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Autore: _MartyK_    02/11/2016    1 recensioni
Seoul, Corea del Sud. Anno 2110. Sei ragazzi alieni sbarcano sulla terra con un solo obbiettivo: uccidere gli ibridi nati da relazioni scandalose tra gli umani e i loro predecessori.
Alex e Jungkook sono studenti modello, i classici secchioni del liceo. Tormentati dai bulli, trovano conforto nella cultura e nelle materie scientifiche.
Come s'incroceranno i loro destini?
Dal capitolo 1:
Aveva fame, non di carne umana. Non stavolta.
Aveva fame di complimenti, di adorazione, gli sarebbe piaciuto avere una folla personale di fans. Perchè lui era il migliore, il più bello, il più tenace, possedeva quella marcia in più che nemmeno gli altri cinque messi insieme sarebbero riusciti a raggiungere.
Come avrebbe ucciso gli ibridi? Semplice, partendo dall'interno. No, non dal cuore, ma dai sentimenti.
Gli umani: esseri così patetici da rispondere a qualsiasi questione con cose del tipo 'segui il tuo cuore'. Lui i cuori li divorava.
E avrebbe divorato anche quello della ragazza che aveva appena sfiorato la sua spalla, probabilmente impegnata a dirigersi verso la sua classe. Gli bastò un'occhiata in volto per identificarla con nome e cognome.
Alex Park, la secchiona della 3C.
[Tipo di coppia: Het. Accenni di YoonKook]
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Non era possibile. Non è vero che lei era aliena.
Vide che i ragazzi se ne stavano andando, così provò a fermarli. Tese la mano verso di loro, come a dire di aspettarla, e invece niente.
Non si voltarono, non sentirono nulla.
Dalla sua bocca uscì un gemito strozzato, era talmente scioccata che non riusciva a spiccicare parola. Aspettò un paio di minuti con lo sguardo perso nel vuoto, poi abbandonò l'istituto anche lei.
Si guardò a destra e a sinistra, non potevano essere andati lontano, eppure di loro non c'era più nessuna traccia. Sospirò e si strinse nello zaino, imboccando la strada che portava verso casa.
Una volta arrivata a destinazione, non si curò di far presente ai suoi che era ritornata, semplicemente filò dritta in camera sua. Si chiuse la porta dietro le spalle e lanciò lo zaino in un angolo indefinito della stanza, fiondandosi verso la scrivania. Da un cassetto tirò fuori carta e penna e accese il computer, collegandolo ad internet.
La prima cosa che fece fu cercare su Google notizie sugli alieni. Aspettò che si caricò la pagina e poi lesse avidamente ciò che c'era scritto.
Mancava poco che divorasse l'aggeggio, tanta era l'ansia e la curiosità. Girovagò per parecchio tempo, un paio d'ore circa. Non trovò nulla, o meglio, nulla di nuovo.
Si supponeva che esistessero forme di vita indubbiamente più intelligenti degli esseri umani, ma non era stato scoperto ancora niente.
La causa maggiore erano quei fottuti anni luce che separavano la Terra dal resto delle sue 'gemelle' sparse per l'universo.
Sconsolata, fece per chiudere la pagina, quando tra le correlate ne comparve una riguardante gli ibridi.
Storse il naso e cliccò, e nel momento stesso in cui lo fece le si aprì un mondo.
I suoi occhi si illuminarono di un azzurro più acceso, evidente. Aveva appena trovato la risposta al suo tormento.
Gli ibridi erano creature mezzosangue, per così dire, nate dai rapporti tra umani e alieni (ovviamente non consensuali). Dotati di un'intelligenza e un intuito fuori dal comune, gli ibridi facevano fatica a relazionarsi con gli altri esseri umani e spesso venivano bullizzati perchè considerati strani.
Tra le caratteristiche non umane principali vi sono quella di leggere nella mente, l'illuminarsi degli occhi ogni qualvolta si provano forti emozioni e il manipolare la mente di quelli più deboli. Più andava avanti con la lettura, più il battito cardiaco accelerava. Era lei l'ibrido, se lo sentiva. Poi un particolare la fece trasalire di colpo.
Gli ibridi erano ormai una razza estinta.
Sgranò gli occhi all'inverosimile e aggrottò le sopracciglia: che cavolo significava?
Rise nervosamente e in modo sguaiato al tempo stesso, tanto che la madre le chiese se era successo qualcosa.
Se ne uscì con un 'tranquilla è tutto a posto', anche se non era affatto così. Andò avanti con la lettura ed evitò di trarre conclusioni troppo affrettate.
La razza ibrida minacciava quella aliena in quanto era superiore: gli alieni erano intelligenti e strategici, gli ibridi possedevano i sentimenti oltre all'astuzia.
Si diceva che molti ibridi fossero stati impiantati sulla Terra in modo che passassero per comuni esseri umani, ma la missione degli alieni era scovarli ed ucciderli nel modo più doloroso che conoscevano. Chiuse il computer e si passò una mano sul viso, massaggiandoselo lentamente. Avrebbe voluto non conoscere mai queste cose. La loro missione, la sua missione.
In fondo alla pagina c'era scritto che è impossibile perfino per gli alieni approdare sulla Terra, dato che per farlo dovrebbero avere i mezzi per superare la velocità della luce. Eppure non era fantascienza, loro ci erano riusciti. Si erano messi in viaggio solo ed esclusivamente per catturarla.



