NOTA
DELL’AUTRICE:
grazie a tutte per gli splendidi
commenti che mi avete lasciato. L’Edward furioso vedo che
riscuote un gran
successo! Accogliendo i consigli che molte mi hanno dato ho cercato di
mantenere un buon livello di suspence, ma non riesco ad immaginare i
miei amati
lontani per troppo tempo, quindi questo cap è risultato un
po’ più lungo degli
altri e un po’ più movimentato. Forse avrei dovuto
maleficamente dividerlo in
due cap separati, ma già vedevo le accette volare dal mio
monitor verso la mia
testa…! Abbiate pietà del povero Jacob e anche
del mio amato Jasper (ehi Rita,
lui E’ funzionale alla storia, altrimenti vediamo solo Alice
farla da padrone!!
Un Kiss speciale per te per la tua sagace recensione. Uffi, mi fai
sudare
freddo quando leggo quanti orrori ho fatto!!! Ti mando una mail a
breve).
Non
mi dilungo
ulteriormente, oggi mi aspetta una giornataccia.
Bacioni
endif
CAP.
23
GOAT
ROCKS
JACOB
Avevo
corso in forma di
lupo per un bel pezzo, Bella svenuta tra le mie braccia, il vento che
mi
sferzava la faccia e mi accarezzava il lungo pelo dandomi un
po’ di sollievo
dal calore bruciante del mio corpo ancora molto teso per lo scontro
sfumato.
Ripensai
febbrilmente
agli eventi delle ultime ore.
Ormai
deciso a vedere la mia amata, mi ero spinto fino a casa Cullen, dopo
che
Charlie mi aveva ripetuto per l’ennesima volta al telefono
che Bella non era in
casa e che era in convalescenza presso amici. Avevo insistito a tal
punto che
lui, sfinito, mi aveva rivelato che si trovava presso i Cullen, ma che
lì era
perfettamente al sicuro e che Edward non era ancora tornato da Los
Angeles.
Uno
sbuffo stizzito mi era uscito dalle labbra. Perfettamente al sicuro,
tra una
setta di vampiri compiacenti e con il succhiasangue -pericolo numero
uno- nella
stessa casa, magari nello stesso letto?!!!
Il
cranio mi era quasi scoppiato pensando a tutte le scene che potevano
creare per
ammaliare Bella, al lusso con cui le avrebbero accecato lo sguardo,
nascondendosi per quello che erano in realtà.
Solo
degli assassini senza scrupoli.
Quando
avevo sentito che lei stava parlando con la sanguisuga nel bosco, oltre
il
fiume, mi ero bloccato. Quel tipo leggeva nel pensiero, forse poteva
avermi già
scoperto, e avevo atteso, ascoltando in più la loro
conversazione.
Lui
non si era accorto di me, forse perché era davvero molto
preso dal discorso,
fatto stà che avevo sentito nella voce di Bella il
tentennamento quando le
aveva chiesto di rivelarle se lo amasse ancora.
Che
faccia tosta quel viso pallido! Dopo tutto quello che le aveva fatto
passare!
L’avevo vista deperire giorno dopo giorno, farsi sempre
più taciturna, più
triste, più spenta. E tutto solo a causa SUA!
L’ira mi aveva accecato ed ero
piombato in mezzo a loro come una furia.
A
quei ricordi strinsi
un po’ più la presa su di lei, ma mi fermai
subito. Potevo farle male, le avevo
già ferito un braccio che perdeva molto sangue. Cosa diavolo
mi era preso?
Allontanai quei ricordi dalla mia mente, una pioggerellina fine aveva
preso a
scendere e ci stava inzuppando pian piano.
Decisi
di trasformarmi,
per lei sarebbe stato molto più sicuro e la depositai con
delicatezza su una
roccia livellata.
In
forma umana, ma
completamente nudo a causa della trasformazione repentina, mi guardai
intorno.
Ero arrivato nei pressi di Goat Rocks, non mi sarebbe stato difficile
trovare
un ricovero vuoto, di quelli che i cacciatori usano di solito come
luogo di
rifocillamento durante i
lunghi giorni
di caccia.
