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Autore: Liris    12/05/2009    9 recensioni
Ricorderò sempre quel pomeriggio d’inverno.
Il sole faceva capolino a fatica dalle nuvole grigie che macchiavano il cielo bianco, mentre nell’aria si sentiva l’arrivo della neve.
Nell’inverno dei miei dieci anni, ero del tutto inconsapevole di ciò che sarebbe successo di lì a poco.
E di ciò che avrebbe cambiato la mia vita, e quella di mio fratello, per sempre.

Ecco la vostra Liris con una nuova fic a capitoli su un genere totalmente differente dalle prime.
Genere: Drammatico, Azione, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Edward Elric, Roy Mustang, Un pò tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Away from the sun
Categoria: FullMetal Alchemist
Autrice: Liris
Desclaimers: Tutti i personaggi contenuti non sono di mia proprietà ma di Hiromu Arakawa e la storia non è a fini di lucro
Genere: Drammatico, Guerra, Azione, Romantico
Raiting: Giallo






-Peccati e Peccatori-





Ciò che ho sempre adorato è il calore e la piacevole unione che legava me e mio fratello.
Anche quando eravamo lontani, e non ci sentivamo per settimane, sapevo che la sera i nostri occhi all‘unisono erano puntati sul cielo scuro e pieno di stelle che ci sovrastava, o verso l‘orizzonte velato da quei colori profondi del tramonto.
Da piccoli, nei nostri giochi eravamo competitivi solo perché tutti e due cercavamo in qualche maniera di essere una figura importante per il proprio fratello.
Certo, eravamo bambini, quindi alcuni momenti in cui litigi e piagnistei erano all‘ordine del giorno, ma il legame di piacevole amore che ci teneva insieme sembrava non volerci lasciare mai.

Di questo nostro padre e nostra madre ne sembravano compiaciuti.

Era qualcosa di particolare vedere due figli maschi che andavano così d‘accordo e che sembrava che il maggiore proteggesse il più piccolo ogni qual volta che c‘era un pericolo, anche se minimizzato dalle nostre piccole anime di bimbi.
Come dicevo, adoravo quella sensazione di completezza che mi riusciva a dare Alphonse, il mio Nii-chan, il mio unico amico vero e la mia unica famiglia, dopo la morte dei nostri geniroti.

Ma era successo qualcosa prima.

Lo sentivo, nelle mie piccole viscere, nella mia anima semplice e innocente.
Era un intrusione difficile da non captare nell‘unione che teneva saldo me a mio fratello.
E il tutto era stato dato dalla presenza di quell‘unica sera di un ragazzo che aveva passato con me solo pochi istanti.
Roy Mustang.
Un uomo che quando era solo prepotentemente entrato nella mia anima, con quella promessa, ora affollava completamente il mio essere per vendetta.

O credo….che sia solo per quello.

Un uomo che avrei finalmente avuto davanti 10 anni dopo, faccia a faccia.


E l‘unico desiderio che poteva davvero infiammare le mie viscere in quel preciso istante.



Il desiderio di morte.



South City
Casa di Comando






Quando varcò quella soglia, pensò di trovarvi una gran confusione, una specie di “consiglio” riunitovi per decidere il da farsi.
Carte all’aria, parole veloci e alte, spiriti alterati.
Ma di tutto questo non ve ne era traccia.
Aveva visto che quella costruzione era rimasta intatta, ma questo solo esternamente.
Metà del soffitto si trovava in briciole sul pavimento, e se ci si metteva sotto al buco si poteva benissimo vedere il piano superiore e un principio di letto.
Crepe per nulla rassicuranti correvano dall’alto al basso, disegnando linee zigzagate e tremule.
La stanza era spoglia, se non per alcuni mobili messi accatastati al muro, per rendere il luogo agevole, e il tavolo al centro riportava carte ben messe e una biro abbandonata su un foglio scritto a mano.

Una sola persona era presente e girata di spalle, mentre osservava qualcosa che teneva in mano.
Si trovava in fondo alla stanza, e quando Edward con l’altro uomo fece il suo ingresso silenzioso la persona prese a muoversi lentamente.
Si girò verso di loro, alzando gli scuri occhi e smuovendo con una mano infastidita delle ciocche nere che gli ricadevano con eleganza davanti al viso.
Un motto di stizza attraversò il biondo, mentre l’uomo si avvicinava al tavolo appoggiandovi sopra l’orologio d’argento che stava analizzando.
Edward poteva giurare che quello apparteneva a lui.
Venne esaminato silenziosamente dal capo dei ribelli, lasciando che in quella stanza si formasse un aria densa di odio.
Quegli occhi d‘antracite pura si posarono insistentemente nei suoi più volte, facendogli risalire una strana sensazione di disagio nello stomaco.

