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Autore: Francy_Kid    30/10/2016    3 recensioni
Marinette rimane ferita durante l'apparizione di un akuma, dislocandosi la caviglia e procurandosi una microfrattura alla tibia, ma Chat Noir la soccorre appena in tempo, allontanandola dal luogo dell'attacco. Poco dopo, Ladybug fa la sua apparizione, sconfiggendo il nemico assieme al suo partner.
Da quella sera, Chat va a trovare Marinette ogni sera, approfittando delle tenebre per non farsi scoprire, per tutta la durata del tempo durante la quale la sua compagna di classe deve tenere il gesso.
Un mese passa velocemente e quand'è arrivato il momento di muovere i primi passi senza stampelle, Marinette avrà paura.
Chat sarà in grado di aiutarla?
Genere: Azione, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Plagg, Tikki
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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Cap. 11

 

«Principessa, siamo arrivati.» disse Chat, punzecchiandole la guancia per farle aprire gli occhi.

La ragazza aveva l'adrenalina a mille ed il cuore che le batteva forte nel petto.

Per tutta la durata della corsa –cioè saltare da un tetto all'altro– aveva tenuto gli occhi aperti, spaventata dell'idea di cadere, ma si sentiva libera, proprio come quando si trasformava in Ladybug.

Ad un certo punto, i due si fermarono su un tetto di una casa; Chat Noir non sembrava per nulla stanco, mentre la corvina aveva il fiatone, gli occhi lucidi e le guance arrossate, un sorriso a trentadue denti che le ornava il viso e ripeteva più volte che era fantastico.

Sicuramente sarà stata un disastro, coni capelli in disordine e i vestiti spiegazzati, ma non le importava.

Il felino sorrise al suo entusiasmo, per poi farle chiudere gli occhi e, per assicurarsi che l'avesse ascoltato, le aveva fatto una linguaccia.

La prima volta non li aveva tenuti chiusi perché gliela restituì, ma la seconda volta lo stette a sentire.

Quando ripresero il viaggio si sentiva meno tranquilla; tenne la stretta un po' più salta attorno al collo del ragazzo, cercando di non stringere troppo, sentendolo ridere quando lei squittiva per paura di cadere finché non arrivarono.

Si trovavano in cima alla torre sinistra di Notre Dame e l'atmosfera era da togliere il fiato: lungo l'orizzonte si vedevano i tetti delle case –basse e alte– estendersi all'infinito, creando vari giochi d'ombra; la Tour Eiffel era illuminata dalle luci artificiali delle lampadine, sembrando quasi un secondo sole che sorgeva all'alba di un nuovo giorno; il cielo, infine, era diviso in tre parti, partendo dal punto più alto, in cui si vedevano le prime stelle a contrasto con l'oscurità della notte, fino al pinto più in basso, che corrispondeva ai tetti delle case, dove gli ultimi raggi arancio del sole s'incontravano con il blu, creando una sfumatura rosa.

Voleva prendere il cellulare per fare una foto o, se fosse stata una pittrice, allora sapeva benissimo cosa disegnare; anche se i colori non potevano catturare appieno la sensazione che provava in quel momento.

Era un crepuscolo fantastico; la città era fantastica; il luogo era fantastico.

Tutto era fantastico.

Marinette, che era poggiata solo su una gamba, non poté distogliere lo sguardo da tale meraviglia, non finché non fu riportata alla realtà da Chat.

«Ci possiamo sedere qui. Ho preparato tutto il necessario.» disse, indicando un punto del bordo in cui c'erano un paio di cuscini bassi vicini e due coperte abbastanza pesanti da tenerli al caldo.

La corvina, aiutata dal felino, si sedette sul cuscino di sinistra, con le gambe a penzoloni, mentre Chat su quello di destra.

«Non ti disturba l'altezza?» domandò garbatamente, pensandoci dopo che forse era meglio stare un po' più indietro.
«No, no. Mi piace un sacco la vista.» rispose guardando la Tour Eiffel in lontananza.

Marinette rabbrividì, stringendosi il corpo meglio che poteva quando venne sorpresa da una folata d'aria.

Chat attirò l'attenzione, prendendole le gambe e poggiandole sulle sue, per poi coprirle con una coperta e le loro spalle con l'altra.

«Grazie.» sorrise la ragazza, lievemente rossa.
«Non c'è di che.» rispose lui, abbracciandola ai fianchi per farla stare comoda e stringerla contro il suo corpo per restare più al caldo.

