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Autore: potterhead forever    30/10/2016    0 recensioni
La sicurezza è stravolta dalla paura. La logica dallo stupore. La ragione dall'impossibile.
Sherlock Holmes questa volta dovrà affidarsi esclusivamente ai suoi sentimenti, alla percezione e ai sensi. Dovrà lasciarsi andare in un campo a lui totalmente nuovo, all'interno del panorama di Baskerville e dell'incubo del mastino.
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio, John Watson, Lestrade, Sherlock Holmes
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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CAP.2 – LA NEBBIA SCOMPARSA

"John! John, svegliati!" urlò, non ancora in preda al panico ma abbastanza spaventato.
Watson si svegliò, sebbene di soprassalto, restando relativamente calmo. Poi vide la mano insanguinata di Sherlock e si portò la sua sinistra alla bocca, evitando a stento di urlare.
"Cos'è successo? Sherlock…"
Non ebbe il tempo di chiedere che Holmes, dolorante solo ora come se si fosse accorto in quel momento del dolore che avrebbe dovuto provare fin dal principio, gli mostrò il vasto morso che gli prendeva la coscia sinistra, lasciando scivolare il sangue ovunque potesse trovare una via libera.
"Non muoverti. Resta fermo, vado a prendere una cosa in camera mia!" esclamò, alzandosi dalla sua posizione in modo piuttosto fulmineo e precipitandosi dall'altra parte del corridoio, in camera sua, approfittando della tempestiva situazione per vestirsi, prendendo poi dalla valigia ancora aperta e ricolma di vestiti ai piedi del letto un piccolo kit medico che si portava sempre dietro, reduce delle memorie del suo passato.
"Sherlock, sono qui, arrivo!" confermò frenetico, inginocchiandosi ai piedi del letto per poi posare un panno imbevuto di una sostanza rossiccia sulla ferita di Holmes, che contrasse i muscoli del viso in un'espressione dolorante.
"So che fa male, reggi per un po'. Ma come diavolo te la sei fatta?!"
"Non lo so…non ne ho la più pallida idea…non ricordo..."
"Forse eri sotto shock quando é avvenuto, mi sembra l'unica spiegazione plausibile, visto che i sogni non prendono vita."
"Tu come fai a sapere cos'ho sognato?" chiese Sherlock, quasi incredulo.
"Ecco...l'ho sognato anch'io. O per meglio dire, ci ho fatto un incubo. Molto realistico anche, ma ora non parliamone, dobbiamo…"
"Grazie John."
"Di che?" domandò lui, che nel frattempo aveva fasciato la coscia dell'amico con una benda abbastanza stretta da bloccargli l'emorragia.
"Per ieri notte. Sai…mi stupisco del mio stesso comportamento, non so cosa mi sia preso o perché sia diventato così debole improvvisamente, ma ti ringrazio perché sei restato qui. Anche solo perché mi sopporti."
"Sherlock? Sei sicuro di essere tu?" chiese divertito, ma anche sconcertato in un certo senso. Non gli aveva mai parlato così fin da quando si erano conosciuti.
"No John. Non sono più sicuro di niente, e mi spaventa più questo che la situazione generale. Non sono mai stato insicuro, la mia mente non é mai entrata in una confusione pari a quella in cui é ora. É fastidioso ed irritante."
"Sherlock...ok, calmati. Dobbiamo tornare a ciò di cui ci stiamo occupando e tu devi smetterla di agitarti tanto. Vestiti, poi scenderemo e decideremo cosa fare." affermò, prima di lasciarlo da solo.

Respirai. Stavo perdendo la ragione, mi stavo lasciando travolgere dai sentimenti che provavo come non mi era mai successo prima. Anzi, non necessito nemmeno di un paragone, perché questa é la prima volta che capita. Ma in fondo, pur non volendo ammetterlo, so perché sono così. Dewars Hollow. Non era più questione di aiutare Harry, dovevo essere in grado di aiutare me stesso svelando quel mistero.

Dieci minuti dopo il consulente investigativo ed il dottore erano seduti ad un tavolino all'interno della taverna, sorseggiando tea più per prendere un riparo contro il freddo che li avrebbe assaliti una volta fuori che perché ne avessero realmente voglia.
"Dobbiamo andare a Dewars Hollow John. Voglio assicurarmi di una cosa." affermò il più giovane, alzandosi di scatto mentre pronunciava quelle parole, costringendo il dottore a seguirlo.
Camminavano vicini, pestando con decisione il terreno freddo del sentiero che portava nel bosco, di giorno privo di nebbia.
"Non capisco, di cosa devi assicurarti? Il 'mastino' compare di notte, cosa stai cercando a quest'ora di mattina?"
"Una conferma che, per quanto terribile, penso avrò presto." asserì Sherlock in un tono piuttosto duro, tanto che il dottore sospettò che stesse nascondendo qualcosa dietro a quelle parole.

