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Autore: ChrysXD    01/11/2016    0 recensioni
Primo tentativo di fanfic, un crossover tra Naruto e Dishonored, dove i nostri cari personaggi del manga vestiranno i panni di Corvo e compagnia.
Breve anticipo:
"Menma, figlio mio.
Se mi fossi potuta fidare di qualcun altro, ti avrei tenuto vicino a noi.
Ma purtroppo non è così e il Capospia ha insistito affinché mandassi te. La peste ci sta decimando e dobbiamo trovare una cura.Io e Naruto conteremo i giorni fino al tuo ritorno. Sbrigati a tornare con buone notizie.
Con affetto, l’imperatrice Kushina"
Genere: Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kushina Uzumaki, Menma Uzumaki, Naruto Uzumaki, Tenten
Note: Cross-over, Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nessun contesto
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Black knife of Dunwall (prologo)

 

Menma, figlio mio.

Se mi fossi potuta fidare di qualcun altro, ti avrei tenuto vicino a noi.

Ma purtroppo non è così e il Capospia ha insistito affinché mandassi te. La peste ci sta decimando e dobbiamo trovare una cura.

Io e Naruto conteremo i giorni fino al tuo ritorno. Sbrigati a tornare con buone notizie.

 

Con affetto, l’imperatrice Kushina

P.s

Anche Tenten è ansiosa di vederti, sai… Non dovresti far aspettare la tua donna così tanto.”

 

È incredibile come, a distanza di 5 settimane, mi ritrovi ancora a leggere la stessa lettera, con lo stesso sorriso stampato in faccia, identico a quello che avevo quando per la prima volta leggessi il suo contenuto.

Era l’unico oggetto che si ricollegasse alla mia vita a Dunwall a bordo di questa nave, perciò lo tenevo stretto come nessun’altra cosa presente sull'imbarcazione, ed ogni volta che il generale Inoichi mi trovava con il messaggio tra le mani, non perdeva tempo a sbeffeggiarmi con commenti come “Sta rileggendo di nuovo quella lettera? Non pensavo che il principe Menma, freddo e pacato come è, fosse in grado di provare emozioni.” magari seguita da qualche risata.

Già, il popolo pensa che io non sia capace di provare alcun stato d’animo o sentimenti in generale, ma ciò è ben lontano dalla realtà.

La verità è che evito di mostrarle in pubblico, in modo tale che non appaia insicuro di fronte alla mia gente, ed un sovrano insicuro porta solo rogne; ma dopotutto questo forma di apatia ha un nonsoche di aspetto intimidatorio verso gli abitanti ed, aggiunto ad una buona occhiata, potrebbe incutere terrore nel cuore del povero malcapitato.

Potrei prendere come esempio un avvenimento accaduto proprio sulla nave:

Eravamo appena salpati dall’isola di Morley, stavo attraversando il ponte per raggiungere la stanza del generale quando un marinaio urlò attirando la mia attenzione;

“hey principino, se non fosse per quella sgualdrina di vostra madre, adesso non saremo in mezzo ad una epidemia” potevo udire le risate degli altri due affianco a lui.

Era il classico marinaio, alto, muscoloso e arrogante al punto giusto, nonostante ciò è bastato solo uno sguardo gelido e un coltello che “scivolò” dalla mia mano per conficcarsi a pochi centimetri dalla testa dell’uomo per fargli abbassare la cresta.

Con totale disinteresse, e seguito dai sguardi sbalorditi degli altri marinai, mi avvicinai a loro per riprendermi il coltello ed, rimuovendolo dal muro di legno, mi rimase del tempo per dargli un piccolo avviso, “la prossima volta che succede una cosa simile, non rimpiangerò di aver aggiustato la mia mira, marinaretti.” detto questo ritornai sui miei passi ed entrai dentro la stanza, lasciando i tre impietriti;

non ci furono altri episodi simili… Per loro fortuna.

 

Comunque, ritornando al discorso di prima, sarò pure apatico con gli abitanti, ma solo tre persone possono fare breccia attraverso quel muro di ghiaccio che, come una fortezza, protegge e custodisce le mie emozioni; e quelle tre persone sono mia madre Kushina, mio fratellino Naruto e Tenten.

Per quanto sia scontato che la mia famiglia possa vedere il mio lato più sensibile, Tenten non era poi così prevedibile. Certo, col mio aspetto esteriore e la posizione sociale che occupo, potevo permettermi qualsiasi donna, dentro e fuori dall’Impero.

Per anni la mia famiglia, sotto stretta sorveglianza del Capospia dell’impero Danzo e delle sue ipotesi del tipo “se il principe sposasse la principessa di quel paese dimenticato da Dio, la potenza del nostro impero crescerebbe a dismisura” o cazzate simili, è stata costretta ad combinare matrimoni con principesse di altri imperi da quando avevo 18 anni.

