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Autore: Kanda_90    13/05/2009    2 recensioni
I primi raggi del sole filtravano dalle fessure della tapparella, mentre una sveglia insolente suonava ormai da cinque minuti sul comodino...
Genere: Romantico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang, Un pò tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ebbene si...ce l'ho fatta finalmente a finire questo capitolo^^. Spero gradirete^^. Un abbraccio a tutti coloro che mi recensiscono^^! Buona lettura!!

Capitolo 8: Scoperte…

Una piccola sveglia cominciò a suonare insistentemente e nella tenda tre sacchi a pelo cominciarono a muoversi e a grugnire in risposta.
“Aaah…ho dormito malissimo! Meno male che siamo su un soffice prato di montagna!…mi sembra di aver dormito sul letto di un fachiro!”
“A chi lo dici. Questa scomodità mi fa venire ancora più fame.”
“Tecnicamente è improbabile che tu possa avere più fame. Vedi, il nostro organismo…”
“Chiudi il becco.”
Havoc uscì dalla tenda e si accese una sigaretta. Questo era il suo modo di cominciare la giornata.
Si diresse verso Fuery, che aveva fatto il turno di notte fingendo di osservare la volta celeste.
“Ehilà. Novità?”
“Nessuna Sottotenente, una nottata tranquilla. Il Colonnello è appena uscito dalla stanza e il Tenente è appena rientrata dopo aver preso una boccata d’aria sul balcone e credo…”
“Si, si, va bene! Non mi interessa sapere quante volte sono entrati e usciti da quella camera. Ma cos’avete tutti stamattina?! Prima Falman, adesso tu…vabbè. Quello là si è fatto vivo?”
“No, nessun movimento stanotte.”
“Bene. Vai pure dormire adesso, qui ci pensiamo noi.” disse, dopo aver notato le occhiaie che cerchiavano gli occhi del ragazzo.
Fuery si allontanò e Havoc si sedette su di un minuscolo, quanto scomodo, gabellino da campeggio, per consumare la sua colazione.
“Bah…questo caffè fa sempre più schifo.”
Dopo questo “meraviglioso” inizio di giornata si mise alla sua postazione, puntando verso l’ingresso e la sala della colazione. Fortunatamente Mustang aveva avuto il buon senso -anche se era quasi certo che si fosse trattato di un caso- di ricordarsi del loro difficile compito e aveva preso posto proprio vicino ad una delle finestre che davano sul terrazzo dell’ingresso. Il Tenente arrivò poco dopo.
“Certo che è ingiusto.”commentò Breda con la bocca piena, “noi qui a riscaldare questi miseri tramezzini, costretti a guardare quei due che mangiano come re.”
“Pensa al lato positivo. Per una volta nella tua vita riuscirai ad assottigliarti di qualche millimetro.”
Breda se ne andò borbottando qualcosa a proposito della sua forma che, a parer suo, era sempre stata perfetta, lasciando il collega al suo noioso dovere.
Era lì da circa venti minuti -anche se gli erano parse ore- e stava pensando di sgranchirsi un po’ le gambe, vista la situazione fin troppo tranquilla, quando vide il Colonnello uscire a passo di carica dall’ingresso e prendere il sentiero verso il bosco.
“Ma cosa…!?”
Di una cosa era sicuro. Quell’uomo gli sarebbe rimasto eternamente incomprensibile.
-Ma…è andato col Tenente apposta perché fosse più protetta e poi se ne va in giro per i boschi lasciandola sola?!-
Havoc recuperò in fretta la sua felpa e una pistola, imprecando contro il suo superiore.
“Acc…Falman!”
La testa del Maresciallo sbucò dalla tenda.
“Cosa succede?”
“Vado a inseguire quell’idiota del Colonnello. Tieni sotto controllo tu il Tenente.”
Detto questo si lanciò di corsa giù per il pendio, lasciando dietro di sé un Maresciallo Falman parecchio confuso.
Non gli ci volle molto per giungere in vista di Mustang. Stava per chiamarlo a gran voce ma si bloccò.
Roy Mustang aveva l’abitudine, quando si trovava da solo, di esprimere i propri pensieri ad alta voce e di questo Havoc si accorse. Decise di non interrompere lo sproloquio del Colonnello, visto anche che il suo tono pareva piuttosto nervoso, -non ci teneva ad essere carbonizzato per così poco- e, senza farsi notare, gli si avvicinò un po’ di più, per poter ascoltare meglio.