Quando sembrò che l‘uomo fosse soddisfatto della sua analisi, osservò quello accanto al giovane Elric.
-Kimbley, puoi andare- una voce atona e bassa uscì da quelle labbra finemente disegnate su un volto da schiaffi.
Edward poté notare come il suo aguzzino fece un breve cenno affermativo della testa, uscendo poi da quella casa.
Finalmente soli, il Generale sembrò sospirare silenziosamente, mentre si portava su una sedia accanto al tavolo strapieno che il più giovane non aveva notato.
Quel silenzio fra loro era opprimente, ma ne l‘uno ne l‘altro l‘avrebbe interrotto per primo.

Erano in una sorta di sfida fatta di sguardi e parole mancate.

Edward socchiuse i suoi dorati occhi, alzando di poco la testa, sempre orgoglioso e per nulla intimorito dalle iridi profonde dell‘uomo.
L‘uomo che odiava con tutto se stesso.
Avrebbe voluto ucciderlo in quel momento, con ogni mezzo disponibile.
Ma l‘unica cosa che vedeva su quel tavolo erano solo vecchie cartacce, una cartina, altri fogli impilati ordinatamente e una brocca d‘acqua con un bicchiere

La spada riposante nel fodero, di sicuro del moro, era troppo lontana per poterci arrivare velocemente, posata contro il muro più lontano.
L’uomo spostò lo sguardo verso l’entrata, come in cerca di qualcuno.
E difatti dopo neanche un minuto entrò un altro ribelle, con passo tranquillo e viso disteso.
-Oh bene…Edward giusto? Sei cresciuto parecchio dall’ultima volta!- affermò l’uomo occhialuto, mentre il ragazzo preso in questione lo studiava attentamente.
Dopo un momento di smarrimento, riconobbe nel ribelle che gli aveva rivolto la parola uno dei soldati che avevano portato via suo padre.
-Ehi, chi ti ha ridotto così? Non mi sembrati tanto conciato quando ti sono venuto a controllare qualche ora fa!- il viso di Maes Huges si avvicinò a quello del biondino, che alquanto perplesso e spaesato ora, si fece indietro con un passo zoppicante.

Che diavolo voleva dire?
Perché si preoccupava di lui?

-E queste corde! Andiamo Roy, non vorrai tenerlo legato come un prigioniero!- gli occhietti vispi e di quel verde lucente si posarono sull’altro moro che alzò un sopracciglio a quell’affermazione.
-Maes…non per renderti conto di una cosa… ma il Colonnello Elric è nostro prigioniero..- borbottò il Generale, portandosi due dita alla tempia massaggiandosela come infastidito.
Uno sbuffo da parte del primo fece passare lo sguardo di Edward prima su Mustang poi su Huges, perplesso ancora di più.
-Ma fammi il piacere! Come cercherai di convincerlo in questa maniera?- affermò quest’ultimo, scuotendo la testa e iniziando ad armeggiare con le corde che tenevano stretti i polsi del biondino, che sempre più confuso si ritrovò libero da costrizioni in meno di un minuto.
-Se tenta di ammazzarmi ti ritengo responsabile Huges- continuò Mustang, studiando attentamente il giovane a qualche passo di distanza con occhi attenti

Convincerlo di cosa?
Il FullMetal assottigliò lo sguardo, puntandolo in quello dell’uomo che odiava, sentendo il moto di stizza aumentare sempre di più
-Bene, e ora che sei libero, dimmi Edward, chi ti ha ridotto così?- domandò Huges indicandolo con un cenno del capo.
-Così come?- riuscì finalmente ad articolare questo, cercando di fare buon gioco e fare la sua bella parte di passivo.
Per il momento.

Doveva capirci di più, e forse trovare il momento giusto per attaccare.

