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Autore: Radcliffe_    04/11/2016    0 recensioni
Peter Hale insegna teatro alla Beacon Hills. Lui chiama i suoi allievi (Jackson, Isaac, Lydia, Allison, Scott e Erica, lì per motivi diversi) “branco” e li fa mettere in scena uno spettacolo sui lupi mannari.
Stiles invece ha la sua bella vita da nerd e adora creare fake su Facebook più di quanto dovrebbe; e dall’altra parte c’è Derek, che ha voglia di vendicare sua sorella: questo lo porterà all’incontro sul web con Sean Jr Keller, il fake preferito di Stiles.
Genere: Comico, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Peter Hale





Isaac odiava il teatro. Era finito lì, in quel club, perché l’unica cosa che odiava più del teatro era il canto, che era l’altra opzione extrascolastica. A dire il vero, quando suo padre gli aveva chiesto quale altra attività faceva oltre alla Lacrosse, invitandolo a farne altre, c’aveva anche pensato al canto. Poi aveva completamente lasciato perdere ascoltando una propria registrazione fatta in un tentativo di prova cantando la sigla di Naruto. Così si era ritrovato a chiedere a Scott che cosa avrebbe fatto – visto che a Scott servivano dei crediti in più - e boom: club del teatro.
Ad Isaac piaceva Scott: era uno di cui ci si poteva fidare, uno di quelli che chiami quando hai un problema e vuoi conforto. Purtroppo non poteva dire lo stesso per lui, perché di sicuro Scott non lo chiamava quando aveva bisogno. Questo gli dispiaceva un po’, però sapeva che non poteva costringerlo a fidarsi, visto che alla fine erano semplici compagni di classe.
Quando entrò nell’aula quel giorno si accorse subito di Derek. Anche l’altro si accorse di lui, nonostante fosse intento a sistemare una luce sbilenca proprio sopra il palco; gli fece un cenno con la testa ed Isaac alzò il braccio per salutarlo. Lydia gli si avvicinò di fretta.
            «Peter è impazzito» disse, quasi come diceva tutte le volte. Poi lo guardò bene e «Come fai a conversare con lui?» aggiunse.
Isaac capì che parlava di Derek: da quando era entrato per la prima volta, la lezione scorsa a cui Scott arrivò in ritardo e con l’odore di cibo cinese, si era presentato come il nipote di Peter e Lydia non aveva fatto altro che girargli intorno. Uno dei dettagli che Scott aveva educatamente chiesto ad Isaac di non rivelare a Stiles.
            «Non lo so» rispose Isaac. Ed era la verità: non sapeva come fosse possibile, ma Derek parlava volentieri con lui e la cosa era abbastanza reciproca. «Forse perché anche lui è qui perché è costretto da un familiare.»
Lydia sorrise con l’aria un po’ malinconica, prese sotto braccio Isaac e si diresse verso gli altri.


