se non ci riuscirà voglio darle la certezza che sorriderò io per lei.
Sempre.
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Un tocco leggero.
Una sensazione di bagnato sulla fronte.
E poi basta, cadevo di nuovo in buco profondo, dove tutto era caldo e troppo confuso.
Si ripete questo per chissà quante volte, e tutte le volte volevo aprire gli occhi per capire cosa mi stava succedendo, ma solo il pensiero mi affaticava e mi riaddormentavo. Ora però è diverso, sento le forze tornare e la ovattata confusione nella mia testa si alleggerisce. Inoltre un dolce profumo mi attrae; è qualcosa che so di conoscere bene ma non riesco a ricordare. Per un istante spero che tutto quello che è accaduto nelle ultime settimane fosse stato l’incubo più lungo della mia vita, ma sono tutte sciocche illusioni. Lo capisco quando riesco finalmente a capire dove mi trovo. Immersa da una serie di coperte che sembrano non finire mai. Sento poi una voce; non riesco subito a riconoscerla per via del basso tono che ha, ma capisco subito che si tratta di un ragazzo. Sembra che stia intonando un canzone, ma è quasi un sussurro, quindi decido di alzarmi per controllare. Dato che mi trovo proprio a casa sua mi aspetto di trovare Garfileld e per qualche strana ragione non desidero altro, ma non so se sarò capace di guardarlo negli occhi senza pensare a quella lettera. Riesco ad alzarmi senza troppi problemi, solo qualche giramento di testa, e mi guardo in torno per un attimo: è più disordinato di quanto ricordassi. Il tono di voce si fa più forte e riesco finalmente a distinguere le parole della canzone.

 I drive away from your house, chasin' butterflies out.
Girl, I don't know how you do it.

Mi giro verso destra, da dove veniva la sua voce, e trovo una porta di legno bianco semi chiusa. Lentamente mi avvicino, mentre lui continua a canticchiare.

I said "Girl, you're beautiful, 'n' you already know it,
But I'll say it again and a million times after that"
You laugh and you shake your head and say "Boy, you're crazy"
Well, girl, if I'm crazy, I'm only crazy 'bout you


Dalla piccola fessura della porta vedo la figura del biondo davanti ai fornelli, intento a mischiare chissà che cosa in un recipiente con un mestolo, mentre dell’acqua in un pentolino iniziava a bollire. Al contrario delle altre stanze la cucina sembrava quella più ordinata delle altre, ma neanche tanto. Diciamo che era in condizioni più accetabili.

I was lookin' right into your eyes, right then, porch light
Flipped on and I saw your dad lookin' through the window. Hope he ain't mad.

Faccio attenzione a non farmi sentire e ascolto incuriosita.

Then I helped you outta my truck,through the yard to your front door
Said "Girl, am I gonna see you again?" You answered me back with a kiss

Mi si accalda il viso, forse per la febbre o forse per la vaga idea che mi era venuta in quell’istante: e se stesse parlando di me? Appena formulo il pensiero faccio di tutto per ricacciarlo indietro. Ricorda cosa è successo, come ti ha preso in giro;
cerca di tornare in te Rachel..

I drive away from your house, chasin' butterflies out
Girl, I don't know how you do it
Roll the radio down, say "I love you" out loud
Man, I think I'm 'bout to lose it
Ain't my thing to jump the gun,
But I called my dad and said "She's the one"
Said "Boy, better get that ring, if you really wanna change her name"
Like a merry-go-round, got my head spinnin' round and round and round
That's just what you do, do, do, do, do, do, do to me


Quello che aveva nel contenitore ora lo rovescia in una macchina per fare i waffle e subito capisco cosa stia preparando. Non ho neanche guardato l’ora, che stupida. Mi sveglio in una casa non mia e la prima cosa che faccio è origliare il proprietario della casa. Bel lavoro Rachel complimenti ti stai comportando davvero bene; il mio buon senso cerca di zittire il mio orgoglio creandomi solo più confusione nella testa. Mi sento accaldata e stanca, con un peso alla testa e sbalzi di temperatura mi fanno venire i brividi. Mi appoggio alla maniglia della porta tentando di riprendere l’equilibrio, ma così facendo sposto leggermente la porta. Lui fortunatamente non se ne accorge e continua a intonare.

