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Autore: taisa    01/11/2016    4 recensioni
Per quanto possa essere complicata, rotta o distrutta, la famiglia resta sempre la famiglia.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bra, Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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FAMILY


Perle di saggezza


“...alla fine, quando l’abbiamo tirata giù dal palo elettrico, tua madre mi guarda e mi dice stavo solo cercando di parlare con gli alieni” seguì una risata generale. “Punto primo” la corresse Bulma, l’unica che non stava ridendo, alzando il dito di una mano, “Avevo solo cinque anni” puntualizzò sollevando un altro dito “Punto secondo è stato tuo nonno a mettermi in testa che dovevo trovare un posto migliore per ricevere un segnale”. “Davvero?” chiese scettica Bra, osservando sua madre poggiarsi al lavandino mentre sorseggiava da una tazza di caffè. Tights con la bambina seduta sulle proprie ginocchia, fissò a sua volta la sorella minore, “Personalmente sto aspettando di scoprire come giustificherai la parte che riguarda il gatto”.

Bulma si prese del tempo per pensare bevendo il caffè, “Quello l’hai aggiunto tu” concluse ostentando tutta la sua sicurezza. Sua sorella rise, “Sai bene che non è vero” “Tights… sei venuta fin qui per umiliarmi davanti a mia figlia?” le domandò con superbia.

A Bra piaceva zia Tights. Era divertente e sapeva sempre raccontare un mucchio di storie divertenti, alcune inventate sul momento, altre no. Ad ogni visita della zia, Bra scopriva sempre cose nuove e divertenti, come i dettagli inerenti all’infanzia di sua madre ad esempio. “Zia Tights, raccontami un’altra storia” le domandò, ma la risposta della zia fu anticipata. “Si è fatto tardi Bra, domani devi andare a scuola e tua zia sarà stanca dopo il lungo viaggio in treno” s’intromise la madre e la bambina mise il broncio. “Ti preeegooo” mugugnò con aria supplichevole. “A me non dispiace raccontargliene un’altra” le diede manforte Tights. Bulma le guardò entrambe a turno, sospirò “E va bene… ma solo una!” concesse, poggiando la tazza ora vuota nel lavabo alle proprie spalle.

“Ok, che storia vuoi sentire, Bra?” le chiese subito la zia e la piccola ci pensò per qualche istante. Sul suo viso si delineò uno sguardo serio. Ponderò sui propri pensieri per un breve attimo, poi guardò negli occhi la donna che la stava tenendo in braccio, “Puoi raccontarmi una storia di quando la mia mamma e il mio papà erano felici?” chiese nella sua infinita innocenza.

L’atmosfera nella stanza sembrò congelarsi all’improvviso. Le due sorelle si scambiarono un’occhiata per un periodo che parve infinito. “Per favore” insistette la piccola. Tights esitò “Solo se la tua mamma non ha nulla in contrario” disse fissando gli occhi azzurri della minore. Bulma indugiò, si morse il labbro inferiore e fissò le lastre del pavimento. “Immagino… immagino che non ci siano problemi” farfugliò tornando alla sorella, che dai suoi occhi attese ed ottenne una conferma ulteriore.

“Allora ti racconterò di quando ho incontrato tuo padre per la prima volta” cominciò Tights catturando la più assoluta attenzione della bambina, “All’inizio tua madre non faceva altro che parlarmi di lui. Ogni volta che ci sentivamo per telefono continuava a descrivermi questo Vegeta”. Bra si voltò a guardare sua madre, trovando quasi difficile da credere al racconto della zia. Era raro infatti che parlasse di papà e la piccola si chiese perché avesse smesso di farlo.

Dal canto suo, Bulma ricordava quel periodo. Al loro primo incontro lo aveva trovato un gradasso egocentrico. Aveva cercato di evitarlo per mesi, ma grazie, o a causa, di Goku finiva sempre per incontrarlo in diverse occasioni.

Le telefonate che Tights stava raccontando erano state molto romanzate a beneficio della bambina. Bulma aveva passato ore a descrivere alla sorella questo poliziotto antipatico che non sopportava.

Tuttavia poco alla volta i sentimenti che provavano l’uno per l’altra cominciarono a mutare e prima che potessero rendersene conto scoprirono una reciproca attrazione.

Di conseguenza, le chiacchierate con Tights erano diventate sempre più contraddittorie tra loro, dando alla maggiore un’immagine piuttosto confusionaria dell’uomo di cui Bulma si stava innamorando.