L’uomo lo accompagnò davanti ad uno specchio a muro mezzo incrinato e con delle venature su un lato dovuto di sicuro ad un colpo subito.
Guardò il suo riflesso il giovane, e rimase leggermente stupido di vedere che quello che aveva immaginato poco prima nella cella non era neanche lontanamente avvicinabile alla realtà.
I suoi occhi erano velati di un senso di inquietudine, mentre le ciocche ribelli erano più all’aria del solito.
Il viso segnato da una scia di sangue e terra e un taglio sull’altra guancia svettava sulla pelle pallida.
I capelli erano ancora raccolti nella coda, ma questa si era notevolmente abbassata e i fili dorati erano macchiati di colore vermiglio in un punto alto.
-Questo è fresco…- indicò Huges con l’indice sul taglio alla guancia -..e il tuo viso non era così conciato- affermò, portando le braccia ai fianchi.
-Di sicuro sarà stato Kimbley..- mormorò sacente Mustang, muovendo una mano guantata.

Edward puntò il suo sguardo sull’uomo, accorgendosi per la prima volta davvero dei guanti che indossava.
Non aprì bocca, mentre i due riprendevano a discutere fra di loro, uno sul comportamento del ribelle che aveva portato li il ragazzo e l‘altro del troppo interessamento del primo.
Sembravano quasi essersi dimenticati del biondino, che, assottigliando lo sguardo ferino su Mustang e su un oggetto particolarmente interessante sul tavolo.

Non gli importava delle conseguenze.

Non aveva nulla da perdere.

-Per mio fratello e per mio padre…- un sibilo
Un mormorio indistinguibile.


Scattò con una velocità impressionante, lasciando basito Maes e interdetto Roy, che non riuscì nemmeno a difendersi quando si ritrovò inzuppato dalla testa ai piedi.
La brocca che teneva in mano Edward fu lasciata cadere a terra, infrangendosi così in mille pezzi, mentre il giovane trasmutava il suo auto-mail in lama e zoppicante ma determinato si lanciava contro il suo obbiettivo.
Mustang lo guardò dritto negli occhi

Si fusero l‘ambra e la pece
In un secondo.


-Stupido Nii-san!!-


Gli occhi di Edward si sgranarono, mentre la lama era immobile contro la gola del Generale Mustang.
Il suo corpo tremò, in preda ai brividi che risalivano lungo la colonna vertebrale così velocemente da scuotergli le viscere.
Cadde poi di nuovo nell’incoscienza.

E di nuovo fu inghiottito dall’oscurità





-Per me l’hai colpito troppo forte-
-Figurati, ha la testaccia così dura che resisterebbe anche ad una mazzata con un martello.-

Le voci che sentiva sopra di lui erano offuscate e poco chiare.

-L’hai colpito troppo forte! Guarda! Fa fatica a riprendere i sensi!-
-Non è colpa mia se QUALCUNO di mia conoscenza l’ha voluto slegato-

Quelle voci iniziavano a divenire fastidiose alle orecchie fischianti del giovane FullMetal, che con un mormorio cercò di aprire le palpebre per farli tacere.

-Adesso la colpa è mia? Certo!-
-Finitela tutti e due! Si sta riprendendo-

L’ultima affermazione sembrava fosse venuta da una giovane donna, china proprio su di Edward, che a fatica riuscì ad alzare quelle maledette palpebre pesanti, portandosi una mano sulla testa dolorante.
-Tutto bene?- il tono tranquillo e calmo arrivò perfettamente ora alle sue orecchie.
-Hm…- riuscì a mugugnare affermativamente, cercando di alzarsi ma ributtato delicatamente su un….materasso?
-Stai giu. Hai preso una bella botta e per la seconda volta di fila- spiegò la donna ora perfettamente visibile agli occhi del giovane Colonnello
Aveva i tratti del viso ben delineati e quasi mascolini a prima vista.
Due occhi di un bel nocciola e le labbra piccole e piene, mentre alcuni ciuffi di biondi capelli gli ricadevano su un lato della fronte.
La donna si alzò in silenzio, poi, dopo avergli sorriso dolcemente; con passo tranquillo e fermo si diresse verso Huges, parlando in modo che il giovane FullMetal non potesse sentire.
Questo cercò ancora di tirarsi su, ma una fitta alla testa lo fece desistere, mentre la donna e l‘ufficiale uscivano insieme dalla piccola stanza.

Rimasero dunque in due
Soli ma senza più quell‘aria omicida che aleggiava fra loro.

