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Autore: RedFox33    27/10/2016    9 recensioni
"-Qualcosa non va Aizawa?- chiese il preside dalle sembianze orsine.
-Oh, mio caro Nedzu, quest'anno non posso che approvare la sua scelta."
Konnichiwa a tutti! Sono RedFox33 e oggi vi do la possibilità di creare un vostro personaggio per un'originale storia OC! Entrate a far parte della U.A. Academy e fate la storia come Midoriya, Bakugou e tutti gli studenti della 1A! Il regolamento è semplice: commentate il capitolo del Prologo e io vi invierò al più presto una scheda da compilare per i dettagli sul vostro personaggio. Accorrete in numerosi! :3 PLUS ULTRA!
{Iscrizioni chiuse}
Genere: Azione, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Boku no Hero Academia 2.0

Come sopravvivere al giorno d'esame - pt 1




 
Buonsalve a tutti voi!!!
Spero che non sia passato troppo tempo dall'ultima volta, ma è stato più difficile del previsto smistare tutte quelle schede che mi erano arrivate >.<
Ma ho finalmente per voi il capitolo appena sfornato!
Non ho potuto inserire sin dall'inizio tutti gli OC, ma ho cercato di accontentare tutti mettendo perlomeno uno dei due personaggi che qualcuno mi ha inviato!..
E... Niente. Mi sto divertendo troppo con questo progetto!
Senza ulteriori indugi, vi lascio al (spero) tanto atteso capitolo :D Ci si vede a pié di pagina!


 

Quella mattina, Sora Hitomi si era svegliata molto presto: aveva paura di fare tardi, e non poteva proprio permetterselo, non quel giorno. Prese il maglione verde pesante che tanto adorava e se lo infilò velocemente, per poi acconciarsi i lunghi capelli castani in una treccia disordinata. Non volle nemmeno far colazione tanto aveva paura di non essere lì nel momento dell'appello dell'esame; presa la bicicletta, si diresse al solito punto d'incotro per aspettare l'altra esaminanda. Aspettare, purtroppo, non era il suo forte.

-Sono le otto e quarantasei. Dovevamo vederci alle 8 e mezza. Si può sapere dove sei stata?- disse freddamente la castana, dopo che vide spuntare da dietro un angolo un cespuglio rosa di capelli. Era da più di mezz'ora che stava aspettando Reiko Suzuki, e se non avesse dovuto risparmiare le energie per l'esame, non avrebbe esitato un momento ulteriore per darle una lezione su come non arrivare mai più in ritardo.

-Scusami Sora-chan! Mia nonna ha forato una ruota della mia bici e sono dovuta venire a piedi!.. Ah... Sono così stanca.- esclamò teatralmente la nuova arrivata, scaricando tutto il suo peso su Sora con tanto di dorso della mano sulla fronte. La ragazza con la treccia non era abituata a ricevere tutta quella confidenza, perciò mollò la presa sulla piccola donna dai corti capelli rosa facendole fare un tonfo a terra.

-Ahia.

-Scusami... Cioè, volevo dire, ti sta bene. Non meriti nemmeno di essere soccorsa. La prossima volta impari ad arrivare prima.

-Eddai! Perché sei così fredda? So che in realtà mi adori.- disse Reiko, alzandosi da terra come se nulla fosse e iniziando ad agitare le mani.

-Ah, voi italiani e il vizio di gesticolare così tanto...- sospirò Sora, nascondendo un abbozzo di sorriso.

-Disse la giapponese che non si fa sfiorare da nessuno manco quando le danno il resto. - rispose di tutto tono la rosa, lanciando un sorrisetto di sfida. La castana se ne accorse, ma per quel momento decise di ignorarla.

-E' meglio se andiamo, o addio U.A.- concluse Sora, prima di salire in sella alla sua bici.

-Aspettamiii!- urlò invece Reiko, cercando di strappare un passaggio alla sua amica. -Tu non sai dov'è la U.A., dove pensi di andare da sola?

-... Pff. Muoviti e sali.

 

...

 

Ai Sagawa era già arrivata davanti ai grandi portoni della U.A., ma la paura di fallire l'esame le impediva anche solo di fare un singolo passo in avanti. La bocca era serrata in uno strano ghigno, e la fronte non aveva mai visto tante rughe come in quel momento; era necessario per la sua incolumità sciogliersi un po', o tutta quella tensione avrebbe rischiato di trasformare Ai in una statua di marmo seduta stante.

