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Autore: Strange_Guy99    04/11/2016    2 recensioni
Crossover: Crybaby and Blurryface.
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Crybaby ride tra le sue lacrime. È una ragazzina che non ha mai avuto niente di buono dalla vita e che continua ad andare avanti nella speranza che qualcosa cambi.
Blurryface è un mostro. Odia con tutto sé stesso Tyler e lo scopo della sua vita è quello di annientarlo per poter essere vivo.
Tyler non vive. È una persona che preferisce osservare gli altri. Ha intrapreso una battaglia contro Blurryface ed in palio c'è tutto.
Genere: Introspettivo, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Blurryface era distrutto.
Si sentiva perso, vuoto.
Dopo aver ordinato a Tyler di starsene immobile nella sua camera aveva deciso di andare al parco.
Dove tutto aveva avuto inizio.
Si sedette sull'altalena sopra la quale Crybaby piangeva la prima volta che la vide.
Con lei si sentiva vivo. 
Ma vivo davvero.
Non riusciva a capacitarsi del fatto che se ne fosse andata senza dire niente a nessuno.
Pensava che stesse bene con lui. Anche con Tyler, certo, ma soprattutto con lui.
Serrò le mani scure attorno alle catene dell'altalena, lo sguardo che scrutava il vuoto in cerca di risposte.
Perché? Perché, bambola?
Affondò la faccia nei palmi delle mani, reprimendo un urlo.
Perché non poteva essere felice?
La bambina, intanto, sbucò dalla nebbia. Aveva riconosciuto il suo amico, ma non si tuffò tra le sue braccia.
Stava piangendo copiosamente.
Lacrime pesanti come mattoni le solcavano il viso.
Era stata umiliata.
Si sedette sull'altalena accanto a quella del demone, singhiozzando sonoramente, mentre reggeva la testa di Ms. Potato tra le mani con fare ossessivo.
«Blurryface?»lo chiamò lei tra un gemito e l'altro.«Pensi che io sia bella?»
Aveva camminato molto ed era davvero stanca.
Anche lei ne aveva passate davvero tante.
Dopo essere scappata dal lupo cattivo del gelato aveva avuto uno sgradevole incontro niente di meno che con Johnny...e non era solo.
C'era una ragazza con lui. 
Come aveva osato quella troia? Prendere qualcosa che un tempo era stato suo?
Nessuno le aveva detto di stare lontana dalle cose che non le appartenevano?!
Ah, ma gli e l'aveva fatta pagare a quella lurida zoccola. Le aveva fatto capire chi era la femmina alfa.
Poi Johnny si era messo in mezzo.
Quello stronzo si era messo ad urlare contro la ragazzina, dicendole che era una pazza e che l'unico posto in cui doveva stare era in un cimitero.
Le aveva detto che era brutta, cattiva e che solo un miracolo avrebbe potuto salvarla.
L'aveva annientata e l'unico sfogo sul quale poteva sempre contare erano le sue lacrime.
Forse non era bella abbastanza? Magari una faccia più carina l'avrebbe fatta sentire bene.
Il demone nel frattempo osservava la bambina con fare stupefatto.
Come osava ricomparire così, dopo tutto quel tempo, senza nemmeno dare una spiegazione?!
Il primo istinto di Blurryface fu quello di scagliarsi contro di lei e soffocarla.
Avrebbe veramente voluto fargliela pagare.
Ma quelle lacrime così copiose lo inibivano.
Lo facevano stare male.
Gli facevano sentire qualcosa.
Non fece alcun gesto violento, semplicemente si alzò e, con molta calma, si pose davanti a Crybaby in tutta la sua mole imponente.
Poi la abbracciò.
Serrò le braccia attorno ai suoi fragili fianchi e la strinse a sé, con tutta la sua forza.
Non per farle male, assolutamente.
«Penso che tu sia la ragazza più bella di questo mondo.»sussurrò al suo orecchio.