Il moro fu il primo a muoversi, sistemandosi su uno sgabello proprio vicino all‘unica finestra della camera leggermente rovinata.
Si lasciò cadere sopra all‘oggetto di legno, iniziando a giocherellare con la catenina dell‘orologio d‘argento, mentre il giovane Elric era perso nella contemplazione forzata del soffitto.
I dorati occhi puntati sulle crepe che correvano come piccoli fili, fino alle pareti
-Me lo ridia…- mormorò poi, puntando quelle iridi di un miele profondo sul viso ora alzato del più grande che ricambiò lo sguardo con quelle pozze di pece.

Il FullMetal tenne la mano destra, quella d‘acciaio, verso il Generale che con un piccolo movimento si alzò, raggiungendo in pochi passi il letto dove era disteso il biondino, per riconsegnargli l‘oggetto che gli apparteneva.
Si allontanò poi, tornando alla finestra dove però il suo sguardo non lasciò per un minuto il “prigioniero”
Il Colonnello tenne fra le mani l’orologio a cipolla, stringendolo nella mano di carne, chiudendo gli occhi.

Perché?

Perché aveva sentito la voce di Al, di sicuro nella sua testa, lì?
Era ancora sconvolto dalla sua morte e lo vedeva ovunque….come era successo con quei bambini.

Mustang sospirò pesantemente poggiando una mano sul davanzale, tornando a guardare con quegli occhi di onice pura il paesaggio oltre il vetro appannato.
-Che cosa vuole da me?- domandò in un sussurro, calmo e senza più irritazione nell’animo il giovane FullMetal, lanciando uno sguardo interrogativo verso il Generale che rimaneva leggermente girato col corpo verso di lui, anche se l‘attenzione era rivolta al mondo fuori da quella stanza.
-Aiutarti….mi sembra ovvio…-
Un piccolo sbuffo ironico uscì dalle labbra di Edward.
-Certo….ovvio si…proprio così..- ironizzò tirandosi su seduto, finalmente riuscendoci senza problemi.
Il moro si girò verso di lui completamente, avvicinandosi poi con passo lento e ben calcolato.
-Voglio aprirti gli occhi su ciò che stai facendo e su chi sia realmente l‘uomo a cui hai giurato fedeltà- affermò ora, notando lo sguardo dell‘Elric alquanto perplesso.
Edward non riusciva a capire che diavolo intendesse dire Mustang.
Voleva forse tentare di portarlo dalla sua parte?


Gli veniva da ridere…


Lui, che aveva perso la sua famiglia grazie a quell’uomo dagli occhi più profondi della notte e quel sorriso da schiaffi per quanto era falso….
-Sta perdendo il suo tempo, Generale, se cerca di plagiarmi come ha fatto con questa gente. Mi ha tolto tutto e potrà dirmi qualunque cosa, ma la mia fedeltà sarà sempre e solo verso il Furher.- affermò alzandosi con una velocità impressionante, pronto per fronteggiare l’uomo.

Non aveva fatto i conti però con le vertigini e con il suo equilibrio traditore

Scivolò in avanti, tentando di colpire il Generale, mancando così il bersaglio e lasciando andare con l’altra mano l’orologio d’argento che cadde e si aprì con un piccolo scatto sul pavimento di legno.
Si aspettò di fare la sua stessa fine, ma fu salvato dalle braccia forti e stabili dell’uomo che odiava che lo prese prima che potesse ritrovarsi lungo e disteso per terra.
Fu investito senza volerlo dall’intenso odore di cenere e polvere da sparo mista al profumo del moro che lo teneva ben saldo.
Rimase un momento interdetto, immobile e confuso in quella presa e in quella vicinanza strana sia per il suo corpo che per la sua anima.
Strinse poi le mani sugli avambracci di Mustang cercando di riportare così la giusta lontananza fra loro, mentre i loro occhi si concatenavano senza una reale intenzione voluta.

-E se il Furher non fosse la persona che si trova in quell’accampamento?-

Aveva parlato lento e profondamente il Generale, senza lasciare quelle iridi di miele puro che parvero rimanere sorprese da una frase del genere.
-Che diavolo significa?- mormorò Edward, allontanandosi infine da lui, ricadendo seduto sul letto.
-Quello che ho detto. Mi sembra chiaro- si chinò il moro per raccogliere l‘orologio d‘Alchimista del biondino.
-Affatto!!- rispose questo, guardando poi l’oggetto anche lui.

L’iscrizione incisa dentro al coperchio ebbe l’effetto di far socchiudere gli occhi di Mustang e zittire per il momento Edward, mentre il primo passava con due dita sulla scritta.