All’annuncio, ormai inevitabile, che Bulma e Vegeta avevano deciso di diventare una coppia a tutti gli effetti, Tights aveva espresso il desiderio di conoscere l’uomo del mistero che faticava ad inquadrare.

Quel weekend Bulma era stata molto nervosa. Teneva molto all’opinione di sua sorella e sapeva fin troppo bene che Vegeta non dava mai una prima buona impressione. Solo a posteriori Tights le aveva raccontato che per la maggior parte del tempo avrebbe voluto prendere da parte Vegeta per avvisarlo che spezzare il cuore alla sua sorellina era severamente vietato, ma fu solo all’ultimo che comprese cosa si nascondesse dietro il poliziotto taciturno e dall’aria severa.

“... così abbiamo deciso di andare a fare un picnic all’aria aperta e approfittare della bella giornata” stava continuando a raccontare zia Tights, mentre Bra pendeva dalle sue labbra, “Poi è arrivata la pioggia improvvisa” la narratrice fece una pausa strategica per creare l'atmosfera giusta. La piccola fissò la zia con i suoi grandi occhi azzurri, “E cosa è successo?” chiese, “Beh abbiamo dovuto trovare un riparo alla svelta perché stava diluviando. Ci siamo nascosti sotto un albero, ma anche lì non era molto all’asciutto”. Bulma lo ricordava, sembrava una bella giornata e non avevano ombrelli, la pioggia primaverile era arrivata dal nulla e li aveva colti alla sprovvista.

“Allora ci ha pensato tuo padre. Ha dato la sua giacca a tua madre per riparlarla ed è andato a prendere lui la macchina, portandola il più vicino possibile per farci salire” Tights rise “Quando è tornato era completamente fradicio, e questo mi ha fatto capire quanto il tuo papà volesse bene alla tua mamma” concluse.

L’ultimo dettaglio che Tights aveva omesso era che, nei giorni successivi, Vegeta si era ammalato. Bulma aveva dovuto lottare per convincerlo a restare a letto anziché andare a lavoro.

Bra si sentì soddisfatta della storia, ma nonostante ciò un nuovo pensiero le passò per la mente, “Posso farti una domanda, zia Tights?” chiese all’improvviso, attirando l’attenzione delle due donne. “Dimmi tutto” la esortò e Bra non se lo lasciò ripetere, “Perché nessuno parla mai di mio fratello Trunks?” domandò tutto d’un fiato.

Bulma scostò lo sguardo, cercando di evitare contatti visivi con chiunque. Il suo cuore era ancora troppo ferito e nonostante gli anni trascorsi da allora non si era rimarginato. Tights, ad una sola occhiata, comprese che doveva essere lei a prendere le redini del discorso. “Perché tutti sentono la sua mancanza” le rispose, ma la bambina assunse un’espressione confusa. Bulma sentì una stretta alla bocca dello stomaco e decise che era ora di allontanarsi. Afferrò il pacchetto di sigarette che aveva abbandonato sul tavolo. Il gesto attirò l’attenzione delle altre e lei si trovò a dire “Vado a fumare” per evitare altre domande. Senza aggiungere una sola parola si allontanò in silenzio.


***


Bulma era uscita nel piccolo giardino sul retro, trovando posto su una panchina appena fuori dalla portafinestra che dava all’esterno. Fissava con intensità la profonda notte senza realmente vederla, gli occhi pieni di lacrime che le rigavano il viso senza sosta. Tra le labbra quella che era già la sua seconda sigaretta.

Non era una fumatrice accanita, ma ripensare a Trunks e a quanto le mancasse il suo bambino la costringevano a trovare conforto nel fumo. Con una mano si asciugò le lacrime che copiose continuavano a percorrere i suoi zigomi nivei.

Alle sue spalle udì la porta aprirsi e richiudersi, seguiti dai passi di qualcuno che l’aveva appena raggiunta. Bulma non si girò nemmeno a constatare di chi si trattasse. “Ho messo Bra a letto” la informò la sorella, restando in piedi accanto alla panca sulla quale la padrona di casa era seduta. “Grazie” le rispose solo, tirando una boccata dalla sigaretta, come se si fosse appena resa conto di averla ancora stretta tra le labbra.

Tights la fissò con un’espressione compassionevole. Le sorelle erano sempre state molto vicine, sebbene avessero una notevole differenza d’età. La maggiore aveva quindi vissuto per riflesso tutto il dolore che la sorellina aveva subito. Nonostante ciò era difficile, se non impossibile, riuscire a comprendere fino in fondo la sofferenza di una madre alla quale era stato strappato il figlio nel peggiore dei modi.

