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Autore: cioco_93    02/11/2016    2 recensioni
- Quando hai 25 anni ti sembra che il mondo è ai tuoi piedi.
Pensi che hai tutta la vita davanti per realizzarti, crescere, innamorarti, vivere.
Ma purtroppo non è per tutti così. -
Ritorno a scrivere con una storia più agrodolce del solito, dove Damon ed Elena incroceranno I loro destini in maniera forte e passionale ma con una data di scadenza.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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~~3. Lavender

- Caroline, dovresti esser al lavoro – cercai di far notare alla mia migliore amica mentre trafficava al computer di fianco a me.
- Non sarò nel mio ufficio, ma sto lavorando, quindi fine della discussione – replicò lei senza neanche alzare lo sguardo.
Il lunedì mattina era arrivato in fretta, e io mi ritrovavo alla mia prima chemio.
Sapevo che non potevo pensare di tornare a casa da sola, ma la seduta sarebbe durata circa due ore, e mi scocciava il pensiero di dover trattenere Caroline così al lungo in quel posto così triste.
- Sei la persona più testarda che io conosca – affermai in fine esasperata – almeno raccontami cosa stai facendo – aggiunsi poi: in parte per curiosità, in parte per distrarmi da quella strana sensazione di un strano flusso nelle mie vene.
- Ieri pomeriggio, all’inaugurazione della nuova mostra da te in galleria, mi si è avvicinata una signora per chiacchierare. Abbiam parlato del più e del meno e poi mi ha chiesto se sapessi chi ti ha aiutato a organizzare la festa d’apertura. Le ho detto che era opera mia, e mi ha chiesto allora se m’interessava di lavorare per lei per l’organizzazione di un party per i tot anni di lavoro di suo marito – iniziò a raccontarmi lei – ovviamente ho accettato e le ho chiesto d’inviarmi tutto via mail: data, lista degli invitati, temi preferiti ecc… - aggiunse con un’alzata di spalle.
- Bhe ma è fantastico.!! – le dissi sinceramente contenta – Alla fine la mostra è stata proficua per entrambe – aggiunsi sorridente, ripensando all’impegno che ci avevo messo per organizzare quell’esposizione. Non lavoravo da molto, ma fortunatamente in poco tempo, grazie al mio costante impegno e alle conoscenze giuste, la piccola galleria d’arte che gestivo a Manhattan si era fatta un nome, e dopo un intero mese di stalkering via mail, Steve Mccurry aveva ceduto a darmi l’ok per farci un’incredibile mostra che sarebbe durata l’intero mese di settembre e avrebbe sicuramente fruttato parecchio.
- C’è Bonnie in galleria a sostituirti.?? – mi chiese poi curiosa.
- Si si. Se la cava bene, le piace il lavoro… Quando dovrò mollare il colpo, sarei contenta se prendesse lei in gestione il tutto – dissi pensierosa.
- Hej Gilbert, ricordi il nostro patto.?? È vietato parlare della tua morte. Nessuno ti ha dato ancora uno scadere, finché sei viva, finché continueranno a curarti, ti è vietato pensare a cosa succederà quando te ne andrai – mi rimbeccò arrabbiata la bionda, e non potei che sciogliermi. La sua caparbietà nel vedermi vivere, a volte era quasi incoraggiante, a volte mi faceva crede che chissà… magari ce l’avrei fatta davvero, battendo tutte le probabilità. Ma solo a volte. La consapevolezza che prima o poi l’avrei lasciata era dura da sovrastare con i pensieri positivi.
Decisi così di non rispondere, le presi la mano e la strinsi più forte che potevo, per farle capire di quanto le fossi grata di esser lì con me.