"Non avere paura Ai, tuo fratello ha fiducia in te e nelle tue abilità, puoi farcela..." pensò la rossa, scrollando le spalle. La ragazza non poteva che destare sguardi su di lei, dato lo strano comportamento che stava avendo, ma la tensione del momento la isolava dal resto che la circondava. Solo un tocco sulla spalla la riportò alla realtà.

-Sagawa-san? Sei proprio tu?- disse una voce piatta maschile che ben ricordava.

"A...Alexander-kun?!" per poco alla rossa non venne un colpo. Quel ragazzo, Alexander Inazu, era la sua cotta sin da quando un anno prima si erano conosciuti a un evento per talenti straordinari. Lei era stata invitata grazie alla sua singolare capacità logistica, lui grazie al suo incredibile talento nel suonare il violino: la musica di Alexander le aveva trasmesso emozioni uniche, ma, nonostante dietro quelle dolci melodie si nascondessero nobili sentimenti, l'aspetto duro e austero del ragazzo impediva a chiunque di avvicinarsi a lui. Ai fu l'unica coraggiosa tra gli ospiti ad andare a parlare col violinista moro, e in quel momento aveva capito quanto in realtà dietro a quello sguardo terrificante si celasse una persona per bene; se ne era subito innamorata, ma purtroppo da quel giorno in poi le occasioni per rivederlo erano state poche.

-Ehm... Ciao.- iniziò lei, fingendo uno sguardo gelido sia per timidezza, sia per non far trapelare i suoi sentimenti al ragazzo. -Cosa ci fai qui?

-Partecipo all'esame per entrare nella U.A., e penso che anche tu sia qua per lo stesso motivo, vero?

-Sì.- rispose monotonamente Ai, continuando a tenere uno sguardo impassibile.

-Bene. Spero vivamente che passeremo entrambi, così potremmo aiutarci a vicenda nel corso dell'anno.- le parole gentili del ragazzo erano totalmente in contrasto con in suoi occhi tenebrosi, ma Ai ci fece poco caso. Voleva esultare dalla gioia al pensiero di lei e Alexander nella stessa scuola, ma il suo carattere chiuso le impedì di esternare questa felicità. Fece un disinteressato gesto con la mano per salutare il ragazzo e si voltò dall'altra parte, facendo un grosso respiro. Ora sì che doveva passare l'esame a tutti i costi.

-Ah, un'ultima cosa.- Alexander la colse di sorpresa, facendole perdere, anche se solo per un secondo, la corazza di ferro.

-Dimmi pure.

-All'esame parteciperà anche mia sorella gemella, si chiama Violet. Non ha molti amici, e mi faresti felice se cercassi un po' di fare amicizia con lei.- gli occhi del ragazzo, nel nominare la sorella, si illuminarono per un istante, e la rossa capì immediatamente che quella persona era veramente importante per lui.

-Sarà un piacere Alexander-kun. Se è come te, non può essere che una ragazza fantastica...-

...

"CAZZO!"

Solo in un secondo momento Ai si rese conto di ciò che aveva appena detto, e ormai era troppo tardi per rimangiarsi le parole date. Aveva praticamente quasi confessato in suo interesse per un ragazzo al ragazzo in questione. Diventò improvvisamente rossa e abbassò velocemente lo sguardo per non esporsi troppo, tanto quanto bastava per cercare di recuperare la sua maschera seria e distaccata, e quando la sua finta sé si ristabilì, alzò la testa per parlare, ma venne immediatamente stoppata da Alexander.

-Non c'è bisogno che fingi con me- disse lui, gli occhi inteneriti nel vedere la rossa arrossire. -so che in realtà sei più dolce e gentile di quanto dai a vedere. Ma in fondo non sono la persona giusta per rimproverarti, anche io faccio allontanare tutti da me con questo sguardo. Però io non posso farci niente, è proprio la mia faccia che spaventa!

In quel momento, Alexander sorrise e scompigliò i capelli di Ai, e la ragazza non potè che soccombere davanti tanta perfezione.

-T...Tu non spaventi affatto.- la rossa cercò di affermare questa frase con il tono più naturale e gentile che aveva a disposizione, ma nonostante lo sforzo il suo atteggiamento continuava ad essere fin troppo distaccato.

-Ah... In realtà sono più spaventoso e cocciuto di quanto il mio aspetto da a vedere- ironizzò il moro, sorridendo per la seconda volta. -Se avremo l'occasione di andare in classe insieme, conoscerai anche questo mio lato più oscuro.