Io non riuscivo a guardarle, assomigliavano a delle bambole di porcellana, truccate pesantemente e viziate all'inverosimile dai loro padri in sovrappeso, semplicemente mi facevano venire il voltastomaco, non avevano neanche il tempo di finire la proposta che ero già in piedi diretto verso le mie camere; avevo quasi perso la voglia di cercare la mia futura compagna di vita… Ma tutto cambiò quando avevo circa 20 anni:

Era tarda serata, dopo gli allenamenti di scherma, la mia spada si danneggiò in modo serio,

il mio mentore mi consigliò un fabbro che viveva nella periferia, un amico suo che aveva già riparato delle spade per suo conto in passato, mi disse anche di non portarmi il lord protettore con me.

Non capì il perché, ma decisi di non pensarci sopra e mi misi in cammino verso la fucina.

Arrivato in periferia, non fu difficile trovare la fucina, avevo un cappotto con cappuccio che serviva a nascondere la mia identità per evitare situazioni alquanto spiacevoli.

Entrai dentro la fucina, abbassai il cappuccio ed venni accolto da un vecchio, aveva capelli grigi, una barba molto folta anch'essa grigia, era muscoloso come mai avrei pensato un uomo della sua età potesse essere, indossava il tipico grembiule da fabbro ed sotto di essa aveva un maglione con le maniche arrotolate fin sopra i gomiti, mi disse .

“che posso fare per lei, giovanotto?”

Gli risposi “il mio mentore, Mifune, mi ha consigliato questa bottega per riparare la mia spada”

Lui sorrise “Mifune? Non avevo più sue notizie da quando è finita la guerra...” rise per un po per poi ricominciare a parlare “...povero lui, costretto ad allenare qualche nobile viziato.”

In quel momento capì perché Mifune mi aveva consigliato di non portare il lord protettore con me… Il vecchio qua odiava i nobili, e molto probabilmente non sapeva nemmeno chi io fossi.

“Allora signor?”

“Menma, signore”

“Menma… Allora posso vedere la sua spada?”

Detto questo gli consegnai la mia spada, il vecchio la esaminò molto velocemente,alzò lo sguardo per incontrare i miei occhi e mi disse “è una spada di ottima qualità, certo un po usurata, e poi questa crepa qua… Penso che in alcuni giorni riuscirò a farla diventare come nuova” appoggiò la spada sul incudine e si girò di nuovo verso di me “per il momento potreste utilizzare una spada di riserva, attenda qua signor Menma, che le faccio portare la spada qua da mia figlia.”

Nel frattempo che il vecchio chiamava sua figlia, ne approfitai per vedere alcuni pugnali esposti, ne trovai uno che mi interessava particolarmente, non aveva le dimensioni di un pugnale normale, ma la sua lama era nera, lunga quasi quanto la metà del mio braccio, ci si poteva ingaggiare duelli contro spade più grandi e molto probabilmente anche vincerli, mi intrigava e non poco.

“Senta… Quanto vuole per questo pugnale?” gli chiesi

“Quel pugnale dice? Il metallo con cui è stato fabbricato è di origine sconosciuta, il tizio che me l’ha venduto mi disse che è stato creato dall’Esterno, ma non credo molto in queste cose… Comunque sono 300 monete” concluse il vecchio.

Mentre slacciavo il borsello con dentro le monete, il vecchio mi chiamò “Senta signor Menma, potrebbe accompagnare mia figlia dall’altra parte sul retro, per qualche motivo la porta del magazzino ha deciso di incepparsi, e non voglio che lei attraversi quel vicoletto da sola, capisce”

Io ovviamente accettai, e fu lì che incrociai per la prima volta lo sguardo con lei, la prima volta che mi persi nei suoi occhi.

“Ciao” solo quella parola, anche se detta con aria timida, mi fece diventare la faccia di una tonalità di rosso ancora sconosciuta al genere umano

‘bellissima’ pensai, per poi scuotere violentemente la testa, tentando di scacciare il pensiero.

“Beh, che aspettiamo, abbiamo una spada da prendere, no?” gli dissi frettolosamente guardando in direzione opposta.

Lei rise, cavolo se non era un suono angelico quello, mi chiedo cosa potrebbe esserlo.

Una volta fuori dalla bottega, la ragazza mi guidò verso il malfamato vicoletto, eravamo a metà strada quando un paio di banditi fecero la loro apparizione, io protesi il mio braccio verso di lei in segno di difesa, mentre uno dei due banditi incominciò a parlare.