Volevo credere che non fosse possibile. Quel posto aveva risucchiato da me il 50% della mia razionalità, anche se in fondo sapevo bene perché. Era stato un incubo infantile per troppo tempo quel luogo, e ora volevo capire una volta per tutte se c'entrasse la nebbia. Se non avessi avuto la conferma di ciò che temevo allora ci saremmo concentrati su Baskerville senza problemi, nonostante l'atmosfera di quel luogo mi togliesse quasi il respiro. Aveva ragione Harry, Dewars Hollow risucchiava via la felicità dal cuore di ogni essere umano che potesse essere tanto impavido da presentarvisi.

"Sherlock, ancora non capisco: come mai vuoi andare a Dewars Hollow?"
"Per una conferma, John. Per una conferma." esplicò piuttosto seccato da quella ripetuta domanda del suo collega. E del suo unico amico. Doveva immediatamente scusarsi, così rallentò di qualche passo solo per far sì che entrambi fossero sulla stessa lunghezza, confessando imbarazzato mentre camminavano:
"Ieri parlavo sul serio: io non ho amici, non ne ho mai avuti. Eccetto uno."
"Sarebbero scuse?" chiese Watson, tuttavia divertito da quello che sospettava essere il primo tentativo di scusarsi in tutta la vita del detective.
"Un tentativo, il mio primo. Ti sarei grato se lo accettassi."
"Accettato, ora andiamo."
L'aria era talmente pungente che respirarla dava persino un senso di dolore fisico ai polmoni, ma stranamente, se confrontato con lo stesso paesaggio che i due colleghi avevano visto la sera prima, totalmente privo di nebbia.
"Non fa meno paura anche se non opacizzato dalla nebbia questo posto." commentò John guardandosi intorno, mostrando così una scarsa attenzione alla strada davanti a lui e non potendo evitare di scontrasi con Holmes, che si era improvvisamente arrestato.
"Che c'è?"
"John..." mormorò, in un'intonazione tanto flebile che il dottore vi riconobbe la stessa intrisa di paura della notte prima.
"Dai, ora è giorno, e poi il mastino non esiste!"
"John." lo chiamò una seconda volta, alché finalmente il più vecchio alzò lo sguardo, non riuscendo a scorgere però nulla di più di una fulminea figura che si muoveva tra il sottobosco.
"Aspettami, arrivo subito." affermò convinto estraendo una pistola, ma la morsa affusolata e potente dell'amico lo fermò, facendo sì che pochi secondi dopo lo raggiungesse la sua voce, decisa e spaventata.
"Non te lo lascerò fare."
"Sherlock, Dio mio, sei impazzito?"
"Devi ascoltarmi. Non sto dando di matto, anche se mi sto lasciando andare alla parte emotiva del mio essere, cosa che non dovrei fare visto che per ottenere buoni risultati in un lavoro, ottimi nel mio caso, è praticamente proibito il coinvolgimento dei sentimenti, ma voglio pregarti di allontanarti da qui. Questo posto è pericoloso."
"Sh-Sherlock...che cosa diavolo stai dicendo?! Perché sei così? Non ti è mai successo in tutto questo tempo e ora te ne vieni fuori con tutto questo sentimentalismo? Ricaccialo dentro e fai il detective. Non che io non apprezzi questo tuo lato, anzi, però se vogliamo scoprire qualcosa dobbiamo essere razionali."
"IO NON POSSO ESSERE RAZIONALE JOHN, DIAMINE. LO VUOI CAPIRE? NON POSSO ESSERE RAZIONALE CON IL LUOGO CHE NELLA MIA INFANZIA È STATO IL REGNO DEI MIEI INCUBI, NON POSSO ESSERE RAZIONALE NEL LUOGO IN CUI MIO FRATELLO È QUASI MORTO PER COLPA DI UN MOSTRO. E NO, NON INTENDO UN MOSTRO UMANO...IL MASTINO ESISTE, HARRY HA RAGIONE, MA NON SONO PRONTO PER DARGLIELA. IO VIVEVO QUI, JOHN. IO L'HO VISTO, HA QUASI TENTATO DI UCCIDERMI!"

  
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