Nel frattempo si accorse che avevano lasciato il sentiero e il Sottotenente cominciò a domandarsi dove diamine si stesse cacciando il suo superiore.
Ora che si trovavano circondati dal silenzio della foresta riusciva a distinguere senza fatica ciò che Mustang stava dicendo.
“Io non capisco…cosa mai ci può essere di così fastidioso nell’essere guardati?! Si presume che una donna dovrebbe sentirsi quantomeno lusingata dalle attenzioni di un uomo, no? …E poi…come si può non soffermarsi su di una bellezza tale…”
Questo per Havoc era davvero troppo. Aveva seguito il Colonnello sin lì per sentirlo ancora parlare di donne?! Quell’uomo aveva la straordinaria capacità di ridurre il suo ego a proporzioni microscopiche con tutte quelle sue storielle che era sempre così prodigo nel divulgare. Nonostante ciò continuò ad ascoltare…
“Ormai mi sono scoperto troppo…forse è il momento di parlargliene, tanto prima o poi se ne accorgerebbe comunque…Accidenti a me! Questo è insopportabile! Io, Roy Mustang, mi sto torturando l’anima per una donna! Ma non dovrebbe essere il contrario?!”
Mustang disperato per una donna!?
Il discorso si stava rivelando davvero interessante ed Havoc era ormai curioso di sapere chi fosse la donzella in questione; avrebbe voluto farle i complimenti per essere riuscita a ridurre Roy Mustang in quello stato.
“…Anche se credo di non esserle completamente indifferente neanche io…non è certo da lei il comportamento degli ultimi giorni…Ma guarda se, tra tante donne, dovevo innamorarmi proprio di lei…”
-Innam…?? Ma se ha sempre considerato l’amore come una delle tante voci nel vocabolario!-
“…Se tutto fosse così…in che situazione crudele ci avrebbero posto…costretti a stare sempre l’uno accanto all’altra senza potersi rivelare nulla…questa missione si sta rivelando davvero insopportabile.”
A quel punto Havoc pensò che forse avrebbe fatto meglio a non sentire tutto ciò…
Non poteva essere.
Mustang si stava riferendo al Tenente Hawkeye, su questo non c’erano dubbi possibili.
Si era innamorato di Hawkeye!
E, fatto ancor più assurdo, era convinto che lei provasse lo stesso!
-Figurarsi! Quella donna è il gelo fatto persona. Se scopre una cosa del genere, come minimo lo impallina.-
In quel momento si rese conto che, seguendo il Colonnello, era giunto in una splendida radura piena di piccoli fiori, ricoperta da una volta di rigogliose fronde. Mustang sedeva sconsolato appoggiato alla ruvida corteccia di un albero.
Vedere Roy Mustang afflitto a causa di una donna era un evento più unico che raro, anche se bisognava ammettere che in quel momento faceva davvero pena...
Havoc si acquattò nel sottobosco appena fuori dal cerchio di alberi, in attesa di eventuali sviluppi. Se doveva cacciarsi nei guai per la sua curiosità, tanto valeva andare fino in fondo.
Era ancora immerso nei suoi complicati pensieri circa la sua recente, quanto sconvolgente, scoperta, quando un fruscio lo fece voltare.
Il Tenente era appena entrata nell’ampio spazio di fronte a lui, mentre, poco dopo, Falman, che evidentemente aveva avuto il buon senso di seguirla, lo notò e lo raggiunse, nascondendosi anch’egli.
“Sottotenente, ha un’espressione orribile. Che le è successo?”
Havoc guardò il collega. “Non sono sicuro di poter spifferare una cosa simile…”
“Cosa è venuto a sapere?”
“Non ne sono assolutamente sicuro neanche io…”
Interruppero il loro breve dialogo sussurrato per ascoltare quello che si stava svolgendo a pochi metri da loro. Sentirono e videro tutto…ogni parola…ogni gesto…espressione…
Nessuno di loro, a pensarci bene nessun militare, aveva mai visto l’infallibile cecchino con un’espressione che fosse diversa da quella fredda e controllata che esibiva ogni giorno…e vederla piangere fu un episodio che strinse loro il cuore…
Non c’erano parole da dire, di fronte ad una scena simile, né commenti da poter fare…potevano solamente limitarsi a guardare la loro ferrea collega consumare tutto il suo dolore…
Quando Mustang le si avvicinò per asciugarle dolcemente le lacrime entrambi credettero che sarebbe partito un colpo, ma l’unica cosa che Riza fece fu voltargli le spalle.