E, detto ciò, salutò la rossa con una pacca sulla spalla e si diresse da una ragazza mora, molto somigliante ad Alexander.

"Fratellone mio," pensò Ai, in un misto tra felicità ed eccitazione. "dammi la forza per superare l'esame!"; dopodiché, varcò finalmente le porte della U.A..


 

-VA PIANOOO!- urlò a tutto fiato Reiko, aggrappandosi il più forte possibile al felpone verde di Sora.

-Se tu fossi arrivata in orario, non sarei dovuta andare così veloce.

-Ma in questo modo rischierai di investire qualcunOCOMEQUELRAGAZZOSTAATTENTAAA!

La rosa non fece in tempo ad avvisare la castana che la bici delle due colpì in pieno un ragazzo dagli strani capelli bianchi, facendo cadere tutti e tre a terra. La prima a rialzarsi fu Sora, e quasi noncurante di quello che era successo riprese la bici in mano.

-La U.A. si vede in lontanza. Io vado, ti aspetto là. Scusati da parte mia con... quello.- disse a Reiko indicando il ragazzo steso a terra. La ragazza dal caschetto rosa non fece nemmeno in tempo a fermare l'amica che questa era già ripartita come un razzo verso la U.A..

"Così rischia di investire qualcun'altro.." pensò, noncurante di essere rimasta senza passaggio. In fondo, fatto un calcolo veloce, camminando ci avrebbe messo solo 10 minuti per arrivare a scuola, quindi non le importava più di tanto essere rimasta a piedi, ma quando vide che il ragazzo investito non si rialzava, la sua attenzione si spostò tutta su di lui.

-Ehi tu! Ehi! EEEHI!- urlò Reiko, prendendo le spalle del ragazzo e iniziando a scuoterlo come una furia. -Per favore non morireee!

-... Mh... Che sta succedendo...- disse il bianco in un sussurro, per poi aprire i suoi occhi blu ed incontrare quelli verdi di lei.

-Oh, per fortuna stai bene...- disse Reiko sospirando e portandosi la mano sul petto. Il ragazzo era ancora confuso, ma quando realizzò che si trovava disteso sulle gambe di una ragazza non potè fare a meno di rialzarsi con uno scatto, paonazzo in volto. Lui non era affatto abituato al contatto umano, tantomeno a quello femminile, perciò l'unica cosa che voleva in quel momento era andarsene al più presto, troppo in imbarazzo per restare. Non diede a Reiko nemmeno il tempo di parlare, e si limitò a farle un gesto con la mano senza guardarla negli occhi. Purtroppo per lui, la ragazza non voleva avere una povera anima sulla coscienza.

-Tu! Dove credi di andare!- la ragazza afferrò lo sconosciuto per una manica, impedendogli di proseguire. -Sei appena stato colpito da una pazza scatenata che andava alla bellezza di 100km/h. Non penso che tu sia pronto a camminare ancora.

E, infatti, come sospettò Reiko, il misterioso e affascinante ragazzo venne colpito istantaneamente da un forte giramento di testa, che lo costrinse, anche se involontariamente, ad aggrapparsi sulla spalla della rosa.

-Come immaginavo, tu non stai bene.- constatò lei, afferrandolo con più decisione e portando il braccio del bianco attorno al suo collo. -Dimmi chi sei, o dammi qualche informazione su dove vivi, così posso riportarti a casa.

Il ragazzo, ancora in preda ai giramenti di testa, non riuscì a distinguere con chiarezza le parole di quella strana persona che lo stava aiutando, ma ben presto riuscì a focalizzare di nuovo la situazione e, senza un briciolo di incertezza, tolse il braccio dal collo della ragazza.

-... Non posso tornare a casa.- disse, sempre senza cercare un contatto visivo. A lui non piaceva parlare, era sempre stato un tipo silenzioso e solitario, non voleva che qualcuno si preoccupasse per lui. Ma quella ragazza era così insistente che doveva necessariamente darle spiegazioni.

-Ho un esame importantissimo.- continuò, dando le spalle alla rosa. -Sto bene ora, camminerò lentamente e appena arrivato a scuola mi farò dare le giuste cure mediche, sempre se ne ho effettivamente bisogno. Quindi... Non preoccuparti per me. Puoi pure...