            «No, Derek… non lì. Prova più a destra.»
            «Si può iniziare?» Lydia alzò così tanto il tono di voce che Isaac era abbastanza sicuro d’aver passato due secondi di sordità assoluta.
            Peter iniziò a contare i presenti, esattamente come si fa con i bambini piccoli, anche se erano solo in quattro. «Tre… quattro. Dobbiamo aspettare Erica e Scott e poi iniziamo» Si strofinò le mani soddisfatto.
            «Erica non viene oggi.»
            «Erica non viene per un po’.» aggiunse Isaac alle parole di Lydia.
            «Davvero? Come mai non mi ha avvertito?»
            «A dir la verità» osservò Allison «lunedì l’aveva avvertita che non sarebbe venuta. Deve fare la visita finale del mese e le occuperà del tempo. Ha detto che tornerà a scuola lunedì ma ricomincerà teatro tra qualche settimana a causa degli impegni pomeridiani.»
            «Oh» Peter sembrava sorpreso «Terapia per cosa?» 
            «Epilessia.» lo guardò come se fosse impazzito. «Tanto per curiosità: ha mai letto le nostre schede?»
            «Ho avuto di meglio da fare» Peter iniziò rovistare tra i fogli nella valigetta. «Copione corretto! Ora non ci dovrebbero più essere errori grammaticali… Mi ha aiutato mia nipote, Cora, un giorno ve la farò conoscere… Derek? Da bravo, vieni qui un attimo.»
Derek non cambiò minimamente espressione, e si diresse verso suo zio. Peter lo prese per le spalle e lo sistemo sotto la luce appena sistemata. Scostò un attimo la tende del dietro le quinte e prelevò una maschera da lupo. Praticamente tutti storsero il naso dalla puzza, mentre Derek fece per andarsene. Peter però lo afferrò per il colletto della t-shirt e gli disse qualcosa all’orecchio. Quello roteò gli occhi al cielo.
Peter si assicurò che Derek avesse capito la battuta che doveva dire, poi, d’un tratto, si mise a gattoni per terra.
Lydia ed Allison si guardarono.
            «Se adesso inizia ad abbaiare, lo giuro io-» iniziò Jackson, interrotto dall’ululato più stupido che Isaac avesse mai sentito.
            «Questo sei te Isaac. Devi fare proprio un bell’ululato, poi ti spiego per bene dopo… Derek! Di’ la battuta.»
Derek piegò la testa di lato. «Il morso è un dono» disse, con voce piatta.
            «Sta scherzando?» Isaac sbarrò gli occhi. «Ma non doveva essere una rappresentazione di Romeo e Giulietta?»
Jackson incrociò le braccia, senza parole.
            «Ieri ho avuto quest’idea» disse Peter, alzandosi. «dove c’è un branco di lupimannari che, prima di assaltare Romeo e Giulietta, si presentano con quella frase e un ululato, perché sono le prime due cose che ti fanno pensare ai lupi mannari. E’ come se si presentassero, no?»
Isaac ci pensò su e no, non la pensava così, però rimase in silenzio.
            «Come mai sa queste cose sui lupi mannari?» chiese Allison, stizzita.
            Peter stava guardando qualcosa che nessuno degli altri riusciva a vedere e lo indicava con le mani. «Ho visto un documentario in tv.» Ad Isaac ricordò vagamente Il Dottore e, per una frazione di secondo, pensò a se stesso con dei capelli biondi e con delle tette*. «Siete un branco di lupi mannari. Avete presente? Di quelli belli ed uniti. E vittoriosi.»
Si appuntò mentalmente che, uscito da lì, avrebbe riguardato le prime puntate della prima stagione di Doctor Who.
            «Te l’avevo detto» sussurrò Lydia ad Isaac.
Isaac, ignorando completamente Lydia e Peter che sembrava su un altro pianeta (Oh, sarebbe stato un Dottore magnifico), guardò Jackson e se lo immaginò con dei capelli rossi e l’aria svaghita*. Gli venne da ridere.
            «Comunque» d’improvviso Peter abbassò le braccia con fare teatrale e tornò alla normalità. «Chi fa la parte di Erica queste settimane?»

 

 