“Sottotenente…mi sento parecchio confuso da questa situazione…”
Havoc, che fino a poco prima era certo circa le sue considerazioni sul Tenente, ora pericolosamente vacillanti, non aveva le idee più chiare. Mai e poi mai avrebbe immaginato una simile reazione da parte di Hawkeye.
“Anch’io…non so che pensare di tutto questo.”
“Sembra quasi che stia cercando di impedire qualcosa a sé stessa…”
Il ragazzo cominciava a realizzare…
“Non è possibile…”
“Di cosa parla?”
Havoc sapeva benissimo di cosa si trattasse, era fin troppo semplice, anche se considerarla una possibilità plausibile andava ben oltre la sua comprensione, per quanto gli ultimi fatti la rendessero tale…
Venne il momento in cui udirono Mustang rivelare a Riza tutto ciò che provava e che aveva tenuto sopito per così tanto tempo e Falman ci mise davvero poco ad assumere la stessa espressione con cui aveva trovato il suo collega poco prima.
“Era questo che…!”
“Esatto, ma se non vogliamo diventare due salamelle da barbecue non diremo una parola. A nessuno.”
Falman annuì tacitamente, ben conoscendo l’irascibilità del loro Colonnello.
Nonostante ciò ebbero un tremito di paura nei confronti di Mustang nel momento in cui videro il Tenente voltarsi lentamente ed inesorabilmente verso di lui, chiaramente esasperata dagli inutili e patetici tentativi del loro superiore di tirarsi fuori da un guaio da lui stesso creato.
“Pensa che dovremmo intervenire? Il Tenente non mi pare decisamente incline al dialogo.”
“Ssssht! Aspetta…”
Ciò che videro dopo lasciò entrambi a bocca aperta. Forse avrebbero preferito una reazione a suon di proiettili…mai avrebbero pensato di vedere il Tenente Hawkeye e il Colonnello Mustang abbracciati teneramente l’uno all’altra, coinvolti in un bacio appassionato… Lo stupore li aveva resi talmente immobili che quasi si erano dimenticati di respirare.
“Falman…”
“Si…?”
“Io dico che abbiamo visto abbastanza…se ci beccano ora saremo nei guai più neri.”
“Mai stato più d’accordo.”
Non era certo il caso di accertare quanto fosse precisa la mira di Hawkeye nella penombra proprio quel giorno.
Ma nei veloci movimenti che precedevano la “fuga”, Falman urtò un ramo basso, che si spezzò con uno schiocco.

Riza udì uno schiocco secco rompere la magia di quel momento, riportandola alla ragione.
Si separò dal suo amato, scrutando la penombra del bosco alle sue spalle...era certa di aver visto qualcosa...eppure...
“Riza, cosa c’è?”
Si voltò anch’egli in quella direzione, ma non vide nulla.
“Ho sentito un rumore e mi era parso di vedere un movimento là, nel sottobosco. Vado a controllare.”
Roy era esterrefatto. Possibile che il suo senso del dovere fosse incrollabile a tal punto?!
Riza stava già muovendo verso il punto indicato, quando Roy, ormai incapace di starle lontano, la cinse da dietro per la vita, abbracciandola con tenerezza.
“Non è necessario che tu vada a controllare.”
Ben sapendo quanto potesse essere persuasivo, e contando su questo, appoggiò la testa sulla sua spalla, lasciandole un lieve bacio sul collo...
“Mi sentirei più sicura...se controllassi.” Rispose, ma la voce le si incrinava irrimediabilmente a causa dell’emozione che ormai la pervadeva, implacabile.
“Davvero?...” obbiettò Mustang con voce suadente.
Un altro bacio...
Riza non si era mai sentita così poco padrona di sé stessa e lo sforzo che compiva per esserlo era a dir poco sovrumano.
Roy la fece voltare, sempre tenendola stretta a sé, come se, lasciando lei, potesse andarsene insieme ogni sua ragione di esistere.