Si alzò dalla sedia e abbandonò la sua camera, scendendo le scale e dirigendosi verso il salotto. I suoi stavano guardando tranquillamente la televisione, Alex prese il telecomando e la spense, mettendosi di fronte a loro con aria minacciosa.

- Tesoro succede qualcosa?- domandò innocentemente la donna. Alex assottigliò gli occhi, una scia simile ad un flash li attraversò come se stessero per cambiare colore. A quella vista la madre deglutì.

- Dovete dirmi tutta la verità. Tutto su di me- affermò fermamente.

- In che senso? Non so davvero di cosa tu stia...- prima che la donna finisse il suo inutile monologo (già previsto nella mente di Alex), venne bloccata.

- Mamma io sono un extraterrestre- e lo disse con una piccola incrinazione nella voce.

- Tu cosa?- il padre era scettico.

- Ammettetelo, lo sapevate fin dall'inizio-
I suoi fecero per ribattere all'unisono, quando udirono il suono del campanello. Si alzarono ed andarono ad aprire, ignorandola bellamente.
Se era scioccata dall'aver scoperto di essere mezza aliena, ora lo era ancora di più per la reazione normale dei suoi, come se la schizzata fosse lei.
Sbuffò scocciata, imprecando in varie lingue sconosciute, rinchiudendosi l'ennesima volta in camera.
Non notò però che qualcuno stava osservando la scena dal finestrone del salotto. Un qualcuno che lei conosceva perfettamente.
Jimin.
Il ragazzo sorrise nel percepire il suo stato confusionale e si lasciò sfuggire una risatina isterica. Risatina che, fortunatamente per lui, la ragazza non sentì.

- Cara Alex Park, i tuoi non ricordano assolutamente nulla delle tue origini. E non ricorderanno mai- borbottò a bassa voce, per poi tirarsi su il cappuccio e allontanarsi da casa sua.








* * *









La notte fu un tormento come di consueto. Da quando i Bangtan Sonyeondan avevano fatto la loro gloriosa comparsa, i suoi sogni erano tormentati, premonitori e spaventosi fino all'iperbole.
Se fosse stato per Alex non avrebbe più dormito, peccato che la stanchezza facesse parte del suo essere e che si facesse sentire verso una certa ora.
Si era distratta un po' guardando filmati stupidi su youtube, convinta che se avesse fatto qualcosa di normale probabilmente avrebbe ingannato la sua mente e avrebbe dormito a sonni tranquilli. L'unica cosa che non sapeva era che non era la sua mente a controllare i sogni, erano loro.
Mise il pigiama e si coricò sotto le coperte, assumendo la posizione fetale e serrando gli occhi di proposito, sperando in un qualche miracolo.
Dopo una buona mezz'ora passata a fissare intensamente il soffitto nero nell'oscurità, Morfeo si decise ad accoglierla fra le sue braccia ed entrò nel favoloso mondo dei sogni.


Lo sfondo era bianco, non sapeva dove si trovava. Si guardò intorno e non c'era niente che l'aiutasse a riconoscere quel posto.

- C'è nessuno?- provò ad urlare. Nessuno rispose, se lo aspettava.
Prese a camminare senza una meta precisa, convinta che prima o poi avrebbe trovato un qualche appiglio.
Evidentemente era fin troppo positiva, perchè la prima persona che comparve fu Namjoon. Tirò un sorriso forzato e gli tese la mano, facendogli intendere che doveva afferrarla. Si avvicinò e si accorse che era lontano, molto lontano.
Più si avvicinava e più lui si allontanava, assumendo una certa aura di 'irraggiungibilità'. Si arrese, forse qualcun altro l'avrebbe aiutata. Jimin.
Lui le era vicino e le sorrideva.
Sorrise ingenuamente anche lei e l'abbracciò così, senza un vero motivo. Non c'era niente tra le sue braccia, solo il vuoto di qualcuno che non era mai stato presente fino ad allora.
Urlò il suo nome, lo invocò invano. Tre ragazzi la stavano osservando inespressivi, lì impalati al loro posto.
Il quarto si fece avanti e la prese per le spalle, lanciandole un'occhiataccia e scuotendola.