“Bulma, stai bene?” le domandò, dopo essersi presa del tempo per osservare i lineamenti della donna alla luce della luna alta nel cielo. Seguì un lungo silenzio, Bulma osservò con ostinazione l’interno del giardino, soffiò una boccata di fumo e solo allora sembrò riflettere sulla domanda, “No” ammise infine con voce sottile.

Sua sorella la guardò con tristezza, poi trovò posto al suo fianco fissando i propri occhi scuri nell’intensità della notte. “Mi dispiace” si scusò sentendosi colpevole dello stato d’animo dell’altra, almeno per quella sera. La minore accennò un responso negativo con il capo, “Non è colpa tua” disse “E nemmeno di Bra” la rassicurò. Ci fu un breve lasso di tempo nella quale nessuno disse nulla. “È colpa di quegli stronzi che mi hanno portato via il mio bambino” concluse con dolorosa rassegnazione.

Tights restò in silenzio, osservando ora la sua interlocutrice come se potesse percepirne i pensieri. Dal canto suo Bulma non poté fare a meno di tornare indietro con la memoria, ricordando i tempi nella quale poteva svegliarsi tra le braccia del suo Vegeta. Quando poteva sentire la voce di Trunks raccontarle i piccoli avvenimenti della sua giornata, mentre lo vedeva crescere giorno per giorno. In un tempo in cui, tutti e tre, stavano aspettando con pazienza che anche Bra entrasse nelle loro vite.

Un magone si strinse attorno alla sua gola, “Qualcuno deve dirmi come posso spiegare a mia figlia cos’è successo a suo fratello senza traumatizzarla” domandò a nessuno in particolare, asciugandosi le lacrime con il dorso di una mano, lasciando cadere la sigaretta ormai ridotta all’osso nel posacenere poggiato sul bracciolo della panca.

Tights le circondò le spalle con un braccio e la strinse a sé, “Non lo so sorellina. Trunks era il bambino più dolce che io abbia mai conosciuto, è stato ingiusto quanto gli è accaduto” le disse con delicatezza. L’altra si lasciò coccolare dalla sorella per un istante, singhiozzò “E io e Vegeta siamo rimasti con questo dolore che non andrà mai più via” mormorò, la testa poggiata sulla scapola di Tights. Le braccia di Bulma si strinsero attorno alla vita della maggiore che si sentì impotente. “Mi dispiace tanto Bulma, nessuno di voi se lo meritava” le sussurrò nella speranza vana di consolarla.

Seguì l’ennesimo momento di silenzio, rotto solo dal pianto soffocato della più giovane.

“Come sta Vegeta?” chiese Tights e Bulma si staccò dall’abbraccio asciugandosi gli occhi per l’ennesima volta. Alzò le spalle in un gesto sconfitto, “Non lo so…” ammise “Non riesco ancora a parlargli” sussurrò con voce fioca. Questa volta fu Tights a restare in silenzio, immersa nelle sue elucubrazioni. Nei suoi occhi si annidò una luce di consapevolezza quando disse “Non riesci a parlargli per quello che è successo a Trunks o perché non hai mai smesso di amarlo?” le domandò con una certa sagacia.

Per la prima volta dall’inizio della loro conversazione, Bulma si vide costretta ad osservare la sorella, “Dannazione Tights!” pensò tra sé.


***


Alcuni minuti più tardi, Bulma si affacciò alla porta della cameretta di sua figlia, per accertarsi che stesse dormendo. In un iniziale momento ebbe l’impressione che la bambina fosse addormentata, ma nel richiudere l’uscio la voce della piccola le giunse all’orecchio. “Mamma?” la chiamò da sotto le coperte, costringendo Bulma a riaprire la porta “Dovresti dormire a quest’ora Bra” la rimproverò con gentilezza. La figlia ignorò l’ammonizione “Mamma, mi dispiace per averti fatto piangere” le disse sedendosi sul materasso. La donna scosse il capo con vigore, accese la luce e prese posto sul letto accanto alla bambina, “Oh! No, tesoro, tu non hai fatto nulla di male” le disse cingendola in un abbraccio.

Bra restò in silenzio alcuni istanti, “Zia Tights dice che tu e papà non riuscite a parlare di Trunks perché gli volevate tanto bene” riferì, costringendo sua madre a mollare la presa. Bulma la fissò per pochi secondi, poi fece una smorfia indecifrabile “A tua zia piace assumere il ruolo di vecchia saggia” commentò più a sé stessa. La figlia la fissò, “Ma è vero?” domandò con esigenza e la donna annuì “Sì” le rispose senza mezzi termini.