“Guarda guarda che abbiamo qua, Menma Namikaze, o dovrei chiamarla sua altezza reale, principe?”

In quel momento era terrorizzato, non per i banditi, ma per Tenten, non riuscivo ad immaginarmi come avrebbe reagito.

“Principe?” Quasi sospirò quella parola, perfetto no?

Vidi i due avanzare pericolosamente verso di lei, io con gesto di sfida, tirai fuori il pugnale dal suo fodero e mi posizionai di fronte a lei sulla difensiva.

“Osate solo sfiorare un capello di questa donna, e io porterò a termine le vostre miserabili vite.” Gli avvertì con il mio solito sguardo gelido.

I due si guardarono, si misero a ridere e mi fissarono in maniera provocante.

“Non vogliamo la ragazza, noi vogliamo lei, mio signore… Sa quanto ci potrebbe fruttare un ricatto all’imperatrice per il vostro culo dorato? Comunque se proprio ci tiene a quella ragazza, le possiamo riservare un lavoretto speciale solo per lei.” concluse leccandosi le labbra.

Quindi, ignorando l’ultimatum appena lanciato, i due si accanirono su di me, riuscì a rotolare in mezzo ai due, arrotolai il mio braccio nel collo di uno e accoltellai la sua carotide, uccidendolo all’istante. L’altro non fece nemmeno in tempo a girarsi che gli perforai il petto, ma prima di morire, il bastardo riuscì a prendere il suo coltellino ed a pugnalarmi sul fianco, per poi accasciarsi sul suolo senza vita.

“Principe Menma!” urlò la ragazza, che assistette all’intera scena impotente, si inginocchiò affianco al mio corpo

“Non posso lasciarla morire qua… PADRE!” gridava disperata, mentre il vicolo diventava pian piano una pozza scarlatta.

Sentivo il bisogno di rassicurarla, gli porsi una mano sulla guancia e col pollice gli spazzai via una lacrima scesa sul viso.

“Tranquilla *cof* *cof*... Non morirò per un bandito comune… Comunque vorrei sapere *cof* il tuo nome” gli proferì con fatica, mentre il sangue sgorgava dal mio fianco.

“Tenten, mio signore” mi disse ancora in lacrime.

“Bene…” fu l’ultima parola che uscì dalle mie labbra prima che perdessi i sensi…

Non so cosa sia successo dopo, so solo che quando mi svegliai, mi ritrovai su un letto nel palazzo reale tre giorni dopo l’incidente con lei affianco che stringeva la mia mano addormentata sulla sedia

“È stata al suo fianco da quando gli infermieri l’hanno deposta sul letto, si sentiva in colpa per ciò che gli è accaduto, mio signore” mi informò una cameriera nella stanza.

“Vado ad avvisare vostra madre che vi siete svegliato… Non muovetevi troppo, la ferita potrebbe riaprirsi.” concluse la donna,lasciando la stanza.

Guardai al di sotto delle coperte, vidi il mio corpo avvolto sotto strati di bende, con una piccola chiazza di sangue sul lato destro, poi sollevai lo sguardo e fissai la ragazza al mio fianco, doveva essere veramente dispiaciuta se è rimasta qua in attesa del mio risveglio.

“Carina, non ti pare, figlio mio?” girai la mia testa sorpreso in direzione della voce.

“Madre…” fu l’unica cosa che riuscì a proferire, lei rise e anche lei abbassò lo sguardo su Tenten.

“Ha esasperato le guardie reali pur di stare vicino a te, ha anche digiunato per giorni, solo per essere la prima a vederti sveglio…”

Davvero ha fatto tutto questo, solo perché si sentiva in colpa per una mia disattenzione…

“Dovresti tenerla stretta a te, Menma… Credo che nel tempo trascorso qua al tuo fianco, lei si sia presa una cotta per te”

Io arrossii, ma presto realizzai che anche se, in qualche modo, potessi tornare indietro nel -tempo in quel vicoletto di tre giorni fa, avrei agito nello stesso identico modo, in parole povere, quei sentimenti erano ricambiati.

“No, madre… Non la lascerò scappare via tanto facilmente”


Sono passati ormai tre anni dall'accaduto, un sacco di cose sono successe in questo lasso di tempo, il futuro di fronte a noi è ancora incerto, ma dopo due mesi passati a viaggiare per l’impero, domani ritornerò a casa e, dopo che avrò consegnato la lettera all’imperatrice, chiederò la mano di Tenten in matrimonio, e non potrò essere più felice di avere la donna che ho amato sin dal primo giorno come moglie…

 

Ma come potevo sapere cosa il futuro aveva ancora in serbo per me.
   
 
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