Camminai
ancora per un
po’, ne vidi uno in lontananza. Mi affrettai annusando
l’aria intorno.
Nessuno.
Bene era
perfetto.
Entrai,
le porte di
quei luoghi non sono mai chiuse a chiave, e diedi una rapida occhiata
in giro.
Il posto sembrava non essere occupato da molto tempo, c’era
polvere ovunque. La
stanza era disadorna e scarna, con giusto l’essenziale per
potervi trascorrere
qualche giorno per riposarsi. Un tavolo di legno quadrato era al centro
e due
seggiole con la seduta in paglia ormai tutta sfibrata erano ad esso
appoggiate.
Addossato ad una parete vicino ad una finestrella con il vetro tutto
sporco ed
opaco c’era un armadio piccolo, dall’altro lato una
brandina.
Mi
avvicinai al
giaciglio e scossi vigorosamente la coperta con una mano. Una nuvola di
polvere
si alzò facendomi pizzicare il naso.
Bhè
non era certo
l’Excelsior, ma almeno sarebbe stata al coperto.
Adagiai
Bella sulla
brandina che avevo appena sistemato. Guardai nel piccolo armadietto di
legno
sgangherato e vi trovai dei vestiti che, sebbene un po’ a
fatica, mi sarebbero
entrati. Decisi di mettermi solo i pantaloni.
Della
camicia strappai
una manica e cercai di pulire un po’ il suo braccio dal
sangue rappreso. Appena
la sfiorai, la ferita riprese a sanguinare. I segni delle mie unghie
erano ben
evidenti sulla carne tenera e bianca di Bella. Cercai di calcolare
l’entità del
danno, ma il sangue che riempiva i solchi non mi permetteva di fare una
valutazione obiettiva. Presi l’altra manica e
l’avvolsi dal lato più pulito
intorno alla ferita. Strinsi bene e sperai che non si infettasse, ma
sapevo che
sarebbe stato difficile.
Fissai
il suo viso. Era
ancora priva di sensi, il colorito appena un po’
più pallido del solito, ma il
respiro era regolare. Le scostai una ciocca di capelli umida attaccata
al viso,
e con la punta delle dita le carezzai una guancia. Piccola Bella, cosa
ci stava
succedendo? Tutto stava cominciando a girare per il verso giusto, fino
a quando
non era ricomparso quel vampiro da quattro soldi. La mascella mi si
irrigidì al
pensiero di quanto Bella doveva essere spaventata per non riuscire a
dirgli di
andarsene e di lasciarla stare, ma adesso, con me al suo fianco, le
cose sarebbero
andate diversamente. Non avrebbe dovuto temere di dirgli la
verità, l’avrei
difesa io.
La
vidi rabbrividire e
mi accorsi che doveva essere zuppa. Dovevo toglierle quei vestiti di
dosso,
altrimenti si sarebbe beccata anche una polmonite.
Mi
resi conto che le
mani mi tremavano un po’, mentre le slacciavo i bottoncini
della camicetta. Mi
pareva di stare per violare un santuario. Inspirai profondamente e
continuai.
In
fondo lo stavo
facendo per il suo bene.
Dopo
la camicetta venne
il turno dei jeans. Li sbottonai e con molta cautela glieli sfilai. Non
ebbi il
coraggio di toglierle l’intimo, non credo che il mio cuore
avrebbe retto, ma mi
permisi una lunga occhiata al suo corpo quasi del tutto nudo e alla mia
mercè.
Era
stupenda, forse
troppo magra, ma di una bellezza da mozzare il fiato. Il petto si
alzava ed
abbassava sotto il suo respiro, la curva morbida dei fianchi sembrava
il dolce
declino di una collina, le gambe, due lunghi e delicati fusi
… La mia mano si
era avvicinata inconsapevolmente al suo ventre piatto. Se
l’avessi toccata solo
una volta, lì in mezzo alle montagne chi l’avrebbe
mai saputo? Con le dita
tremanti le sfiorai la pelle vicino all’ombelico. Al contatto
Bella si agitò un
po’ e mi raddrizzai trattenendo il fiato. Presi la camicia da
cui avevo
strappato le maniche e gliela infilai. Raccolsi subito la coperta e la
tirai su
di lei coprendola del tutto.