“Allora farò la brava e non vi chiederò più nulla” decise la piccola, chinando il capo con tristezza. Bulma la guardò sbigottita per un attimo, poi addolcì lo sguardo accarezzarle il capo dai folti capelli azzurri, “No! Bra, tesoro mio, tu hai tutto il diritto di chiederci quello che vuoi su tuo fratello, ed è nostro dovere rispondere” le disse, fece una pausa e dopo aver mandato giù un boccone amaro continuò “Anche se è molto doloroso” sospirò “Ti chiediamo solo di avere molta pazienza con noi” la rassicurò. Bra tornò a guardarla “Anche con papà?” “Soprattutto con tuo padre” le afferrò la mano e la strinse tra le sue.

La bimba ci pensò “Allora...” riprese “Posso chiedere una cosa?” cominciò con timidezza, osservando con più attenzione gli occhi arrossati di sua madre, che annuì “Tutto quello che vuoi” esortò. Bra ci pensò, cercando le parole giuste, “Che tipo di persona era il mio fratellone?” chiese infine. Bulma strinse la mano di sua figlia, osservando il suolo in cerca di aiuto. Fu facile rivedere nella sua mente l’immagine del piccolo Trunks, “Beh… lui era…” mormorò appena, “Era... forte e coraggioso come il tuo papà, bello ed intelligente come la tua mamma e…” tornò ad osservare la figlia “Aveva il cuore grande e generoso come il tuo” concluse, regalandole un timido sorriso sincero. “Mamma, pensi che Trunks mi avrebbe voluto bene?” chiese con curiosità e in responso ottenne un deciso cenno affermativo del capo, “Certo che sì! Trunks ti voleva già molto bene prima ancora che tu nascessi”. Bulma non aveva mai dimenticato la reazione del figlio alla notizia che sarebbe diventato un fratello maggiore. L’entusiasmo dei mesi successivi, le domande curiose di un bambino che stava crescendo e che si divertiva a fantasticare su ciò che lui e il nascituro avrebbero potuto fare insieme. Trunks non aveva mai saputo che era una bambina, Bulma e Vegeta avevano optato per il mistero, sebbene più volte lei stessa aveva cercato di scoprirlo alle spalle del marito. Ed in quel momento una parte di lei avrebbe voluto che Trunks ne fosse stato a conoscenza.

“Hai altre domande?” chiese infine Bulma, tornando al presente che per un secondo aveva dimenticato. Bra la guardò, studiò i lineamenti di sua madre, le mani strette attorno alla sua, gli occhi di un bel blu vivace ottenebrati da una grande tristezza, l’espressione cupa. D’un tratto la bambina si lasciò sopraffare da un sentimento che non aveva mai conosciuto prima, si sentì addolorata per la madre. Troppo giovane non riconobbe quello che un adulto avrebbe interpretato come compassione.

Aveva sì tante domande. Voleva sapere molto di più di quel fratello che non aveva mai conosciuto, ma comprese che ogni parola stava costando molta fatica alla sua mamma e decise che per quella sera aveva sofferto abbastanza.

Scosse il capo, “No” rispose in tono piatto, scostando lo sguardo. Bulma la fissò, per cercare di capire se fosse sincera, ma Bra parve convinta della sua ultima decisione. “Ok” disse infine la donna, alzandosi dal letto e lasciano la presa sulle dita della bambina. Le carezzò il capo e la baciò sulla tempia “Adesso però è davvero ora di andare a dormire” disse.

Bra tornò a sdraiarsi sul proprio letto, seguendo i movimenti della donna che si avvicinò alla porta riportando il buio nella stanza tramite l’apposito interruttore. In quel momento, la piccola decise che aveva un’altra cosa da dire e che quello era l’attimo perfetto, “Mamma?” la richiamò. Bulma si fermò con la mano poggiata già alla maniglia, si voltò a guardarla, “Dimmi” la esortò, restando in attesa. La figlia esitò un secondo ancora poi le sorrise “Ti voglio bene” le disse avendo la consapevolezza di aver fatto la cosa giusta quando poté ammirare il viso della donna illuminarsi, “Anch’io te ne voglio” rispose lei.

Bra chiuse gli occhi, augurandosi di aver davvero aiutato sua madre a sentirsi meglio.


CONTINUA…


  
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