Don’t Forget 11 Ottobre

-Dovrei aggiungere un’altra data….non crede?- mormorò il FullMetal con una punta di rabbia mal repressa.
Inclinò su un lato il viso, Mustang, scuotendo poi la testa.
-Sai….è lo stesso giorno in cui ci siamo incontrati la prima volta…- disse Roy, restituendogli l’orologio ora chiuso.

Era diverso quel momento da come Edward se l’era immaginato.
Non c’era scherno o ironia nelle parole del moro e non c’era l’aria omicida che prima aveva aleggiato nella stanza di sotto.
Sembravano due vecchi compagni d’armi che parlavano di cose passate, come se non ci fosse stata la guerra e mai quelle morti dolorose.
-Mi avevi fatto una promessa, ricordi?- sibillò Edward, cercando di riportare le distanze nelle loro parole troppo “vicine” e troppo “familiari” anche se lui stesso aveva per primo tolto, forse per un suo sbaglio, il Voi.
Mustang taceva, osservando il giovane ora di nuovo in piedi davanti a lui.
Così diverso da come l’aveva conosciuto.
Così troppo adulto.
-Non l’ho mantenuta. Ho ucciso la persona che amavi e so che chiedere il tuo perdono sarebbe vano.- disse dandogli le spalle e iniziando a scendere le piccole scale che portavano da basso, seguito dal più giovane, guardingo e lacerato dall‘ammissione così palese da parte di Mustang.
-Voglio però tirarti fuori dalla falsità che ti circonda…..non posso permettere che questa guerra vada avanti per idiozia.
-Dovreste arrendervi allora. Lottate per una causa che non esiste
-È qui che ti sbagli. Combattiamo per un idea che aveva tuo padre.-

Un colpo al cuore strinse l’animo di Edward, mentre Mustang tornava seduto accanto a quel tavolo ora un po’ più in ordine.
-Mi….mio padre?- il giovane sbatté le mani sul piano facendo sobbalzare alcuni fogli -Cosa significa Generale?!-
Lo sguardo di Roy si puntò sulla mano d’acciaio dell’Elric.
-Mi dispiace anche per quello….-
Edward digrignò i denti infuriato per come quell’uomo cambiasse, senza preoccuparsene, discorso ignorandolo bellamente.
-Cosa diamine centrerebbe mio padre nel….cosa?- realizzò solo in un secondo momento su cosa si era puntata l’attenzione del Generale.
Socchiuse le sue polle nere, Mustang, alzandosi e prendendo nelle sue mani quella destra di Edward che, preso in contropiede, si allontanò solo di pochi millimetri.
-Un’altra promessa infranta…..forse dovrei farmi fuori e scontare i miei peccati per redimermi..- sussurrò così flebilmente che sembrò più parlare con se stesso che con il giovane davanti a se.

Era lui…
Era sempre stato lui, anche quel giorno di anni fa, nella guerra ad ovest.
La causa della perdita del suo braccio e della sua gamba.
Ricacciò la mano di Mustang con stizza
-Le farò pagare io tutto, Generale…- sibilò Edward, incatenando ancora i suoi occhi a quelli del nemico.
Huges fece il suo ingresso proprio in quel momento, sospirando gravemente alla vista di quei due che si fronteggiavano come due bestie senz’anima.
-Via via, Edward! Vieni con me. Dobbiamo curarti quel taglio e darti una ripulita- si avvicinò, sentendo lo sguardo del più giovane, sorpreso, su di lui.



Lasciando quella casa, il punto di comando dei ribelli, FullMetal si guardò intorno con occhi leggermente diversi.
Non da prigioniero…

E questo non lo capiva.