I due fissarono l'orizzonte ancora per qualche minuto, godendo della vicinanza l'uno dell'altro.

Marinette rifletté sull'appuntamento avuto quel pomeriggio con Adrien e, anche se ora il suo cuore era esattamente diviso a metà, nulla le impediva di provare con entrambi.

Appena i suoi sentimenti si sarebbero fatti più chiari allora avrebbe deciso a chi dichiararsi o, nel caso in cui uno dei due si sarebbe fatto avanti per primo –cosa che riteneva impossibile–, di chi avrebbe accettato i sentimenti.

«Mari, ho in mente un gioco.» dichiarò l'eroe, facendo girare la corvina verso di lui. «Ognuno di noi dice una parola che rappresenta l'altro e, se vuole, può spiegarla.»
La ragazza ci pensò su: «Ci sto.»
«Va bene, inizio allora.» esclamò il ragazzo, guardando negli occhi l'adolescente. «Gesso.»
«Cavolo che fantasia!» rise lei, picchiando leggermente sul petto del biondo. «Spandex.»
«Si chiama Boyfriend Material, cara la mia Principessa.» ribatté lui con aria di finta serietà, gonfiando il petto.
«Certo, certo. Tocca a te.» disse liquidando l'argomento con un gesto della mano.
«Moda.»
«Infermiere.» ridacchiò la corvina dopo averci pensato per qualche secondo, facendolo sorridere.
«Sempre a tua disposizione, Mari.» esclamò, prendendole la mano e baciandole il dorso.

La ragazza roteò gli occhi alla sua azione, ma ormai ci aveva fatto l'abitudine.

«Coraggiosa.»
«Spontaneo.»
«Testarda.» ribatté Chat schioccando le dita.
Marinette lo guardo crucciata: «In che senso "testarda"?» domandò lei, non capendo come quella parola potesse rappresentarla.
«Sei testarda perché non vuoi ammettere che io ti piaccio.» rispose lui, avvicinandosi pericolosamente alle sue labbra, sfiorandogliele.
«N-Non lo a-ammetto perché non è v-vero!» balbettò la corvina girando il viso verso l'orizzonte, non guardandolo, pur sapendo che stava mentendo spudoratamente.

Si ricordava ciò che le aveva detto Tikki: quando era malata aveva espressamente detto a Chat che lui è Adrien le piacevano, anche se il felino era "in vantaggio".

«Tocca a me.» esclamò volendo cambiare argomento. «Narcisista.»
«È tutta gelosia la tua: solo perché vuoi questo bel micione ma non lo ammetti.» disse mettendole le dita sotto il mento per farla voltare nuovamente verso di lui e tornare a guardarla negli occhi.

La corvina deglutì, chiudendo per poi riaprire le labbra, volendo avvicinarsi alle sue, ma resistette all'impulso di baciarlo.

«Flirt.» ribatté Marinette più velocemente possibile.
«Bellissima.»

La ragazza arrossì nuovamente.

Per quanto lei volesse dire la sua stessa parola, non voleva ammettere –non apertamente– che lo trovava parecchio affascinante.

«Accettabile.» disse invece, notando lo sguardo crucciato del ragazzo.
«Eh no Principessa, così non andiamo bene. "Accettabile" equivale alla sufficienza, io invece sono da dieci e lode. Sono sexy da far invidia ad ogni modello presente a Parigi.» si pavoneggiò, liberando il braccio dalle coperte e gonfiando i muscoli.
«Vai convinto Gattino.» rise lei, facendogli cenno di rimettere il braccio com'era prima poiché era comoda. «Tocca a te.»
«Meow-ravigliosa.»
«Fusa.» ribatté lei, grattandogli sotto il mento e sentendolo imitare le fusa dei gatti.
«Fantastica.»
«Fortuna.»
«Perché "fortuna"? I gatti neri portano sfortuna.» chiese il biondo.

Ladybug era fortunata, evocando il Lucky Charm e riparando le cose; lui era il suo esatto contrario: distruggeva e basta.

«Sto tutti i giorni in compagnia di un gatto nero e non mi è ancora successo nulla di brutto. A parte la gamba rotta, ma lì sono andata io a cercarmele. Invece mi stai aiutando a guarire, ti stai prendendo cura di me -come quando ho avuto la febbre- e nel mentre salvi Parigi dagli attacchi akuma.» spiegò, giocherellando con un ciuffo di capelli. «Magari, come l'ho detto non sembra una parola che ti rappresenta, ma io penso il contrario: tu porti fortuna a chiunque ti sta accanto.»

