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Autore: jiminssin    03/11/2016    1 recensioni
" Non mi diede altre spiegazioni. I nostri sguardi si capivano alla perfezione, non c'era bisogno che io parlassi, o che mi scusassi di non essergli stato accanto nel momento del bisogno. Ci guardammo a lungo. Scrutammo l'uno l'anima dell'altro, per un periodo di tempo che sembrava non avere mai fine. Ma per me andava bene, sarei rimasto cosí per il resto dei miei giorni. "
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Tooru Oikawa
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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 Vorrei mostrarvi questa one shot che ho scritto un pò di tempo fa nel mio telefono. L'ho ricontrollata ed effettivamente non è niente male. Mi sono permesso anche di aggiungere delle tracce musicali per rendere il tutto più sofferente //stiamo parlando di angst sia chiaro//. ;;
Se non sapete cosa fare, se siete annoiati o semplicemente volete farvi un pò male al cuore, vi auguro buona lettura. Mettetevi comodi sul letto, divano, gatto, madre, nonna o quel che sia. Ah e....munitevi di fazzolettini, a me sono serviti.

(( https://www.youtube.com/watch… ))

Andavamo piano, non avevamo fretta. Era importante concentrarsi sul movimento di entrambi i corpi, altrimenti uno di noi sarebbe sicuramente collassato. Tenere il giusto ritmo della respirazione, o sarebbe stato troppo per entrambi.
E mi ritrovai a fare l'amore con Oikawa Tooru.
Come? non ricordo molto bene. Non ricordo quasi nulla di quella notte. Solo i suoi capelli, e il profumo delicato tra le sue clavicole, la morbidezza delle sue mani, il sapore dolce del suo corpo, e quello amaro della sconfitta.  
Quella luce che aveva negli occhi, ormai quasi assente, aveva un qualcosa che ancora, con grande fatica, l'alimentava. 

"Sei tu, iwa- chan" ancora mi chiamava così, eravamo liceali,ormai quasi diplomati, eppure continuava ad usare quel nomignolo che era solito irritarmi.

-Chiamami ancora-

"ti amo, iwa chan"

Ancora. 

"Ti amo piú di qualsiasi altra persona al mondo" 

piú forte.

"i-iwa chan..." 

Le sue gote erano abituate a colorarsi di un leggero rosso scarlatto, cosí come la punta delle sue piccole orecchie, e il suo collo diveniva caldo, era quasi eccitante. Ma quella notte furono delle lacrime a scorrergli sul viso. stava piangendo su di me. stava riversando tutto ció che per anni aveva tenuto per sè, chiuso nel suo cuore, e nella sua mente. e cosa potevo fare io, oltre a guardarlo con tristezza? Cercavo di trattenermi nel non farmi trascinare dalle emozioni. Non volevo si preoccupasse per me. Almeno stavolta avrebbe dovuto pensare più a sè ste stesso, piuttosto che rivolgere il pensiero sempre prima agli altri. Stetti immobile, in quella posizione imbarazzante. in quel momento rilassante di assoluto silenzio.
Sentií i suoi brividi scorrermi lungo la spina dorsale, mentre le sue dita esitavano nello stringermi le braccia. Era cosí fragile, fragile e distrutto.

Quella volta tornó a scuola dopo essere mancato per due settimane di fila per chissá quale motivo. Sapevo c'era qualcosa che non andava nei suoi movimenti, nei suoi modi di fare.non era piú l'Oikawa sfacciato che conoscevo, con cui odiavo affrontare discorsi seri, tanto l'unica cosa che era in grado di fare era riderci sopra con nonchalance. Se andava bene, rispondeva con qualche frase fatta buttata lí al momento ,niente di piú, niente di meno. Lo afferrai per il collo della camicia prima che potesse distogliere lo sguardo e lo trascinai e sbattei contro le porte del bagno, chiuse a chiave ovviamente. Non avevamo bisogno di intrusi in quel momento.
Lo spogliai con foga, senza nemmeno guardarlo neglio occhi. E lui lí, immobile, come se mi stesse implorando di farlo.