Più un sibilo che un sussurro.
Crybaby provava una strana ed irrazionale paura, mescolata ad una sensazione di sicurezza.
Dentro querelle braccia scure si sentiva protetta, ma al tempo stesso le suscitavano un bizzarro disagio.
Si accoccolò sul petto del demone, singhiozzando sonoramente mentre cercava di reprimere quell'insolita sensazione.
Aveva bisogno di lui. 
Era suo amico, e gli amici si aiutano nei momenti di difficoltà.
«Johnny mi ha detto che sono brutta.»disse Crybaby tra un balbettio e l'altro.
Quel nome scaturì in lei una profonda tristezza, costringendola a stringersi ancora di più al suo amico Blurryface, che fu ben contento di accoglierla.
«Secondo te una faccia più bella mi farebbe sentire meglio?»
Il demone rimase interdetto da quella domanda.
Cambiare faccia? Non capiva.
Non era di sua competenza.
«La testa di Ms. Potato ha detto che una faccia nuova mi farebbe stare meglio.»spiegò la bambina, intuendo il disagio dell'altro.«Sai, chirurgia plastica.»
Blurryface aggrottò la fronte, piegando il viso in una smorfia contrariata che per un minuscolo momento fece sorridere Crybaby.
Lui abbassò lo sguardo, scrutando gli occhi giganti della ragazzina.
Chirurgia plastica? Per un viso così dolce?
Gli sembrava una reazione spropositata per una rottura con un ragazzo che non era nemmeno tutto questo granché.
Ma infondo era solamente una ragazzina che imparava a crescere e lui era il suo punto di riferimento.
Gli piaceva.
Essere il punto di riferimento di qualcuno.
«Non pensarci nemmeno, ragazzina.»le disse con fare serio, passandole il pollice al di sotto dell'occhio per asciugarle l'ennesima lacrima gigante.«Sei perfetta così come sei.»
Era una frase scontata che tuttavia uscì da un essere che non sarebbe dovuto nemmeno esistere.
Un essere che non era nato per provare emozioni vere.
Improvvisamente si rese conto che anche lui era un ragazzino che stava imparando a crescere.
Era nato. Si sentiva vivo.
Ma se lui era vivo, Tyler dov'era? Gli importava veramente qualcosa?
Beh, Tyler c'era ancora. Blurryface era in netto vantaggio, ma non aveva ancora vinto.
Non aveva ancora rubato la vita del ragazzo emotivo che, nel frattempo, aveva disobbedito per dirigersi proprio al parco.
Crybaby sorrise mentre le sue guance si tingevano di un rosso opaco.
Le aveva veramente detto che era perfetta? Si sentiva così lusingata.
Nessuno, nemmeno i suoi genitori, le avevano detto che era perfetta.
Ma di nuovo quella sensazione di disagio si fece sentire, unita stavolta ad uno strano desiderio.
Era combattuta.
Fare la follia? Restare pura?
Blurryface, invece, era avido di esperienze. Adesso che sentiva qualcosa voleva andare fino in fondo.
Voleva provare tutto.
Era eccitato.
I loro sguardi erano fissi l'uno su quello dell'altra.
Gli occhi di Crybaby si facevano lentamente convincere da quelli seducenti del demone.
Avanti Crybaby, si ripeteva mentalmente lei.
Alzò il volto dal petto del parassita, assicurandosi di mettere in bella mostra le labbra.
Carnose, sinuose, invitanti.
Blurryface le voleva.
Che cosa sarebbe successo dopo non lo sapeva né tantomeno gli importava.
Fatto sta che le possedeva.
Erano sue, quelle labbra gonfie di tristezza.
Non di Johnny.
Non di Tyler.
Se le era prese Blurryface.
E nel mentre che il demone poneva fine alla vita di Tyler baciando con passione quelle due labbra mozzafiato, quel piccolo briciolo di sanità mentale che era rimasto a Crybaby sfumò, come una manciata di sabbia al vento.