Basta
fantasie erotiche
su di lei incosciente, le avrei solo mancato di rispetto comportandomi
come uno
scellerato. No, io Bella la volevo sveglia tra le mie braccia, volevo
sentirla
contorcersi sotto le mie carezze, urlare sotto i colpi della passione
…
Mi
alzai di scatto e
uscii fuori a cercare un po’ di legna.
Avevo
bisogno di
schiarirmi un po’ le idee e accendere un fuoco nel vecchio
focolaio tutto
annerito, l’avrebbe tenuta al caldo, ora che era scesa la
sera.
CARLISLE
Ero
arrivato a Goat
Rocks in tempo di record, ma sapevo che non potevo perdere nemmeno un
attimo se
volevo evitare uno scontro tra i due ragazzi. Edward era davvero molto
veloce,
ma io avevo il vantaggio di sapere precisamente dove era Jacob, dato
che mi
tenevo in contatto con Sam che mi aveva aggiornato non appena si era
ritrasformato in lupo per cercare della legna intorno ad un ricovero
per
cacciatori a nord di Long River.
Lontano
dall’influenza
calmante di Jasper, Edward non era riuscito a trattenersi dopo essere
venuto a
conoscenza del luogo in cui Jacob doveva essersi rifugiato con Bella.
Il suo
comportamento impulsivo, dopo che mi aveva assicurato che se ne sarebbe
stato
ad attendere a casa, mi intristiva e non mi faceva presagire niente di
buono.
E, poi, sapevo che l’odore di Bella era molto più
riconoscibile per lui che per
chiunque altro.
Dovevo
sbrigarmi. Ormai
era scesa la notte.
Mi
ero avvicinato ad un
capannone dal cui comignolo usciva del fumo e dalla cui finestrella si
notavano
le ombre danzanti di un fuoco acceso. Sentivo chiaramente due battiti
cardiaci,
di cui uno molto accelerato, ma anche molto debole.
Mi
affrettai.
Non
ero neanche
arrivato alla porta che questa si aprì e ne uscì
il giovane quileute con gli
occhi spalancati, le narici dilatate ed il respiro affannoso,
chiaramente sulla
difensiva. Mi aveva sentito arrivare e, vedendolo tremare vistosamente
mi
fermai lì dov’ero e dissi: «Pace Jake,
sono qui per solo per aiutare Bella, non
vogliamo che muoia dissanguata, giusto?»
Lui
mi osservò di
rimando e sarcastico disse: «Oh, no di certo, con me questa
evenienza è
sicuramente impossibile. Vorrei proprio dire lo stesso di voi
vampiri…»
«Sono
qui solo per
visitarla e curarla. Sono un medico e sono completamente assuefatto
all’odore
del sangue umano, non temere. E direi che lei ne deve avere perso anche
parecchio. E poi, ha la febbre. Molto alta credo. Deve essere curata
subito,
Jake.» continuai io ignorando la sua ironia. Quel ragazzo era
solo molto
spaventato dal gesto che aveva fatto rapendo Bella, e, in
più era preoccupato
per l’incolumità della ragazza. In fondo volevamo
le stesse cose.
Riparare
ai danni.
Inoltre
era sfinito,
dovevano essere giorni che non dormiva. Sostenni il suo sguardo ormai
vacillante con fermezza e, non appena si fece di lato per farmi
passare, entrai
con rapidità all’interno.
La
stanzetta era
davvero fatiscente, l’aria impregnata di polvere e muffa e
Bella era su un
lettino malandato che si agitava tutta sudata.