" Continua"

Gli sbottonai la camicia 

" Aiutami "

La buttai a terra.

" Cosa ho fatto di male, iwa chan..."

Poggiai la testa sulla sua spalla, e senza neanche volerlo, senza pensarlo, instintivamente iniziai a piangere. Era l'ultima cosa che avrei voluto fare.
Il corpo di ognuno di noi racconta una storia, bella o brutta che sia.
ma la sua...la sua era

buia.

Anche la mia mente era buia. Inondata da mille pensieri, troppi ammassati l'uno contro l'altro, non riuscivano a respirare. 
Quel corpo ferito e pallido, che tanto amavo vedere muoversi sul campo, saltare, alzare il pallone, e gioire...non c'era più. Scattai come per istinto fuori dalla porta, per potermi asciugare le lacrime. 

Cosa gli era successo?

Quando tornai, lo trovai ritto di fronte allo specchio. Scrutai con cautela il suo volto per vedere se vi era un minimo accenno di lacrime, o di smorfia sofferente.

Non c'era nulla.

Nei suoi occhi, sulla sua bocca, sulle sue sopracciglia solitamente sempre curvate e sorridenti.

Era come se la sua anima lo avesse abbandonato, o forse era questo quello che voleva? stava soffrendo troppo? avrebbe preferito non provare piú nulla? sarebbe stato comprensibile, dopo aver visto il suo corpo in quello stato, capì che come migliore amico, o qualcosa di più, avevo fallito miserabilmente.

Esitai nel passare delicatamente le mie dita su ogni sua ferita, studiandole attentamente. Passai sui fianchi, per poi tornare al collo, e mentre la mia mano sfiorava la sua pelle, sentivo dentro di me il bisogno di proteggerlo, tirarlo a me e mai lasciarlo. 

Dovevo proteggerlo.

Lui come risposta si limitava ad ansimare e a sussurare il mio nome, quasi con un tono riservativo, come fosse un segreto da non rivelare. I suoi occhi erano privi di qualsiasi luce, ma il suo corpo era caldo e piacevole. Non ce la facevo a vederlo cosí, non in quello stato, con quegli occhi e quel....corpo distrutto.

Sbattei il pugno contro il muro. E continuai ripetutamente fino a che le mie nocche non divenirono doloranti e viola. L'energia che avevo nelle gambe svaní improvvisamente, costringendomi ad accasciarmi per terra contro la mia volontá. Mi dissi di non avere tempo di struggermi, dovevo pensare a lui in quel momento. Ed era piú che vero e comprensibile. Ma la mia mente non voleva collabolare, cosí come le mie gambe. Vedevo solo oikawa, in piedi davanti a me, con le mani sul volto e la schiena inarcata.

-alzati, grande re- 

urlai 

-sii forte, grande re- 

Ma non voleva esserlo, non ci riusciva, proprio come me.
Non molto tempo dopo, si accasció anche lui, davanti a me. Teneva fra le mani la sua camicia giocando con il tessuto, intorcigliandolo fra le dita, stringendolo intorno ai polsi.
Era senza ombra di dubbio davvero nervoso. Ha sempre avuto questa reazione in situazioni del genere.

" E' colpa mia se sono ridotto cosí, iwa chan " 

No che non è colpa tua, non hai deciso tu che tutto questo doveva accadere, idiota. 

"Ma l'autore di questo sono io"

Mi porse le sue braccia

" Mi dispiace, iwa chan, ti sto facendo del male"

Senza pensarci un momento di più gli presi delicatamente le mani, come si fa con un cucciolo delicato e le accarezzai, le baciai, le bagnai di lacrime. Non devi affrontare tutto questo da solo.