Era strano. Non era sicura che le piacesse.
Ma adesso non era più una bambina.
Era diventata il cappellaio matto.


*

In ogni favola che si rispetti si arriva al punto in cui il ragazzo buono perde tutto.
Quel momento in cui tutto sembra finito e che non ci sia più scampo.
Per Tyler la fine era veramente arrivata.
Non aveva più alcuna via d'uscita.
La sua favola era definitivamente giunta al termine, senza alcun lieto fine.
Il demone aveva vinto.
Le paure avevano preso il controllo della sua vita.
Chiudi le tende, apri la finestra, adesso emetti un suono.
Qualcuno avrebbe veramente potuto sentirlo?
Aveva assistito al bacio per intero.
Casualità delle casualità, si era presentato al parco proprio quanto Blurryface aveva poggiato le sue sporche labbra sulla candida bocca di Crybaby.
La realtà l'aveva colpito con la violenza di un treno in corsa e gli ci volle un attimo per capire l'amara verità: aveva perso Crybaby.
Non gli importava di aver perso la sua stessa vita, il suo primo pensiero andò alla ragazzina dai capelli bicolore.
La prima volta che l'aveva vista in quella vasca piena di sabbia aveva subito inteso che quella ragazza avrebbe lasciato un segno indelebile nella sua vita, ma non pensava minimamente che avrebbe sancito la sua distruzione.
Improvvisamente si sentiva messo in secondo luogo.
Crybaby si era dimenticata di Tyler.
Questo era sicuro.
Altrimenti perché si era rifugiata nelle labbra del suo demone?
Nel frattempo il ragazzo emotivo si era rifugiato in casa sua.
Non aveva molto tempo, Blurryface sarebbe arrivato tra non molto e lo avrebbe cacciato fuori dalla sua stessa dimora.
Tyler voleva passare i suoi ultimi momenti in quelle quattro mura che lo avevano protetto da tempo immemore dai pericoli dal mondo esterno.
Il mondo che da ora in poi avrebbe dovuto affrontare da solo.
Non si sentiva pronto. Non era pronto.
Agguantò il suo zaino e lo riempì in breve tempo con le prime cose che riuscì a prendere.
Qualche maglietta, delle foto, prese persino uno dei suoi modellini preferiti.
Quella roba non era più sua, lui non esisteva più.
Adesso apparteneva tutto a Blurryface e non c'era più niente che potesse fare.
Ma ciò che gli bruciava di più era l'aver perso Crybaby, perché l'aveva amata, inutile girarci intorno.
Aveva amato, amando si era esposto ed amando aveva perso.
Si odiava.
Dove aveva sbagliato questa volta? Che cosa avevano in più le sue paure di lui stesso?
Scosse la testa, affranto.
Non aveva né le forze né tantomeno la voglia di pensarci.
Voleva solamente parlare con l'unica persona che lo capisse veramente: Josh Dun.
Ma poteva veramente chiamarlo? Non lo avrebbe disturbato? 
Infondo Josh era un ragazzo così occupato. Aveva sempre qualcosa da fare.
Sospirò.
Era il suo unico amico, non aveva altre opportunità.
Non più.
Prese il telefono con mano tremante per poi digitare il numero del suo amico per la vita.
Aveva paura, l'ultima volta che aveva digitato il numero di una certa amica non era finita molto bene.
Non dovette aspettare molto, era come se Josh conoscesse alla perfezione tutte le insicurezze di Tyler.
La sua voce sicura si fece sentire, salutando candidamente il ragazzo emotivo che non riuscì a pronunciare altro che
«Aiutami.»

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Okay, vi chiedo scusa per avervi fatto aspettare così tanto e vi chiedo scusa per la cortezza(?) del capitolo, volevo solo pubblicarlo prima che i concerti iniziassero.
This is not the end.


  
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