Come poteva lei ribattere di fronte a quegli occhi, scuri come una notte senza luna, profondi e misteriosi come il più segreto abisso dell’oceano, capaci, troppo spesso, di impedirle qualsiasi tipo di pensiero razionale. Avrebbe voluto tuffarsi in quelle profondità e perdercisi, non riemergerne mai più, fermando il tempo in quell’attimo...ma una vocina, seppur con fatica, le diceva di stare comunque attenta; Roy Mustang restava pur sempre Roy Mustang, e lei stessa non sapeva, conoscendolo, quanto quei momenti idillici sarebbero durati in futuro.
La ragione l’avrebbe fatta soffermare più a lungo intorno a queste considerazioni, ma le forti passioni, appena nate, sono come fiumi in piena che tutto travolgono; ecco perché, appena sentì le labbra di lui sfiorare dolcemente le proprie, ogni altro pensiero parve improvvisamente sciocco e superfluo e la sua unica preoccupazione fu quella di prolungare il più possibile quel momento.

Havoc e Falman correvano a perdifiato attraverso il bosco. I rami bassi li urtavano e li graffiavano, ma nulla di tutto questo valse a rallentare la loro corsa. Non si erano nemmeno curati di controllare se i due amanti si fossero accorti o meno della loro presenza o se uno dei due, o peggio, entrambi li stessero inseguendo, il semplice timore delle fiamme di Mustang e della calibro nove del Tenente era sufficiente per mettere loro le ali ai piedi.
Havoc imprecava interiormente contro la sbadataggine del suo collega. Se Falman avesse posto più attenzione nel muoversi ora non sarebbero stati lì a correre a capofitto in mezzo alla foresta, rischiando di rompersi il collo. Al momento opportuno gliele avrebbe cantate.
Appena prima di giungere al campo rallentarono l’andatura; non era il caso che qualcuno chiedesse spiegazioni o si facesse domande. Quando i colleghi chiesero loro dove fossero stati, si limitarono a rispondere che avevano seguito i loro superiori per precauzione, che non c’era nulla di cui preoccuparsi e che anche i due interessati stavano tornando. Su quest’ultimo punto non erano del tutto certi, ma si guardarono bene dall’esprimere i loro dubbi.
Ad ulteriore precauzione fu stabilito che quella notte sarebbe stato Havoc ad occuparsi della sorveglianza alla camera...prospettiva che, per il Sottotenente, si rivelava piuttosto preoccupante. Aveva strani presentimenti e non era per niente dell’idea di passare la notte a sbirciare indiscretamente in camera dei suoi superiori; d'altronde, però, così era stato stabilito per mantenere la loro sicurezza e non c’erano scappatoie. Rassegnato, si coricò nella sua tenda, deciso a passare così tutto il resto del pomeriggio in attesa del duro compito che lo attendeva...

Una leggera brezza pomeridiana scuoteva le foglie di quella cupola smeraldina, con un tintinnio simile ad ali di fata; il sole penetrava attraverso qualche piccolo spiraglio, riempiendo la radura di morbidi tendaggi lucenti.
Riza non percepiva tutta questa meraviglia, non era nulla di paragonabile alla morbidezza dell’abbraccio in cui era coinvolta, al ritmico alzarsi e abbassarsi del petto su cui poggiava, alla melodia dei battiti del cuore che risiedeva in esso. Percepiva tutto questo con una chiarezza che andava al di là dei sensi, che proveniva dalle più recondite profondità del suo cuore, represso per anni ed ora invece detentore unico ed insostituibile dell’unica cosa per cui valeva la pena alzarsi dal letto tutte le mattine ed affrontare le faticose e frustranti ore di lavoro della giornata...l’amore.
Era tutto così perfetto e meraviglioso che aveva pura di riaprire gli occhi, paura che l’uomo di fianco a lei fosse solo frutto della sua immaginazione e potesse svanire in una nuvola di fumo, paura che le sue orecchie avessero solo creduto di sentire le dolci parole che le erano state sussurrate e dimenticarle.
Aprì gli occhi.
E quello che vide scacciò immediatamente ogni assurda preoccupazione.
Roy era ancora lì, i suoi occhi d’ebano ancora fissi sui suoi, con la stessa luce mentre la guardava.
“Ben svegliata.” Le disse dolcemente, baciandola sulla fronte.
Riza si scosse di dosso il torpore del sonno.
“Quanto ho dormito?” chiese fregandosi gli occhi assonnati.
“Solo tre ore.”
Riza spalancò gli occhi esterrefatta.
“Tre ore?! Ma...che ore sono?”
“Esattamente...le cinque.”