"iwa chan, non potrei mai coinvolgerti"

- Voglio essere coinvolto, io ti amo-

" Faresti bene a starmi lontano"

-Voglio stringerti piú forte.-

" Te ne pentirai"

-Sei la cosa piú bella della mia vita.- 

" Non puoi salvarmi "

Tu mi hai salvato.

Non mi diede altre spiegazioni. I nostri sguardi si capivano alla perfezione, non c'era bisogno che io parlassi, o che mi scusassi di non essergli stato accanto nel momento del bisogno. Ci guardammo a lungo. Scrutammo l'uno l'anima dell'altro, per un periodo di tempo che sembrava non avere mai fine. Ma per me andava bene, sarei rimasto cosí per il resto dei miei giorni. Non ci baciammo, nè facemmo cose sconce. In un'altra situazione ci avrei fatto un pensierino, perchè Oikawa era dannatamente sexy a petto nudo. Ma ridotto cosí, con quel viso e quei segni, tutto ció che avevo in mente in quel momento era "vorrei averli io al posto suo, lui non merita questo". 

Presi la camicia e gli coprii le spalle, divenute fredde. Mi dimenticai del freddo che faceva nei bagni della scuola durante i mesi invernali, soprattutto a Dicembre inoltrato. Lo presi in braccio e, non curante degli sguardi rivolti su di noi, uscii da scuola. Sentivo il suo sguardo bruciare su di me, con i suoi occhi enormi color nocciola che erano in grado di sciogliere persino la parte piú riservata e fredda del mio cuore. Stavo per dirgli di smetterla, ma mi interruppe:

"Ti farai del male"

Come al solito sempre prima agli altri e poi a sè stesso rivolge le sue attenzioni, anche in quelle condizioni.
Aprii rapidamente la porta di casa sua ( si, avevo le chiavi, ormai ero un membro della famiglia ) e lo poggiai delicatamente sul letto. Non accesi neanche le luci, non avrei comunque potuto vedere, tante erano le lacrime che sgorgavano dai miei occhi. 


((  https://www.youtube.com/watch… ))


"Iwa chan, non ti vedo"

-meglio cosí-

Guardai fuori dalla finestra: aveva iniziato a piovere, ma gli uccellini continuavano a cinguettare indisturbati.

"Perfavore, accendi la luce"

La sua voce prese un tono quasi supplichevole, al quale non riuscii a resistere, cosí feci quello che mi chiese.

Mi esposi davanti a lui.
Rivelai alla persona che avevo piú a cuore un lato della mia anima che non avrei mai voluto mostrare a nessuno.

Ma lui lo vide, per la prima volta, dopo 18 anni.

Non volle spiegazioni da parte mia. Mi prese le mani e le poggió sul suo viso, accarezzandole lentamente con il pollice. 

-Cosí mi farai piangere ancora di piú, stupido.-

" Queste mani hanno fatto solo del bene. Mi hai salvato piú volte, e pensi sempre agli altri. Non piangere per me, non versare lacrime per ció che non hai fatto. "

-Ma si tratta di te, come potrei rimanere indifferente.-

" Tu mi ami, iwa chan?"

"Te l'ho giá detto"

"Dillo ancora"

"Ti amo, oikawa tooru."

E ci ritrovammo qui, l'uno accanto all'altro, un miscuglio di profumi piacevoli, sotto le sue coperte, al sicuro da chi gli aveva fatto del male.Sapevo dei problemi economici che lui e la sua famiglia stavano affrontando in quel periodo, ma non pensavo abusassero di lui. Ecco spiegato il motivo per cui non mi parlava mai della sua famiglia, o della loro assenza quando arrivava la giornata dedicata a presentare alla classe i propri genitori e il loro lavoro.
E' stato sempre fin troppo buono verso il prossimo, dava sempre sè stesso per il bene degli altri. Tornava a casa tardi, con qualche mazzetta che veniva da chissá dove, si buttava sul letto e non mangiava, nè dormiva. Accarezzai i fianchi divenuti piú sottili, le gambe piene di lividi. Il solo pensiero che qualcun'altro oltre me avesse posato le sue mani su di lui mi faceva congelare il sangue.