Mi
avvicinai e non ebbi
bisogno di toccarle la fronte per valutare
l’entità della febbre. A occhio e
croce doveva superare i quaranta. Le presi delicatamente
l’avambraccio tra le
mani e lo sentii gonfio e bollente. Tumor
e calor, i primi due sintomi
dell’infezione …
Posai
la valigetta ai
piedi del letto e l’aprii per prendere una lunga forbice
sterile e tagliai la
benda intrisa di sangue rappreso. Scoprii la ferita che pur non essendo
troppo
profonda e necessitando di punti di sutura, non sarebbe stata poi
gravissima,
se non fosse stata completamente ricoperta di pus purulento. Era
vistosamente
infetta. Non me ne stupii, considerando la mancanza di disinfezione e
la
sporcizia cui era stata esposta. Mi misi rapidamente
all’opera: lavai,
disinfettai e chiusi i lembi con il minor numero di punti possibili. Il
braccio
era troppo gonfio per poter agire in maniera più
approfondita, ma nessun
tendine era stato reciso, sarebbero rimaste solo un paio di cicatrici.
Le feci
una iniezione di antibiotico e una di antipiretico, la ricoprii con la
coperta
sudicia e mi volsi verso Jacob.
Mi
osservava seduto su
una sediolina sgangherata, minuscola davvero per lui, con il capo tra
le mani.
Raccolsi tutti gli stracci che avevano un qualche sentore di sangue e
li buttai
nel focolare acceso. Adesso veniva la parte difficile, ma il tempo a
mia
disposizione era ormai davvero poco.
«Jake,
ascoltami
attentamente. La ferita di Bella si è infettata, le ho
somministrato dei
farmaci che le saranno utili, ma non può rimanere qui
dentro, altrimenti
peggiorerà. La febbre è molto alta e potrebbe
avere le convulsioni …» mi morsi
un po’ la lingua a questa mezza verità. In
realtà le convulsioni febbrili sono
indipendenti dalla temperatura raggiunta, anzi in chi è
predisposto possono
comparire anche a valori inferiori ai 38º C. Tuttavia
c’erano altri tipi di
complicazioni più difficilmente comprensibili per i non
addetti ai lavori che
potevano comunque sopraggiungere ed essere infinitamente più
gravi, lesioni meningee
e via dicendo … Speravo di intimorirlo vista la giovane
età ed infatti
impallidì visibilmente. Incalzai evitando di menzionare
l’arrivo imminente di
Edward per non scatenare l’istinto di competizione.
«Ho
l’auto qui vicino,
la portiamo insieme all’ospedale dove la
sorveglierò personalmente.»
Jacob
mi guardava come
ipnotizzato e continuava a non profferire parola.
L’impazienza cominciava ad
impadronirsi di me. Sentii il cellulare vibrare nella tasca interna
della mia
giacca. Lo afferrai e risposi: «Tra cinque minuti il suo
futuro scomparirà» la
voce di Alice fu chiaramente udita anche da Jacob che scattò
in piedi. Era
chiaro ad entrambi che stava parlando di Edward. Lui mi
guardò con astio e
cominciò a sibilare contro di me: «Mi ha mentito,
volevate prendermi in
trappola, ecco cosa volevate fare lei e suo figlio
…»
«No,
Jake ascoltami.
Bella è davvero in condizioni gravi ed io voglio evitare uno
scontro tra voi
due. So che non era tua intenzione farle del male e so che vuoi solo
proteggerla, ma conosco mio figlio e vuole per lei le stesse cose che
vuoi
anche tu. Lascia che la porti via in macchina con me, cercheremo di
risolvere
la faccenda tra uomini quando la mente sarà più
lucida …» cercai di non tradire
la minima agitazione, ma se si fosse giunti ad uno scontro non credo
che
sarebbe stato di Edward che mi dovevo preoccupare.
Jacob
scuoteva il capo
con gli occhi allucinati e iniettati di sangue. Guardava in direzione
di Bella
e guardava la porta in rapida successione.
Stava
valutando la
possibilità di fuggire via con lei.
Mi
frapposi tra lui e
la brandina.