 
Quando Stiles e Scott entrarono nella sala calò il silenzio. Non uno di quei silenzi dove capisci che stavano parlando di te alle tue spalle, ma uno di quei silenzi che ti fanno capire d’aver appena interrotto una cosa importante. Ops.
La sala era più lunga che larga e contava una ventina di sedie disposte un po’ in disordine e, a qualche metro dalle ultime sedie, un palchetto decorato alla bell’e meglio con tendine rosse per coprire il dietro le quinte.
Sul palco c’erano due sedie su cui erano sedute Allison e Lydia, con accanto rispettivamente Jackson e Isaac; al lato del palco c’era un ragazzo in ombra, con le braccia incrociate, decisamente troppo muscoloso e, più vicino a Stiles e Scott, c’era un uomo appena sotto il palco che ora li guardava.
            «Vedi?» Stiles iniziò ad indicare ed ad elencare a bassa voce «L’allenatore con parecchi problemi mentali e fisici appena uscito da un pessimo parrucchiere, l’emarginata sociale, uno con traumi infantili, la stronza, lo stronzo, quello gay e la coppietta apparentemente normale» Si fermò, risoluto e «Un Glee Club» constatò, battendosi il pugno sulla mano. «Lo sapevo»
            «Aspetta, perché apparent-»
            «E lui chi è?»
            Stiles porse la mano all’uomo che si era avvicinato. «Stiles Stilinski, terzo anno, assolutamente non intenzionato ad iscrivermi»
Peter alzò un sopracciglio, ignorando la mano dell’altro. «Peccato» disse «stavamo appunto cercando una Giulietta»
Stiles sentì delle risate da parte di tutti tranne che del ragazzo infondo, quello che aveva dato per contato che fosse gay: in realtà lo aveva detto un po’ per caso, tanto per precisare la similitudine con un Glee Club. Si sentì leggermente grato, ma solo un poco: non era per niente offeso. Pochi secondi dopo capì che quella sensazione nello stomaco, più che vergogna, era data per la voglia di prendere a pugni Scott.
            «Comunque» disse, rivolto a Peter «ci siamo già incontrati»
            Peter sorrise con un angolo della bocca. «Sì, credo sia impossibile dimenticarti, purtroppo. Ma mi sfugge il motivo della tua presenza qui»
            «E’ venuto per guardare» si affrettò a dire Scott. «Oggi Erica non c’è, quindi ho pensato che sarebbe stato ok se-»
            «Va bene» lo interruppe Peter «basta che stia lontano da qualunque fonte d’acqua» poi si rivolse agli altri ragazzi «Avete problemi se vi guarda far la prova?»
Ci fu uno scuotimento di teste da parte di Allison e Lydia, una scrollata di spalle da parte di Isaac ed un dito medio alzato da parte di Jackson. Il ragazzo infondo non si era ancora mosso e Stiles si chiese se fosse un manichino. Si chiese anche se avesse appena dato del gay ad un manichino.
            Scott guardò Jackson prendere le due sedie di Allison e Lydia e riportarle sotto al palco mentre gli altri andavano dietro le quinte «Poi mi spiegherai questa storia del perché conosci Peter» disse a Stiles «Ora devo andare» e mentre saltellava verso il palco si girò di nuovo e si raccomandò «Fa’ silenzio quando iniziamo»
Stiles sorrise e mostrò il pollice d’approvazione. Si guardò intorno e si accorse che il ragazzo che era al lato del palco non c’era più e si era seduto in una delle ultime file. Stiles sospirò e si avviò verso il posto accanto al suo, per niente curioso della rappresentazione che dovevano fare.
La prima cosa che si accorse, appena seduto, era l’odore di cane bagnato. Stiles non voleva assolutamente essere scortese con uno sconosciuto – e ben che meno con uno sconosciuto decisamente più largo di lui – ma non poteva fare a meno di lanciargli qualche occhiata stranita, quando l’odore gli arrivava fin proprio sotto al naso. Si ricordò quella volta in cui pioveva e Lydia aveva lasciato il suo cane nella sua Jeep: una puzza assurda. Se non fosse stato che era di Lydia, quel cane sarebbe volato a miglia dalla sua non-pulita-ma-almeno-profumata-di-pino Jeep.
La seconda cosa di cui si rese conto più tardi, era che una persona normale avrebbe già iniziato una conversazione, cosa che lui non sembrava neanche intenzionato a fare.
Va bene, pensò Stiles, vuoi giocare al gioco del silenzio? Giochiamoci.
Passati i tre minuti Stiles cedette.
            «Tu non reciti?» chiese.
L’altro non rispose. Stiles lo guardò e lo trovò stranamente concentrato sul costume di scena di Scott: l’enorme tuta grigia che Stiles aveva già visto. Sperò che Scott non fosse Romeo perché quella tuta di Romeo non aveva niente.
Stiles era tentato di ripetere la domanda o di fare una battuta geniale quando si accorse che non solo era troppo muscoloso, ma che era troppo grande per andare ad un liceo. Si diede dello stupido.
            «Non vengo in questa scuola»
            Stiles quasi saltò dalla sedia per la sorpresa. «Ah, ma allora sai parlare» disse. Poi gli tirò una gomitata amichevole «Anche tu sei qui per il vestito di scena di Lydia? Madama cosa, non ricordo il nome. Scott dice che ci sta molto bene.» Lo fissò con un sorriso ebete per vedere la sua reazione, ma quello non mosse un muscolo. «Solo… non dire a nessuno che te l’ho detto, perché Scott si è lasciato con Allison da davvero poco e non vuole problemi.»
Il ragazzo lo guardò come se fosse uno di quegli insetti mai visti di cui non aveva nessuna voglia d’averci a che fare e Stiles lo vide per bene per la prima volta. Era uno dei soliti, stereotipati ragazzi che si vedono a torso nudo nelle serie tv. Avrebbe facilmente preso il posto di Taylor Launter in Twilight & co.: l’unica differenza tra quell’attore e lui era che quel ragazzo aveva davvero l’aria di qualcuno che ti voleva sbranare e non sembrava per niente un cane da compagnia. …Tranne l’odore, ovviamente.
            «Peter è mio zio.»
            «Davvero?» Stiles guardò Peter, intento a sistemare i pantaloni a Scott per non farlglieli cadere. «Non vi somigliate molto.»
Sì, pensò Stiles, quei due si assomigliano. Stesso odore, cazzo.
Visto che l’altro non rispose Stiles si chiese se il suo livello di socializzazione fosse finito lì. Era più forte di lui: non riusciva a capire come due persone sconosciute potessero sentirsi a disagio tra di loro e non far conversazione. Erano lì tutt’e due, tanto valeva parlare.
            «Come mai sei qui, allora?» chiese.
            L’altro sospirò pesantemente e Stiles capì che stava cercando di ignorarlo. «E’ successa una cosa, poi un’altra. Ed eccomi qui.»
            «Ok» disse. «Sei sempre così?»
            «Così come?»
            «Be’» Stiles cercò di far finta di non aver visto Scott inciampare sul palco «antipatico?»
            Il ragazzo aggrottò le sopracciglia. «Scusa?»
            «Lasciamo stare.»
Stiles rivolse l’attenzione alle prove della recita, pensando che quelle prove avrebbero potuto comunque essere più interessanti di una conversazione con un altro Hale. Probabilmente si sbagliava, perché quelle, quelle, erano probabilmente le prove più disastrose che Stiles avesse mai visto. Se Peter non avesse fatto la battuta su Giulietta (che poi, diciamocelo, non faceva neanche ridere) Stiles non avrebbe neanche capito che la recita rappresentata era Romeo e Giulietta. Non che lui fosse un esperto in materia, eh, però aveva visto parecchie volte Romeo & Giulietta, il film con DiCaprio, ed era abbastanza sicuro che l’amico di Romeo non si chiamasse assolutamente Perrie. Forse, pensò, non seguivano esattamente l’originale.
All’improvviso però altre due figure maschili sbucarono da dietro le tende unendosi alla scena di Scott ed Allison. Portavano dei vestiti neri ma Stiles non li riconobbe poiché portavano una testa da lupo, di quelle che aveva già visto qualche volta a fare la mascotte. Cercò di non ridere, rischiando il soffocamento quando uno dei due, che riconobbe dalla voce come Isaac, si mise a quattro zampe e ululò.
E a quel punto Stiles capì che no, quello non era Romeo e Giulietta.
L’unica cosa positiva di quell’ora passata lì fu l’entrata in scena di Lydia, verso la fine, l’unica con un costume di scena che non cadesse a pezzi. Stiles notò che era bella come al solito, con i capelli rame, gli occhi bellissimi e la pelle pallida. Si chiese come fosse possibile starle accanto senza cadere ai suoi piedi.
Il ragazzo accanto a Stiles lo guardò con la coda dell’occhio, evitando però di commentare.
Stiles si raddrizzò sulla sedia, trovandosi a sorridere come un ebete ed a fissare Lydia.
            «Non è bellissima?» chiese. Non riusciva a togliere lo sguardo da lei.
            Il nipote di Peter sembrava lievemente divertito, cosa assurda visto che gli angoli della bocca non si erano ancora mossi da quando lo aveva visto. «Davvero: contieniti.»
 