Lo guardai negli occhi, come per chiedergli il permesso di baciarlo. Annuí leggermente, mentre i suoi occhi riprendevano il colorito che erano soliti avere. Cosí lo baciai. Un bacio lungo ma casto, accompagnato da piccole carezze lungo tutte le braccia. 
Accennò un lieve sorriso, nascondendosi nel mio petto, mentre singhiozzava un pò.

"Voglio andarmene da qui."
"Andiamocene insieme."
"E dove? Non sarò mai al sicuro"
"Ovunque, ma andiamo insieme."
"Non voglio portarti con me, è un posto terribile."
"Più terribile di questo in cui ci troviamo ora?"
"Non penso"
"E allora portam-"
Poggiò l'indice sulle mie labbra, che fissò intensamente per poi ricongiungerle alle mie, stavolta con un pizzico in più di sensualità. Si stacco esattamente nel momento in cui mi immersi completamente nel bacio, quasi come un gesto provocatorio, e sussurrò sulle mie labbra:

"Ora pensa a quello che hai davanti, perchè probabilmente sarà l'ultima volta che lo vedrai"
"Non dire così, mi fai preoccupare"
"Quando mai non ti faccio preoccupare?"
"E non ne sei contento?"
Trattenne un piccolo risolino, che trovai davvero adorabile.
"Ne sono lusingato."

i nostri corpi combaciavano alla perfezione, come se fossero due frammenti di un puzzle enorme. Noi eravamo solo due pezzi insignificanti, ma l'armonia che riuscivamo a creare con i nostri movimenti e le nostre parole sussurrate al vento erano più potenti di qualsiasi altro incantesimo, o qualsiasi altro universo. Era tutto come una miscela di colori sulla tavolozza di un pittore un pò incerto sulle sfumature da dare al suo quadro,e che con fretta e furia dipinge con pennellate forti, poi deboli, poi storte e poi dritte. L'insicurezza dei movimenti e la consapevolezza del non essere perfetti. I cuori che seguono lo stesso ritmo cardiaco, forse il mio andava più veloce, cercando di tenere il passo. Ma non poteva fare a meno di non essere più agitato del compagno, che invece batteva ad un ritmo regolare, quasi sicuro di sè. O forse sapeva semplicemente nascondere l'agitazione attraverso respiri profondi, che quasi sicuramente raggiungevano la sua anima.

Quanto tempo passò? Non credo molto, ma il ricordo di quella notte rimarrá per sempre nitido nel mio cuore, perchè dopo di esso, Oikawa Tooru se ne andó improvvisamente, e mi lasció da solo in quella stanza, con qualche lenzuolo in mano, e una piccola lettera sul comodino. La aprii, ma non vi era scritto nulla. Era un semplice pezzo di carta bianco. Deluso dal contenuto, feci per buttarlo, quando i miei occhi si posarono involontariamente sul retro della busta.

" La mia storia qui è finita, ora scrivi la tua. "

Ti raggiungerò, un giorno.
Ci vediamo presto, Oikawa Tooru.



NOTE DELL'AUTORE: Mi sono divertito (( no non sono sadico o masochista, giuro )) a scrivere questa one shot. Ho moltre altre idee che mi passano per la testa a proposito di questi due che spero di poter trascrivere il prima possibile, se la vita e gli impegni scolastici me lo permetteranno ;-;

(( ho deciso di mantenere un finale aperto per lasciare spazio all'immaginazione del lettore ~ lo so, sono una persona orribile, pardon )) 

p.s ho dimenticato di dire che ogni volta che sono presenti i segni - - all'inizio e fine di una frase sono riferiti ai pensieri nella mente di iwaizumi

   
 
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