«Stammi
a sentire,
Jacob, è meglio che vai via. Non posso permetterti di fare
ciò a cui stai
pensando. Hai la mia parola che ti terrò informato sulle sue
condizioni di
salute e quando starà meglio …» non
riuscii a terminare la frase che la porta
volò via verso l’esterno ed Edward si
stagliò sull’uscio. La sua espressione
furente mi diede l’esatta percezione della gravità
di quello che sarebbe
accaduto a breve.
Sentii
un boato e vidi
la trasformazione di Jacob avvenire tra un svolazzare di brandelli di
tessuto
di cui era composto il pantalone che indossava poco prima.
Senza
emettere alcun
suono, nel silenzio più totale vidi chiaramente mio figlio
piombare sul lupo,
prenderlo per il collo e scaraventarlo oltre la finestra. Per un occhio
umano
tutta la scena sarebbe stata invisibile, un veloce flash sfocato, ma io
riuscivo a vedere tutti i loro movimenti distintamente.
La miriade di frammenti di vetro che si
nebulizzò nell’aria come tanti piccoli diamanti,
Jacob che faceva un volo di
una decina di metri fino ad un albero, e un urto violento in cui
dovette
rompersi qualche costola perché ne sentii chiaramente il
rumore e l’ululato di
dolore.
Edward
si girò verso di
me e mi guardò con la furia negli occhi. Era una maschera di
pazzia. Credo che
mi avrebbe potuto attaccare automaticamente se non mi avesse
riconosciuto, solo
per il fatto di essere vicino a Bella. Fiutò
l’aria e percepì i vari odori, ma,
sebbene avessi cercato di eliminare quello che più di tutti
sapevo l’avrebbe
fatto impazzire, non ero riuscito ad allontanare il sentore di sangue
che
aleggiava nella stanza. Decisi che fosse meglio uscire
all’aperto, nella
speranza che l’aria fresca riuscisse a calmarlo.
Mi
fiondai fuori e vidi
Jacob che cercava di rialzarsi a fatica in forma umana. Non era
riuscito a
mantenere la sua trasformazione in lupo. Se ci fosse stato un altro
impatto
simile questa volta non si sarebbe più alzato.
Cercai
di comunicare
con Edward tramite pensiero.
Edward,
dobbiamo portare Bella in un luogo adeguato. Le ho medicato la ferita,
ma
l’infezione è estesa. Non perdiamo altro tempo.
Mentire con lui sarebbe stato inutile, le sue lauree e la
possibilità di
leggermi nel pensiero mi avrebbero smascherato in un attimo. E non
avrei mai
potuto non rivelare la verità completa sulla sua salute e
lui lo sapeva.
Lascia
perdere Jacob, lei non ti perdonerebbe se gli facessi del male.
Continuai battendo sul tasto Bella. Sarebbe stato l’unico
modo per far nascere
in lui un po’ di compassione.
Lo
vidi uscire a passo
lento dal capannone, ma la sua espressione era alterata. Temetti, seppi
che l’avrebbe
ucciso. Si avvicinò a Jake che si reggeva a malapena in
piedi e disse: «Potrei
ucciderti con una sola mano e lo meriteresti. Ma per te ho altri
progetti. Ci
vedrai insieme giorno dopo giorno e questo per te sarà un
castigo peggiore
della morte. Ogni minuto della tua vita lo trascorrerai sapendo che ha
scelto
me e che lei è MIA. MIA E’ CHIARO!!»
terminò con cattiveria.
Il
giovane quileute lo
guardò con un sorriso beffardo mentre faceva un paio di
passi nella sua
direzione. Vidi Edward stringere gli occhi in due fessure e cominciare
a
respirare più velocemente. Evidentemente Jacob gli stava
mostrando delle
immagini mentali che lo infastidivano.
Decisamente
quel lupo
non sapeva cosa significava battere in ritirata.