I picked you up for our second date, you're sure lookin' pretty
Sweet as an angel, here to save my soul
Mmm, yea, you get me high, you take me to heaven
And I get to shakin' when you put your lips on mine
It could be the best night of my life, least 'til next time
Oh yea, gotta get this right, follow all the rules and be back by 9
Pulled up to drop you off, leanin' in to sneak one more
Said "Baby, when can I see you again? How 'bout every night after this?"


inizia a fare qualche goffo accenno a qualche strana danza mentre con un mestolo simula un microfono.


I drive away from your house, chasin' butterflies out
Girl, I don't know how you do it
Roll the radio down, say "I love you" out loud
Man, I think I'm 'bout to lose it
Ain't my thing to jump the gun,
But I called my dad and said "She's the one"
Said "Boy, better get that ring, if you really wanna change her name"
Like a merry-go-round, got my head spinnin' round and round and round
That's just what you do, do, do, do, do, do, do to me
Yea, that's just what you do, do, do, do, do to me


Sono ormai persa in quel mare di parole e non riesco più a formulare un concetto concreto, resto solo li ad ascoltare la sua voce senza pensare più a nulla.

Yea, that's just what you do

I drive away from your house, chasin' butterflies out
Girl, I don't know how you do it
Roll the radio down, say "I love you" out loud
Man, I think I'm 'bout to lose it
Ain't my thing to jump the gun,
But I called my dad and said "She's the one"
Said "Boy, better get that ring, if you really wanna change her name"
Like a merry-go-round, got my head spinnin' round and round and round


Un’altra ventata di calore e questa volta sento le gambe cedere.
 
That's just what you do, do, do, do, do, do, do to me
 
Afferro la maniglia della porta, con il risultato di peggiorare solo le cose.