Cinse con un braccio la vita di lui, appoggiando la testa sotto il suo mento...se avesse potuto sarebbe rimasta lì per sempre...
“Forse dovremmo tornare in albergo...” non ne pareva molto convinta neppure lei.
“Già...forse dovremmo.”
Riza alzò gli occhi, incontrando quelli di Roy ed entrambi sorrisero divertiti. Non c’era fretta; l’amore dona una concezione molto relativa del tempo e nessuno quanto loro era più che mai deciso ad approfittarne.
Riabbassò gli occhi. Non aveva il coraggio di guardarlo mentre gli faceva quella domanda, aveva timore di quello che avrebbe potuto leggere nei suoi occhi.
“Roy...”
“Mmh?”
“Quanto tempo durerà questa volta?”
Cadde il silenzio...e il cuore di Riza fu colmo d’angoscia.
“Cosa intendi?...”
“Quand’è che ti stuferai di me...?”
Sentì Roy sciogliere l’abbraccio e lo vide dinanzi a sé che gli tendeva la mano, per aiutarla ad alzarsi.
“E’ meglio che andiamo.”
“Non mi hai risposto.” Non era disposta a cedere stavolta, anche se ciò che stava facendo minava seriamente le sue aspettative di felicità.
“Ne parliamo mentre torniamo. Vuoi?” sorrideva, ma i suoi occhi erano tristi, feriti. Si stupì di leggervi questo, temeva di aver colpito nel segno...
Prese la sua mano tesa e si rialzò, aggrappandosi istintivamente al braccio di Mustang, mentre camminavano.
Tornò alla carica.
“Mi rispondi ora?”
Mai Mustang le era parso più interdetto di ora.
“Prometti di non interrompermi.”
La guardò con tutta la potenza “devastante” del suo sguardo. Colpo basso. Come poteva dirgli di no?
“Va bene, ma dì la verità.”
Nemmeno lo sguardo di lei lasciava scampo ed il Colonnello sapeva bene a cosa portasse tradire la fiducia del suo Tenente.
“D’accordo...risponderò alla tua domanda allora..”
Riza era sulle spine, spine di tormento.
“Non finirà.”
“Colonnello, la avverto, se cerca di prendersi gioco di me..”
“Riza!”
Non ebbe il tempo di replicare, perché la presa salda di Mustang l’aveva fatta voltare ed ora si trovava di fronte il suo viso...era stanco, ma anche e soprattutto frustrato.
“Non mi sto prendendo gioco di te, lo vuoi capire! Tutto questo non finirà, non voglio che finisca! Credi che dopo aver conquistato l’amore della donna che ho appena scoperto di amare da tutta una vita, io possa rinnegarlo poco tempo dopo per una qualsiasi? Credi che metterei a repentaglio il nostro rapporto di lavoro, che sarei disposto a rischiare di vederti trasferita in un altro Quartier Generale, lontano da me, se non ti amassi con tutto me stesso?”
Si fermò, lasciandola andare, cercando di capire se le sue parole avessero prodotto l’effetto sperato, se ora lei gli credeva veramente...
Riza lo guardava...un collage di gioia, stupore e rammarico si mescolava in lei, nessuna di queste emozioni a prevalere su un’altra. Malgrado tutto ciò, non poteva fare a meno di sorridere. Gli credeva. Era sicura che tutto quello che le aveva detto era l’assoluta verità, a lei non avrebbe mai potuto mentire, se ne sarebbe accorta subito. Sorrideva perché non poteva fare altro. Avrebbe voluto abbracciarlo, baciarlo, ma era ancora troppo emozionata per poterlo fare...sapeva che stavolta Roy aveva scelto...definitivamente...lei.
“Roy, io...”
“Riza, io ti amo...” queste parole ebbero su di lei l’effetto di una palla di cannone, “Amo te e nessun altra. Non ho intenzione di abbandonarti, né tanto meno ti stufarmi di te...mi credi?”
“..Si...” fu tutto quello che riuscì a rispondere.
Anche Roy poté finalmente lasciare che un sorriso sincero, non velato dalla tristezza o dall’inganno, si disegnasse sul suo volto, mentre Riza sprofondava il viso nel suo petto, lasciando che le sue braccia l’avvolgessero, mentre, così abbracciati, tornavano al luogo da cui erano usciti quella mattina, quando erano ancora solo colleghi...

   
 
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