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Autore: swimmer5    31/10/2016    6 recensioni
Questa storia partecipa al contest “Halloween Party – La Grande Zucca” a cura di “Fanwriter.it!”
Alla vista di tutto quel sangue, Tendou abbassò la testa, coprendosi gli occhi con una mano. «E’tuttofintoètuttofintoètuttofinto» mormorò tra sé e sé.
«Hey, vuoi uscire dalla sala?» gli chiese Ushijima.
Satori si ricompose. «Oh, ti prego, Wakatoshi-kun, davvero credi che non riesca a guardare un film del genere?»
[Ushijima x Tendou, accenni Semi x Shirabu]
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Eita Semi, Kenjiro Shirabu, Tendo Satori, Wakatoshi Ushijima
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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• Questa storia partecipa al contest “Halloween Party – La Grande Zucca” a cura di “Fanwriter.it!” 
• Numero Parole: 2283
• Prompt/Traccia: Film horror

Nello spogliatoio del club di volley della Shiratorizawa regnava il silenzio.
Erano tutti troppo stanchi anche solo per intraprendere una qualsiasi discussione: l’allenamento era stato massacrante come pochi, il coach più insistente del solito e la squadra universitaria – invitata per una partita d’allenamento – si era dimostrata un avversario più che valido.
Gli unici rumori udibili erano il cigolio metallico degli armadietti, il tipico zip delle cerniere quando vengono allacciate e il respiro dei pallavolisti, che impiegavano le ultime energie rimaste per cambiarsi e sistemare i propri borsoni, lottando contro l’acido lattico imprigionato nei muscoli.
«Allora… Che facciamo per Halloween?»
Tendou ruppe il silenzio, finendo di rimuovere l’ultimo strato di fasciatura dalle dita.
«Halloween?» ripeté Wakatoshi; gli altri parvero incuriositi.
«Sì, che ne dite? Sarebbe divertente organizzare qualcosa con tutta la squadra.»
«Cosa intendi per divertente?» Eita si allarmò. «Non dirmi che vuoi scorrazzare per la città facendo dolcetto o scherzetto.»
«Senti un po', per chi mi hai preso?» disse Satori, mentre Eita lo guardava torvo. «Quello, comunque, è il piano di riserva.»
«Non puoi essere serio» mormorò l’altro.
Il silenzio calò di nuovo. La mente di Satori si stava arrovellando alla ricerca disperata di alternative entusiasmanti che avrebbero reso memorabile la notte del trentuno ottobre…
«Potremmo raccontarci storie di paura in una casa stregata» propose, dopo una breve riflessione.
«Non se ne parla» tagliò corto Semi.
«Semisemi, so che abbiamo due concetti diversi di divertimento ma abbiamo diciotto anni, non vorrei finire a intagliare zucche davanti al caminetto come dei vecchietti, grazie. Oh, ecco, ho un’idea! La tavola Ouija!»
«Come fai a credere a queste cose?!» strepitò. Non capirò mai questo ragazzo, pensò stizzito, cacciando le proprie ginocchiere nella borsa.
«Potremmo andare al cinema» propose Kawanishi, mettendo fine a quell’inutile battibecco. «Di solito danno dei bei film horror nel periodo di Halloween.»
«Hai detto horror?!» A Tendou brillarono gli occhi. «Sì, sì, sì!»
«Non saprei» confessò Ushijima.
Satori assottigliò lo sguardo. «Cosa non ti convince? Non c’è Halloween che si rispetti senza film horror! Daaai, Wakatoshi-kun! Devi venire!» lo implorò.
Il capitano lo guardò perplesso. « Sei sicuro di voler guardare un film del genere? »
«Sei mia madre, Wakatoshi-kun?» rispose, infastidito. Eita ridacchiò.
«Tendou, la tua cultura cinematografica si ferma ai film su One Piece. Non hai idea di cosa sia un film horror» precisò Ushijima.
«Che film potremmo guardare?» domandò Tendou rivolto ai suoi compagni più giovani, ignorando completamente Wakatoshi. «Tsutomu, controlla su Internet!»
*
E così, la sera del trentuno ottobre Tendou, Ushijima, Semi, Shirabu, Goshiki e Kawanishi si ritrovarono, come stabilito, davanti al cinema cittadino. Dopo aver comprato biglietti e popcorn, entrarono nella sala e si sedettero tutti in un’unica fila. Insieme a loro, altre allegre comitive e qualche coppietta sparsa qua e là attendevano trepidanti l’inizio del film.
