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Autore: ElderClaud    12/05/2009    4 recensioni
"A Sasori piacevano le marionette. Gli piacevano perché secondo lui erano perfette. E un essere umano non sarebbe mai stato perfetto se non diventava incorruttibile come una bambola. Una marionetta. E l’aiuto inaspettato nella sua missione, venne dato proprio da quell’eccentrico dottore di nome Orochimaru."
OrochimaruSasori richiesta da ballerinaclassica.
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akasuna no Sasori , Orochimaru
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: Contenuti forti
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Questa OroSaso mi era stata commissionata nientemeno che da ballerinaclassica! (genere: accenni di shonen ai/non per stomaci delicati)
Ringrazio moltissimo Serenity e tutti gli altri che mi hanno lasciato una recensione dopo lo smembramento della raccolta “Strange Travel”.
Buona lettura!
Ps: Lasciate una recensione che non vi costa nulla ^^!


Autopsy (Orochimaru-Sasori)




La luce era così tanto infima da non riuscire in nessun modo a riscaldare il freddo locale in cui entrambi operavano.

Le mura metalliche sembravano un’enorme cassa di risonanza ogni volta che i loro ferri si scontravano sul piccolo carrello metallico.
Le pareti erano sparse di celle frigorifere ben sigillate a cui solo loro due potevano attingere.
Per la sala, ancora qualche sacco nero con tanto di cartellino aspettava di essere infilato in una delle celle per poi essere giudicato più attentamente da loro. O dalla propria sciagurata famiglia.

Su quel tavolo d’autopsia, Sasori e Orochimaru stavano sezionando l’ennesimo cadavere.

Il cadavere di una persona morta in ospedale poco prima per arresto cardiaco. Un anziano ormai totalmente inutile per la società. Ma non per loro due.
Senza ombra di dubbio, Akasuna no Sasori e il suo compare presente dall’altra parte del tavolo metallico, erano i più rinomati medici legali dell’intera città. Non esistevano segreti per loro. Un corpo morto possedeva più segreti di uno vivo.
Le lame dei loro bisturi tagliavano e svelavano segreti inconfessabili ai più. Si svelavano ad ogni tendine lacerato, ad ogni nervo sfilato.
Una verità che si confondeva nell’odore di ossa bruciate del seghetto elettrico che tranciava la cassa toracica in cerca del cuore prezioso.
Il silenzio per loro era fondamentale in tutto questo. Un silenzio che li univa spesso in questa loro “relazione pericolosa”.

“Hai letto i giornali di oggi… Sasori?!”

Ma la voce melliflua del pallido compagno distrasse non poco il rosso dal suo mestiere. E gli occhi nocciola guardarono severi le gemme d’agata serpentine.

“No…”

Un “no” che significava in parole povere un: “stai zitto e non rompere”.
Ma la serpe bianca era di tutt’altro parere. Perché quando si parlava (indirettamente) di loro due, la mania di protagonismo riaffiorava prepotente.
Una mania che per il giovane dottore poteva risultare rischiosa ai loro scopi.

“Hanno trovato un altro cadavere scuoiato e mutilato nel parco cittadino… Non molto lontano da qui…”

Ancora chiacchiere indesiderate giungevano alle sue orecchie. Ancora parole veritiere che non andavano in nessun modo pronunciate ad alta voce. neppure pensate a dire la verità.
Perché loro due erano solo dei dottori onesti che operavano per il bene di tutti. Alla luce del giorno loro due erano delle brave persone. La gente doveva pensare di ciò costantemente. Anche alla notte per giunta!

Di notte…

Quando loro smettevano i panni dei bravi dottori e assumevano quelli dei mostri da cronaca nera.
E soddisfavano così i loro vizi che si chiamavano “voglia di apprendere nuove cose sul corpo umano, e voglia di creare cose nuove”…

Mostri…

Loro due tolti i panni di brave persone erano due mostri.
Mostri che non si facevano scrupolo di sgozzare una povera puttana per poi rubarne la pelle e gli organi interni. Come due bambini che si divertono ad ammazzare e a squartare una lucertola solo per sapere come è fatta dentro.

La curiosità del rosso stava in una cosa che di umano non aveva in realtà niente. La sua passione per quelle creature fatte di legno, chiamate marionette, non aveva limite.

Era una passione che si portava sin da bambino.
Che esternava con difficoltà, a causa di un padre severo che all’epoca lo picchiava spesso quando lo vedeva giocare con le bambole della piccola sorellina.
Ma lui non era effeminato. A lui piacevano le bambole e basta. Gli piacevano perché secondo lui erano perfette. E un essere umano non sarebbe mai stato perfetto se non diventava incorruttibile come una bambola. Una marionetta.
E una marionetta, sarebbe stata ancora più bella se addosso possedeva una pelle umana.

Era per una buona causa capite?!

E l’aiuto inaspettato nella sua missione, venne dato proprio da quell’eccentrico dottore di nome Orochimaru.
Un uomo che però, non aveva nessun nobile scopo nel commettere crimini efferati.
Lo aiutava nella sua ricerca della perfezione e dell’eterno solo per ottenere profitti con la vendita di organi vitali nel mercato nero. Tutto qui.


E spesso la sua mania di protagonismo li stava portando alla rovina. Ora si era pure messo a fare lettere minatorie alla polizia stessa!
E come se non bastasse, puntava a vittime che non fossero i soliti barboni squattrinati o prostitute dimenticate. Puntava in alto lui. A qualità più eccelsa.
Ma pericolosa.
Il bisturi del giovane dottore tagliò preciso anche l’ultima arteria. E con un gesto secco estrasse il cuore rosso di sangue.
Sporcandosi pure il camice verde. Incurante di ciò però, osservò con sguardo attento l’organo morto per poterne decretare la sentenza. Una sentenza che aveva sapore di minaccia.

“Quest’uomo è morto per infarto circa ventiquattro ore fa… Orochimaru!”

Ed eccola la sua minaccia. Detta più con lo sguardo sereno che con l’enfasi del verbo stesso.
E il bianco serpente non potè fare altro che sorridere sotto la mascherina per la precisione curata del dottore. Alla prossima pisciata fuori… Sei segato Orochimaru!


“Bene allora… Ci pensi tu a ricucirlo?! Io vado a prepararmi…”

Prepararsi…. Sì, lui ora andava a prepararsi. Era quasi l’ora di andare a caccia. Una caccia che per entrambi si stava facendo rischiosa. E tutto ciò per colpa di Orochimaru… Povero Sasori!

Osservò ancora con molta attenzione il suo collega, sfilarsi i guanti di lattice sporchi di rosso vermiglio e buttarli nell’apposito cestino. Dandogli poi le spalle e dirigersi quindi agli spogliatoi.
Lasciando che finalmente la lunga chioma corvina fosse libera della stretta cuffia bianca. Ondeggiando liberi e luminosi per quell’ambiente chiuso e mal illuminato.
Non c’era nulla da dire per il giovane Sasori… Se non che solo adesso, stranamente, si accorgeva di quanto fossero belli i capelli del collega. E la presa sul bisturi si fece sentire con misteriosa intensità.


Orochimaru… Lo sai che saresti una bambola perfetta…?!
   
 
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