Il felino sorrise dolcemente, chinandosi e dandole un bacio sulla guancia.

Le sue labbra calde toccarono il viso freddo di Marinette, persino quando si staccò per ringraziarla la sensazione del bacio era ancora presente sulla sua guancia.

«Tocca a te, Gattino.» esclamò poco dopo, guardandolo nuovamente negli occhi.
«Sexy.»
«Stai ancora descrivendo te stesso!» ridacchiò lei divertita.
«No. Io ho descritto te.» ribatté Chat, vedendola arrossire come un peperone. «Posso andare avanti all'infinito: passionale, provocante, seducente, sensuale, attraente...»
«Ma ti sei mangiato un dizionario di sinonimi?!» domandò imbarazzata, volendo interrompere quella valanga di parole.
«Sto semplicemente descrivendo come appari ai miei occhi in questo momento e tutti i giorni, Purr-incipessa.»

L'adolescente arrossì nuovamente, non abituata a sentirsi dire quelle parole, abbassando lo sguardo.

Lui era tutto ciò che aveva detto: provocante, seducente, sensuale, attraente e sexy, non lei.

Anche se non voleva ammetterlo.

«Pervertito.» ribatté lei in un sussurro, ma sicura che l'eroe l'avesse sentita.
«Fantastica.»
«Carino...»
«Speciale.»

Marinette tornò a guardarlo negli occhi.

Ora che il sole era tramontato del tutto i suoi occhi verdi sembravano brillare, circondati di uno strano alone verde che li rendeva ancora più belli e astratti.

Sicuramente erano i suoi poteri che gli permettevano di vedere al buio, ma i suoi occhi erano unici.

Erano occhi che nessuno possedeva, non solo per la forma della pupilla ed il colore della sclera, ma anche per il senso di sincerità in tutto ciò che diceva.

L'aveva detto anche quando era Ladybug contro l'Impostore: "Chat Noir poteva essere di tutto, ma non era un bugiardo" e ne era più che sicura.

Il suo cuore era diviso in due e avrebbe fatto di tutto per capire chi tra Adrien e Chat fosse la sua anima gemella; passare tutti i giorni con entrambi l'avrebbe aiutata ed entro fine mese doveva trovare la soluzione.

Le restavano poco meno di tre settimane.

«Bacio.» esclamò poco dopo.
L'eroe la guardò crucciata: «Che significa?»
«Chiudi gli occhi.»

Chat fece come gli era stato detto, tentato di sbirciare; sentì Marinette mettergli le braccia dietro il collo, stringendosi di più a lui, poi, con un po' di titubanza, le labbra della ragazza posarsi sulle sue in un bacio leggero.

Il biondo riaprì gli occhi non appena la sentì allontanarsi dalla sua bocca, sorridendo: «Tocca a me ora.» sussurrò. «Bacio.»
«Ma l'ho già detto io.» notò lei, ancora parecchio vicina al viso dell'eroe.
«Chiudi gli occhi e capirai a cosa mi riferisco.»

Marinette seguì le sue istruzioni, serrando le palpebre.

La bocca di Chat furono subito sulla sua, morbida e calda, baciandola con più convinzione rispetto a come aveva fatto lei.

Le sue labbra si mossero seguendo quelle del ragazzo, abbracciandolo e facendo cadere la coperta che prima era sulle loro spalle, mentre il felino le cingeva la vita con una mano e le accarezzava le gambe coperte con l'altra.

Queste sarebbero state tre settimane parecchio intense.

 

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Ellou belle persone che stakerano la serie animata :3

Siamo giunti al finale della parte MariChat promessa ^^

Ditemi che vi siete presi male perché pensavate di aver letto che avevo terminato la fic così *pervy face*

Parte il coro: Non l'abbiamo pensato .-.

Meno male, perché le cose si fanno intense!

E pensare che volevo fare una fic semplice, corta, da poco più di dieci capitoli per andare avanti con il 3° libro di "The masked series" ma nulla...

Evviva scrivere più fic contemporaneamente! (#ironia)

Beh, al prossimo capitolo :D

Preparatevi ad una Chloé stronza, ad un'Alya fangirl e ad un Adrien slingua-Mari.

In poche parole al bordello U^U

Bye ;3

Francy_Kid

  
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