Tsutomu aveva controllato gli orari dei film di quel giorno e avevano optato all’unisono per quello delle sette di sera. Spulciando in rete, aveva scovato un sito che raccoglieva recensioni di pellicole thriller e horror, e il film che stavano per guardare era stato valutato con cinque stelle su cinque, punteggio pieno, e lo classificavano come il più pauroso degli ultimi tre anni.
Inutile dire che Tendou non si mostrò affatto scoraggiato, anzi; era convinto che più le scene fossero state spaventose, orripilanti e splatter, più si sarebbe divertito.
Dopo un quarto d’ora abbondante di pubblicità, finalmente vennero proiettati i primi frame del film vero e proprio.
«Aaah, Wakatoshi-kun, non so tu, ma io non sto più nella pelle!» mormorò Satori, affondando le unghie dei morbidi braccioli della poltrona.
«Sì, neanch’io.»
«Woah, che bello! CHE BELLOOO!» Satori improvvisò un balletto e si mise a cantare una ridicola canzoncina. Poi, buttò un’occhiata ai suoi compagni di squadra. «Wakatoshi-kun, di’ a quei due che il film è iniziato e non mi sembra il caso di continuare a limonare.»
«Io li lascerei stare» ribatté Wakatoshi.
«Hey! Semisemi!»
Troppo tardi: Tendou, ignorando bellamente il capitano, si dedicò al suo sport preferito dopo il volley: importunare le persone. Eita, che era seduto ad appena una poltrona di distanza da Satori, aveva sentito tutto e, di malavoglia, si staccò da Shirabu. «Abbiamo capito, Tendou» mormorò a denti stretti.
*
Una bambola di porcellana dall’aspetto inquietante cadde dalla mensola, schiantandosi contro il pavimento e rompendosi in mille pezzi. Satori sussultò, rischiando di far cadere i popcorn per terra.
«Non ti sarai spaventato per così poco» gli sussurrò Wakatoshi, inarcando un sopracciglio.
«Pff, macché!» ribatté Tendou, spavaldo. «I soliti cliché…» aggiunse, indicando la bambola malridotta, con l’aria di chi la sa lunga.
La storia proseguì. La protagonista prese una scopa per cercare di ripulire il pavimento della cucina dai cocci, quando improvvisamente le luci si spensero e la donna svanì nell’oscurità, catturata da una strana sagoma indefinita.
«CAZZOOO!» gridò Tendou, sobbalzando sulla poltrona. Per sua fortuna, il suo urlo poco mascolino era stato coperto da quello della protagonista. Sta’ calmo, Satori, pensò.
A un certo punto la sagoma si rivelò essere un uomo che, con un colpo secco, sgozzò la gola della donna facendo schizzare un mare di sangue dappertutto.
Calma, Satori. E’ tutto finto.
Alla vista di tutto quel sangue, Tendou abbassò la testa, coprendosi gli occhi con una mano. «E’tuttofintoètuttofintoètuttofinto» mormorò tra sé e sé.
«Hey, vuoi uscire dalla sala?» gli chiese Ushijima.
Satori si ricompose. «Oh, ti prego, Wakatoshi-kun, davvero credi che non riesca a guardare un film del genere?»
L’altro fece spallucce. «Come vuoi.»
«Si vede palesemente che è finto!» commentò Satori a bassa voce, cercando di mantenere la calma.  «Tutto quel s-sangue che scorre dal torace della tizia… finto! Anche le budella spiaccicate nelle pareti sono f-finte… Anche  q-quel tizio con il coltello che... AAAAAAAAAH!»
Satori saltò letteralmente in grembo a Wakatoshi, sedendosi sulle sue gambe, e involontariamente gli gettò le braccia al collo, tremava furiosamente e aveva il respiro corto. Una pioggia di popcorn cadde costellando il pavimento circostante.
Semi si voltò preoccupato verso Wakatoshi e, ritrovandosi davanti Satori avvinghiato a lui, realizzò in fretta cosa stesse accadendo.
«Semi-senpai, cosa sta…?» domandò Shirabu perplesso, il quale aveva sentito l’urlo del rosso, seguito a ruota da Tsutomu e Taichi.
«Nulla, nulla» si affrettò a dire Eita, distraendo Keinjiro e il resto della combriccola.
Wakatoshi si annotò mentalmente di ringraziare Semi per aver evitato un sacco di malintesi: il peggiore film horror di tutti i tempi sarebbe stato interpretato dai kohai che tempestavano lui e Tendou di domande imbarazzanti.
Satori, ancora scosso, stringeva forte il colletto della camicia di Wakatoshi. Le loro guance si sfioravano appena, i loro visi erano talmente vicini che a Wakatoshi bastò un rapido sguardo con la coda dell’occhio per notare l’espressione frastornata e atterrita del rosso. Inizialmente, quel contatto improvviso lo lasciò spiazzato, poi scocciato: ecco a cosa aveva portato la solita arroganza di Tendou.