«Tu
le hai tolto gli
abiti …» il sibilo di Edward era terrificante, e
vidi Jacob che, invece di
indietreggiare gli si avvicinava ancora di più. Capii al
volo ciò che mio
figlio evidentemente non riusciva a focalizzare lucidamente.
Figliolo
calmati, stà cercando solo di provocarti, vuole che tu perda
le staffe.
I miei pensieri erano pressanti.
Ma
lui senza neppure
guardarmi, con un sorriso sinistro e la voce glaciale disse:
«A volte non si
riesce a trovare ciò che si cerca …» si
fermò un attimo, prese un respiro
profondo e poi, continuò: «ma ci si imbatte in
molto, molto di più …» e gli
scaricò un potente manrovescio in pieno volto. Il viso di
Jacob si spostò
insieme al suo intero corpo facendo due giravolte su se stesso e nello
stesso
momento Edward disse: «Questo è per averla ferita
involontariamente.» Avanzò
lentamente verso di lui, mentre un rivolo di sangue colava tra le
labbra del
giovane quileute, riverso in terra che cercava di rialzarsi a fatica.
«Ma per
averla sfiorata intenzionalmente mentre era incosciente invece
… invece, ti
riserverò un trattamento davvero speciale.».
Terminò la frase afferrando i suoi
lunghi capelli e trascinandolo vicino ad un tronco d’abete.
Lo portò con il
viso all’altezza del suo viso e gli mise una mano alla gola.
«Hai
paura di morire
Jacob Black?» il capo inclinato leggermente di lato, gli
occhi neri senza più
alcun velo di lucidità, sembrava l’angelo
vendicatore che interroga le sue
vittime prima di sacrificarle.
Sentivo
che tutti i
tentativi fatti per scongiurare l’evento mi si erano
frantumati tra le dita.
Avevo sperato che i miei insegnamenti avessero lasciato un segno
più profondo
nell’animo di mio figlio. Guardai la scena rattristito: non
sarei intervenuto
mio malgrado. Avevo tracciato un sentiero per le loro esistenze, fatto
di
comprensione e compassione per la nostra natura che non doveva
necessariamente
alimentarsi di violenza e sangue innocente. Una strada difficile, piena
di
sacrifici, ma
batterla doveva essere
una scelta autonoma dei miei figli, non un obbligo per loro da me
imposto.
Sentii
Jacob rispondere
con la voce strozzata: «No, non temo la morte, se questo
servirà a far aprire
gli occhi a Bella …»
Dopo
di ciò silenzio.
Ero
in attesa di
sentire lo scricchiolio dell’osso del collo di Jacob, quando
la voce di Bella
si udì flebile ma chiara alle nostre orecchie:
«Edward
fermati, ti
prego.» la guardai distesa in terra appoggiata con un braccio
alla parte
inferiore della porta. Si era trascinata fin lì con le poche
forze che le erano
rimaste. Guardai mio figlio e lo vidi immobilizzarsi. Ricominciai a
nutrire
qualche speranza.
«Tu
non devi farlo …
non sei un mostro.» le sue poche parole sortirono
l’effetto che avrei voluto
avessero avuto tutte le mie. Edward lasciò andare il corpo
di Jacob all’istante
e parve riacquistare un barlume di lucidità. Lo
osservò dall’alto e disse con
voce bassa ma udibile per lui e per me: « Ti giuro
sull’amore che ho per lei
che se la tocchi ancora, non ci sarà nessuno che
potrà più fermarmi
dall’infliggerti le più sordide torture prima di
toglierti la vita. E ti
assicuro che ne conosco davvero parecchie.»
Si
girò, mi lanciò
un’occhiata fugace e si diresse verso Bella che aveva perduto
i sensi.
Si
accovacciò su di lei.
Con riverenza e delicatezza le scostò i capelli che le si
erano attaccati al
viso sudato e febbricitante.
Avvicinò
le sue labbra
alla sua fronte con gli occhi lucidi e dilatati.
Rimase
così, immobile
per un attimo.
Poi,
presa Bella fra le
sue braccia si diresse verso la mercedes senza dire una sola parola.