Quando finalmente la seduta finì, inizialmente non ebbi troppi problemi. Mi diedero del cioccolato da sgranocchiare, mi dissero di bere molto acqua e non spaventarmi se da un momento all’altro iniziassi a sentimi male e avere forti nausee.
- Tesoro devo andare a firmare dei documenti come tua accompagnatrice, riesci ad aspettarmi un attimo.?? – mi chiese come al solito premurosa.
- Care, tranquilla. Fai quello che devi, io ne approfitto per andare in bagno. Ci vediamo all’uscita – la rassicurai gentilmente e mi avviai verso il bagno.
Ero persa nei miei pensieri, tanto da non notare nemmeno chi avessi davanti e scontrarmici senza ritegno.
- Mio Dio signorina, mi scusi ero distratto, non l’ho proprio vista – iniziò a scusarsi lo sfortunato di turno mentre cercava di tirarmi su.
- Non si preoccupi, anch’io avevo decisamente la testa altrove – replicai alzandomi e notando di essermi scontrata con un giovane e affascinante dottore.
- Le posso offrire qualcosa per sdebitarmi.?? Tipo non so, un caffè dalla macchinetta.? – domandò gentilmente strappandomi un sincero sorriso.
- La ringrazio, ma al momento mi è stato sconsigliato di bere qualsiasi cosa che non sia acqua – declinai con toni scoraggiati io – però la prego dottore, sarò poco più giovane di lei, mi dia del tu – aggiunsi divertita.
- Scusami, deformazione professionale. Però ti chiedo lo stesso. Sono Stefan, piacere – ribatté sorridente il ragazzo allungando la mano.
- Piacere mio, sono Elena – affermai mimando il suo gesto.
- Finita appena una seduta di chemio.?? – chiese poi curioso.
- Ho un aspetto così orribile da renderlo palese.?? – commentai preoccupata.
- Dio no, scusami. E che siamo nel reparto di Oncologia, mi hai appena detto che ti hanno detto di bere sola acqua e stai mangiando una barretta di cioccolato dell’ospedale. L’ho detto per logica medica – mi spiegò lui imbarazzato grattandosi la testa.
- Si bhè in effetti, non hai tutti i torti – constatai divertita – Però tu non sei di queste parti vero.?? Cioè non del reparto oncologia intendo – gli feci notare guardandolo di sottecchi.
- Mi hai scoperto – rispose lui alzando le braccia in segno di resa – Sono un neurochirurgo, ma un mio paziente a cui sono parecchio affezionato è stato portato qui e io sono passato a vedere come stava – ammise dolcemente.
- Allora avete un cuore anche voi dottori.!! – lo presi in giro io, quando d’un tratto un’incredibile colato raggiunse la mia gola.
- Hej, tutto a posto.? – chiese immediatamente il ragazzo avvicinandosi per sorreggermi, ma non riuscì nemmeno a rispondere che quel poco che avevo nello stomaco, finì sulle sue scarpe.
- Ok, questo è imbarazzante – dissi con la voce di chi avrebbe voluto scavarsi una fosse più velocemente possibile.
- Sono un medico, mi è successo di peggio – cercò di tranquillizzarmi lui portandomi al bagno.