«Scemo… Vieni qui. » Wakatoshi s’intenerì, percependo il tremolio furioso del corpo di Satori, e gli circondò le spalle con un braccio, attirandolo a sé. Gli lasciò qualche carezza sulla schiena per calmarlo. «Va meglio, adesso?»
«Sì…» sussurrò appena l’altro. Il suo cuore cominciò a pulsare meno freneticamente e il suo respiro si stava regolarizzando.
 «Puoi restare così, se ti senti più tranquillo.»
 «Mmh mmh…»  
Tendou iniziò finalmente a rasserenarsi, essere tra le braccia di Wakatoshi gli dava un piacevole senso di sicurezza. Quest’ultimo spostò la mano dalla schiena al fianco di Tendou, e posò la mano libera sulle sue gambe. Si mosse ancora un poco, sforzandosi di trovare una posizione comoda per entrambi.
Restarono accoccolati in quel modo per buona parte del film. Tendou nascondeva la faccia nell’incavo del collo di Ushijima ogni qualvolta veniva proiettata una scena particolarmente cruenta o spaventosa. Wakatoshi si augurò che, nell’oscurità della sala, Tendou non si accorgesse del suo lieve rossore. Soltanto verso la fine, quando il film assunse un andamento più tranquillo, entrambi tornarono alle loro rispettive posizioni facendo finta di nulla.
*
Uscendo dal cinema, i commenti furono dei più disparati. Taichi, in particolare, si dimostrò il più soddisfatto: aveva apprezzato il fatto che il film avesse una trama interessante e ben articolata, e che non fosse soltanto un’accozzaglia di jumpscares messi a caso. Goshiki si ritrovò d’accordo; Tendou si congratulò con lui per aver proposto quest’uscita.
I pallavolisti percorsero un breve tratto di strada assieme fino a quando si ritrovarono a un incrocio.
«Noi» disse Tsutomu, indicando se stesso e Taichi, «andiamo da questa parte.»
«Anche noi ci separiamo qui» dichiarò Semi.
«Ma tu abiti nella mia stessa via!» puntualizzò Satori.
«Riaccompagno a casa questo qui» disse, quasi con ovvietà, circondando le spalle di Keinjirou con un braccio.
«Oh, okay. Allora ciao» disse atono Tendou, facendo per andarsene.
«Ah, Tendou…» lo chiamò Eita.
«Mmmh?»
Semi gli si avvicinò e gli sussurrò all’orecchio: «Esigo una spiegazione per questo... fatto. Sappilo.»
Tendou deglutì rumorosamente, annuendo nervoso al pinch server. «Approfittane adesso che siete soli, idiota» aggiunse quest’ultimo.
«Sì, c-ciao…»
Dopo un veloce saluto ai propri compagni di squadra, Tendou e Ushijima continuarono a camminare.
«E’ stato mitico!» esclamò Tendou spalancando le braccia. «Il miglior Halloween di tutti i tempi! Meno male che era tutto una finzione.»
Wakatoshi decise di non fare menzione del “Tratto da una storia vera” che aveva intravisto nei titoli di coda: Satori non avrebbe dormito per una settimana.  « Già»  si limitò a dire. «Cosa ti ha detto Semi? »
«Eh?!» strepitò, inciampando sul marciapiede. «Oh, niente di particolare…»
«Capisco.»
Uno strano silenzio scese tra i due. Continuarono ad avanzare procedendo a passi lenti, incontrando di tanto in tanto qualche bambino in maschera.
Satori fece un gran respiro. «Grazie... per oggi» disse piano, fermandosi.
«Per cosa?» chiese Ushijima, facendo altrettanto.
«Lo sai» mormorò infastidito.  «Non ti facevo un tipo così dolce, Wakatoshi-kun… Non me l’aspettavo. Dopo quello che è successo sei ricattabile!» lo provocò.
Ushijima parve agitarsi. «Smettila» disse secco, «l’ho fatto soltanto perché, altrimenti, saresti morto lì dentro.»
«Mi stai dicendo che ti devo la vita, Wakatoshi-kun?»
«Sì, in pratica.»
Per Tendou, quell’Halloween era stato memorabile. Certo, non c’erano state pazze uscite in maschera a terrorizzare la gente, e neanche spedizioni nel bosco, muniti soltanto di torcia, zaino e spirito d’avventura, stile Slenderman, a cercare una casa infestata come nei suoi piani, però gli era davvero piaciuto guardare quel film insieme ai suoi compagni di squadra, ancor più con Wakatoshi accanto.