Yea, that's just what you do, do, do, do, do, do, do to me

Cado rumorosamente nell’altra stanza, facendo venire un infarto al biondo, che per lo spavento lascia cadere il mestolo per terra. Si gira e una frazione di secondo lo vedo prendere il colorito di un pomodoro. Non ne capisco il motivo, sono troppo occupata a cercare di alzarmi senza barcollare. Noto solo ora che legato alla vira ha un grembiule bianco dalle decorazioni verdastre; quella vista mi lascia sfuggire un sorrisino di scherno. Tiro su rumorosamente di naso, perdendo ogni lezione di bonton che mi avevano impartito da piccola.
“R- Rae, che ci fai in piedi? V- va tutto bene?”
Con voce tremante mi aiuta ad alzarmi e noto che si sofferma parecchio a osservare i miei indumenti, ma non ci faccio molto caso. La febbre mi sta facendo delirare e mi aggrappo a lui, avvicinandomi solo di più. Il suo corpo produce un calore piacevole che mi fa solo stringere la presa, mentre il suo colorito va di male in peggio; sembra che stia per esplodere.
“R- Rachel ci sei?”
Stringo la presa sul suo petto e appoggio il viso nell’incavo del suo collo per godermi quel dolce tepore mentre mi tiene per i fianchi.
“sei molto caldo”
Dico come in trans. Le parole uscivano così, senza pensarci; tutto quello che mi passava per la testa era solo la voglia di rimanere attaccata a lui, il resto non lo riesco a comprendere.
“R- rae mi sa che la febbre si sia alzata, forse è il caso che ti rimetta a let-“
“ no, voglio stare così ancora per un po’”   
Lo interrompo aggrappandomi con più forza respirando il suo odore. Lui resta lì fermo, aumentando la presa mentre sento le forze venire a meno. Improvissamente sento il rumore di una porta che si spalanca e una voce familare venire verso di noi.
“ehy amico scusa il ritardo, ti giuro che ho fatto il più presto possibil-“
Sulla soglia della stanza vedo entrare Luke con in mano un sacchettino trasparente e gli occhiali da sole addosso, nonostante fossimo in pieno inverno. Sento il corpo di Gar irrigidirsi non appena vede il suo amico, ricordandosi di avermi ancora incollata a se.
“certo che voi due ci state dando proprio dentro eh?”
Le mani di Gar si staccano improvvisamente da me, iniziando a gesticolare.
“Luke! Non è assolutamente come sembra stavamo solo, solo … ?”
Le gambe iniziano a farsi molle e a malapena sorregono il mio peso.
“solo?”
Cado a terra portandomi una mano alla bocca per placare l’attacco improvviso di tosse, seguita a ruota dal biondo, che ignorò palesemente il suo compagno. Mi porta una mano sulla fronte per misurare la temperature e dalla sua espressione grave capisco che non sono in una buona condizione.
“dannazione Rae la febbre si è alzata di nuovo”
Mi prende in braccio, ma io sono troppo confusa e debole per replicare; il massimo che faccio è appoggiare nuovamente la testa nell’incavo del suo collo, e non migliora di molto la mia condizione, ma lui è troppo preso dal trasportarmi da una stanza all’altra per preoccuparsene.
“Luke, ha preso la medicina che ti ho chiesto?”
Chiede appoggiandomi con cautela sul letto. Appena lo vedo accennare un movimento lo afferro per la felpa, guardandolo negli occhi. È stato un movimento istintivo, non sono riuscita a controllarmi e anche lui ne è sorpreso e quando vedo che il suo sguardo non cede sul mio, quindi sposto il viso sulla coperta, mantenendo però la presa sul suo indumento.
“si ce l’ho, ma và presa a stomaco preso; è pur sempre un’antibiotico”
Dice Luke porgendo la scatola con le pasticche a Gar; in tutta risposta si siede vicino a me prendendo la scatola. Mi circonda le spalle con un braccio diminuendo le distanze di sicurezza che dovrei tenere da lui.
“prendimi dei biscotti e un bicchiere d’acqua allora”
Sarà una mia impressione, ma mi è sembrato di vedere Luke sogghignare nel mentre, per poi dirigersi verso la cucina.
“come ti senti”
Mi chiede; io non saprei come rispondergli: potrei dirgli la verità, dirgli che sto di merda un po’ per mia madre, un po’ per la febbre e un po’ perche vorrei non sentire questa così opprimente sensazione di aver sempre bisogno di lui quando dovrei solo stargli lontano; quando dovrei solo odiarlo; oppere potrei mentirgli spudoratamente e dire che sto bene, che non si deve preoccupare, per poi andarmene non appena sarò in grado di alzarmi di nuovo e fare di tutto per non vederlo mai più. Decido di stare in silenzio e avvolgermi nelle coperte, sotto il suo sguardo preoccupato. Dopo pochi attimi arriva Luke con dei biscotti e l’acqua.
“mangia, vedrai che poi starai meglio”
Mangiare è l’ultima cosa che vorrei fare, ma se voglio rimettermi ho bisogno di quella medicina. Faccio come mi dice e poi mi porge la pasticca che mando giù senta difficoltà. Sento poi la leggera carezza del suo fiato sulla mia nuca e sento le palpebre diventare pesanti. Tutta la realtà mi sembra un’illusione sfocata e cado nell’ombra (di nuovo), tra le braccia di un Morfeo perenne. L’ultima cosa che sento è un lieve bacio sulla fronte che calma i miei sensi portandomi una visione celestiale e sonni tranquilli, accompagnati dalla voce di mia madre; pareva un sussurro, una lieve brezza quasi, ma il suo profumo, il suo lieve tocco erano inconfondibili. Trovai la gioia di quei pochi momenti felici con lei che improvvisamente si fecero tanti. Ogni singolo secondo che ricordo con lei mi pare una luce lontana, che conserverò sempre come mio grande tesoro. Sarà per la febbre o per qul profumo di waffle nell’aria, in ogni caso il volto di Arella mi apparve chiaro e lindo, mentre vestiva con una tunica bianca ed era ricoperta di una luce abbagliate; mi apparve con il suo sguardo sereno e i suoi occhi limpidi che parlavano e mi dicevano “andrà tutto bene, si forte, vai avanti  e ricorda, uno spiraglio di luce ci sarà sempre”.