-Questa è la zona Ovest, dove teniamo le donne e i bambini quando avvengono gli attacchi, mentre questa è una specie di infermeria, o come potremmo definirlo….un ospedale, si-
Era da una buona mezz’ora che Maes Huges, come si era ripresentato al giovane FullMetal, ciarlava senza sosta, indicandogli ogni punto della città da loro occupata.
Edward rimaneva silente, osservando curioso di tanto in tanto come i ribelli si erano ben organizzati in tutto quel tempo, facendo così in modo di essere sicuri di non aver punti deboli verso l’esercito di Amestris che fuori dalle mura premeva sulla città.
La cosa che però non capiva, era tutto ciò che l’uomo accanto a lui gli stava spiegando accuratamente.
Nel senso…..erano nemici, no?.
Quindi decise in un momento di pausa di interrompere quell’eterno parlare, con un leggero colpo di tosse.
Richiamando così l’attenzione di un paio di occhi chiari su di lui, domandò la sua perplessità
-Mi scusi….signor Huges…- iniziò, studiando il suo viso rilassato e tranquillo -…ma….non è sconveniente spiegarmi tutto questo? Cioè…sono un Colonnello dell’esercito nemico e..- ma si bloccò, a causa della mano alzata dell’uomo occhialuto, che sorridendo si sistemò la montatura cascante sul naso.
-Edward Elric…..- dichiarò, riportando quegli occhi chiari davanti a se mentre proseguivano il cammino -direi che già questa tua affermazione sia fonte di un animo nobile. Un vero nemico avrebbe fatto tesoro di tutto questo mio parlare, immagazzinandolo per ritorcercelo contro…forse dovresti chiederti perché ho tutta questa fiducia in te- Con un alzata di sopracciglio, Edward cercò di fargli capire solo con quel gesto, che la sua domanda andava ovviamente a parare sempre su quel punto.
Ma Huges sembrò non prestargli minimamente attenzione.
-Ho completa fiducia in te, perché so che sei una persona corretta. Non pensare che il nostro incontro sia avvenuto solo quando avevi poco più di 10 anni e sia finito lì fino a qui…- un’altra pausa seguì le parole dell’uomo, che ora aveva gli occhi di miele di Edward puntati addosso pesantemente.

Questo voleva dire che prima di arrivare in quella maledetta guerra ed essere preso prigioniero, aveva incontrato Maes Huges?

Perché allora non ne aveva memoria?
Il suo scetticismo venne di nuovo manifestato attraverso gli occhi e le sue espressioni del viso, che questa volta il moro colse
-Oh, se uno non si ricorda, non vuol dire che ha memoria corta…ma forse che non si è mai reso conto di essere tenuto d’occhio- fece sacente Maes, ridendo come se avesse fatto una battuta divertente.
Si fermarono davanti ad un edificio mal messo ma comunque ancora in piedi, dove un uomo sonnecchiava tranquillo davanti alla porta, seduto su una panca di marmo.
Era un civile che teneva fra le mani un pezzo di legno mezzo intagliato e un coltellino da tasca mentre ai suoi piedi riposava tranquillo un pastore tedesco dal manto leggermente impolverato, ma dall’aspetto sano.
-Non capisco comunque dove vuole arrivare con questa sua continua conversazione- fece Edward perplesso, ostentando ancora una certa perplessità.
Certo, venire a sapere che era tenuto d’occhio da persone nemiche…o amiche..? Quel che era! Non era una buona rassicurazione.
-Edward, tutto questo è per dire, che non ti consideriamo assolutamente un nemico- fece schietto Huges, alzando le spalle e guardando finalmente negli occhi il ragazzo che aveva accanto.
Un sorrisetto comparve all’angolo della bocca di questo, indicando uno dei lividi che dolorante, stava di sicuro mettendo fuori il tipico colore della botta.
-Direi che il trattamento che ho subito poc’anzi non mi lascia molto sicuro su quest’affermazione, Signor Huges.- disse rimanendo poi silente ad un alzata di occhi dell’altro.
-Diciamo che c’è gente un po’ troppo convinta del fatto che la violenza sia necessaria su tutto e tutti..- borbottò, facendo un cenno della mano, come a minimizzare la cosa.
-Si, certo….- fece di rimando Edward, guardando verso la porta dell’edificio -Non mi ha ancora spiegato perché non sono un nemico per voi…- riprovò, sentendosi gli occhi dell’uomo puntati su di lui.
-Perché sei figlio di tuo padre, e come te, tuo fratello. Una buona motivazione per non essere considerato dall’altra parte, no?-
-Mio padre….anche il Generale ha tirato fuori lui. Cos’è questa storia?- e dal suo tono si capiva perfettamente che non avrebbe accettato un cambio di argomento o qualche palla inventata al momento.
-Mustang non ti ha spiegato niente allora?- fece Huges, al che il giovane fece segno di no con la testa, e di rimando l’altro sbuffò.
-Tutto a me tocca fare! Che ingrato pezzo di idiota che è! Ah, ma no! Io non mi accollo la responsabilità- borbottò, dirigendosi verso la porta, aprendola in modo che anche Edward potesse seguirlo.
-Visto che di sicuro da me e da nessun altro potrai accettare o credere quello che sta succedendo veramente, te lo farò spiegare da qualcuno che ti conosce meglio e che sa come prenderti.- fece Maes, sorridendo al giovane, che, entrato, non capì assolutamente le sue parole.
-L‘importante è che qualcuno si decida a spiegarmi la situazione assurda che si è venuta a creare!- disse esasperato, analizzando la stanza per metà spoglia, ma arredata con l‘essenziale per risultare sia una camera che un piccolo studiolo.