-Non dirmi che anche tu fai l'esame della U.A.!- esclamò Reiko, portandosi davanti al ragazzo. -Beh, se è questo il caso, non puoi proprio presentarti conciato in questo modo. Prima arrivi, prima ti guariranno e prima ti ristabilirai per dare l'esame. Aaaah... Adesso mi sento così in colpa... Facciamo così: sali pure sulla mia schiena, ti porterò fino alla scuola in pochi minuti, così mi farò perdonare!

-Ma non ti ho nemmeno detto se è veramente l'esame per la U.A. quello che devo fare...- sussurrò il ragazzo, confuso dal così tanto aperto carattere della ragazza. Inconsapevolmente, per una volta, era stato lui a continuare la conversazione.

-Non essere sciocco.- rispose Reiko, mostrandogli il suo più amichevole sorriso. -Ti si legge negli occhi che vuoi far parte di quella scuola!
-Ma...

-Niente ma. Sali sulle mie spalle, o giuro ti carico con la forza.

-...

Il ragazzo, persa la voglia di discutere con la ragazza, si limitò a fare quello da lei richiesto, non senza un minimo di imbarazzo. Di solito, erano gli uomini a soccorrere le donne, ma doveva ammettere che stando sulle spalle della ragazza il profumo emanato dal suo shampoo lo rilassava.

-E com'è che ti chiami scusa?- chiese improvvisamente lei, rompendo il silenzio.

-... Yamamoto Masao.

-Bene, Masao-kun! Io sono Reiko Suzuki, e giuro che se a causa della mia amica tu non riesci a passare l'esame le spacco la testa da parte tua, ok?

Yamamoto si limitò a restare in silenzio, come spesso faceva, ma la risatina che scappò dalle sue labbra fu una risposta più che esaustiva per Reiko: la sua amica l'avrebbe pagata cara, e tanto.
 

 

Nel frattempo, Sora si era impicciata nuovamente in una situazione spiacevole. Come previsto da Reiko, con la sua bici aveva messo K.O. altri due poveri sfortunati, ma questa volta non poteva svignarsela perché non aveva nessuno a cui affidarli. Il portone della U.A. era a soli 5 metri da lei, per questo l'opzione migliore che le venì in mente fu quella di entrare dentro la scuola trascinandosi dietro i due poveri malcapitati ancora incoscenti. Quando ormai era dentro da tre minuti circa, uno dei due si risvegliò e, leggermente confuso, fissò la ragazza con la treccia che lo stava fissando a sua volta.

-Scusa, colpa mia.- disse lei semplicemente, prima di voltarsi a guardare altrove con le braccia incrociato al petto.

-Scusa... SOLTANTO?- disse il ragazzo castano, con uno sguardo furioso in volto. Sora lo notò, ed era anche pronta al peggio, ma quando lui scoppiò a ridere non potè fare a meno che guardarlo confusa. -Certo che sei proprio una forza! Mi hai investito, non mi hai portato in ospedale, e tra l'altro l'unica cosa che sai dire è "scusa"?! Ahahah! Oddio non ho mai riso così tanto. Ah... Mia sorella è ancora svenuta?

-...Sì.

-Beh, non ti preoccupare per lei, ha la pellaccia dura.- si limitò a dire il castano, posando la mano sulla fronte della ragazzina che era in sua compagnia. -Speriamo si riprenda per l'esame, la U.A. non ammette perditempo!

-Ah, quindi farete l'esame per la U.A.?- chiese Sora, divertita dal comportamento del ragazzo. -Bene, allora portarvi dentro la scuola è stata la scelta giusta.

-Sì, anche se in realtà mia sorella non vuole sostenerlo, ma almeno così non ha più scuse, è già entrata, e non le permetterò di uscire. Ma prima che mi scordo, piacere, sono Shinobu Haruto, e tu sei..?

-Sora Hitomi.- rispose lei, ricambiando la stretta di mano.

-Sai, Sora-chan, sei una delle poche persone che dopo aver visto il mio carattere strambo ha accettato comunque di dirmi il suo nome. Sappi che da questo momento in poi, io ti considero una mia amica, e per gli amici che ho avuto in passato io sono stato una sfida troppo grande.

-Non ti preoccupare, non c'è mai stata una sfida che non abbia vinto.- rispose Sora, alzandosi dalla sedia e aspettando l'arrivo della sua amica, sicuramente infuriata con lei.

 

Bene, ecco qua il capitolo! Vi è piaciuto? Fatemelo sapere per favore! >.<
So che ancora non ho aggiunto niente di significativo alla trama, ma mi serviva un capitolo di presentazione dei personaggi, non credete?
Ditemi la vostra opinione!

RedFox33

  
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