Per la prima volta dopo mesi, dormi serena.
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“la medicina sta già facendo effetto, bene”
Mentre la guardavo appisolarsi, le diedi un istintivo bacio, con la scusante che così facendo avrei misurato meglio la sua temperatura.
“tutto merito delle affettuose cure del Dottor Logan”
Scherzò Luke, dandomi una sonora pacca sulla spalla. Mi chiedo come faccia ad essere sempre così tranquillo, io è da ieri che sono in’ansia, crogiolandomi in tutte le mie strane teorie sulla salute della ragazza. Sono perennemente preoccupato, ma ora che ha preso l’antibiotico sono più tranquillo.
“piantala Luke”
Mi dirigo verso la cucina, appena in tempo per salvare i waffle che avevo preparato, da una fine tremenda.
“che carino hai perfino cucinato per lei, sei proprio uno da sposare”
Dice con uno strano tono di voce, un po’effeminato.
“mi ha detto che le piacciono i waffle, pensavo di farle un favore”
Mi stupì di me stesso quando mi venne questa brillante idea, stava procedendo tutto liscio finche Rae non si mise a sclerare: da lì la mia testa ha avuto un reset; non mi ricordavo neanche il  mio nome.
“l’importante è il pensiero”
Si siede davanti al tavolo che avevo preparato per la colazione, aspettando.
“pretendi pure che ti dia da mangiare ora?”
“ehy, sono stato io che sotto il diluvio universale è andato a prenderti quelle diamine di pastiglie per salvare la tua bella”
“ci hai messo troppo tempo”
Rispondo, sapendo di  essere in torto, ma mi piaceva torturarlo; dovevo sfogarmi su qualcuno.
“certo la centenne della farmacia mi ha dato cinque dollari di resto in spiccioli, c’erano così tante monete che mi si incrociavano gli occhi”
Mi viene da ridere pensando alla scena, conoscendo che Luke non ha un briciolo di pazienza.
“e poi sei tu troppo ansioso; ogni due minuti mi arrivava un tuo messaggio, mettevi ansia persino a me”
“Rae stava male è normale che sia preoccupato”
Metto il broncio mentre inizio a lavare le stoviglie. Capisco di aver un po’ esagerato forse, ma andiamo chiunque avrebbe agito come me.
“allora lo ammetti che ti piace”
Alzo lo sguardo in direzione di dove dormiva la ragazza e non faccio a meno di sorridere.
“dire che mi piace è un effimero”
Torno a concentrarmi sulle pentole mentre la molesta voce del mio amico mi accompagna. Non ho voglia di ascoltarlo, ma gli sono grato per essere qui con me ora così appena ho finto gli passo un piatto con un waffle e una tazza di caffè;
“quindi, ora state insieme o cosa?”
Rimango interdetto da quella domanda.
“no, non stiamo insieme, ma …”
Non posso dirgli del bacio. Per Rachel sarà un motivo in più per odiarmi e poi non credo se si potesse definire proprio bacio quello; nel senso, io lo vedo più come l’istante più felice della mia vita;
“tranquillo, ho capito; non sei costretto a dirmi tutto”
Lo guardo pieno di gratitudine; quando finisce di bere il caffè, decide di andarsene. Gli restituisco i soldi per la medicina e lo accompagna alla porta dove mi saluta con un gesto di incoraggiamento.
Chiudo la porta e vado dare un occhio alla mia ospite. Per ora sembra che dorma sogni sereni; è la prima volta che la vedo così rilassata, così spoglia delle sue corazze. Sono le 8:00 del mattino, direi che ancora un’ora di sonno me la possa permettere; solo che non avevo per niente voglia di rimettermi in quello scomodo divano e un pensiero malato mi sfiora. Li per lì decido di lasciar perdere, ma la tentazione è tanta, così alzo le coperte del letto e mi accoccolo di fianco alla mia Rae; lei non sembra accorgersene ma il modo in cui era messa … sembrava volesse che mi avvicinassi di più e a confermarmelo fù il leggero movimento della sua mano verso la  mia. Non me lo feci ripetere due volte e la avvolsi in un abbraccio che sarebbe potuto durare per sempre. Mi addormento inebriato dal suo odore e con le sue mani sul mio petto, cadendo così in un'incantesimo dalla quale non vorrei mai liberarmi


ANGOLO AUTRICE
*risorge dall'entro terra* I'm alive!!!
non sono scomparsa e chiedo scusa per il ritardo di quasi un mese. mi inchino (di nuovo), sono veramente mortificata, ma temo che dobiate abituarvi: ora che è iniziata la scuola non riesco più a stare tanto dietro alla storia. porterò a fine questo lavore perche ci tengo particolamente, ma ho i miei tempi e spero di riuscire ad agiornare almeno una volta la mese (mi vergogno molto).
chiedo scusa (di nuovo) a tutti coloro che mi scrivono recensioni e alla quale poi non riesco a rispondere, ma ho tempi limitati, quindi scusate la mia insolenza e abbiate pazienza (e tanta anche).
scusate se vi lasco così, sò che il capitolo è alquanto indecente, ma non avrei aggiornato mai più se mi fossi messa a riscriverlo.
un'abbraccio
-carly
p.s. questo capitolo sarebbe dovuto uscire il primo del mese, ma efp mi ha dato dei prolemi e ho potuto aggiornare solo ora. Non sò perchè, ma non mi caricava il capitolo e non lo postava; solo ora per grazia divina sono riuscita. Ancora scusa; farò del mio meglio per aggiornare il prima possibile.
   
 
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