Si bloccò sull’uscio, guardando davanti a se come se non credesse a quello che vi era realmente.

-Di sicuro sei sempre stato tardo ad arrivarci….- la voce tranquilla, leggermente affaticata, ma la sua.

Il viso solare come sempre, anche se delle bianche bende fasciavano la nuca e l‘incarnato sembrava un po‘ pallido.

Seduto comodamente su una branda, con una coperta a coprirgli le gambe, stava qualcuno che pensava perduto per sempre

-….stupido Nii-san….-










Note d‘Autrice:

Non mi uccidete, non mi uccidete, non mi uccidete OoO

Mi scuso enormemente per il ritardo ò___ò non volevo ç.ç
È tutta colpa di molte cose che succedono nella mia vita XD tra le quali…i cosplay *scuote la testolina*
Ho passato tre settimane a tagliuzzare, cucire e bucarmi le dita con l’ago ad ogni punto che davo ai vestiti che mi sono stati commissionati ç.ç quindi…diciamo che la mia ispirazione ha avuto una ricaduta terribile, di cui vedo gli effetti in questo capitolo striminzito ç__ç chiedo perdono!!

Per la prima parte non avevo molte idee, ma poi ho buttato giù qualcosa sull’unione fra Edward e Al, e quel qualcosa che è successo quando è arrivato Roy XD e viaa…basta XD
Dunque….muahahauaha A__A diciamo che alla fine vi ho lasciati letteralmente di M…dite la verità v.v (adesso ti arriveranno mazzate pesanti v.v n.d. Roy)(shhh, non dargli idee OoO n.d.me)(ç.ç Nii-chan…..n.d.Ed)(*lo guardano perplessi* n.d.Me&Roy)

Cooomunque XD sperando di riuscire a postare il prossimo più velocemente….waa, vi lascio a questo XD
Gni *-*




Ringraziameti:


Rinalamisteriosa: gniii, brafa brafa ^^ eh shi, i bambini son troppo teneri, ed era impossibile non infilarceli nella storia XD uff, non sai quanto ho patito per questo capitolo ç__ç ma dovevo per forza continuare e postare prima di essere fucilata ^^



My Pride:Si tata v.v ci hanno divise da piccole e non lo sapevamo ç-ç shig….un giorno ci incontreremo nei fori imperiali con tanti uccellini a cinguettare (più qualche giapponese e turista XDD) ok, la pianto v.v‘’’
Waaaa, si, te hai bisogno di tanto sonno O.O mi fai paura a volte XDD unii, torno su msn a parlarti va, e a minacciare la linea internet ç.ç


nemesi06: beh……direi che ci hai azzeccato tesora XDD ghghgh, vero? Ehh, Edward è molto impulsivo v.v ma per vendetta si fa questo e altro-…sono pur sempre umani XD
Grassie tesora *O* forse era a te che avevo già detto che mi piace appunto cercare di far “vedere“ alle persone che leggono i miei scritti ciò che immagino io ^^ è qualcosa di particolare, ed è bello condividere certe cose
Gnii, contenta che almeno nel capitolo precedente son riuscita a creare l‘idea di baldoria che volevo XD povero Ed, proprio in mezzo al caos XDD spero che anche questo almeno in parte soddisfi le aspettative ^^ diciamo che è di tregua questo capitoletto XDD (eh….il botolo il botolo v.v‘’)



Aki_: daaaaaai che forse non mi uccidi per quello che è successo qui *o* eh? È comparso Roy…e….ghghghgh *o* chi c’è alla fine? Uhuhhuhu XD ok, basta.
Mh, beh, i bimbi son teneri ^^ e il capitolo tutto su edward è qualcosa che adoro v.v via alla libera interpretazione dei pensieri del nostro mame-chan ^^ ghghg
Waa, spero che ti piacerà tesora ^^ un bacioneee



   
 
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