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Autore: Frollove    31/10/2016    0 recensioni
Un amore accantonato da tempo che riemerge, avvolgendo Claudia col suo profumo e la sua bellezza disarmante. Novanta minuti di agonia e di intimità nell'ambiente chiuso e raccolto di un piccolo Teatro.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Claudia si strinse nel suo cappotto verde. Era una sera non troppo fredda, buia ma limpida, l’aria era piacevole. Si frugò per l’ennesima volta in borsa, tirò fuori il biglietto per lo spettacolo e iniziò a rigirarselo fra le dita. Chiacchierava e scherzava con gli altri, ormai avevano formato un bel gruppetto appena fuori dal teatro.
Le sue risate a proposito di qualche scemenza detta da uno dei suoi amici si bloccarono all’istante quando Carlo sbucò da dietro la curva della strada e li raggiunse.
La prima cosa che Claudia notò fu, ovviamente, il suo abbigliamento. Aveva delle scarpe alte sportive, pantaloni scuri, un golf grigio pesante e una sciarpa nera che gli copriva ampiamente il petto. Il ciuffo biondo tirato all’indietro e un sorriso mesto dipinto in faccia. Sembrava stanco e poco voglioso di passare i successivi novanta minuti rinchiuso dentro un teatro.
Claudia lo salutò deglutendo. Non poteva fare a meno di pensare che senza dubbio quel ragazzo, dopo lo spettacolo, avrebbe incontrato la sua fidanzata. Era per quello che si era vestito così bene? No, non era per quello. Carlo aveva buon gusto, un gusto che lei adorava, e aveva sempre dimostrato un certo stile, anche quando era single.
Claudia pensò che sarebbe stato meglio togliersi subito dalla testa qualsiasi pensiero impuro, perché non solo lui non era suo, ma neppure lei poteva sognare di essere sua. Lei, era di un altro.
Sospirò, poi disse ad alta voce il numero del suo palchetto, il 22b3.
Lo stesso di Carlo. Quando anche lui sventolò il suo biglietto mostrandole che erano insieme, non seppe se trattenere un verso di gioia o di disperazione.
Lo aspettò all’entrata, lo aspettò in fila, lo aspettò al momento del timbro abbonamento. Era dopotutto contenta di non dover trascorrere tutta la serata da sola a sorbirsi una noiosa rappresentazione, ma anche il pensiero di passare novanta minuti a stretto contatto con Carlo, lì, a teatro, in un luogo chiuso e soffocante, in quello stesso luogo dove aveva imparato a conoscerlo bene, ecco, questo la spaventava e la eccitava in egual misura.
I due salirono insieme fino al terzo piano, ventiduesimo palchetto. Non si vedeva praticamente niente, e Carlo già si lagnava. Si sedettero, iniziando a sbracciarsi dal terrazzino, cercando amici e insegnanti. Carlo era adesso vicinissimo a Claudia e lei non riuscì a non concedersi un paio di minuti per osservarlo bene.
Al polso portava un meraviglioso Locman dal cinturino marrone di pelle. Era un orologio che gli conferiva eleganza. Alle dita di entrambe le mani invece sfoggiava alcuni anelli di metallo, come ogni volta che usciva di sera, Claudia glieli aveva già visti altre volte. Ma da quegli anelli, lo sguardo di Claudia cadde immediatamente sulle sue mani: erano delle mani bellissime. Sulla destra, in particolare, si notava una vena in rilievo dal colore verde chiaro, era così pronunciata che Claudia sentì la voglia irrefrenabile di toccarla, di sentirla sotto le sue dita.
Carlo era bello. Nel buio di quello spettacolo che lui sapeva a memoria, che lui commentava e prendeva in giro, che lui le spiegava, Claudia pensava solo al fatto che lui fosse bello. Era bello il suo ciuffo di capelli biondi tirato all’indietro. Era bello il suo collo liberato dal peso della sciarpa. Erano belli i suoi zigomi, i lineamenti del suo volto bianco. Erano belli i suoi occhi puntati sul palco, era bella la sua bocca, così sottile, che a volte si apriva per ridere. Era bella la sua schiena, la maglia che si alzava lasciando intravedere l’orlo dei boxer, ed erano belle persino le sue caviglie, che aveva tirato su per appoggiarle addosso al palchetto, fasciate da dei calzini color petrolio. Era bello lui, il suo profumo, e quelle mani. Claudia non riusciva a distogliere lo sguardo. Erano magre, affusolate, meravigliose. Claudia avrebbe pagato, pregato, per sentirle sulla sua guancia, per poter godere del loro tocco delicato.
E il suo profumo. Il suo profumo aveva intasato quel minuscolo spazio, era entrato in circolo, aveva invaso la mente e i pensieri della ragazza. E lui era espansivo, le si avvicinava, le spiegava le cose muovendo le sue dita e lei sentiva quel profumo, quel profumo meraviglioso.
Carlo era bello. Claudia, per quella sera, per quei novanta minuti, avrebbe voluto essere sua.
 
Era bello.
E io non potevo fare a meno di pensarlo.
Eravamo lì, insieme, da soli. Il suo profumo era così intenso, così buono, così suo, che a volte tentavo di avvicinarmi meglio, di sporgermi dalla sua parte, e inspiravo a fondo, per sentirlo ancora.
Le sue mani, avrei voluto stringerle. Intrecciarle con le mie. Sentire quelle dita così sottili sulla mia guancia, accarezzarmi.
In quegli istanti di buio e silenzio, lui era mio. Io lo osservavo mentre ripiegava la testa sulle braccia, scompigliando appena quel ciuffo biondo, e socchiudeva gli occhi, lasciandosi andare al sonno. Io lo ascoltavo mentre mi raccontava dei suoi giochi da bambino, mentre mi confidava i suoi pensieri sul futuro e sugli amici vecchi e nuovi. Io lo guardavo, lo guardavo di nascosto, lui sdraiato e con lo sguardo puntato sul palco, e io poco dietro, che abbandonavo lo spettacolo per riporre tutta la mia attenzione sulla sua schiena, le sue gambe, il suo volto.
Era bello.



​Ciao a tutti! Ringrazio per aver letto questo piccolo delirio...mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate! Quindi nuovamente grazie a chi lascerà una piccola recensione!

 
   
 
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