«Sai… Pensavo che dovremmo andarci di nuovo, al cinema» propose Satori. «Solo io e te.»
Wakatoshi ci mise un po’ a elaborare le parole del centrale, poi sorrise. «Sono d’accordo. Però niente film horror. »
«Eh? No!» protestò. «A me piacciono! Quello di questa sera era soltanto un tantino spaventoso per i miei standard…»
Successivamente i due ripresero a camminare, stuzzicandosi a vicenda.

In poco tempo si ritrovarono sotto il portico di casa Tendou, ma Satori non aveva voglia di entrare.
«Ti va se ci sediamo sugli scalini?»
Ushiwaka annuì, e si sedettero uno accanto all’altro sui gradini di fronte il portone.
Tendou alzò lo sguardo, osservano il sottile spicchio di luna che stanziava nel cielo scuro. Voci divertite riecheggiavano in lontananza, l’aria serale iniziava a farsi più fredda.
«Allora… A te è piaciuto?» domandò Satori.
«Stento a crederci, ma sì.»
«Oh, questo mi rende felice, Wakatoshi-kun! E dire che eri titubante, all’inizio… Qual è stata la tua parte preferita?»
«Di cosa?» domandò, non capendo. Tendou lo fissava perplesso, e dopo alcuni secondi realizzò.  «Cosa intendevi quando–»
«Il film. Intendevo il film.»
«Ah.»
In una situazione del genere, Tendou avrebbe punzecchiato ulteriormente Wakatoshi, ma in quel momento non si sentiva di farlo. «Visto che ormai abbiamo preso il discorso… Ti ringrazio davvero. Anche a me è piaciuto.»
Ushijima voltò leggermente il capo dall’altra parte, mormorando qualcosa d’incomprensibile.
«Hey…» Satori gli afferrò il mento con le lunghe dita. «Guardami.»
Wakatoshi lo guardò, rimanendo catturato dalle sue iridi rosso brillante, così minuscole in mezzo a quegli occhi così grandi. Gli sembrò di essere tornato a poche ore prima, al cinema: i loro visi così vicini, quella posizione così ambigua, il calore del corpo di Satori che lo faceva arrossire e gli faceva aumentare notevolmente il battito cardiaco.
«Di’ qualcosa!» lo implorò Tendou, spazientito da quell’assordante silenzio.
«Buon Halloween» gli soffiò impercettibilmente sulle labbra, dopo attimi che parvero infiniti.
Come se una scintilla piccolissima avesse scatenato una reazione chimica così potente da non poter essere più contenuta: così è stato il bacio tra Wakatoshi e Satori.
Non era più la sera del trentuno ottobre. Si trovavano in una nuova dimensione anacronistica, dove il tempo scivolava via tra un bacio e l’altro, tra una carezza e l’altra; le loro mani erano impegnate in movimenti quasi meccanici, frutto di una tenerezza ancora grezza.
Satori fu sorpreso nel costatare che Ushijima ricambiava, eccome se ricambiava; a ogni bacio il capitano chiedeva di più, osava di più, facendo sentire Tendou sempre più coinvolto.
Dopo buoni minuti, quest’ultimo si staccò dalla sua bocca per posargli le labbra sul collo, lasciando piccoli baci umidi e abbozzando un tentativo di succhiotto.
Sembrava tutto perfetto, in quella sera di Halloween che non sembrava Halloween.
«Hey! Guardate, quello è un vampiro!» esclamò una voce bambinesca.
«Vampiro? Chi?!» fece un’altra voce, curiosa.
«Ma come chi! Il rosso!»
«Izuki, i vampiri non esistono!» s’inserì nel discorso una voce femminile.
«No? E allora guarda!»
Un gruppo di bambini travestiti, in giro per fare dolcetto o scherzetto, aveva deciso di suonare proprio il campanello di casa Satori. E uno di questi, travestito da mummia, stava indicando Tendou.
«Gwa!» fece Satori, staccandosi da Wakatoshi.
«E’ un succhia-sangue, aiuto!» gridò la bambina vestita da strega.
«Scappiamo!» urlarono all’unisono tutti gli altri.
«NON SONO UN VAMPIRO!» sbottò Satori, alzandosi di scatto e mettendo in fuga i bambini. «Stupidi mocciosi… E guai a te se ridi, Wakatoshi-kun!»






Note dell'autrice
Buon Halloween a tutti! 
Mi sono divertita tantissimo a scrivere questa storia, ci sono praticamente tutti miei headcanons sugli UshiTen *-* Spero vi piaccia!
   
 
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