Due ore dopo ero stesa nel letto, abbracciata alla mia bacinella, a guardare vecchie repliche di Friends.
- Come ti senti.?? – chiese gentilmente Caroline entrando in camera.
- Dici per la nausea o per la vergona.?? – risposi io accennando un sorriso tirato.
- Per la nausea scema. La vergogna fattela passare, quella è inutile – affermò lei sedendosi accanto a me sul letto.
- Non per qualcosa, ma era un medico abbastanza carino, e io gli ho letteralmente vomitato addosso – ribattei io esasperata.
- Lo so, ma pensa che grazie a questo fatto, io ho un appuntamento – disse sorridente lei.
- Come scusa.?? – domandai incredula – Come.?? Quando.?? – continuai con l’interrogatorio.
- Bhè Stefan… - iniziò a raccontare.
- Wo, siamo già a Stefan.?? – le chiesi divertita.
- Oh ma smettila, si chiama così – mi rimbeccò lei fingendosi offesa – Comunque dicevo, mentre abbracciavi solitaria il gabinetto dell’ospedale, Stefan dopo essersi cambiato, è venuto a vedere come stavi e se avevamo magari bisogno di una mano o un’ambulanza per portarti a casa. Gli ho detto che abitavamo qui di fianco e che non c’era bisogno, e poi abbiamo iniziato a chiacchierare. Alla fine l’hanno chiamato per un’urgenza ed è scappato, non prima però di lasciarmi il suo numero se avessimo bisogno di una mano – spiegò sorridente – Quando siamo arrivate a casa l’ho richiamato subito, per sapere il numero delle scarpe che gli avevi rovinato, per sdebitarmi della sua gentilezza, e lui ha risposto che l’unico modo per sdebitarsi che avrebbe accettato sarebbe stato prendersi con me un caffè – aggiunse al settimo cielo.
- Bene, almeno ho vomitato sulla persona giusta – commentai divertita.
- Decisamente – affermò lei battendo le mani come una bambina – comunque tesoro devo scappare in ufficio, ti posso lasciare da sola o è un problema.?? – domandò poi titubante.
- Vai, credo di aver vomitato davvero tutto quello che avevo in corpo per star ancora male – cercai di tranquillizzarla io.
Ovviamente Care non era troppo convinta delle mie parole, ma fortunatamente cedette e dopo avermi salutato e chiesto altre tre volte se fossi sicura di rimanere da sola, finalmente uscì.
Mi dedicai così ancora un po’ a qualche serie TV, mi addormentai mezz’oretta, e una volta sveglia decisi di buttarmi in doccia. Stavo decisamente meglio, ma se fossi rimasta in casa da sola un minuto in più sarei morta di noia.
Decisi così di farmi una passeggiata e passare al supermercato a comprare quel che mancava in casa.
Ero decisamente presa dal scegliere quale detersivo comprare per i pavimenti, quando una voce, non del tutto sconosciuta, mi sorprese alle spalle.
- Quello al mughetto, se ci lavi l’intero appartamento, a una certa diventa nauseante. Personalmente ti consiglio la lavanda – affermò il ragazzo.
- E se scegliessi il profumo di rose.?? – chiesi divertita.
- Nessuno te lo vieta. Ma parliamoci chiaro, le rose le trovi ovunque e anche il loro profumo. La lavanda invece è più particolare, potresti immaginare di correre tra i campi della Provenza, mentre prepari delle crep in cucina – commentò lui.
- Hai decisamente un’ottima immaginazione – constatai prendendo il detersivo dallo scaffale  - Lavanda sia allora – aggiunsi sorridente voltandomi finalmente verso il mio interlocutore.
- Curiosità, ora che ti ho prestato l’accendino, consigliato il giusto detersivo, e soprattutto battuto ogni singola probabilità per la quale sono riuscito a tener fede al tuo “ci si vede”, posso sapere almeno il tuo nome.?? – domandò divertito il ragazzo, facendomi arrossire.
- Elena. Mi chiamo Elena – replicai porgendoli la mano.
- Finalmente un nome per questi occhioni da cerbiatta – commentò lui facendomi arrossire una seconda volta – Allora Elena, sarai pure originaria della Virginia, ma deduco che sei di queste parti per venire a far qui la spesa – aggiunse regalandomi uno di quei sorrisi sghembi che avevo per assurdo sognato in quei giorni.
- Può darsi, oppure ogni settimana vengo qui da Mystic Fall a farmi un giro tra ospedali e supermercati – gli dissi fingendomi misteriosa avviandomi verso le casse.
- Sarebbe un opzione possibile, ma se compri il pesce congelato posso trarre conclusione che in fin dei conti, un posto che non disti più di mezz’ora da qua tu ce l’abbia. In caso contrario ti consiglio di non mangiare quella sogliola una volta che approderai in Virginia – mi fece notare lui con finti toni seri.
- Buona immaginazione, buon intuito, ottimo osservatore… sarai mica un poliziotto.?? – chiesi divertita.
- Peggio mia cara, sono un avvocato – rispose lui sussurrandomelo all’orecchio non appena ci fermammo in fila, provocandomi una scarica di brividi mica da poco – e tu.?? – chiese poi lasciandomi ancora spaesata dalla sua vicinanza, quando la cassiera richiamò la mia attenzione.
- Sono 43.78 $ signorina – disse la donna divertita probabilmente dal mio stato di trans.
- Si ecco, scusi – mi ripresi porgendole i soldi e iniziando a infilare tutto in una busta – Comunque gestisco una galleria d’arte – risposi distratta a causa del mio cellulare che iniziò a suonare.
Ovviamente non badai più al ragazzo, quando il nome di Caroline apparse sullo schermo e capì nell’immediato che stavo per subirmi una bella ramanzina.
- Si, lo so. Non dire niente. 5 minuti e sono a casa – affermai colpevole al telefono senza aspettare risposta, e non appena presi la mia busta, diedi un ultimo sguardo al Damon che mi guardava spaesato – Bhè, chissà che non ribattiamo le probabilità. Ci si vede Damon – dissi divertita salutandolo con un cenno della mano, e senza aspettare risposta, uscì in men che non si dica dal supermercato, soddisfatta del mio esser così sfuggente.

Buongiorno lettrici.!!
Rieccomi con un nuovo capitoletto che ci porta sempre più nella storia.
Allora abbiamo Elena che inizia ad affrontare la chemio, e nonostante un iniziale stato di “buona salute”, a una certa i postumi si fanno sentire, e ovviamente portano delle conseguenze, come vomitare addosso ad un affascinante dottore: Stefan Salvatore. Inutile sottolineare che si tratti proprio di quel  Stefan, fratello del  misterioso Damon che tanto è riuscito a stregare Elena con i suoi occhi di ghiaccio, ma è una di quelle cose che verranno a galla tra un po’. Sicuramente il fatto che Caroline ha pure un appuntamento con lui, sarà una parte interessante dei vari intrecci.
Detto ciò, nonostante le minime possibilità, i nostri Delena si rincontrano al supermercato.  Elena abita lì, a due passi dall’ospedale, quindi la domanda che ci si pone è semplice: perché Damon, tra tutti i supermercati di Manhattan si trovava proprio lì.?? Ovviamente lo scoprirete nel prossimo capitolo :D
Per concludere spero vi sia piaciuta la loro interazione, giocosa,  sarcastica, non troppo personale, e come sempre sfuggente.
Bona, ho finito di stressarvi  XD Spero abbiate gradito la lettura, e alla prossima.!!
Bacio
A.

  
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