 

Quando le prove furono finite, Stiles si alzò in piedi ad applaudire.
Il suono dei suoi applausi fu molto ridicolo ed imbarazzante, cosa che rispecchiava parecchio il suo essere, ma nessuno glielo disse. O almeno, non in faccia.
            «Qual è il suo problema?» borbottò Jackson, mentre si toglieva i peli rimasti attaccati alla sua maglietta. Era dietro le quinte e gli applausi di Stiles erano ancora presenti nell’aria.
Ma nessuno gli diede corda: un po’ perché ehi, è Jackson, ed un po’ perché Scott aveva appena rovesciato dell’acqua sulla testa da licantropo di Isaac, quindi erano tutti impegnati ad urlarsi addosso.

 

Stiles stava aspettando all’uscita Scott ed Isaac per andare a mangiare fuori qualcosa, mentre Derek e Peter se ne andarono ignorandolo completamente.
Vide Isaac arrivare ed improvvisamente sentì di nuovo quella puzza di cane bagnato. Possibile che la sentisse ovunque?
            «Amico» Stiles si guardò intorno per assicurarsi che nessuno li stesse ascoltando «La senti anche te questa puzza di cane bagnato?»
            «Lupo mannaro» borbottò Isaac un po’ stravolto, con le guancie rosse. «Lupo mannaro bagnato.»

 

 

 

Erano seduti sul tappeto, a casa di Stiles, a mangiare pizza come tutte le volte che volevano cenare insieme; ogni volta cercavano un posto dove mangiare, ma alla fine finivano sempre lì. All’ultimo minuto si era unito anche Isaac a loro, giurando che avrebbe fatto qualsiasi cosa per stare fuori una sera da casa sua. 
           «Non mi hai mai detto dove hai avuto il piacere di incontrare Peter» disse Scott, tra un morso di pizza con il salame piccante e l'altro.
            «Ricordi quando ti era esploso quella specie brodo per minestra a chimica? Oh, sì, è stata colpa tua. Comunque, sono andato nel bagno degli insegnanti per lavarmi le mani e lui era lì. Gli ho spiegato che mi dovevo solo lavare le mani ma ho aperto troppo l’acqua del rubinetto e l’ho bagnato.»
            Scott sbarrò gli occhi. «Ma sei-»
            «Non fare la mamma, ora! Non l’ho fatto apposta, e poi non sapevo neanche che fosse quello svitato del vostro insegnante. E per la cronaca: puzza di cane bagnato.»
Isaac e Scott si guardarono e sorrisero.
            «E lo stesso vale per il suo nipotino tenerino. Quella famiglia… non mi piace per niente. Sembra ce l’abbiamo con me.»
 




 
   
 
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