- Non azzardarti a chiedere l'aiuto di qualcuno che non sia io. Tu sei mia- la voce di Taehyung si rivelò minacciosa al suo orecchio, calda e roca come non mai.
Fece per dire qualcosa, ma venne preceduta.

- Mia. Solo mia- le ricordò come un eco fastidioso e l'abbandonò.
Alex provò a fermarlo, ma Taehyung era già scomparso.
Troppo lontano per sentire i suoi flebili lamenti, troppo ipocrita per salvarla.




Nemmeno se n'era accorta, i suoi occhi erano spalancati da un po' e illuminavano tutta la stanza con il loro colore fluorescente. Il suo corpo si era lentamente innalzato, scansando le coperte e posizionandosi a metà fra il materasso e il soffitto.
Attorno a lei c'erano i sei alieni che si tenevano per mano, a cerchio, borbottavano frasi sconnesse e apparentemente prive di senso.
Sembrava un qualcosa molto somigliante al latino.
Poi sentì una fitta atroce all'addome e cacciò un urlo sovrumano. I ragazzi interruppero il rito e Alex cadde a peso morto sul letto, delle goccioline di sudore solcavano la sua pallida fronte.
Taehyung intimò agli altri di sgattaiolare via dalla finestra, dicendo che si sarebbe occupato della situazione. Due dita massaggiarono le tempie e si concentrò per tranquillizzare i genitori di lei.
Sorrise compiaciuto nell'affermare che i suoi poteri erano migliorati parecchio da quando aveva scoperto di possederli.
Si distese accanto alla ragazza e le accarezzò i capelli, sfiorandole il viso di tanto in tanto.
Le rimboccò le coperte e stette ancora con lei, facendo del suo meglio per tranquillizzarla.
Aveva scoperto le sue origini e doveva fargliela pagare, ma la fitta allo stomaco era così potente che perfino un cinico anaffettivo come lui l'aveva percepita.
Si disse che era ancora troppo presto per ucciderla, avrebbe dovuto aspettare un paio di mesi, magari quando si sarebbe fidata di lui.
Perchè era palese che prima o poi sarebbe successo.







* * *







Il mattino non fu un granchè, insomma, era mercoledì. Un giorno noioso come tutti gli altri.
Alex si svegliò con un forte mal di testa e la prima cosa che fece fu prendersi l'aspirina. Non aveva intenzione di saltare la scuola per una misera emicrania, e poi si era prenotata per l'interrogazione di storia, chi avrebbe sentito i suoi compagni se non si fosse presentata puntuale in classe?!
Indossò l'uniforme e si fiondò in cucina giusto il tempo di prendere un paio di biscotti al cioccolato e ficcarseli in bocca, il tutto accompagnato da un bicchierone di succo d'arancia. Mise in spalla lo zaino e salutò i suoi, per poi dirigersi verso il luogo delle torture.


La situazione non era molto diversa dagli altri giorni: lei era entrata, aveva detto buongiorno e nessuno l'aveva cagata. Notò che i tre ragazzi si erano seduti assieme, tutti nella stessa fila. Peccato che le avevano riservato il posto vicino a Taehyung.
Deglutì e andò davanti al ragazzo, cercando di deviare il suo sguardo insistente come meglio poteva. Prese astuccio e quaderno non degnando di uno sguardo il compagno di banco.
Cercò di distrarsi scribacchiando qualcosa su un foglio, quando il ragazzo la prese per il braccio e la fece voltare verso di lei.
La guardava come se avesse fatto un errore imperdonabile, il sorrisetto forzato era immancabile.

- Mi ignorerai ancora per molto?- e lo chiese non ammettendo risposte positive a riguardo.
Alex fece per ribattere, quando la professoressa si presentò davanti ai ragazzi affiancata da un tizio. Un tizio familiare.
Alex assottigliò gli occhi e lo squadrò meglio, per poi accorgersi che si trattava di Jungkook. Sgranò gli occhi.

- Alex Park, tu e Jungkook vi sfiderete ad una gara di matematica!- esordì la donna.
Jimin e Namjoon si scambiarono un'occhiata preoccupata, puntando lo sguardo su Taehyung. Egli, dal canto suo, fissava prima Alex e poi quel verme di Jeon Jungkook. Non se lo aspettava.
Questa era una sorpresa anche per lui. Decisamente.


***
Annyeoooong!!! Ecco a voi il quinto capitolo *falso entusiasmo* ^^ come al solito spero vi piaccia e ringrazio tutti voi che spendete un po' del vostro tempo per leggere la storia :) devo andare, domani 'ricomincia' la scuola. Bacioniiiii _MartyK_ <3
   
 
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